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SANTA ZITA ( con una T)…..vergine

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di Piero Murineddu

Ho gia parlato di quella mattina alla fine delle ferie in cui ero stato attratto da una particolare forza spirituale all’interno della chiesa del Carmelo a Sassari, scoprendovi, tra gli altri altarini devozionali, anche uno dedicato a  Santa Zita (una T), di cui non conoscevo l’esistenza.

In coda alle ferie, colazione mattutina a Sassari vèccia

Protettrice delle casalinghe, delle domestiche e delle badanti, almeno da quando è nata questa indispensabile figura dei giorni nostri. Nata a Lucca, della città ne è divenuta patrona, e pare molto venerata. L’altro giorno, questa volta non attratto da misteriose forze spirituali, nella chiesa vi sono tornato per saperne qualcosa di più. La statuetta la ritrovo lì, con  scritto ai piedi le categorie (femminili) poste sotto  la sua  protezione. Proprio in quel momento,dalla sacrestia esce  un prete, appena finito di confessare una “penitente”.

Incrociatone lo sguardo e resomi conto della sua buona disponibilità (conosciamo gli umori molto ballerini che si creano all’interno delle sacrestie), gli chiedo da dove spunta fuori questa santa.

“Come da dove, è lì da molto tempo” –

“No, padre, intendo dire che origini ha questa santa che con questo nome, molte mogli dovrebbero imitare….”.

La reazione sorridente del prete dimostra che è un tipetto ben fornito di ….spirito.

  “Aspetta un po’, mo te porto l’immaginetta”,

e con un repentino scatto che fa leggermente svolazzare la veste, è dentro a rovistare tra i mucchi di santini di cui sono pieni sicuramente gli scaffali.

Mentre me la passeggio a mani indietro con espressione “culturale” e  interessata all’aspetto architettonico dell’edificio di culto, osservo i tanti quadri, statue e arredi “religiosi” vari. Francamente li trovo eccessivi, oltremodo eccessivi. Almeno per me, poni caso mi salti il desiderio di guardare dentro l’animaccia mia e andando in questa chiesa per cercare di avere un contatto ravvicinato con DomineIddio, tutto questo popò di roba avrebbe solo la capacità di crearmi distrazione e fastidio, molto fastidio. Magari, riuscendo di realizzare il Contatto con LuiLei, durante la “conversazione” rischierei di distrarmi, cosa che potrebbe farmi meritare  un “divino” scappellotto di amorevole rimprovero.

Sentiti i passi veloci del prete, gli vado incontro sorridente e riconoscente per l’attenzione che mi stava dando.

“Eccole qui, te ne ho portato un po’, così la puoi dare a tua moglie e ad altre di tuoi amici. Ma sai che in fondo alla chiesa c’è un’altra statua più grandetta di questa santa? L’avevo recuperata io dallo sgabuzzino diversi anni fa”.

Dunque, Santa Zita (una T) doppio formato, poste nei due angoli opposti della chiesa. Prima di uscire le dò un’occhiata, come inevitabile l’occhiata gliela dà chiunque entri, dal momento che è  davanti alla porta. La sua presenza proprio lì potrebbe servire per invitare ad interrompere la fitta conversazione con la comare e a tacere, a stare zitte (questa volta con due T).

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Umile, dolce e paziente, indica la breve biografia dietro l’immaginetta.

Umile, dolce e paziente. Ah, beati coloro che le son vissute accanto!

Umile, dolce e paziente. Caratteristiche che contraddistinguevano le donne di una volta, caso mai siano vissute, e specialmente le mogli.

Umile, dolce e paziente……..

Non so perchè ho fatto questo articoletto un tantino “leggero” quest’oggi.. Sicuramente non per scherzare coi Fanti lasciando da parte i Santi. Anzi, forse per scherzarci proprio coi Santi, stanco di dover assumere   quell’aria seriosa e forzatamente devota quando si ha a che fare con loro, e stare sempre lì a chiedere, chiedere, chiedere e ancora chieeeeeedere…. Cioè, se è vero come è vero che sono immersi nella Gioia e nella Festa Infinita, perchè mai con loro dovrei assumere un’espressione tristarella e mogiamogiamogiarella? Anzi, questa Santa Zita mi è divenuta così simpatica che ho deciso di fare la scansione dell’immaginetta e di regalarla a chiunque legga questa pagina. Guardate, la completo addirittura aggiungendoci la breve biografia e l’Orazione. Non solo, se volete approfondirne la conoscenza, vi metto anche il link che ne parla

https://it.wikipedia.org/wiki/Zita_di_Lucca

 

Umile….dolce…… paziente…..    e va beh……!

 

 

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Quel tratto di Platamona usurpato dai “tattaresi impicca babbu” e quei “salsicciottoni” anti erosione rimasti in frigo

 

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di Piero Murineddu

Era ora di restituire verità alla storia di Platamona. Ci pensa il Roggio architetto sussincu dalle pagine odierne della Nuova a ricordarcelo e ad informarne i molti che ancora non lo sapevano: la nascita del Lido Iride è stata voluta dal Consiglio comunale sassarese, e questo pur non avendone la competenza territoriale. Delibera n.32 del 9 giugno 1954. Lu sindaggu di Sassari (Pieron dei) Pieroni, sicuramente in buone relazioni col commendator Sebastiano Pani, accolse la sua richiesta di costruire il benedettomaledetto edificio centrale, cabine, piscina ed altro ancora, oltre naturalmente l’uso di una bella fetta di arenile. Lido Iride. Grazie Sandro. Vediamo.Punto e a capo

Ci raccontano i nostri zii e genitori che il posto divenne l’attrattiva estiva principale di tutto il circondario. Le notti dei fine settimana e non solo venivano animate da personaggi nazionali e perfino internazionali della musica e dello spettacolo. Durante il giorno ci si poteva abbronzare ai bordi della piscina e cambiare il costumino nella cabina affittata. Certo, non tutti se lo potevano permettere, ma molte famiglie proletarie, ogni tanto facevano uno sforzo risparmiando qualcosetta nei già non abbondanti pasti quotidiani, e via, a carriggamuntoni nelle automobiline e qualcuno persino in “tassì” per avere l’illusione di frequentare anche loro il “bel mondo”.

Ad un certo punto, non si sa come e perchè, la cosa iniziò a prendere una triste piega, fino a quando le belle strutture non iniziarono a decadere e a prendere le tetri sembianze arrivate sino ai nostri giorni. Quindi, non è affatto vero, come si continua a cantare nelle ziminate,  che ”lu sindaggu di Sossu s’ha vinduddu a Platamona pa’ farà li sassaresi (le sassaresi, preferibilmente giovinette) e tuccalli la bizzona” (per gli italiani: il sindaco di Sorso si è venduto Platamona per far scendere le giovini sassarese e toccar loro quella cosa lì). Nessuna vendita e quindi nessun introito nelle casse sempre desolatamente vuote sussinche. Di Platamona, e particolarmente del tratto dove vi fu edificato il Lidone, i sassaresi se n’erano impossessati con prepotente imperio. Negli ultimi decenni, a li sussinchi è rimasto l’onere di dover trovare una soluzione a questa rogna. Si, qualche piccolo introito da quei parcheggi sparchimetrati come NON diceva il bando di concorso, ma nulla più. E vuoi per il vincolo della Sovrintendenza, e vuoi per l’indecisione se buttare giù tutto o ristrutturare (per salvaguardare la nostra “storia”, si diceva), e vuoi anche l’annuncio (elettoralistico) che i soldi per rifarlo più grande e più bello che pria sarebbero arrivati sicuramente, domaniforsemadopodomanisicuramente, e vuoi non so quale altra oscura motivazione, fatto sta’ che a tutt’oggi, ogni volta che ci capita di passarci davanti, constatiamo l’infinità incapacità et inbecillità di certo genere umano.

