La musica non è un bisogno primario come il nutrirsi, ma aiuta a vivere meglio

di Piero Murineddu

Come riportato dalle note biografiche del suo sito     http://www.antoniodeiara.it/,

Antonio è polistrumentista, compositore,docente e organizzatore di eventi musicali. Io  l’ho conosciuto qualche anno fa, quando era, e credo lo sia ancora, titolare di una sorta di agenzia musicale, chiamata “Pentagrammando”. Era il tempo in cui un amico mi aveva invogliato a mettere su un coro polifonico a Sorso, paese in cui vivo. La ricerca di un buon direttore ci aveva portato  a contattarlo nella sede di Sassari. Avevamo incontrato una persona molto cordiale e disponibile, ma i suoi impegni non gli permettevano di assumere il ruolo da noi richiesto, per cui ci propose un altro che poteva fare al caso nostro. La cosa andò in porto, ma per una serie di motivi, non fu di molta durata. Ricordo che avevo contattato anche il direttore del coro polifonico tuttora attivo in paese, allora diplomando in organo, ma la sua serietà gli aveva fatto rispondere che ancora non si sentiva pronto ad assumere tale impegno, e in ogni caso l’ultimazione del decennio di studi lo stava assorbendo tantissimo. In seguito, dietro invito di alcuni componenti del vecchio coro a cui era rimasta la passione del canto d’insieme, aveva accettato. Oggi l’ensamble vocale ha un vasto e buon repertorio e la sua guida è accettata e gradita da tutti i componenti.

Dicevo di Antonio Deiara, tra l’altro anche nipote del frate francescano che era stato a Sorso diversi anni fa, padre Agostino Angioni, di Gergei. Nell’occasione parlammo della bellezza e dell’importanza della musica e del cantare insieme, occasione oltre che di aggregazione anche di formazione umana individuale, concetti ribaditi nell’articolo che segue e che invito a leggere, con la speranza che serva come stimolo per intraprendere quest’importante attività, qual’è quella della musica.

 

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La musica non è un bisogno primario come il nutrirsi,  ma aiuta a vivere meglio

di Antonio Deiara

AntonioChisono

Do una bella notizia a tutti gli “O.A.” (over anta): potete tirar fuori il vostro sogno musicale da quel cassetto che tenete chiuso ormai da due o trent’anni! Si può suonare e cantare anche alla vostra età. La musica non è un bisogno primario come il nutrirsi, ma aiuta a vivere meglio, con se stessi e con gli altri. Fare musica equivale ad un impiego positivo del tempo libero, al pari del praticare lo sport, sia da soli che in band o in coro. Il passaggio dalla “musica in camera” alla “musica da camera” è ricco di valenze socializzanti, in quest’epoca di solitudini da selfie. «Capire la lingua – scriveva Don Milani – rende liberi». Capire il linguaggio dei dodici suoni, diciamo noi oggi, anche solo a livello amatoriale, significa essere ascoltatori consapevoli e quindi persone libere. Al diavolo i funambolici solfeggi o la teoria musicale a pappagallo… Prendi uno strumento e suona! Impugna un microfono e canta! Questo non vuol dire banalizzare: esistono delle strategie didattiche che consentono la gratificazione in tempi brevissimi di quanti si avvicinano alla musica. Se poi deciderai di voler conseguire un livello di competenza elevato, dovrai invstire un tot del tuo tempo nello studio quotidiano, per un tot numero di anni.
Il flauto dolce, strumento meraviglioso impiegato nella canzone “Geordie” in occasione dell’ultimo concerto di Fabrizio De Andrè, è stato imposto da troppi docenti come “strumento unico” a partire dagli anni Ottanta nella scuola media. Come tutte le “culture monotematiche”, al di là della visione manichea e salvifica propria dei neofiti, lo “strumento unico” ha prodotto l’allontanamento sistematico di un elevato numero di studenti dalla musica. Oggi si possono applicare strategie didattiche avanzate che prevedono l’impiego della batteria e del basso, delle tastiere elettroniche e della chitarra elettrica, dell’impianto voci e dei microfoni, per poi magari approdare agli strumenti “classici”. Il Centro Territoriale Permanente per l’istruzione in età adulta di Sassari, diretto al tempo dalla preside Angela Fadda, qualche anno fa ha offerto per un biennio il suonare e il cantare ai propri iscritti: alcuni gruppi di allievi “O.A.” hanno formato delle band che si sono esibite al Teatro Verdi in occasione della “Giornata della Musica”. Dal banco al palcoscenico, un risultato oggettivamente positivo. L’auspicio è che simili iniziative culturali, sociali ed occupazionali possano essere realizzate con regolarità, creando nuovi posti di lavoro per docenti di educazione musicale e di strumenti conservatoriali ed extraconservatoriali, didatticamente preparati per cotanta “mission”. Anche per l’alfabetizzazione o ri-alfabetizzazione musicale degli adulti e della terza età, come diceva il mitico maestro Manzi, «non è mai troppo tardi».

La musica non è un bisogno primario come il nutrirsi, ma aiuta a vivere meglioultima modifica: 2015-09-28T12:15:52+02:00da piero-murineddu
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