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A.P.D. del 16 agosto 2015 – La vigliaccata di andare a rubare dal medico…di mattina

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di Piero Murineddu

Giorno dopo Ferragosto, nessun quotidiano in edicola. Soffriranno coloro che non se la passeggiano se non hanno  il giornale sotto braccio o possono starsene in piedi all’angolo di strada facendo finta di leggere con interesse, motivo per cui forse escono presto la mattina, ma almeno gli edicolanti si sentono giustificati a non alzarsi all’alba e caricati a ora comoda bagagli e famiglia in auto, farsi la tanto attesa e spesso rimandata gitarella fuori porta. Dunque, nessuna spesa per il giornale quest’oggi.

Per la mia Amachina Piccolina Domenicale mi servo di un’unica notizia apparsa ieri su L’Unione Sarda. Precisamente, più che notizia è una piccola intervista fatta ad  un medico di famiglia. Eccovi la scansione.

 

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Come avete visto, è un normalissimo medico di famiglia, come può essere il mio o il tuo che leggi. Pensandoci, certo che è importante la figura di questo medico inventato all’assistenza pubblica. Medico di fiducia, si dice, e se questa fiducia non c’è, manca una componente fondamentale nel rapporto con un professionista che puoi andare a rompere le scatole quanto vuoi che intanto non ti presenta la parcella, a meno che non gli richiedi qualche certificato il cui pagamento è previsto. Sappiamo, per esperienza diretta o per sentito dire, che di medici di famiglia ce ne sono di tutti i tipi. Sicuramente quello più ricercato è chi mostra attenzione alla tua persona, lì in quel momento. Quello che ti ascolta e che non ti liquida sbrigativamente con una ricetta. Quello che smette di guardare il monitor del computer e ti guarda in faccia, sforzandosi di sorriderti, per quanti problemi possa avere personalmente e in famiglia. In poche parole, quello che ti accoglie e non ti fa pesare il fatto che sei di nuovo lì ad appesantirlo coi tuoi mali, di salute fisica o di altra natura. Naturalmente non si può pretendere che ti dedichi molto tempo, anche perché  nella sala d’attesa ci sono altri pazienti, spesso impazienti, ma quel po’ di tempo che gli sei seduto davanti, è giusto aspettarsi che sia presente con tutte le sue facoltà, sopratutto ….umane.

Si potrebbero rilevare diverse cose sulle risposte date in quest’intervista, e a ben guardare, sono situazioni riscontrabili un po’ ovunque: depressione diffusa e richiesta di ansiolitici, insieme a quella pilloletta blu, dimostrando che non è più  il caffè  pubblicizzato da Nino Manfredi la sola cosa che  più la mandi giù e più ti tira sù. Certo è che la pruriginosità del titolo dato all’intervista conferma che alla maggior parte dei direttori, non tutti, interessa sopratutto che il giornale venga venduto, ma questo è un altro discorso. C’è anche quel giudizio di “troppa superficialità” nella politica. Io metterei anche altre peculiarità di questo particolare ambito della vita collettiva, ma quest’oggi non ho molta voglia di essere polemico. Piuttosto, vorrei rilevare il finale dell’intervista, quella vigliaccata di andare a rovistare in casa altrui…di mattina. Come di mattina?! Ma tradizionalmente, i furti non avvengono di notte,  entrando dalla finestra del primo piano dimenticata aperta, camminando pian pianino senza fare il minimo rumorino? Come no! Mi dite invece che entrano in pieno giorno, dal  portone blindato, si preparano il caffè, fanno la cacchettina, premono lo sciacquone, caricano il caricabile e tranquillamente vanno via fischiettandosela? Ma veramente? E che ne sapevo io! Ero fermo ai giornaletti di Diabolik, l’implacabile. Ah, che bei tempi quello dei fumetti, e che brutti tempi questi altri che stiamo vivendo!

 

 

Lettera a quelli che dicono: “Meglio lasciarli affogare”

Due parole di presentazione

Ormai per me sta diventando un appuntamento fisso quello di comprare “Il Fatto Quotidiano” del lunedì. La su impostazione più che da quotidiano è da settimanale, e infatti me lo porto dietro per tutti i sette giorni, fino al successivo. Lo leggo senza fretta, e le sue venti pagine piegate in quattro ci stanno comodamente dentro il borsello, che come ogni anzianotto che si rispetti, ormai uso portarmi dietro, per evitare di avere le tasche gonfie di tutto. Probabilmente per molti, l’aria da saputello del suo direttore, Marco Travaglio, è irritante e la cosa è comprensibile, in quanto chi dice le cose chiaramente e senza troppi giri di parole, spesso non risulta molto simpatico. Nonostante ciò, vi invito ogni tanto a spenderlo questo euro e cinquanta e constaterete la ricchezza di tutte le pagine di questo giornale.

E’ dall’ultimo numero che ho tratto l’articolo che segue. L’esperienza di una ragazza che, per motivi di studio e probabilmente per indole personale, ha deciso di vivere alcuni mesi al contatto diretto con i giornalieri arrivi dei profughi nel porto di Palermo. Ilaria è giovanissima e sono certo che la sua vita rimarrà segnata per sempre.  Scorretelo con attenzione. Evito qualsiasi commento, che risulterebbe superfluo. (Pi.Mu.)

 

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Una giovane stagista sta passando l’estate ad assistere i profughi che arrivano a Palermo. Si rivolge a chi non riesce a provare alcuna empatia verso quanti rischiano la vita per cercare di salvare quella degli altri

 

 

Lettera a quelli che dicono:

“Meglio lasciarli affogare”

 

di Ilaria Roccuzzo Reuscher

Ci sono persone che non capiscono o non vogliono capire e dicono frasi vuote: “dovremmo rimandarli tutti a casa”, oppure “dovremmo chiudere le frontiere”, che poi si traduce “lasciamoli affogare nel Mar Mediterraneo”. Vorrei mettervi tutti qui, su questo molo del porto di Palermo, a osservare quello che succede. E succede questo: arriva un’enorme nave della Guardia Costiera, da lontano sembra quasi vuota, poi man mano si avvicina e attracca e allora li vedi. Alcuni si affacciano, altri sono seduti sul ponte superiore, altri ancora sono seduti o sdraiati accanto alle scialuppe di salvataggio. Guardano a riva come se non sapessero dove sono e da dove vengono. Come se quella umanità che li attende, fra Croce Rossa, Caritas, locali aziende di sanità, Protezione Civile, Polizia, fosse costituita da alieni.Sono centinaia e fra di loro ci sono anche morti, fra cui bambini e donne incinte. Iniziano a scendere, quelli nelle condizioni peggiori per primi, indossando larghe divise bianche, la maggior parte è scalza. Si mettono in fila, attendendo di passare il primo controllo medico, per capire chi è malato di cosa ed essere inviato nel giusto padiglione medico, non prima di prendere distrattamente la busta con bibite e cibo che gli porgi e andare a sedersi per mangiare.

C’è la mamma con la bambina in braccio che stringe un pelouche, c’è il ragazzo con la maglietta della Juventus e quello con la maglietta del Manchester United, c’è lo spazio dove vengono fatti sedere i minorenni. E loro fanno paura; sono ragazzi, sono me e i miei amici quattro o cinque anni fa, ma a loro l’hanno rubata la spensieratezza e la gioia di essere giovani. E se si inorridisce a vedere gli sguardi vuoti di certi adulti, vedere quelli di questi ragazzi ti fa venire voglia di piangere. Non per i piedi nudi, la puzza, i tagli addosso ma per i loro sguardi. È da lì che capisci.