I sassaresi, i furbastri espropriatori, stanno lì a lamentarsi e a continuare a dire che li sussinchi sono stati, sono e saranno sempre  macchi. Irrimediabilmente macchi, e questo anche se non bevono più l’acqua de La Billellera in quanto, anche volendolo, il più delle volte si ritrovano i cancelli ben chiusi da grossi lucchettoni.

Adesso, dopo la tragedia sfiorata, li sindagghi finalmente si son decisi ad unire le loro forze….forse. D’altronde, lu sindaggu di Sassari capisce che i limitati finanziamenti di un paesotto di meno di quindicimila abitanti non possono dare risposte adeguate ad una costa di parecchi chilometri, e capisce anche che di quella lunga costa non ne usufruiscono solo li sussinchi macchi, ma anche sinnaresi, osilesi, sanlorenzini, porthudorresi, lipuntini, ottavini, sangiorgini, sassaresi, tattaresi, abitanti di Sassari, e a volte anche di Samaxi, di Nughedu San Nicolò, di San Pantaleo (n0, non il Pantaleone patrono di Sossu, ma San Pantaleo paesino vicino ad Olbia). Dai, un po’ di buon senso, perdinci.

Il Roggio architetto Sandro auspica la nascita e il retto funzionamento di un Consorzio intercomunale. Non è il solo. Magari, se riusciranno ad accordarsi, mettendo insieme le forze economiche ed intellettive sopratutto, potranno occuparsi non solo di Platamona, ma di tutto l’intero litorale. Così facendo, forse non si rischierà più di affidare uno studio contro l’erosione ad un professionista con le palle, e non prendere in considerazione i suoi suggerimenti ben retribuiti coi nostri soldini. Così è capitato a Sossu, dove il muraglione della Marina rischia di cader giù come è avvenuto a Platamona. E l’aveva detto che quei grossi massi sarebbero stati non solo inutili ma addirittura dannosi. Nuddha! L’aveva detto che ci volevano i “salsicciottoni” di sabbia, ma i salsicciottoni son rimasti nei frigo delle macellerie, invece di tranquillizzare e rallegrare le fresche serate delle giovani coppie con prole e di mezza età che se la passeggiano lì alla Marina, tra un’arrostita e l’altra. Ah, le salsicce estive, e sopratutto i salsicciottoni….invernali!

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Bellezza Libertà Convivialità

di Piero Murineddu

27 luglio di sette anni fa. E’ in quella calda sera che finalmente ero abbastanza soddisfatto della canzone che nei giorni precedenti, provando e riprovando, stavo cercando di mettere a punto. Due o tre accordi, più o meno i soliti. Sol Re Sol Re…e poi Re minore e Do per il ritornello e così via. Ogni tanto cambio di tonalità per creare più movimento, E poi un po’ di inspirazione ed espirazione dentro l’armonica. Anche lì niente di eccezionale, sicuro, ma alla fine il risultato mi è piaciuto. Almeno a me, non so ad altri. E poi il momento della registrazione davanti alla…fotocamera. Quante registrazioni con quella piccola fotocamera da pochi spiccioli !

Per darmi l’illusione di fare una cosa un tantino decente, durante la registrazione avevo inserito la batteria della tastiera elettronica, quella sempre uguale senza un minimo di variazione che ti fa venire l’esasperazione. Messo in Rec, parto con la chitarra. Sol Re…….. Quanti tentativi ripetuti anche lì. Una volta perchè non andavo a tempo con la batteria, un’altra perchè sbagliavo gli accordi, un’altra ancora perchè sbagliavo le parole. Eh si, gia da allora ero parecchio accecato e non sempre riuscivo a mettere a fuoco il testo che avevo assolutamente davanti. Grande fatica per mandare giù a memoria, per cui il librone davanti l’ho sempre dovuto tenere.

Riporto anche l’intero testo, con concetti, giudizi e valori in cui continuo a credere, ricavato da una lettera che Tom, Piccolo Fratello sempre sorridente che aveva fatto anche il becchino a Ottana (Nu), aveva spedito ai suoi amici. La bellezza di quella lettera avevo bisogno in qualche modo di fermarla nel tempo, ed ecco l’idea della canzone. Pensandoci, questa cosa qui l’ho fatta diverse volte, ed ogni tanto, quando mi salta l’estro, la chitarra la riprendo in mano….

BELLEZZA  LIBERTÀ CONVIVIALITÀ

Prendi, afferra, strappa agli altri,

metti in tasca, fai il tuo tornaconto

Senza scrupoli fai solo il tuo interesse.

Sono questi i messaggi di ogni giorno

Approfitta di tutto il più possibile.

Sono queste le cose che contano.

Ma tu

scuotiti, risvegliati, tendi alla Bellezza,

alla Libertà ed alla Convivialità

Hanno radici nel nostro cuore,

vogliono crescere, fiorire e portare frutto

Responsabilià della vita sociale,

Bene Comune, Senso Comunitario

Ma che importa, prima riempi le tasche tue

principalmente pensa agli affari tuoi

Ma riusciamo ancora a domandarci

a che cosa ci stiamo riducendo.

E allora

scuotiti, risvegliati….

Approfitta di tutto, divora.

Difenditi attaccando sempre con ferocia

E dato che ci sei accusa gli immigrati,

sono loro che ci stanno rovinando.

Siamo sempre più soli e sulla difensiva,

abbiam paura di tutto e di tutti

Sempre più deboli e più aggressivi

ci siamo abbruttiti di dentro e di fuori

E allora?

Scuotiti………

Ma c’è ancora, si, c’è ancora

una Buona Notizia che va oltre

Dice di tenere la lampada accesa

con opere di giustizia e di bontà

di non prestare mai a interesse,

di essere giusto con chi lavora

Di non reagire mai con violenza,

di ridare il doppio a chi si è rubato….

Di sforzarsi anche a perdonare

se si vuole essere felici

 

A.P.D. del 26 luglio 2015: uno s’invoca a Noli Me Tollere, l’altro alla Madonna delle Grazie

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di Piero Murineddu

Guardate, di comprare anche oggi La Nuova non mi va proprio. No, credetemi, non è per risparmiare quell’euro e 20 centesimini per potermi così prendere il caffè al bar. E’ che, oggi non ne ho voglia di scorrere sempre lo stesso giornale, con le solite rubrichette, con la solita pagina di economia che non degno di uno sguardo, con tutte quelle pagine sportive che salto proprio in blocco, di aggiornarmi su chi ha lasciato questa “valle” (di tante lacrime e di ancor di più incazzature): non ho voglia di sapere cosa risponde il vecchio 86enne Brigaglia alla lettera che ha deciso di prendere in considerazione, che cosa consiglia oggi l’oroscopo per trascorrere una giornata sopportabile e per quanto possibile costruttiva, in amore come negli “affari”. Niente. Oggi pausa faccio. Dalla Nuoa e da qualsiasi altro giornale. Epperò, caspiterina, ci sarebbe quell’impegno dell’Amachina Piccolina Domenicale (tranquilli,solamente estiva, e non so neanche se dura l’intera estate) . Va be’ che son volubile, ma non posso tradire di già l’impegno preso con quelle due fedeli gattine che mi leggono. Allora faccio così, vado nel bidone della differenziata dove ho messo i numeri de La Nuiva dei giorni scorsi, e vedo di commentare qualcosetta.Aspettate che arrivo.

