Maddalena e Angela, due cugine accomunate dal desiderio di una società non vendicativa verso chi ha sbagliato
di Piero Murinddu
E’ possibile che in molti abbiano conosciuto o perlomeno sentito parlare della suora vincenziana Maddalena Fois. Io l’avevo contattata per telefono, con l’impegno di vederci quanto prima. La sua morte, avvenuta nello scorso aprile a seguito di una grave malattia, non ha permesso la reciproca conoscenza. Era nuorese di nascita, avvenuta nel 1941. Da giovanissima era stata attratta dallo spirito di servizio dei fondatori della sua comunità religiosa, Vincenzo De Paoli e Luisa De Marillac, due amici che negli anni a cavallo tra l’ultimo scorcio del 1500 e il 1600 si dedicarono ad alleviare le sofferenze dei più poveri nella Francia di allora.
Sempre impegnata a dare risposte concrete alle tante situazioni di bisogno e di emarginazione, suor Maddalena. Sensibile al mondo dei carcerati e sostenuto la creazione nel 1996 dell’Associazione “Giovani in Cammino”, nel 2002, dopo un’iniziale esperimento di scuola d’intaglio del legno portato avanti in un garage in zona “Sacro Cuore” di Sassari e aver operato all’interno del locale carcere sassarese, fu avviata un’esperienza comunitaria di alternativa alla detenzione carceraria nella grande struttura che si trova sulla Strada Statale 200 litoranea per Castelsardo, in località “La Tonnara”, in stretta collaborazione con la Diocesi, proprietaria dell’immobile, da diverso tempo semi abbandonato e nel quale furono fatti opportuni interventi per renderlo nuovamente abitabile.
Nel tempo, fu costruito un capannone per la falegnameria e una porzione di terreno circostante venne impiantato ad orto. Pur tuttavia queste, insieme a qualche altra occasionale attività, non hanno mai permesso un’indipendenza economica alla casa, assicurata più che altro dalla sensibilità di privati e dalla Diocesi stessa.
Tra le sue mura hanno trovato ospitalità per periodi più o meno lunghi decine e decine di detenuti, beneficiari di pene alternative alla costrizione carceraria. La morte di suor Maddalena, anima e motore di un lungo e faticoso lavoro dove al centro veniva e continua ad essere posta la persona, ha causato un momentaneo sbandamento all’interno dell’associazione e nella casa comunitaria.
Una sua consorella, tra l’altro cugina e coetanea, si è offerta volontariamente per sostituirla nella conduzione della casa d’accoglienza nel territorio di Sorso.
Fino ai ieri, non avevo mai messo piede all’interno di quella che un tempo veniva chiamata “Casa del Fanciullo”. L’occasione mi è stata data dall’incontro casuale con un giovane residente. E’ così che, insieme a mia moglie, abbiamo conosciuto suor Angela Pedduzza, che a Nuoro abitava a pochi passi dalla casa della cugina Maddalena e che quasi per un obbligo morale ne ha voluto continuare l’opera. Da sempre anche questa donna ha sentito il bisogno ed il dovere di dare una mano per curare le ferite causate da questa società spesso egoista e violenta. Si è trovata a contribuire alla nascita e all’avvio della Casa Famiglia per malati di AIDS, voluta dall’Associazione “Mondo X Sardegna” del francescano Salvatore Morittu. La grande cortesia di questa donna ha svelato immediatamente il suo senso di accoglienza, mentre la sua spontaneità l’ha portata ad ammettere il bisogno di aiuto per portare avanti questa importante e civile esperienza di abbattimento delle barriere mentali che circondano il mondo dei carcerati. Durante la visita della grande e pulita casa, ci ha manifestato la delusione per la mancata accettazione da parte della Regione di un Progetto per l’allevamento di lumache previsto nel territorio di Valledoria, nei pressi della frazione “La Ciaccia”, in un terreno di proprietà della congregazione vincenziana.
Un’opportunità mancata per impegnare i detenuti in affidamento e avviare un’attività produttiva che avrebbe permesso di affrontare le spese, sia della casa e sia per la sussistenza degli ospiti. La piacevole e coinvolgente conversazione ci ha permesso di scoprire che l’apporto di chiunque voglia dare una mano, è atteso e fortemente desiderato. Qualunque tipo di aiuto, di ordine materiale ma non solo. Sarebbe utile qualcuno per dare una mano in cucina, per insegnare la coltivazione della terra, per riattivare la falegnameria già fornita dei macchinari necessari, per fare animazione diversificata con gli ospiti, eventualmente per accompagnarli per lo sbrigo di pratiche legate alla loro condizione di detenuti ed altro ancora.
E’ richiesta in pratica la presenza di persone di buona volontà, disposte a condividere la propria esperienza umana e culturale,convinte di avere ancora molto da apprendere, specialmente dal contatto con persone solitamente emarginate e guardate con diffidenza e che spesso sono ricche di potenzialità positive inespresse. Non per ultimo, persone che condividono l’idea che una società che si dice civile non può essere “vendicativa” nei confronti di chi ha sbagliato , ma ha il dovere di attivare concretamente tutti i meccanismi legali e sociali al fine di agevolarne il reinserimento in un contesto umano libero.