Alcuni ti sorridono quando gli porgi la busta, e ti dicono “thank you” o “merci beaucoup”. Loro sono stati fortunati , la loro speranza è stata più forte della disperazione, sanno che il peggio è passato e che loro sono vivi e i loro volti e i loro occhi non possono non ridere. Alcuni aiutano persino a tradurre qualche frase, fanno anche delle battute. Poi ci sono quelli che non sorridono. Sono quelli che in mezzo a quel mare hanno lasciato una grande parte di sé stessi e della propria anima. C’è un ragazzo con la camicia blu elettrico, 25 forse 30 anni, che ha visto i suoi due fratelli affogare davanti ai propri occhi. Non prende da mangiare né da bere e chiede soltanto un telefono. Quando riesce a recuperarne uno, chiama a casa, sua mamma, che è rimasta là, e le dice che è arrivato ma che i suoi due fratelli non ci sono riusciti. Poi chiude e si siede su una panca, a guardare per terra, mentre tutti gli altri passano e se ne vanno, verso gli ultimi controlli e poi verso i pullman. Non mangia, non beve, ogni tanto scende qualche lacrima, ma lui resta impassibile. Vorrei dire un’ultima cosa a quelle persone che parlano senza riflettere: immaginate che una terribile guerra cominci a distruggere l’Europa, e che voi siate costretti a partire, lasciando tutto, inclusa una parte della vostra famiglia, e che dobbiate attraversare tutto il continente a piedi, arrivando al mare, forse non riuscendo nemmeno a salire su una barca e restando uccisi sul molo, o che riuscendoci passiate giorni e giorni ammassati gli uni sugli altri, come bestiame, senza qualsiasi straccio di dignità umana. Lotta per la sopravvivenza, si chiama. Arrivate finalmente a destinazione e siete vivi. E chi c’è ad attendervi? Fra le altre, anche delle persone che dicono che non c’è posto per voi e che dovete tornarvene a casa. Quale casa poi non si sa, visto che la vostra non esiste più. Rifletto sulle parole di un giovane somalo che ha detto che questa gente ha solo avuto la sfortuna di nascere dalla parte sbagliata del mare.
Molti, camminando verso i pullman, ti fanno ciao con la mano e ti rivolgono un sorriso a mille denti. Sono felici, e non la felicità che si sente quando mamma ci compra un regalo per Natale. No, lo vedi nei loro occhi, questa è la vera felicità, quella che provano nel realizzare che forse non hanno più nulla, ma hanno ancora la vita. Mentre ti sorridono, è come se una gioia improvvisa quasi insensata e fuori luogo in un momento del genere ti riempisse. Anche perché sopra la vostra testa in quel momento stanno facendo scendere le bare con i cadaveri. Tornando a casa, mi rendo conto che puzzo, i miei vestiti e il mio intero corpo puzzano e mi sento come se qualcuno avesse appoggiato un peso di una tonnellata sulla mia testa. E intanto mentre l’Europa litiga e i francesi vogliono sospendere la libera circolazione nello spazio Schengen, i siciliani, sempre criticati, spesso guardati con arroganza, perché “dai, sono terroni”, perché “la loro isola è sporca, perché sono disorganizzati”, e poi “c’è la mafia”, accolgono queste persone con una generosità che commuove.
E riaccende la speranza che forse, in fondo, non è tutto così buio.

 

 

 

Baddhe Orina, Sa Conza Ezza o come “angelo” si chiama

di Piero Murineddu

L’aria si è rinfrescata quest’oggi. Finalmente. Vi sono lassù quei nuvoloni che solo loro sanno cos’hanno in mente, ma intanto, dopo giorni e giorni di caldo soffocante, in queste ore si respira. Ma sabato, ieri l’altro, ufffff….. che caldo. Sembrava che il pensiero mi si fosse fermato. Uuffffff….. E poi non sono uno a cui piace molto andare al mare, e quindi, stando in paese e volendo evitare le troppe arie condizionate che vi sono qui e là, qualche angolo di fresco devi pur cercartelo, altrimenti questa calura esagerata ti fa andare in tilt il cervello.

Per me, il solo pensare a San Lorenzo, la piccola frazione a qualche chilometro da Sennori con tutta quella vegetazione, è già un sollievo, mentale ma anche fisico. Ed è lì che vado a cercare refrigerio. Arrivato, mi fermo  sotto un fresco  fico a parlare con zia Maria, la proprietaria del primo mulino che si trova all’entrata del villaggio, Sempre piacevole ascoltarla.

Al rientro, mi viene in mente di fare una capatina  nella parte alta di Sennori, in quel parco naturale che si affaccia nella grande gola nei cui piedi qualche decina d’anni fa  è sorto il palazzo comunale. Baddhe Orina,Sa Conza Ezza o chissà come si chiama.Sicuramente lì un po’ di freschetto lo trovo sotto quella gigantesca rocca.  Un giovane  a cui chiedo, che caldharella paretta e nonostante il caldomacaldo, non rinuncia a fare quel rattoppo nella facciata della sua casa, mi dice addirittura che questa vallata  l’ha sempre conosciuta come “La luna nel pozzo”, ma nonostante la cosa non mi convinca, lo ringrazio ugualmente e gli suggerisco di starsene al fresco, con tutto questo caldomacaldo. 

Si gode di una magnifica veduta quassù, appena mi affaccio dal muretto. Anche se, per la verità, solitamente lo trovo in un penoso stato di abbandono e quasi inaccessibile per le alte erbacce che vi crescono, l’ho sempre trovato bellissimo questo posto, scarsamente valorizzato.  Spero proprio che prima o poi arrivi chi sarà in grado di farlo.

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Appena mi affaccio al muretto, noto però che ‘sta volta qualcosa è cambiato: il sentiero che porta giù è libero da erbacce infestanti. Si, proprio così. . Ah, che fresco sotto l’immensa massa rocciosa! La parietaria, quella stramaledetta erba a cui sono allergico, immancabilmente c’è, ma non essendo nel periodo primaverile in cui provoca forte allergia, le faccio un pernacchiotto e procedo oltre.

 

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Il caldo c’è, naturale, ma le due casettine in legno le posso raggiungere, e senza alcun danno alle mie fragili gambe.Il percorso continua ad essere sgombro dall’erba infestante, ma ai lati c’è. Oh quanta. L’assessore avrà raccomandato di passare bene il decespugliatore lungo il sentiero, per fare in modo lo si possa percorrere. E bravo l’assessore. E bravo anche il decespugliatorista, và…..

La prima casettina, punto di osservazione ambientale o per l’avvistamento antincendi, è sempre lì, mezzo diroccata come l’avevo trovata l’ultima volta. Ma intanto l’ho potuta raggiungere senza alcun graffio nelle mie povere e nude gambe.

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Riesco a raggiungere anche la seconda casetta, con le mie gambe sempre integre. Si, anche qui non è cambiato nulla dall’ultima volta. Il grosso vetro frantumato e sparso in terra è sempre lì, immobile ed immutato.

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La soddisfazione di sedermi nella panchina di granito e appoggiare i gomiti nel tavolo sempre di granito me la tolgo però. Uh, che fresco. C’è vicino l’immancabile rovo coi suoi rami sparsi, ma resto tranquillo perchè intanto non ci devo passare sopra, per cui le mie povere e nude gambe non corrono rischio alcuno.