 

Eccomi, son qui. Oh, mannaggia, è questo rimasuglio di pelato cosa ci fa in prima pagina? Che schifo! Vediamo…vediamo. Quindi, c’è questo telenovela del Verdini che continua a lasciare e a prendere, a prendere e a lasciare. Come, non sapete chi è? Ma è quel grosso e fino a ieri coordinatore di ciò che è rimasto di Forza Italia, quel Movimento creato da quel cabarettista sorridente fattosi tutto da sé e che, illusi gli italiotti di cambiare in meglio questa malandata nazione, l’ha ridotta la barzelletta del mondo intero. Quindi, dicevo, il Verdini ha rinneganato il padrone di Arcore e si appresta a formare un nuovo gruppo che senza tentennamento alcuno sosterrà – udite udite! – quello che dell’ex cavaliere condannato si sta’ sempre più dimostrando il clone, ovvero il giovanotto fiorentino non eletto dagli italiani e voluto al governo dal vecchio presidente bis Napolitano. Di “Sinistra”, è sempre più chiaro, nel PD è rimasto ben poco, e quel poco che è rimasto, lui, il Matteo, sta’ facendo di tutto per allontanare, come il sindaco di Roma Marino, che continua a combattere contro i mulini a vento di una politica corrotta e godereccia. C’è il suo ex amico Civati che se n’è già andato sbattendo la porta, e risentito, il Matteo l’ha definito un Bertinotti che si martella i santissimi (Aiah, che dolor!). Civati, dicevo, in questi giorni ospite in Sardegna del don Cannavera, che non si sa più se è un educatore o uno che vuole far resuscitare in tutti i modi una parvenza di Sinistra. Don Cannavera, ex capellano del carcere minorile di Quartucciu da dove è andato via in polemica con non so chi, e iniziatore di una Comunità per aiutare a rimarginare le ferite provocate da questa società violenta ed emarginante. Don Cannavera. Vi ricordate quando prima delle elezioni regionali dove ha vinto Pigliaru aveva riunito intorno a lui un gruppo di persone di uno certo spessore con lo scopo di creare un Comitato che avrebbe controllato l’agire dell’imminente Giunta Sarda? Si, lui. Avrà controllato qualcosa? Adesso vedo che è impegnato a creare appunto un’alternativa a questa sbiadita Sinistra, immagino contro l’attuale Giunta. Don Cannave’, che fa? Le idee un tantino confuselle o vuole per forza occupare le pagine dei giornali?

 

Letta. L’Enrico nipote (lo zio Gianni, la faccia cordiale berlusconiana e che dall’allegrotto amante della bandana fu definito “un dono di Dio per l’Italia”, è dato per disperso) si dimette perchè – sue parole – è maturato. Si dimette “ per rilanciare una nuova politica dove il “Noi” prevalga sull’ “Io”, una politica pulita e trasparente nella quale chi entra nelle istituzioni le intenda non come strumento per le proprie ispirazioni individuali, ma come servizio alla società”. Clap clap clap……Bravooooooo! Biiiiis! Triiiiiiiiiis!!”

 

I migranti continuano ad arrivare e, purtroppo, anche a morire nelle profonde acque del mediterraneo. Tra i Prefeti c’è mormorio, l’Angelino ministro invita quelli che non ce la fanno a gestire questo grossissimo grattacapo a dimettersi, mentre il Grillo sempre parlante dà ragione ai rappresentanti del Governo. Insomma, tutti contro tutti, e a rimetterci sono quei poveri profughi a cui l’Europa, fino a qualche decennio fa, ha rosicchiato tutte le loro risorse naturali e imposto la sua religione ed il suo modo di vivere. Ah, l’Europa!

 

Il generalone dell’Aeronautica Preziosa, senza il minimo pudore dice che nel territorio militarizzato sardo di Quirra non è successo mai niente di grave e a breve riprenderanno le esercitazioni. Morti di leucemia, le malformazionali neonatali e le nanoparticelle trovate negli organi degli animali? Nulla di grave, per l’appunto. Uranio impoverito? Ma dove! Inquinamento zero. Il 60% del totale nazionale di presenza militare in Sardegna? Una bazzecola. Ma in Italia, mi chiedo, è più influente il potere politico o quello militare? A me, più che altro, sembra tutto un sugo misto. Intanto gli attivisti di NOSCORIE, dagli aeroporti si sono spostati ai porti per il benvenuto ai turisti, ricordando loro che la meta delle vacanze che hanno scelto è una discarica radioattiva.

 

Per finire, una cosettina riguardante il nostro territorio romangino, e costiero in particolare. Dopo il crollo del muro a Platamona, dove un gruppo di ragazzi ha rischiato grosso e dove si continua a misurare i centimetri per capire di chi era la competenza dei sensati e a quanto pare mancati controlli di stabilità strutturale, veniamo a sapere che anche la Marina di Sossu non è ben messa. Di questo passo, l’intera costa diverrà una recinzione continua. La competenza dei controlli, quindi. Qualcuno riferisce di aver visto, di tanto in tanto in questi giorni, i sindaci di Sorso e di Sassari, recarsi, di soppiato e con l’espressione compunta, uno nel santuario sussinco della Madonna di Noli Me Tollere, l’altro in quello sassarese della Madonna delle Grazie, e acceso un lumino votivo, raccomandarsi che la responsabilità di quanto accaduto, capito ormai che la fatalità non c’entra un’egregia minchia, ricada sul territorio confinante (colpa mia?Noooo! Colpa sua èèèè!!) Cioè, diciamo la verità, se fosse vera la notizia, sarebbe un voler mettere in crisi la Mamma nostra Santissima, che in qualunque modo la si chiami, sempre una è. O no? Per quanto comprensiva, non può far preferenze tra i propri devoti figlioli.Intanto, il nuovo sindaco di Porto Torres, arresosi ad indossare la cravattona d’ordinanza, offre la sua disponibilità “per aprire un confronto sull’erosione costiero”. Che sia la volta buona che un Consorzio finalmente venga realizzato?

Legato a questa notizia, vedo anche che i giornalisti locali hanno indossato i pantaloncini da spiaggia e si son messi a percorrere a piedi l’intera costa, scoprendo che le cose son messe malino. Lo sono specialmente quelle costruzioni che nel tempo son state edificate a due passi dal mare (e qualcuna oggi è stata ristrutturata con tutte le nuove tecnologie!), in modo che la mattina appena svegli, si poteva (e si potrà ancora, sempre che non arrivi quella maledetta onda anomala) buttare la lenza dalla finestra della stanza da letto e così rimediare il pranzo, senza doversi recare in paese per la spesa.

 

Alla prossima domenica, se siamo vivi.

 

 

Scrivere un libro io?! Mah…..chissà……

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di Piero Murineddu

Sarei ipocrita a non ammettere che ricevere apprezzamenti per ciò che si scrive fa’ sempre piacere, ma sarebbe cosa assai più gradita leggere anche la personale opinione e reazione degli altri.

hahahaha…..che divertente quello che scrivi. Ma perchè non lo fai un bel libro?

