di Piero Murineddu
“Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio? (Luca (2,41-52)
Questa è la risposta che il dodicenne Gesù diede ai suoi genitori quando,preoccupati per la sua assenza durante il loro rientro a Nazareth, fecero ritorno a Gerusalemme e lo ritrovarono dopo tre giorni nel Tempio di Gerusalemme, intento ad ascoltare e dialogare coi dottori della Legge. Personalmente credo che Gesù abbia capito la sua missione man mano che cresceva, accettandola consapevolmente, insieme alla condanna a morte. Non penso che per lui la vita sia stata facile e che fosse un privilegiato, nel senso che certe dure scelte non gli siano costate, per il fatto che era anche “Dio”, ma questo è un altro discorso. Voglio piuttosto capire cosa significhi il doversi occupare delle “cose del Padre mio”, cosa significhi quindi, riportato a noi, occuparsi delle cose “spirituali”, il più delle volte messe in contrapposizione con le cose “materiali”, o per tornare all’articoletto che vi ho riportato riguardo al suo viaggio americano, cosa significa che Francesco dovrebbe occuparsi della salvezza e lasciare la politica ad altri. Ma stringi stringi, cosa è questa benedetta “salvezza”, ambito nel quale si vorrebbe rinchiudere l’azione del Papa? Sappiamo dalla storia che per troppo tempo molti uomini di Chiesa si son occupati spesso in modo improprio delle cose della terra, sfruttando il potere “spirituale” per spadroneggiare sulle anime e sulle genti. In seguito, si è finalmente accettato e capito che il mandato di Gesù ai suoi seguaci era quello di costruire un Regno di pace e di giustizia già su questa terra, con la predicazione e specialmente con la “testimonianza”, che vuol dire principalmente iniziare da sé stessi ad essere costruttori del Regno. Nello stesso tempo essere persone col coraggio di denunciare le tantissime condizioni che sono contrarie a questo Regno Fraterno. Gli esempi da fare sarebbero infiniti, e l’attualità ce ne indicherebbe purtroppo una vasta scelta. Qualche esempio.
Un’economia che affama sempre più una grossa parte del mondo e arricchisce a dismisura un’altra minima parte, è il contrario di un Regno di Pace e Giustizia.
La mancata accoglienza di profughi di guerre, dittature e di persone che cercano migliori condizioni di vita, è il contrario di un Regno di Pace e Giustizia.
Negare la possibilità di recupero verso chi ha sbagliato, infliggendogli addirittura la pena di morte, è il contrario di un Regno di Pace e Giustizia.
Continuare a condurre una vita agiata, chiudendo gli occhi davanti alle diversificate situazioni di bisogno che abbiamo intorno a noi, è il contrario di un Regno di Pace e Giustizia.
Il volersi arricchire costruendo e vendendo armi, sapendo benissimo che servono per distruggere le cose e ammazzare le persone, è il contrario di un Regno di Pace e Giustizia.
Pur di aumentare il profitto, non farsi scrupolo d’inquinare l’aria e distruggere l’ambiente, è il contrario di un Regno di Pace e Giustizia
E per finire, predicare un’individuale salvezza dell’anima completamente avulsa dalle realtà concrete di ogni giorno e dal dovere di divenire coraggiosi operatori del Messaggio Evangelico, è il contrario di un Regno di Pace e Giustizia.
A Jorge Mario Bergoglio, chiamato a guidare una grande realtà qual’è la Chiesa Cattolica e che sempre più si sta’ rivelando un credibile riferimento per l’intera umanità, religiosa o laica che sia, preme sopratutto questo: contribuire alla costruzione di un Regno di Pace, Giustizia, fraternità, Concordia e Ascolto reciproco. A ben guardare,lo vedono pericoloso e nemico proprio quelli che si considerano i difensori di una religiosità astratta e perbenista, cioè coloro che impediscono allo Spirito di “soffiare” il suo alito d’amore dove e quando vuole.
“Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio? (Luca (2,41-52)
M’immagino i troppi “fedeli” che s’illudono ancora di trovare la serenità spirituale e di mettersi a posto con la coscienza frequentando esclusivamente riti religiosi ed infischiandosene di ciò che succede intorno a loro, e m’immagino anche l’Artefice di questo loro bisogno continuamente “assente”, perchè impegnato ad occuparsi delle cose del Padre suo, cioè la faticosa e coraggiosa costruzione del “Regno”.
Per tornare all’articoletto iniziale, Bergoglio “annacqua la dottrina e confonde le acque”. Ah, quale ipocrisia! Ma per questa gente, che fine ha fatto il capitolo 25 di Matteo, versetti 31 – 46, in cui si chiarisce su che cosa sarà ed è giudicata la nostra vita? Facciamo così, rileggiamoci almeno la prima parte e riflettiamoci su.
“In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.