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Durante la risalita mi godo il frescomafresco sotto la maestosa massa rocciosa, Sopra il piccolo invaso d’acqua vi è appiccicata un’immaginetta di Maria Ausiliatrice, il titolo che si dà qui a Sennori alla mamma di Gesù. Ai suoi piedi sporge una piccola testa di non so di chi e di che cosa e alla sua sinistra vi è un piccolo lumino. Che qualcuno abbia voluto riprodursi in proprio la più famosa grotta di Lourdes? Possibile. Embè, e che male c’è? Lasciamogliela “spiritualizzare” questa benedetta e maestosa massa rocciosa!

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Oia che fresco! E’ talmente fresco e naturale che vorrei portarmene appresso un bel po’. Magari! Ma ve l’immaginate? Quando sono in ufficio in quell’ultimo piano del “Palazzo Rosa” (sbiadito…o quanto!) con l’aria condizionata a manetta, io mi ,sposto nella tromba di scale surriscaldata, mi apro il mio bel contenitore di fresco naturale portatomi dietro e me lo godo tutto il frescomafresco che c’è sotto quell’immensa e maestosa massa rocciosa lì a Baddhe Orina, Sa Conza Ezza o come diavolo si chiama.

A malincuore, ma questo posto paradisiaco lo devo lasciare. Mentre risalgo e mi godo lo splendido panorama

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O meglio, probabilmente non lo si frequenta perchè  così com’è non è che sia proprio accogliente. Anzi, tolgo il probabilmente e lo affermo con certezza.

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Oltrepassata la piccola passerella in legno e poco prima di uscire, mi accorgo dei segni della moderna e diffusa maleducazione,cosa di cui all’inizio, preso dall’urgenza di raggiungere il generoso fresco sotto quella magnifica massa rocciosa, non mi ero accorto

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Eh si, bellissimo ma scarsamente valorizzato questo luogo. Ma chissà che prima o poi arrivi qualcuno che sarà in grado di farlo. Certo è che se i sennoresi iniziassero a frequentarlo e a chiederne la cura costante, forse. Oppure a curarlo direttamente i cittadini, in cambio di sostanziosi sconti al momento di pagare le tasse comunali. Ma comunque, chi vivrà ……vedrà.

 

A.P.D. del 9 agosto 2015: Capo Frasca e cosciotti di maiale gratis

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di Piero Murineddu

Quest’oggi, non solo non ho voglia di comprare La Nuova, ma non mi va neanche di riprendere in mano le copie della settimana appena trascorsa, diventata oramai, per dirla alla “Sciòn”, il dinamico e capellone sindaco di Porto Torres senza cravatta, semplice “carta straccia“. Per la mia Amachina Piccolina Domenicale mi servo direttamente di una notizia tratta dal web e letta su La Nuova di ieri: all’interno del Poligono di tiro di Capo Frasca, la vasta penisola sulla costa occidentale della Sardegna, per diverso tempo ci sarebbe stata una macellazione abusiva di capi di bestiame, fatti fuori addirittura con mazze.

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Eccovi qui l’articolo, bell’e pronto tutto la leggere:

http://lanuovasardegna.gelocal.it/regione/2015/08/08/news/poligono-di-capo-frasca-bestie-macellate-a-colpi-di-mazza-1.11903695

 

Prendetevi il tempo necessario  che dopo ne parliamo. O meglio, ne parlo io.  Intanto mi ascolto questa canzone del gruppo “Barabàn“(violino, organetto, clarinetto, chitarra, basso e tastiera). Se volete, ascoltatevela anche voi, ma dopo, alla fine dell’articolo de La Nuova:

 

 

Allora, avete letto? Ancora una volta c’è il prezzemolino populistino Mauro Pili, che difende proprio la cooperativa accusata di tali vigliacche azioni a danno delle indifese bestie. Il tutto si sarebbe svolto più o meno sotto gli occhi compiacenti dei militi, i quali, in cambio della loro “distrazione”, si portavano a casa cosciotti, salsicciotti e tutto un insieme di proteine animali, di quelle che aumentano il livello di colesterolo nel sangue ma che saziano molto il palato e la panza.

L’indagine è partita e non è bene disturbarla in alcun modo. Mi viene comunque da pensare a quei prepotenti e minacciosi cartelli che ogni tanto si vedono per delimitare il territorio militare, che se provi appena a mettere il piedino dentro, ti aspetti una fusiradda (fucilata) che ti lascia secco&stecchito. Ce li ritroviamo anche nei paesetti più sperduti, dove vi sia almeno una piccola stazioncina di carabinieri, che sono mansueti e protettivi quanto volete, ma con quel cartello giallo indicante la sorveglianza armata, è meglio passare a distanza di sicurezza anche da loro.

 

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Quindi, per risparmiare su una pallottola o su cos’altra maledizione,  per ammazzare “regolarmente” le inconsapevoli e innocenti bestiole o bestioni, si ricorreva all’antica clava o qualcosa di simile, e non è detto che la cosa fosse di efficacia immediata.Magari il colpo non era assestato bene, per cui bum…bum…bum…. e l’animale che grida e cerca disperatamente di divincolarsi. Bum…bum….bum….E muori, maledetto! Perchè non muori?! Guarda che stò perdendo la pazienza e mi fai arrabbiare di brutto!!  E intanto il sangue che schizza in ogni dove. Bum…bum…bum…..Gli occhi piano piano diventano bianchi, fino a che le palpebre si chiudono. Dolorosamente e definitivamente.

L’autista del mezzo militare o il graduato è fuori che aspetta, e magari sente tutto quel frastuono. Si accende una sigaretta e va a fumarsela poco più lontano. Là in fondo, dove i grugniti disperati del maialone sono più attutiti, fino a non sentirsi per niente. “Tenga, marescià, questo è per lei e per il capitano. Lo faccia arrosto che è molto gustoso”.

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Certo che queste basi militare che assolutamente non si possono chiudere in quanto indispensabili per la sicurezza nazionale…. Bum…bum…bum. Ogni tanto il frastuono prodotto dalla bombetta lanciata dall’aereo supertecnologico si mischia al bum bum prodotto dal tiro del carro armato.  Il bum bum bum del bastone che colpisce la povera bestia in confronto è un’inoffensiva e silenziosa puzzettina. Bum…bum…bum…il grasso bovino se la fa’ addosso per il dolore subìto; il grosso pistolone del maialone diventa una cosettina così, talmente striminzita che vedendola, la signora scrofa scoppierebbe in una fragorosa risata. No, non lì, sicuro. Intendo nel momento romantico dell’accoppiamento.

Tutte le indagini condotte dalle alte gerarchie militari e governative, “naturalmente” hanno concluso che le gravi malattie iniziate con linfonodi ingrossati, i neonati umani e animali deformati, il moltiplicarsi delle morti….., non c’entrano nulla con l’uso di quelle micidiali armi usate per cielo, per mare e per terra. Niente. Non c’entrano niente di niente.

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Bum…bum…bum…..ma vuoi crepare o no, brutta bestiaccia che non sei altra?!

E poi quei cartelli gialli delimitanti che chissà cosa combinano lì dentro!

Mauro Pili, l’ex delfinetto che a suo tempo ha rinnegato il Capo Decaduto? Sempre lì, prezzemolino a fianco delle popolazioni, piccolo e illuso portavoce populista di una Vox Populi che sempre più continua ad essere silenziosa&rassegnata &inascoltata.

“Eh, però, a te hanno dato il carrè,le braciole e il filetto, e a me solo puntine e pancetta. Non va bene, però. Non va per niente bene…….”