Come si vede, qualcuno dice addirittura – cosa impensabile conoscendo il mio brutto carattere – che provoco il buon umore. Se fosse vero, questa cosa  di tentare di arginare la dilagante depressione che c’è in giro, mi fa’ ulteriore piacere. Certo, oltre che far ridere, vorrei anche aiutare a far riflettere e pure ragionare, ma forse per qualcheduno ciò succede….forse.

Un altro invito a scrivere un libro.  In altri termini, a fare qualcosa di “concreto”, insomma. Va bene uno scrittarello qui e uno scrittarelletto là, ma il libro, quell’insieme di pagine cartacee, è qualcosa che si vede, che si tocca, che rimane…. L’ancor misterioso web continua a rimanere qualcosa di evanescente, qualcosa che oggi c’è ma domani chissà. E poi quella maledetta connessione che ogni tanto fa’ i capricci, quella periodica voce femminile forzatamente gentile che alle ore più impensate e nei momenti meno opportuni ti chiama per convincerti che la loro offerta è la migliore e la più conveniente……

Il libro invece è tutta un’altra cosa. E’ lì, si vede, non può sparire o spostarsi se tu non lo vuoi. Certo, può capitare di prestarlo e di non rivederlo più indietro. In ogni caso lo puoi sempre ricomprare, una, due, tre copie. Lo puoi aprire e lo puoi trascurare, lo puoi iniziare a leggere, interrompere, bisticciare con tua moglie e riprendere a sfogliarlo seppur leggermente incazzatello. Lui, il libro, è sempre lì, pazientemente silenzioso e comprensivo. Volendo, te lo puoi portare dietro al lavoro, e con la scusa di dover espletare un impellente bisogno fisiologico, ne puoi leggere qualche paginetta mentre pacifico e rilassato siedi sul vaso. Se ne hai e ce la fai defechi, altrimenti stai lì, a goderti quel passaggio interrotto la notte prima.Lo puoi portare anche in spiaggia, il libro, e mentre tutt’intorno è un continuo andirivieni di culi, cosciotte incellulitate e panze straboccanti da far schifo, tu beatamente te ne stai stravaccato col tuo libro vicinissimo agli occhi, sia per scorrerne le pagine, sia per ripararti dal sole, che chissà perchè, ti viene sempre in faccia.

Il libro! Il libro lo puoi accarezzare, delicatamente sfogliare, a volte e raramente spolverare, leggerne la prefazione o saltarla quando è troppo lunga o pretende di riassumerne il contenuto. Secondo il genere, puoi anche brincurittare di qua e di là a tuo piacimento, che intanto non c’è nessuno che ti obbliga.

Ecco, questo e tant’altro ancora è il libro, sia esso voluminoso o meno.

Ma comunque, torniamo a noi.

Scrivere un libro io?! Ma pa cariddai! L’affannosa ricerca di termini inusuali o concetti intellettualmente alti, la logica consequenzialità, la ricerca dei caratteri giusti, la copertina attraente, il titolo e sottotitolo che colpiscono e che riassumano bene, il taccuino sempre a portata di lapis per annotare il lampo di genio improvviso, il contrarre un mutuo per stamparne un certo numero, l’umiliante elemosinare il piccolo contributo comunale, la pubblicità, la distribuzione, il dover fermare per strada me’ guginu per convincerlo a comprare il frutto delle mie fatiche, lo sforzo per fare il falsamente modesto coi colleghi d’ufficio…..

E poi ci vorrebbero le alte scuole e i titoli accademici che non ho, un ricco e vario vocabolario che non ho, la costanza che non ho, la pazienza che non ne parliamo, l’incontro, il confronto, lo scontro e……  baaaastaaaaaaaaaa !!!

 

Facciamo così. Io continuo a scrivere come, quando e dove più mi aggrada (mai sui muri, sia ben inteso….), con o senza applausi e fischi  ( ah, il caro vecchio Guccini!). O meglio, giusto per svelarvi la mia ingenua e sfacciata sincerità: se gli “applausi” ci sono, come ogni essere umano mi rallegro, se al contrario non vi sono, non mi dispero e tiro dritto, con o senza lunghezza, con meno o più profondità e trallallèruetrallalà. Chi mi ama, continui a farlo ma senza seguirmi a distanza troppo ravvicinata che mi da’ fastidio. Chi mi odia, continui a farlo anche lui e mi eviti senza problemi, cambi tranquillamente strada o faccia l’indifferente, come certuni so per certo fanno già. Al limite, faccia finta di essere impegnato al telefonino, quel provvidenziale aggeggio inventato per far vedere in giro quanto si è impegnati e che si hanno umbè di  relazioni d’amicizia, d’affari e di non so cos’altro.  Non ho l’ansia di piacere per forza a tutti, e nello stesso momento, se dispiaccio a qualcuno, il problema non è mio. E se ne ho voglia saluto, altrimenti abbasso la testa, faccio finta di niente e mi tengo il mio buono o cattivo umore.

Scrivere un libro io. Ma daaai!

Oppure, oppure … Alt! Aspettate, aspettate, che forse….forse. Si, forse sto’ cambiando idea. Quasi quasi, mi ci butto a scriverlo questo caspita di libro. Ma una cosa così, senza pretese. Una cosettina fatta in casa. Dai, dai che ci penso. Magari posso mettere insieme le varie elucubrazioni che vi ho propinato finora attraverso il mio cosiddetto “blog”, rivedute, corrette e aggiornate.

Dai,dai. Intanto io continuo a scrivere tutte le cose che mi saltano in testa e a proporvele  a titolo completamente gratuito, poi si vedrà. Se proprio, un giorno,  quella misera pensioncina che mi spetterà non sarà sufficiente a comprarmi i ghiaccioli con la stecchetta di liquirizia oppure sarò impedito dall’andare ogni tanto in libreria ( e non solo per leggere le recensioni!), allora, forse, chissà, sarà il momento che……

Certo, qualche condizione ci sarà. Per esempio, se continueranno ad esserci  questi amministratori locali a sconquassarci  la vita personale e collettiva, non farò sicuramente una Presentazione ufficiale con tanto di Assessore alla Cultura e Sindaco nel tavolo degli oratori. Anzi, Presentazione ufficiale non ne farò in ogni caso, maledetta sia la mia cronica timidezza di parlare in pubblico! Così eviterò di pagarvi il buffet a gratisi.

Vediamo…vediamo. Quando sarà il momento, sempre che arrivi il “momento”, vi farò senz’altro il mio “Annuntio vobis gaudium magnum”, state tranquilli.

 

Intanto, guardate se può andare bene questa copertina che ho abbozzato. Eventualmente, sono aperto ai suggerimenti, e non solo per la ……..copertina.

 

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In coda alle ferie, colazione mattutina a Sassari vèccia

 

di Piero Murineddu

Nei giorni scorsi, ieri mi sembra, vi ho preannunciato la triste ed imminente fine delle mie prime ferie estive, Si, è proprio ieri, ora ricordo. Il fatto è che il tempo mi sta’ scorrendo via talmente in fretta, che ne stò perdendo la cognizione.