 

 

Il sindaco Morghen in visita dai profughi Eritrei per proporre COLLABORAZIONE e sopratutto RISPETTO

“Siamo andati a visitare la struttura con i servizi sociali e i carabinieri e abbiamo trovato tutto in ordine . La casa che ospita i venti immigrati non è grandissima ma pulita. In ogni stanza dormono quattro ragazzi che possono usufruire di tre docce e due bagni. Come amministrazione abbiamo proposto all’ONLUS (“Partecipazione e sviluppo”, Toscana) un discorso di collaborazione per impiegare i giovani immigrati in attività di volontariato sulla falsa riga di quello che succede in altre parti d’Italia. Ora stiamo valutando le procedure per attivare un albo del volontariato nel quale chi volesse potrà iscriversi per fare piccole manutenzioni nel nostro territorio a titolo gratuito”         (Giuseppe Morghen, sindaco di Sorso)

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di Piero Murineddu

Lu sindaggu che fa visita al gruppo di eritrei profughi ospitati a Pabaranca, nell’agro a pochi chilometri da Sorso. è una notizia che mi riempie di ottimismo. Sono veramente contento. Accompagnato dai carabinieri, oltre che da qualche responsabile dei Servizi Sociali. No, non per sentirsi protetto.Ed anche se fosse, poi,non si sa mai. D’altronde, è giusto che le forze dell’ordine siano coinvolte, in quanto la loro funzione non è solamente quella d’intervenire ed eventualmente sanzionare gli illeciti, ma anche fungere da cerniera e mediazione tra i singoli, gruppi. E dopo, se individualmente questi benedetti carabinieri hanno una buona carica umana e di simpatia, come spessomanonsempre capita, allora è ancora meglio.

Quattro persone in ogni stanza. Presumo cinque stanze, una cucina, due bagni e tre docce. Non mi sembra male. Sicuramente un cortile con eventuale tettoia.No, non mi sembra proprio male. E poi il nome di questa Onlus (Organizzazione Non lucrativa di Utilità sociale), “PARTECIPAZIONE e SVILUPPO”. Un nome che è tutto un programma. Non c’ è Sviluppo senza Partecipazione. Come dire non c’è  Pace senza Giustizia. Sono termini e condizioni che vanno, devono necessariamente andare di pari passo, e sul loro stare in coppia potremmo parlare a lungo.

Discorso di collaborazione“, dice il sindaco. Anche qui, la Collaborazione non può mai essere disgiunta dal Rispetto. Rispetto di regole, naturalmente condivise e non imposte, altrimenti non è vero rispetto.

Quindi i giovani Eritrei, provenienti da condizioni invivibili nel loro Paese e da un viaggio terrificante, e non solo e neanche sopratutto quello per mare, tra  non molto (spero)  li vedremo in mezzo a noi, con attrezzi di lavoro, il loro sorriso finalmente ricomparso, la loro umanità man mano ricreandosi. Sono certo che i sorsesi li accoglieranno bene e le supposte o le reali paure verranno a cadere. Impareremo i loro nomi, spesso impronunciabili, e magari faremo anche lo sforzo d’imparare qualche termine nella loro lingua. Aiutati da gesti, espressioni, il nostro franceseinglese così così,ma tranquilli, ci sono quei traduttori portatili che fanno miracoli. Forse ne conosceremo la storia individuale. Ci parleranno delle loro famiglie lasciate lontano, dei loro studi, dei loro hobby (ops…scusate, volevo dire passioni). Secondo la confidenza che saremo capaci di costruire, parleremo dei nostri reciproci amori  infantili e giovanili, del rapporto spesso conflittuale coi nostri reciproci genitori, delle avventure coi gruppi d’amici. Forse ci commuoveremo nell’ascoltare certi racconti, specialmente dell’ultimo scorcio della loro vita. E’ possibile che si creerà qualche rapporto d’amicizia. Probabilmente inviteremo qualcuno di loro nelle nostre case, facendo attenzione a non farli sentire troppo a disagio in mezzo alle nostre tante comodità e forse lusso. E’ possibile che in queste sere estive l’inviteremo anche a qualche ziminata in campagna. oppure preferibilmente, come dice la mia amica Irene, per una grigliata di verdure. In ogni caso Nomaiale – Noalcol .In inverno li inviteremo forse a stare qualche ora insieme davanti al caminetto o alla stufa a pellet.

Insomma, abbiamo davanti l’opportunità di crescere umanamente (Sviluppo) e di comunicarci le reciproche ricchezze,manuali ed intellettive (Partecipazione).

Ve l’ho gia detto, io sono ottimista. Ci sarebbe questo “Albo del Volontariato nel quale chi volesse potrà iscriversi per fare piccole manutenzioni a titolo gratuito“. Non ho capito: rivolto agli immigrati-profughi o a tutti, compreso il sottoscritto e i miei amati concittadini?  Se è rivolto a tutti, la cosa mi fa pensare al rinascente Baratto,  amministrativo o non amministrativo, dovuto alla difficoltà dei tempi che viviamo. Ma in questo caso, per i cittadini tartassati  che prestano la loro opera  per il bene collettivo, sono previsti alleggerimenti fiscali. Almeno, così stanno facendo altrove.  Anzi, aggiungo anche che la gratuità del lavoro prestato dai giovani eritrei in qualche modo dovrebbe essere…gratificato e incoraggiato. Come? Prima di tutto e da parte di tutti, mostrando loro buona accoglienza e benevolenza, e poi…….

Ve l’ho gia detto, io sono veramente contento e anche ottimista.

 

Lu “Babboiu” è arribiddu puru a Sossu?

Sorso accoglie 20 profughi tra paura e pregiudizi

(tiolo su La Nuova del 5 agosto 2015)

di Piero Murineddu

Spulciando nella Rete,trovo conferma che l’UOMO NERO è una creatura leggendaria si, ma sicuramente cattiva e da evitare. In Italia viene identificato anche con la figura del Babau,mentre in Sardegna è noto come mommottu o bobotti . Da qualche altra parte lo si fa derivare dai bogie, spiriti meschini che vivrebbero nell’ombra. Tali creature possono trovarsi nei granai, nelle cantine e in tutti quei luoghi polverosi dove la gente tiene le cose che non vuole buttare via. Adesso non so, ma nei tempi passati la sua figura veniva richiamata ai bambini che alla sera non volevano dormire. Nei romanzi potrebbe essere il lupo mannaro. Nelle fiabe il suo corrispettivo è l’orco, mentre nella realtà, sono gli zingari ad essere considerate figure di cui avere paura e da tenere in ogni modo e in ogni caso alla larga. Questi ultimi, più che per far dormire i bambini, venivano e vengono indicati come quelli che i bambini se li portano via proprio.

Questa appena fatta è una premessa d’obbligo per riprendere la notizia ufficializzata ieri ma che già circolava:

anche nell’agro di Sorso è arrivato un gruppo di profughi. Una ventina di giovani provenienti dall’Eritrea

 

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L’Eritrea, oltre ad essere essere stata nel tempo oggetto di colonizzazione da parte dell’Italia, nel censimento del 1939 solo ad Asmara furono censiti 53.000 Italiani su una popolazione totale di 98.000 abitanti.

Che dire, sembra quasi che ci stiano ricambiando la visita. Con qualche differenza:  allora gli italiani sono andati là per succhiarne le risorse e probabilmente per imporre la loro cultura, oggi sono venuti per necessità e senza alcuna intenzione aggressiva.

Se qualcuno vuole saperne di più, eccolo accontentato

http://www.vanityfair.it/news/mondo/14/07/28/viaggio-immigrati-italia

Naturalmente, per molti questo è difficile da capire, ma con un piccolo impegno, magari questa difficoltà è superabile. O no? Certo che quel trafiletto vicino all’articolo principale che ieri su La Nuova dava la notizia, sembra un po’ leggermente allarmato e se si preferisce allarmante.  Eccolo:

aa-vi-semmu
Mi chiedo cosa ne pensano gli altri e se questi vicini con nomi ben indicati, in queste ore hanno cambiato opinione o se la sono confermata.