Qualcuno potrebbe chiedersi cosa mai avrà fatto mai una persona dinamica e attiva come Piero durante le sue ferie. Comunque, anche se nessuno se lo chiede, io lo dico ugualmente. No, niente di particolare: un po’ di campagna; qualche cena frettolosa con la pasta avanzata da pranzo; diversi lavaggi a mano di stoviglie (una delle mie principali e piacevoli occupazioni. Altro che lavastoviglie è!):un po’ di scrittura; un pochetto di lettura, un pochettino di riflessione (guai se non ci fosse); ancora un pochettinino di campagna; una potatina a quelle rose sfiorite sempre rachitiche; un finto calcio al gatto per scoraggiarlo dallo distendersi sul divano degli umani; qualche spezzone di film dell’intramontabile  marchese Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Commeno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio, e se preferite più semplicemente Antonio De curtis o  de Napoli; una mancata sussa da un giovane energumeno posteggiato sul marciapiede della locale Banca Intesa San Paolo, a Sorso, perchè mi son permesso di dirgli che lì il suo (barroso) Suv non poteva posteggiarlo, in quanto impedisce la visuale a chi scende da via Donizetti. Ho cercato di dirglielo con tutta la cordialità che mi è possibile, ma niente: lui col volto trasformato nell’Incredibile Hulk stava già aprendo lo sportello per darmele di santa ragione. Di questi tempi capita, a Sossu come altrove.

E poi, cos’altro ho fatto? Ah si, ancora un po’ di campagna; un pochetto di scrittura; qualche spezzone di film del marchese Antonio  ecc ecc, e una volta mi sembra, non ricordo il giorno esatto, anche al mare sono andato, dove addirittura il bagnetto mi son fatto. Non ci credete?

Ecco la prova

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Oggi, vigilia del rientro al lavoro, una cosa particolare l’ho però fatta. E quale, potrebbe chiedersi qualche curiosone. Stamattina presto sono andato, indovinate un po’, a Sassari. “Come a Sassari, ma se ci vai ogni giorno…….” Si, è vero, ma una cosa è andarci per stare tutta la pocosanta mattina davanti al pc e con l’aria condizionata che ti gelano entrambi il corpo e l’anima, un’altra cosa è andarci così, semplicemente per prenderti il caffettino e la brioscina nel baretto più malfamato e più pinghinoso del centro storico sassarese. Vuoi mettere?

Partenza poco prima delle sette. Traffico ancora scarso, finestrini aperti per goderti l’arietta ancora fresca e rattristarti  leggermente per le notizie internazionali si radio Tre. Parcheggio senza problemi e gratuito davanti al Mercato Civico, già brulicante di venditori ma ancora di clienti neppure l’ombra. Inoltratomi nelle viuzze, il canto dell’operatore ecologico mi provoca subito il buon umore: “ E zia Cristina, zia Cristina – lu malighinzu che abìa i ra ischina…..”. Noto che colui che una volta veniva chiamato “spazzino” si accorge del mio sorriso, e questo la gratifica e lo incoraggia a convincersi che il suo lavoro è utilissimo e molto più dignitoso di molti altri svolti con la cravatta ben stretta in piena estate.

Come già detto, tra il bar di lusso e il baretto all’angolo, scelgo quest’ultimo per la mia doverosa colazione. Il baffuto barista cerca di essere sorridente, ma lo sforzo che fa non è evidentemente sufficiente. Rimedio io, augurandogli buona giornata e un buon “spaccio”. Camminando camminando, vedo la chiesa del Carmelo e mi ci butto dentro, attratto da una misteriosa forza…spirituale. Il gruppetto rosariante è già all’opera ”Avemariapienadigrazia…… madredidiopreeegapernoi…..”.  I due cori alternati sono perfetti: una vecchia signora che inizia, altre tre che rispondono con tonalità dispari. Il fresco e la penombra del luogo sono magnifici. Gli altarini laterali sono un sunto di tutta la religiosità popolare sassarese: un quadro del recente beato padre Zirano, una statua con supplica alla Madonna di Pompei, un quadro di Santa Maria de’ Pazzi (!) conosciuta come Serafina, altri quadri dell’immancabili sante Teresa d’Avila e Teresina del Bambin Gesù, un quadro raffigurante il papa Karol polacco particolarmente stanco e affaticato (evidentemente la foto è stata fatta quando non ne poteva più di trascinarsi dietro un corpo malandato,costretto ad assumere farmaci che inutilmente tentavano di ridargli l’antico brio).In ultimo m’imbatto in questa per me sconosciuta Santa Zita, patrona nientemeno delle domestiche, della casalinghe e delle badanti. Lo so, manca una “t”, ma se è vero come è vero che il nome traccia il destino delle persone, sarebbe opportuno che molte mogli,mamme, suocere e colleghe conoscessero la loro patrona e ne seguissero l’esempio. Se non a questo , a cos’altro servirebbero i Santi protettori?

Scendendo scendendo, mi fermo un’attimino ad ammirare una vetrinetta con bellissimo pane ricamato col cartello che indica “prodotti non in vendita”. E’ giusto, sarebbe un peccato che certe opere d’arte finissero nello stomaco, per essere assalite dai succhi gastrici e trasformate in ciò che sappiamo. Fatto qualche decina di metri, eccolo lì il bellissimo spazio ricavato sopra il nuovo Mercato. Sedie ben sistemate, bottiglie vuote di birra sparse qua e là, un palco con la scritta indicante la manifestazione culturale che in questi giorni vi si svolge, qualche pannello con foto e scritte molto azzeccate e che inducono alla riflessione….. Vedo un addetto al controllo con tanto di cartellino ben appuntato sul petto che mi guarda con sospetto, magari chiedendosi chi sarà mai costui che di mattina presto, con ciabatte e pantaloni corti che lasciano in bella vista due gambette  di pelo sprovviste. Un mio cordiale saluto lo rassicura.

Prima di riprendere l’auto, mi affaccio al cancellone chiuso che impedisce l’accesso a quella fontana di Ruseddhu laggiù. Un brincu ce l’avrei fatto volentieri, ma evidentemente nelle ore fresche mattutine cìò non è umanamente possibile. Per i gatti l’accesso è sempre libero giorno e notte, mentre per i cani non lo è mai, come indica chiaramente il divieto,e questo mi fa’ sentire superiore nei loro confronti. Dato che son lì, entro nella vecchia chiesetta attigua. Anche qui la penombra e il fresco agevolano il rilassamento e la riflessione. Pensando si tratti della chiesa gestita dai “Servi di Maria”, ordine religioso di cui faceva parte il caro e compianto David Maria Turoldo, mi affaccio alla sacrestia per averne conferma. Il prete dall’età indefinibile, apparentemente malandato e sicuramente mezzo accecato, intento nella recita del breviario, mi dice che quello che cerco io è più in là, vicino all’ex hotel Turritana da quel dì abbandonato e ridotto ad un rudere.

Se mi avvicino – penso –  data l’ora vi posso trovare ancora qualche parcheggio libero”. Detto fatto.E infatti l’unico parcheggio me lo pappo me. Entrato, vi trovo il custode, certo Mario Dau. Mi dice che dei “Servi di Maria” è rimasta solo la confraternita, di cui lui fa parte. La comunità religiosa è nientemeno dal lontano 1932 che ha tolto le tende, rimpiazzate in seguito dall’ordine dei francescani conventuali e attualmente officiata da un prete diocesano, che ogni tanto vi celebra la Messa, pardon la “Cena del Signore”. Oia, quanto sono ignorante! E qualcuno pensa addirittura che ne sò umbè, perchè scrivo, scrivo e ancora scrivo. Non si capisce invece che lo scrivere per me è uno stimolo ed un impegno per superare l’estesa e profonda ignuranzia.