Leggo oggi che a Cagliari, un altro gruppo di Eritrei è riuscito a prendere la nave di linea per Civitavecchia e poter così raggiungere i loro parenti. Sappiamo che la maggior parte dei profughi che stanno scappando da situazioni invivibili, vedono nell’Europa centrale la meta del loro lungo e faticoso peregrinare. Insomma, non sarebbero entusiasti di rimanere in Sardegna. Per cui, la loro permanenza in mezzo a noi isolani non è propriamente voluta, e non si sà neanche quanto durerà. Poniamo il caso che del loro soggiorno qui rimanga in loro un buon ricordo, che abbiano incontrato persone  comprensive, solidali, che abbiano tentato e si siano sforzati di entrare in contatto con loro, che con loro si sia creata una relazione di simpatia e di amicizia.

Domando: questa ipotesi impoverisce o arrecchisce? Umanamente intendo. Cambia qualcosa se ci dimostriamo accoglienti o respingenti nei loro confronti? Ma il religioso e il non religioso, la capisce o no questa cosa così semplice? La capisce o no il frate, il prete, la catechista, il diacono, l’ateo, l’agnostico, il “noncredopiùaniente”, colui che crede nella vita eterna o che tutto finisce con un buon pasto per i vermi del nostro corpo? La capisce o no la suora, chi crede nel Paradiso o nel Nirvana o nel Nulla assoluto?

Questi profughi l’unica cosa che si son portati appresso sono più o meno gli indumenti indossati, per cui si potrebbe fare una cosa semplice e molta concreta:

chi a casa tiene qualcosa che non usa, specialmente vestiario maschile, comprese mutande, calze, magliette….., in privato mi chieda l’ email per farmelo sapere e ci penso io a fargliele avere.

 

Torniamo un attimino al trafiletto che ho messo sopra.

Iiiihhhhh, che disgrazia che ci è mai capitaaaaataaaaa !!! Ma dai…..

I vicini, terrorizzati dalla presenza di questi venti giovani  “a briglia sciolta”, chiudono finestre e porte  Ma dai……

“Non bastava la mancanza d’illuminazione,di strada,di acqua potabile, di bus……anche  questo ci voleva !!”   Ma dai……

“Perchè vengono in piena notte?Perchè non ci hanno avvisati?”
Beh, a questo non è difficile rispondere: si sà che lu BABBOIU si presenta all’improvviso, prevalentemente al buio. E perchè altrimenti, che BABBOIU è?

A proposito, a Sorso BABBOIU è il corrispettivo di BABAUMAMMOTTUBOBOTTI,BOGIE, ma anche ORCO e ZINGARO….

L’UOMO NERO, insomma.

babboiu

L’UOMO NERO,quindi. Chissà perchè il colore NERO è quasi sempre legato a qualcosa di negativo e pauroso….

Nel mentre che ci penso, mi canticchio l’antica filastrocca…

Ninna nanna, ninna oh, questo bimbo a chi lo do?

Lo do all’uomo nero che lo tiene un anno intero.

Lo do al diavoletto che lo tiene un mesetto.

Lo do al nonno che gli fa fare un bel sonno.

Lo do al principino che gli fa fare un sonnellino.

Lo do a paperino che gli regala un cappellino.

……….

“Sciòn” e i tentativi di Democrazia Partecipativa a Porthuddorra

di Piero Murineddu

Dico subito che esserci all’appuntamento ci tenevo. Quello che c’è stato ieri è uno dei primari doveri di chi amministra la Cosa Pubblica, e nel contempo è quello che solitamente viene snobbato dai politici, senza pensare che così facendo ci si dimentica di essere solo dei portavoce di chi ogni tanto è chiamato alle urne, e di esserlo per un periodo limitato nel tempo. Questo normalmente. Ma si sa, in Italia è tutta un’altra musica: quando il marpione si attacca alla poltrona, riuscire a staccarlo è impresa da titani. Ormai è assodato che il rendere conto periodicamente ai cittadini di ciò che si sta’ o non si sta’ facendo lo si ritiene estremamente facoltativo, e per esperienza sappiamo che se le cose non sono obbligatorie ed eventualmente sanzionate, facilmente ce ne facciamo un baffo. Possiamo girarci intorno quanto si vuole, ma la realtà è questa. Ripugnante quanto si vuole, ma così è.

 

Quando ieri, lunedì, sono arrivato, la piazza del Comune di Porto Torres era una normalissima piazza estiva: bambini che giocano col monopattino e con la bici, clienti seduti ai tavolini dei bar, gente che passeggia. Le persone sedute nelle panchine, però, si vedeva che stavano iniziando ad occuparle in attesa che iniziasse quanto programmato: il sindaco e la sua Giunta doveva relazionare pubblicamente sul mese di governo trascorso. Anch’io, arrivato leggermente in anticipo, riesco a trovare posto in uno di questi “pusaddoggi” pubblici, più o meno comodi ma sicuramente ombreggiati, e col caldo, questo è l’importante.

 

 

polis

 

Le 19,30, ora della convocazione, sono trascorse, ma gli attivisti stanno ancora posizionando ll piccolo impianto vocale. Si salutano con la toccata di mano e l’incontro di guance ormai d’ordinanza. Presumo che ci mettano più calore del solito, forse anche per condividere l’entusiasmo e i sentimenti che accompagnano un momento tanto atteso, cioè l’incontro diretto coi cittadini.

Ad un certo punto, arriva l’eroe della serata: capelli lunghi ben distesi sulle giovani spalle, andatura leggermente saltellante, maglietta di marca (probabilmente  e inaspettatamente), pantaloni attillati e un grosso borsello che copre le parti anteriori “sacre”: che sia una semplice precauzione, non sapendo ancora che piega possa prendere incontrare i cittadini in una pubblica piazza? Difficile ma non impossibile.

lo sfondo dell’edificio comunale, nè antico nè moderno nè nonsisachè, non è il massimo, ma il semicerchio umano che si crea davanti all’immaginario tavolo degli oratori crea una bella e significativa coreografia.

 

“Sa…sa…prova…. Buona sera a tutti….”.  Da subito si vede che l’attenzione data all’aspetto tecnico lascia a desiderare. Ad un certo punto, seppur a malincuore, devo lasciare la panchina, in quanto i clienti paganti al tavolino del bar continuano la loro vociante conversazione, apparentemente indifferenti alla “rivoluzione” che si sta’ tentando intorno a loro. Il tronco di una palma accoglie volentieri il peso del mio stanco corpo. Poco più dietro, vi è la solita coppia di carabinieri: uno con le mani in tasca se la fischietta (col pensiero), l’altro più giovane smanetta,capo reclinato, con WhasApp.

 

“Buona sera a tutti. Con oggi sperimentiamo una novità, per noi e credo anche per voi”. Il baldo Sciòn inizia a ripercorrere l’agenda dell’intero mese amministrativo, in modo minuzioso e dettagliato: vicinanza all’attentato incendiario; giro per le sedi delle locali forze dell’ordine;braccio di ferro continuo e sudato con Abbanoa e con l’Asl; attivazione del servizio ATP all’Asinara e richiesta del miglioramento del trasporto interno in città; nomina dei presidenti dei Commissione; offerta di collaborazione ai comuni vicini dopo la mancata tragedia di Platamona; messa in sicurezza delle spiagge; contatto coi responsabili attuali di E.ON o di ciò che è rimasto…..