Boh, a questo punto è bene che rientri in paese.

Arrivato a Sossu e immessomi nella via Marte, mi ricordo che oggi, venerdì, è giorno di mercato. E infatti, vengo subito bloccato da un’auto ferma, il cui conducente dal suo posto di guida stà aiutando un’anziana signora che, facendo manovra in retromarcia con la sua pandetta vecchio modello, cerca disperatamente di parcheggiare in quei 5 o sei metri di spazio libero. O almeno, vorrebbe aiutarla (forse), non rendendosi conto che così facendo non fa’ altro che impappinarla ulteriormente. Pazientato per qualche minuto tambureggiando sullo sterzo con le dita, spengo il motore, tiro il freno a mano, scendo giù dall’auto e vado per aiutare l’anziana autista in evidente difficoltà. “Santa Madonna Santissima….venga, venga ancora un po’ ” – “echenonsoseceraspazio”, mi dice un tantino impacciata. “Ecco, adesso vada avanti leggermente…così va bene” –  “Grazie mi…” . “Non c’è di che, e beata lei che è arrivata alla sua età così efficiente. Buongiorno” – “Buongiorno a te, ghiddhu gio’….” Effettivamente , in confronto a lei sono un giovanissimo di appena …..ant’anni.

 

I libri in comodato d’uso di Francesca e i bambini di Palmadula che giocano da soli in piazza

I libri in comodato d’uso di Francesca…..

 

Comunque avete rotto il cazzo con la storia che “gli italiani c’hanno bisogno prima, gli zinghiri ricchi tutto pagato”. La mia famiglia è più povera della maggior parte di quelle dei miei contatti. Niente di eclatante, una povertà normale e gestibile. Cioè, i miei genitori non me l’hanno mai fatta vivere come una condanna, una tragedia, oh mio dio pietà. Una famiglia umile.Che negli ultimi anni sudando l’anima è riuscita persino a costruirsi delle cosine carine.Comunque conosco a memoria la tiritera: domanda per la casa popolare, esenzione dal ticket, “mamma guarda che ho beccato l’annuncio di un’assistenza per un allettato, un’ora il pomeriggio. Ti interessa?”, linea 2 e linea 3, domanda regionale per il rimborso dell’affitto, corsi OSS offerti dalla regione, ma a Sassari? e la benzina chi se la può permettere?, ancora graduatoria per la case popolari, fila dai sociali, mamma d’estate che fa le scale per 2,50 € a inquilino nei palazzi residenziali, il padrone di casa che ti fa l’aumento a fantasia che tanto lo sa che i soldi per il trasloco non li hai, ogni anno si deve scegliere se lavorare la Vigilia di Natale o a Capodanno, che tutte e due raramente ce le possiamo permettere.”Asco’ ma quella casa è occupabile?” La parola “usucapione” a casa mia suona più celestiale e irraggiungibile di tutte. Ed è una delle prime parole dei grandi che ho imparato, molto prima di aoristo.L’assegno di disoccupazione a casa nostra è un lusso, che il lavoro te lo assicurano sempre il giusto per non pagartelo. Ma la graduatoria delle case popolari è uscita?La macchina è di quinta mano e i libri li avevo in comodato per tutto il liceo.

Tutto questo preambolo per dire che: sì, sono un’italiana che vive da secoli al di sotto della soglia di povertà e no, i migranti non mi stanno togliendo il pane di bocca, le popolazioni rom e sinti non hanno più diritti di me. Non sono arrabbiata con i rifugiati né penso che le difficoltà della mia famiglia siano lontanamente paragonabili alle loro.èoppolSiete voi che siete razzisti, credete ad ogni minchiata sparata dal primo Salvini di turno, siete di un’ignoranza e di una cecità crassa e per favore smettete di usare la povertà altrui per spargere odio mentre progettate le vacanze, STRONZI.(Francesca Iacono)
Roma: centinaia di migranti accampati alla stazione Tiburtina

…. e i bambini di Palmadula che giocano da soli in piazza

di Piero Murineddu

Se avete letto La Nuova di oggi, e non solo sbirciato distrattamente i titoli e puntato direttamente alla pagina dei morti, l’articolo a pag 20 riprende la vicenda dell’accoltellamento avvenuto all’interno del Centro per l’Accoglienza profughi di Palmadula, ad una quarantina di chilometri da Sassari, dove si narra del giovane musicista del Gambia indagato, il quale non è un delinquente incallito ma rischia ugualmente il forzato rimpatrio che, a quanto pare, sarebbe peggio di una condanna della giustizia italiana, con l’eventuale periodo d’internamento a spese dei contribuenti. Aspettiamo le decisioni del nuovo Prefetto sassarese Pietro Giardina. Il fatto l’abbiamo appreso ieri, venendo a sapere anche che nella casa vi sono ospitati un numero di persone che è il doppio della sua capienza. Immaginiamoci la tensione giornaliera che vi può essere dovendo vivere così a stretto contatto e ancora traumatizzati per il modo in cui sono arrivati tra noi.

 A fianco della notizia, sempre ieri, vi era quell’altra riguardo alle migliaia di “mi piace” e di condivisioni di un post di una giovane di Alghero, studentessa in Psicologia nell’ateneo di Padova. Inizialmente, la cosa mi attira perchè anche il mio figliolo quasi venticinquenne sta’ studiando le dinamiche del pensare umano proprio lì, nel progredito veneto dove i messaggi inneggianti alla “guerra santa” in difesa dei sacri valori occidentali e di un’ortodossia cattolica (che di cristiano è rimasto ben poco), trovano particolare attecchimento. Tralasciando le considerazioni abbastanza condivisibili dell’articolista – a parte quel finale “per il web è nata un’eroina” che poteva benissimo risparmiarsi, in quanto la nostra società più che di eroi ha bisogno di persone “ordinarie” che siano pienamente consapevoli del loro essere cittadini sovrani – vado alla fonte, ed è proprio l’intero “post” che all’inizio vi ho riportato, a cui non ho cambiato una sola virgola.

Sicuramente la giovane Francesca dev’essere una tipetta molto tosta, di quelle che ad un matusa come me, non dispiacerebbe avere come nuora, pro tempore o meno, date le coincidenze di età e di studi col proprio figliolone (scherzo, Bea. Sono felicissimo dell’amore che stai scambiando col mio caro Giùùùse).

Avete rotto il c…. con la storia che “gli italiani c’hanno bisogno prima, gli zinghiri ricchi tutto pagato”.

Non tutti sanno che in stretto algherese vengono chiamati “zinghiri” quei popoli ex nomadi provenienti originariamente dall’India, impropriamente considerati in massa slavi, amanti della musica, della vita comunitaria e della famiglia numerosa, spesso spinti ai margini della vita collettiva, fatti generalmente oggetto d’innumerevoli pregiudizi e, sopratutto……. “se uno ruba, senza dubbio alcuno sono tutti ladri immatricolati e incorregibili”. Costoro sono per l’appunto “zinghiri”, generalmente abbronzati e ricoperti da vestiti con colori sgargianti.

Bellissima la provenienza “proletaria” della giovane e spontanea studentessa: “La macchina è di quinta mano e i libri li avevo in comodato per tutto il liceo”. Cioè, una ragazza tollerante e comprensiva non perchè ha imparato dai libri ad esserlo, ma perchè le privazioni e la fatica di tirare avanti le ha vissute in prima persona. Ci pensate? Ma ci pensate veramente? Non una signorinetta “sessantottina” che in piazza lotta per la rivoluzione proletaria vestita con l’eskimo e fumazzante il “cannone”, mentre nel privato la propria famiglia possiede quattro auto con garage, un cospicuone conto in banca, la villa al mare con piscina, le settimane bianche natalizie o i mari tropicali in pieno inverno, servizio a tavola col cameriere in livrea, l’amico fighetto con la erremoscia ecc ecc….Datemi retta, tra i tanti sinceramente intenzionati a dare un taglio con le ipocrisie del passato, c’erano anche costoro nella sempre più lontana “rivoluzione”. No, niente di tutto questo stomachevole (mmmmhhhh…!) extralusso, ma una ragazzotta che ha studiato con libri avuti in comodato d’uso.

Allora, fermiamoci un attimo e guardiamoci negli occhi: è più credibile e onorabile lei, oppure i vari Salvini e compagnia scorreggiante e ruttante che sono una vita ingozzandosi ed ingrassandosi da una politica che non promuove il bene di nessun altro al di fuori di se stessi e dei propri sodali?

Ditemelo, ditemelo voi. Anzi, non ditemi niente, e smettiamola di farci meschini portavoce di questa gentaglia con la voce rauca, il cravattone storto, il bottone centrale della camicia saltato via, e col c…. miseramente sempre afflosciato, poiché l’ipotalamo è stato intaccato dall’odio che spargono tutt’intorno e che ha bacato il loro cervello, i loro sentimenti e il loro giudizio sulla propria vita e su quella circostante.

Per tornare all’episodio di Palmadula, che pena quel consigliere locale che, “pur non facendo mancare la solidarietà a questi ragazzi (fuggitivi da guerre e da vessazioni di ogni tipo ndr), rileva l’ansia dei residenti, “che non vogliono rinunciare alla qualità della vita tipica di questa zona, dove la gente lascia la porta aperta, le chiavi nell’auto, e ……dove i bambini giocano da soli in piazza”. Lo ammetto, non so se è più miserabile il consigliere o l’autore dell’articolo.

 

Un abbraccio a Francesca, la mia mancata “nuora”.

Lor formicone vigliaccone si son pappate il mio fico

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di Piero Murineddu

La prima tranche delle sempre poche ferie estive stanno per concludersi. La mattina presto, non vi dico la goduria di prendere l’automobiri ed avviarmi verso la mia campagnetta a far praticamente niente, invece di aspettare la corriera che mi porti a Sassari per i lavoro. Si, innaffio, mi preparo il caffè, lancio un tozzo di pane a quella gatta selvatica con prole appresso che ancora non si fida ad avvicinarsi, suonicchio la chitarrina, leggo e di nuovo innaffio. Qualcuno mi chiede: e cosa fai in campagna? I cazzacci miei faccio in campagna. Chi l’ha detto che in campagna si va pa’ tribburà, curare l’orticello o che so io? In campagna io vado semplicemente per vivere la mia libertà di andarci.Punto

E guardo la lunga fila di formiche che vanno e che vengono senza pausa. A volte devo fare parecchi passi per  vedere da dove escono e dove portano tutte quelle minuscole derratine alimentari per il lungo e freddo inverno. Nel tronco di fico se la stanno passeggiando anche quelle leggermente più sviluppate. Anzi, grosse proprio. L’altro giorno mi arrampico per prendere e papparmi quell’ultimo grosso fico nero lassù. E non me li ci ritrovo dentro che stanno bellamente e tranquillamente banchettando, lor formicone! Eh no, questo non me lo dovevate proprio fare. Eccome, io vi permetto di stare, di liberamente orgiare e riprodurvi in tutti quei tunnel  sotterranei nel mio, dico mio terreno,  e voi vi pappazzate l’ultimo fico della prima maturazione? Va be’, ci sarà la seconda di maturazione, nella seconda metà di agosto, ma quello era il mio fico, quello che il giorno prima avevo lasciato perchè non avevo voglia di arrampicarmi, pensando che l’indomani con quell’unico e grosso fico avrei fatto colazione. Gnam, e dentro in un boccone. E voi che fate? Vi arrampicate e allegramente e silenziosamente ve  lo magnazzate. Perchè, perchè mi avete fatto questo?! Maledette  siate, voi e la vostra discendenza, almeno per sei o sette generazioni. Cioè, neanche in campagna mia posso stare tranquillo e fidarmi, che intanto quell’unico fico rimasto me l’avrei senza impedimento alcuno stracagnuzzato io? E adesso che devo fare? Sterminarvi non posso, che tra l’altro sarebbe cosa alquanto impegnativa, capirvi  e perdonarvi nemmeno ( era l’ultimo fico….era). Che faccio? Ma non potevate rinunciarvi e aspettare la seconda maturazione che intanto ne verranno fuori a gettiddura? Nooooo, il fico che doveva servire per la mia colazione si son fatti fuori, allegramente e silenziosamente. E poi, mi chiedo, come caspita fate a far le cose in allegria e nello stesso momento stare ostinatamente in silenzio? Boh! Mi che siete strane miiiii……

Comunque, ditemi voi cosa vi devo fare perchè io non lo so proprio….cosa vi devo fare.

La tragedia sfiorata a Platamona e quel potere che non logora

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di Piero Murineddu

No, nessunissima ironia quest’oggi, e tanto meno voglia di scherzare. Ieri sera avevo già appreso la notizia, e questa mattina, scorrendo le prime pagine del giornale, ho avuto conferma delle condizioni penose in cui siamo messi.

Alle 13,30, nella spiaggia di Platamona, tradizionalmente in comproprietà  tra il comune di Sorso e di Sassari, mentre un gruppo di adolescenti è intento a divorare il panino che si son portati dietro, il muro di contenimento della “Rotonda” cade loro addosso, in modo inaspettato e disastroso.

Ancor prima dell’arrivo dei soccorsi, senza indugio alcuno, gli altri spiaggianti si danno da fare per liberare i poveri ragazzi dai massi e detriti. Gli ambulanti senegalesi che solitamente si trovano lì per tentare di vendere i loro improbabili prodotti di marca, sono i primi ad intervenire.

Man mano, chiamati da decine di telefonini, arrivano vigili del fuoco, polizia, carabinieri, ambulanze, elicottero…..

Un muro costruito una sessantina d’anni fa, quando Platamona stava nascendo, per poi, progressivamente e stupidamente da parte di chi doveva tenerla in vita, esser lasciata ad una lenta ed inesorabile agonia.

“Ora chi è libero di speculare su questa vicenda è libero di farlo” dice il sindaco di Sassari.

Ebbene, io sono tra i primi che vogliono “specularci”.

Il giornale locale indica in un giovane senegalese l’eroe del giorno. Fa presto il giornale a spettacolarizzare le vicende e a trovare l’eroe di turno, come quell’altro che qualche giorno fa ha salvato e adottato un gabbiano, argomento che ha occupato buona parte di una pagina per ben due giorni.

Nessun eroe, per la miseria zozza! Il giovanotto senegalese ha fatto semplicemente ciò che avrebbe fatto qualsiasi essere umano davanti all’improvvisa necessità di dare una mano, a meno che non si è bloccati dalla paura, da una buona dose di vigliaccheria e forse da  una cronica indifferenza per il destino del nostro prossimo.

Non parliamo di eroi, per carità.