Trascorse le otto, noto che il grosso borsello, inizialmente posto a protezione dei cosiddetti, viene spostato di fianco. Evidentemente la fiducia prende il posto dei timori che potevano esserci all’apertura.

Prestando maggiore attenzione, mi accorgo che davanti vi sono diversi invalidi motorizzati e un vecchio appoggiato al suo bastone, i quali annuiscono con soddisfazione quando viene annunciata l’eliminazione delle barriere architettoniche e la messa in sicurezza dei marciapiedi. Un cane se la passeggia perplesso tra le gambe umane, mentre la piazza progressivamente è andata riempiendosi.

Il primo applauso viene provocato  quando si ricorda che L’ACQUA E’ UN BENE PUBBLICO, seguito da altri quando viene annunciato il trasporto gratuito sugli scuolabus.

La parola viene presa anche da alcuni Assessori, uno dei quali affronta la spinosa questione del Bilancio (d’ora in poi dovrà essere triennale) non ancora deciso,assicurando la comprensione da parte del Prefetto. Ne approfitta  per invitare l’opposizione ad andare da lui, prima di contattare la Nuova Sardegna, evitando così possibili informazioni …sbagliate. L’Assessora parla del suo viaggio istituzionale a Roma ed anche lei si prende il suo applauso.

Arrivato nell’agenda al giorno 31, finalmente Sciòn ha un’aria più distesa e inizia a trasparire il suo carattere scherzoso. Arriva ad addebitare il suo possibile dimagrimento ai tanti e continui incontri, cosa che in questo mese gli ha impedito di pranzare a casa con la pasta, i saraghi arrostiti e l’insalatona zeppa di fresco basilico , tutto preparato dalla dolce moglie, discreta e contro voglia nuova First Lady locale. Ah, li maccarroni bagnòsi! Altro che quel panino ingurgitato frettolosamente tra una riunione e l’altra, seppur allietato da un fresco peroncino! Oòòòhhhh……se vogliamo dirla tutta, non è che siano proprio tutti i politici che rinunciano a grasse cene,pranzi e spuntini. Istituzionali o non istituzionali che siano. Provate a sbirciare ogni tanto alla “Risacca” o in altri locali “In” e mi date la risposta.

Oggi cos’è…ah si….il 4 d’agosto. Ecco, Sciòn nel suo relazionare è arrivato fino al 3. Ieri, appunto.

“Mi sento come un idraulico che all’improvviso si ritrova a fare un altro mestiere”, confessa il giovane coi capelli lunghi e scravattato…grazie a Dio.

Apro una piccola parentesi. Mi è capitato di vedere da poco un bellissimo film di Antonio Albanese, diretto da Gianni Amelio, “L’intrepido“. Un personaggio che come lavoro copre i buchi di altri che si assentano dal lavoro.  Qualsiasi tipo di lavoro. Stravagante la cosa, no? Stravagante come lo è Antonio: generoso, ottimista, pieno d’attenzioni per tutti, empatico….. Quasi alla fine, viene assunto dal compagno della sua ex per vendere non ricordo cosa, raccomandandogli di tenere sempre la cravatta, perchè “chi non ce l’ha, compra. Chi ha la cravatta,vende”. Lui, Antonio, ci prova, ma poi manda tutto a quel paese e se ne và per la sua strada. Non ci crederete, ma quel giorno avevo subito pensato al Sean sindaco pentastellato, che in quei giorni appariva nel giornale con un cravattone al collo, provocandomi qualche perplessità. “Chi ha la cravatta, vende”, dice il proprietario del negozio. Per mia formazione e mentalità distorta, chissà perchè sono portato a pensare che molti di quelli che amano indossare la cravatta, spesso tendono a fregarti. Vedi gli avvocati. Chiusa parentesi.

Prima della fine ufficiale, Sciòn chiarisce la storia della “carta straccia”, definizione data a “La Nuova Sardegna”. Qui ho espresso il mio pensiero

http://pieromurineddu.myblog.it/2015/07/31/dai-sean-ammetti-aver-esagerato/

Una volta letto, il giorno dopo del giornale rimane la carta, che ciascuno usa a suo piacimento. In effetti, le notizie sono talmente veloci, che invecchiano con una spiazzante velocità. Ecco il motivo della disdetta all’abbonamento, sostituito da quello via web. Giovane, dinamico e anche furbetto, il caro Sciòn……

Pace fatta con La Nuova? Mmmmmmhhhhh………

Intanto si stanno ponendo le basi per realizzare  quella tanto auspicata (ma poco praticata) Democrazia Partecipata, o se preferite, Partecipativa. Io ho superato l’età dei facili entusiasmi. Per dirla alla cristiana, se il buon seme cade in terreno fertile, qualcosa ne uscirà fuori, altrimenti…….

Arrivederci al prossimo mese dunque. E se il tempo avverso rompe le scatole, qualche posto al chiuso si troverà senz’altro.

 

A.P.D. del 2 agosto 2015: tasse, pizza allo zimino, memoria recuperata, mozziconi schifosi…….

 

amaca

 

di Piero Murineddu

 

Mi scuserete, ma anche oggi di comprare “La Nuova” non mi và, anche per non rischiare di ritrovarmi, come ormai succede quotidianamente, il baffuto e occhialuto volto dell’allenatore della baskettata Dinamo sassarese, bravo, simpatico e sicuramente buon padre di famiglia, ma quando è troppo è troppo.

Quindi, per rimanere fedele all’impegno estivo dell’Amachina Piccolina Domenicale, devo spulciare tra le notizie della settimana appena trascorsa per rilevare qualcosetta che possa ever attirato la mia attenzione.

 

Iniziamo da Tula, piccolo paesetto ad un tiro di fusiri dal lago Coghinas e dove lo scorso anno ho assistito alla fierezza di un’intera popolazione che, divisa in contrade al modo di Siena, dopo una festosissima sfilata per le vie dell’abitato si è ritrovata nello stadio per assistere alla gara dei propri asinelli. Bandiere, striscioni, magliette colorate, fischi, slogans… Un vero e proprio tifo da stadio, insomma. E che divertimento! Asgiu n’abìa (a voglia) il fantino ad incoraggiare (con frustino e gambe stivalate, il vigliaccone) il proprio ciuchetto a seguire la traiettoria fissata. Nuddha, il cocciuto somaro a tutti i costi voleva andare dalla parte opposta. Embè, ognuno c’ha le sue idee c’ha!

 

ciuco

 

Ma non era di questo che volevo parlare, scusate. Dicevo di Tula, dove, anche grazie alla presenza nel suo territorio di quelle mostruose pale eoliche che producono energia anche per i porci e le galline, le tasse sono meno pesanti di quanto, poniamo caso, avvenga a Sorso (e in ancora troppe alte località), dove negli ultimi giorni l’amministrazione ha deciso di tassare anche l’aria che respiriamo: vuoi usufruire di una palestra pubblica per snellirti il pesante corpo? La tariffa è tot. Vuoi fare una corsettina nello stadio per combattere lo stress? La tariffa è tat. Vuoi riunirti nel salone con altri per dibattere un determinato argomento? La tariffa è tut…….. Va bene, capita che il magnanimo sindaggu Morghen, cognome arrivato a Sorso coi gradi del periodo bellico, conceda un contributo “di tipo morale” e un patrocinio “gratuito” ed esenta addirittura dalla Tosap (tassa sull’utilizzo del suolo pubblico), come è successo alla neonata sagra della “patata” (tranquilli,nessun riferimento a parti anatomiche femminili), ma a detta di troppi sussinchi, le tasse ormai stanno superando ogni limite di sopportazione. E ciò non va ad influire solo sull’economia familiare, ma anche sugli umori individuali, cosa ancora più grave. Tula che sconta di ulteriori 50 euro la Tari, dunque. “Il sostegno economico alle famiglie – dice il sindaco Andrea Becca – sono per noi priorità imprescindibile”. A Tula i fatti ci sono, altrove meno.

 

Leggo che, ripristinata la vendita dello zimino (frattaglie e tutto l’insieme degli organi che fanno funzionare un organismo…..bestiale), un locale mangereccio del centro storico sassarese l’ha messo immediatamente come ingrediente principale di una pizza, che dalle interiore della povera bestia macellata prende il nome. Pizza allo zimino. Diffusasi la notizia, la pizzeria è stata presa d’assalto e l’addetta alle ordinazioni telefoniche ha continuamente l’apparecchio parlante rovente. Prima passato al forno, poi alla griglia. Speriamo la lunga gannaguru ( intestino) sia ben pulita. Si dice che il fuoco disinfetta puru lu macchini, ma l’idea che ci siano passati tutti quei resti di erbe ruminate una certa impressione, diciamolo, la fa’.

zimino

 

A Stintino riapre il Museo delle arti e mestieri, allestito nel periodo estivo presso la locale scuola. Ma ci pensate? Un luogo e un’opportunità di capire e conoscere ciò che si è stati. Un modo per rasserenarci, pensando che se anche oggi siamo diventati mandronazzi, egoisti, diffidenti, “respingenti”, aggressivi, poco affidabili,“carrogne“, sgomitanti, depressi, privi di speranza nel futuro, gelosazzi e peggio ancora invidiosi e tanto altro ancora, almeno i nostri nonni erano galantuomini-galantdonne, aperti al futuro,gran lavoratori e davanti ai sacrifici non cambiavano strada. Museo della Arti e Mestieri: e a Sossu ed in tutte le altre comunità cosa si sta’ aspettando, chi faria lu maccarroni dall’aria? (che scenda la manna dal cielo?)

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In alcune spiagge di Castelsardo,in questi giorni vengono distribuiti ben 120 mila portacenere. Lavabili, riutilizzabili e a gratisi. Anche quest’altra è un’ottima iniziata, considerando che tra i tanti ancora fumatori, gli imbecilli che continuano a mettere la cicca sotto la sabbia sono ancora disgraziatamente molti. Probabilmente sono talmente irrimediabili come imbecillità, che, specialmente non visti, continueranno a farlo, ma forse, dico forse, avranno qualche scrupolo di coscienza in più. Personalmente, il fumo di sigaretta mi da’ talmente fastidio, che lo sento anche a decine di passi distante, per cui, le rare volte che mi capita di spiaggiarmi, per sfuggire la nubettina tossichina,devo spostarmi. Ma comunque, bisogna rispettare chi sta’ decidendo di quale morte (probabilmente) vuol morire.

 

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Naturalmente, le notizie da commentare sarebbero infinite. Per finire faccio un piccolo riferimento a quanto da me scritto nei giorni scorsi, allorchè son venuto a sapere che nella chiesa di “Noli Me Tollere” a Sorso, a seguito del furto di alcuni preziosi “donati”(!) alla Madonnina, si è deciso di mettere delle telecamere. Un’ interlocutrice, in modo sereno e pacato, mi dice che non è d’accordo con la ma posizione, perchè quei doni sono “segno di fede” e non è giusto che si rubi in casa altrui. Alla gentile Rita, così si chiama, ho risposto che è questione di sensibilità diverse, precisando nel contempo che io non accetto di essere filmato contro la mia volontà, specialmente in un luogo di raccoglimento come dovrebbe essere una chiesa. Se proprio si vuol dissuadere dal furare alcun ché, che almeno sia puntata sulla teca contenente la statuetta, e non verso la gente. Seppur non in modo completo, ci siamo scambiati la reciproca posizione, con l’impegno di pregare l’uno per l’altra. Rispetto per le diversità altrui, quindi. Ah, se lo si capisse nei vari ambiti del vivere sociale!

 

 

 

 

 

 

Non ci posso creeeedere….. Ma davvero!?

 

 

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di Piero Murineddu

Ma non me lo dire…ma davvero?No, non posso crederci. Ma come è possibile!? Non è che stai buriando no? Ma dai, a credere una cosa del genere non ce la faccio proprio. Ma quando mai…. Dai, ammettilo che stai buffunando….

Ah, scusate, avevo ancora la risonanza della reazione avuta quando ieri son venuto a sapere dell’incredibile notizia. Non la conoscevate neanche voi? Io sono rimasto  a dir poco allibito. Mai mi sarei aspettato una cosa del genere. O meglio, visto come stanno andando le cose un po’ in tutti i campi, forse potevo anche metterla in conta una tale cosa. Oh, c’è da dire che la persona che me l’ha riferita, fervente cattolica e praticante, mi ha mostrato tutta la sua perplessità e disappunto. Io, incredulo, ho ascoltato muddu, annuendo silenziosamente a tutte le sue considerazioni, che bene o male mi trovavano d’accordo.

Ho fatto molta fatica a credere a tale cosa, ma vista la sua insistenza, alla fine ho dovuto cedere e rassegnarmi alla fondatezza della notizia. Dico la verità, mentre ascoltavo ho sentito nascermi dentro un grande magone, insieme alle braccia che pian pianino ho visto che mi trascinavano verso il pavimento. Ho dovuto faticare per rimanere in piedi, ma che pesanti le mie povere braccia! Ed in più, anche le gambe mi si stavano afflosciando….

Stamattina, subito dopo le nove e invitato dalla frescura di un insolito primo agosto ( a proposito, ma sapete che in un momento mi sembrava fosse arrivato   il 16 di agosto, quando già “faraddi li candareri, s’iniziano a portar fuori li brasgeri? Ma tranquilli, mi son subito ripreso, anche perchè ho letto le previsioni che un’altra ondata di calore è in arrivo….) ho posteggiato davanti al piazzale di Gabbuzzini – dicevo – e sono entrato nella chiesa dov’è custodito il simulacro della madonnina chiamata da queste parti “Noli Me Tollere” (se non ne conoscete la leggenda storicizzata, andatevela a cercare, perchè sarebbe troppo lunga da raccontare).

Essendo deserta. ho iniziato a scrutare le parti alte delle pareti. Mi sembravano e non mi sembravano, ma che fossero così tante mi ha lasciato dubbioso. Andando però verso il presbiterio, le ho riconosciute: due telecamere puntate verso l’Assemblea e due puntate verso l’altare, dove in alto si trova la teca mariana. Oh caspita, allora la notizia era fondata. A quanto pare, dopo il furto del febbraio scorso, di cui voce attendibile mi  assicura che gli autori son stati acciuffati un mesetto dopo, i fraticelli francescani hanno pensato di dissuadere da eventuali atti sacrileghi  futuri malintenzionati.

Pare che l’idea di piazzare ovunque telecamere dissuasive stia prendendo piede: banche, supermercati, piazze, cassonetti della spazzatura, ingresso di ville ma anche di case normalissime, ben nascoste in camere da letto quando i mariti  sono assenti per affari e in bagno perchè i figlioli preadolescenti non abusino eccessivamente dei solitari atti impuri che rendono ciechi……….

Per saperne qualcosa, ho suonato al campanello della sacrestia, dove il cartello indica padre…..assente, padre…..tre squilli, fra’….quattro squilli…… Visto che nessuno si fa vedere, giro per la chiesetta fresca che è una meraviglia. A destra del presbiterio mi colpisce questa statua di S.LLISABETTA. Guardo i begli affreschi sulla volta, ma un leggero torcicollo m’impedisce di apprezzarli come meriterebbero. Il tavolino all’ingresso è pieno di volantini colorati che indicano il codice fiscale per firmare il 5 per mille in favore dei frati cappuccini di Sardegna e Corsica. Spostatomi nell’altro lato, impressi in un’immagine di Gesù dal cui cuore s’irradiano raggi (sicuramente d’amore), vi sono indicati i modi per entrare in chiesa in modo dignitoso. Non avevo dubbi che al primo posto vi è la raccomandazione di essere vestiti in maniera adeguata, ovvero non con pantaloni corti, non con scollature e non con vestiti attillati e trasparenti. Insomma, se si entra col saio francescano sarebbe meglio.

Quando sono già in macchina, vedo spuntare sul portone un frate con barba d’ordinanza. Bloccatomi, faccio per andargli incontro, ma un giovanottone ben piazzato e barbuto mi precede, per cui dovrei aspettare il mio turno. Purtroppo, impegni me lo impediscono e devo andar via, prevedendo anche che il giovanottone barbuto si sarebbe intrattenuto a lungo.

Quindi, le telecamere come dissuasori per fatti illeciti, specialmente alleggerire in modo fraudolento quella povera statuina solitamente appesantita da metalli preziosi, prevalentemente oro. Lasciamo stare che l’oro servirebbe per sfamare i poveri,che la Madonna (probabilmente) così preferirebbe ecc ecc….. No, è quest’idea delle telecamere in chiesa che mi lascia….con molti pensieri e moltissime parole, ma logicamente, per evitare lungaggini che stancano i lettori, le parole le devo limitare. Ci provo, e ve le butto così come viene.

A me l’idea che qualcuno mi stia osservando quando sono in chiesa, mi dissuade dall’andarci. Come, ci vado per avere un rapporto intimo col Padre Santissimo, e qualche occhio curiosone deve scrutare le mie espressioni, il mio volto abbattuto o sollevato, se son seduto e come son seduto, contare quante volte tiro su la chiappa destra e quella sinistra perchè il legno è duro…… Questo quando son solo. Ma ugualmente quando si è insieme ad altri. Chi entra e come entra. Se si fa il segno di croce con l’acqua benedetta,  se  e come fa la genuflessione, se sgrana il rosario, se ha il volto compunto, se accende quei lumini da due citi e quanti ne accende, se mette li dinà e quanti ne mette….. Eppoi, poniamo il caso che la tecnologia abbia fornito queste telecamere anche di microfoni sensibilissimi e direzionali, per cui si riesca a sentire se le due vecchiette lì a destra stanno sparlando di quelle altre in fondo a sinistra, quel signore sta’ considerando con l’amico a fianco se la predica è pesante e lunga, se quella signora rimasta vaggiana stà stonando o meno cantando il “Tantum ergo”, se dopo la comunione quella ragazza là ringrazia silenziosamente in ginocchio e con le entrambi mani che coprono il volto, oppure sta’ già smanettando col telefonino…….Eppoi, chi guarda le immagini e con quale spirito? Lo si fa in diretta o in differita? Ogni tanto il padre guardiano ne decide la visione collettiva durante la cena e quali i possibili commenti. Anche qui: ecc ecc ecc……

Basta così. Anche questa volta sono stato lungo. No, mi chiedevo solo che pena è stata data a quei ladruncoli che hanno trafugato nel febbraio scorso i preziosi dal collo della statua, se ovunque essi siano, usano pregare la Madonna e con quale spirito, se la Madonna interagisce con loro  e con quale spirito. Nel caso siano in gattabuia, se una telecamera voluta dall’amministrazione penitenziaria scruti 24 ore su 24 che espressioni hanno mentre sono in tenero colloquio con la Madonna Santissima, quella donna che oltre 2000 anni fa aveva generato un Figlio che aveva predicato un Messaggio di concordia, pace, fratellanza, comprensione, perdono…..e di povertà. E non solo l’aveva predicato, ma ne aveva dato addirittura l’esempio.

 

 

 

 

 

E dai, Sean, ammetti di aver esagerato……..

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di Piero Murineddu

Embè, Sean, che sono queste reazioni poco “istituzionali”? E che, scrivi un post fortemente risentito contro La Nuova, giornale da te considerato “di partito”, come potrebbe fare un  feisbuchino qualunque quando di botto, senza pensarci molto su, sputa uno dei tanti “rospi” che spesso pesano sullo stomaco? Ti sei scordato che ora non sei più un cittadino “ichisi” qualsiasi? E poi dici così,come   niente fosse, che hai disdetto l’abbonamento al quotidiano, da te considerato “carta straccia”, che dalle nostre parti più frequentemente si vede sotto il braccio ai sassaresi, sussinchi, sinnaresi, porthuddorresi, casthiddhani, codaruinesi,  a preti, autisti d’autobus, che si può leggere gratuitamente al bar e dal barbiere?

Ma dai, Sean, un po’ di prudenza per una figura come la tua è quasi d’obbligo. Anzi, togliamo pure il quasi. Se era da fare questo Bilancio di previsione entro giovedì 30, bisognava farlo….bisognava. Cos’è questa “lunga proroga” ai Comuni freschi di elezioni e ballottaggiate? A Porthuddorra non viene concessa alcuna proroga, perdinci. Fai ‘sto Bilancio altrimenti viene Sua Commissarietà Regionale e lo fa’ lui al posto tuo, e la cosa  sarebbe un tantino….come maledizione si dice quella parola….no, non penosa e neanche vergognosa….porcacciamiseria….ce l’ho sulla punta della lingua ce l’ho….ha si: MORTIFICANTE. Mortificante per nuove ed energiche intelligenze rivoluzionarie quali voi siete o vorreste essere.

 

Come hai potuto constatare, caro Sean, ti hanno risposto per le rime, e non solo il corrispondente di Porto Torres che segue da vicino le vicende della tua cittadina, ma anche lo stesso Direttore del giornale, l’Ordine e Sindacato dei giornalisti, e addirittura il senatore Silvio Lai, dandoti così più o meno ragione che La Nuova è un organo ufficioso del partito di maggioranza che governa l’Italia. Ma poi, mi chiedo, quale imperdonabile torto avrebbe questo benedetto giornale per scatenare una ferocia fino  a ieri inimmaginabile da parte tua?  Che caspita d’intoppi avrebbero impedito di fare un Bilancino da nulla? Da quello che ho letto finora riguardo ai vostri primi passi da governanti di Porto Torres, non mi sembra che il povero Gavino Masia da Porthuddorra sia stato particolarmente cattivo con voi.

Dai Sean, ravvediti e domanda scusa per il post “di pancia” che hai messo su facebook. E che diamine, tutti possiamo essere impulsivi. Certo è che una carica istituzionale come quella che ricopri dovrebbe portare a maggior prudenza e anche, credimi, ad un atteggiamento più …diplomatico. Lo so lo so, tu sei un tipo diretto e vero, ma in politica la cosa è diversa. Che dici, Sean, t’impegni a fare quanto prima un bel Bilancino programmatico e a chiedere scusa per le cose forse esagerate che hai detto….”di pancia”?

Dai, Sean….. E dato che ci sei, dammi retta e rifai l’abbonamento al giornale che dalle nostre parti più frequentemente si vede sotto il braccio ai sassaresi, sussinchi, sinnaresi, porthuddorresi, casthiddhani, codaruinesi ecc ecc. Non per forza ne devi condividere il contenuto. Per lo meno riabbonati per dissentire. Ma, mi raccomando, fallo in modo….prudente e diplomatico. Lo sai che la politica……….