Anzi, no. Un attimino. Forse qualche eroe c’è stato. Potrebbero essere quei poveri ragazzini finiti sotto le macerie, che grazie a Dio (ma non ai politici!) hanno riportato solo ferite, a parte uno o due che versano in condizioni preoccupanti. Un eroismo non per loro scelta. E quale sarebbe questo eroismo? Se le loro ferite, il loro spavento e le loro sofferenza di questi giorni servissero a suonare la sveglia a degli amministratori incapaci di curare in modo adeguato la Cosa Pubblica, Luca, Claudio e gli altri  sarebbero a pieno titolo degli eroi.

Secondo i nostri cari leader la tragedia sfiorata è solo colpa della Fatalità:

” Ho cercato di spiegare loro che è stata una fatalità, e mi sono sembrati d’accordo. Anche i loro genitori non erano adirati per l’accaduto” (Nicola Sanna, sindaco di Sassari)

“Sono convinto che si è trattato di un’imprevedibile fatalità (….) Il problema dell’erosione riguarda chilometri e chilometri di litoranea, particolarmente tra Porchile e Marritza, ma i fondi a disposizione sono molto limitati” (Giuseppe Morghen, sindaco di Sorso)

A proposito di questa seconda dichiarazione,  la progressiva erosione della costa non ha impedito ad un locale politico, proprio a Marritza e a pochi metri dalla battigia, di sostituire di sana pianta una vecchia e carina villetta con una sorta di bunker super attrezzato.

due goccie d'acqua - Copia

Nessuna speculazione, ci mancherebbe. Gli “speculatori”, come su detto dal Nicola sindaco, sono coloro che dissentono dalle dichiarazioni ufficiali per tranquillizzare i cittadini.

Mentre stamattina montavo un ventilatore comprato dal negozio di cinesi qui vicino, ho riascoltato una vecchia canzone antimilitarista di Daniele Silvestri. Lo so, la guerra non c’entra niente con questo triste episodio capitato ieri. Ma, chissà perchè, mi ci ha fatto collegare, specialmente per quel finale“…….per questo piglia più di ciò che da e non sbaglierà,ma se sbaglia un altro pagherà, e il potere non lo logora,il potere non lo logora….” 

Il punto, per noi drammatico, è questo:

“Il potere non lo logora”

Faccio così, io vi riporto il testo ed anche il video. Poi, se volete, fateli voi eventuali collegamenti.

Il mio nemico

(Daniele Silvestri)

Finché sei in tempo tira

e non sbagliare mira

probabilmente il bersaglio che vedi

è solo l’abbaglio di chi da dietro spera

che tu ci provi ancora

perché poi gira e rigira gli serve solo una scusa

la fregatura è che c’è sempre un altro che paga

e c’è qualcuno che indaga per estirpare la piaga

però chissà come mai qualsiasi cosa accada

nel palazzo lontano nessuno fa una piega

serve una testa che cada e poi chissenefrega

la prima testa di cazzo trovata per strada

serve una testa che cada e poi chissenefrega

la prima testa di cazzo trovata per strada

se vuoi tirare tira

ma non sbagliare mira

probabilmente il bersaglio che vedi

è solo l’abbaglio di chi da dietro giura

che ha la coscienza pura

ma sotto quella vernice ci sono squallide mura

la dittatura c’è ma non si sa dove sta

non si vede da qua, non si vede da qua

la dittatura c’è ma non si sa dove sta

non si vede da qua, non si vede da qua

il mio nemico non ha divisa

ama le armi ma non le usa

nella fondina tiene le carte visa

e quando uccide non chiede scusa(x2)

e se non hai morale

e se non hai passione

se nessun dubbio ti assale

perché la sola ragione che ti interessa avere

è una ragione sociale

ma soprattutto se hai qualche dannata guerra da fare

non farla nel mio nome

non farla nel mio nome

che non hai mai domandato la mia autorizzazione

se ti difenderai non farlo nel mio nome

che non hai mai domandato la mia opinione

finché sei in tempo tira

e non sbagliare mira

(sparagli piero sparagli ora)

finché sei in tempo tira

e non sbagliare mira

(sparagli piero sparagli ora)

il mio nemico non ha divisa

ama le armi ma non le usa

nella fondina tiene le carte visa

e quando uccide non chiede scusa(x2)

il mio nemico non ha nome

non ha nemmeno religione

e il potere non lo logora

il potere non lo logora

il mio nemico mi somiglia è come me

lui ama la famiglia

e per questo piglia più di ciò che da

e non sbaglierà

ma se sbaglia un altro pagherà

e il potere non lo logora

il potere non lo logora

https://youtu.be/BjE5JEOeeuQ

Oia, che caldo quel giorno…….

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di Piero Murineddu

 

Un caldo che non vi dico quel giorno. Lo so, ormai alle alte temperature ci stiamo abituando,ma quel giorno…. Non pensavo proprio di dover affrontare quel lungo viaggio, e per me “lungo” è quando si superano, poniamo, una cinquantina di chilometri. Magari per voi non sono niente, ma per me….. Probabilmente è anche perchè la decisione è stata presa all’ultimo momento. Non era una cosa programmata, per cui il cervello non ha avuto il tempo di abituarsi.

Oia che caldo! Certo, l’aria condizionata nell’auto, il provvidenziale spruzzino a portata di mano che se ancora non ci avete pensato peggio per voi. Tuttavia, che caldo quel giorno! E non erano mica solo  cinquanta i chilometri. Cinquanta?! Ma gosa! Altro che cinquanta. Adesso non so quanti, ma sono stati molto, ma molto di più. Che volete, non ho più voglia di stare lì a guidare ore ed ore. Anzi, pensandoci, non è che mi sia mai piaciuto. Guidando qualcun altro magari si. Ma neanche. E poi la benzina. Quanto costa quella maledetta benzina, sopratutto se i soldi escono dalle tue tasche. E  devi pure correre, maledizione. Non è che sulla superstrada puoi andare, che so, a novantasei chilometri orari. Novantasei?! Ma gosa! Almeno quei centoventi, centoventisei chilometri li devi tenere, altrimenti arrivi domani mattina….arrivi.

Ma quanto consuma andando veloce! L’aria condizionata, la musica, il paesaggio….. Ma che caldo, però, e sopratutto…..quanto si consuma in fretta quella maledetta benzina! E poi, decisi a partire all’ultimo momento, non è che il cervello abbia avuto il tempo di abituarsi. No, è stato preso alla sprovvista….povero cervello. Gavoi. E dove caspita  è questo Gavoi! Ah, ecco, dopo Orani, Sarule e prima di Fonni. No, a Mamoiada non ci si arriva. Più o meno al centro della Sardegna, insomma. Già sono cinquanta chilometri già! Cinquanta?! Ma gosa! Umbè di più sono! E quella benzina….quanto costa quella maledetta benzina, specialmente se rifornisci dalle tue tasche!

E poi il caldo. Oia quanto caldo quel giorno. “Cosa dici, andiamo a sentirlo Guccini……” – “Mah…. quasi quasi….“. Non è  più giovanissimo Guccini, e poi non è ogni giorno che viene dalle nostre  parti. Nostre parti…nostre parti…Non è che sia proprio dalle nostre parti, ma per lui uno sforzo si può anche fare. ” E cosa ci portiamo da mangiare….” –  ” èèèhhh…dui banini imbuttiddi, un mironi, dui chiri di bessiggu, tre cuggùmmari, un poggu di bruna, la bìrra analcolica….magarri in ghiddà zi cumparemmu puru lu geratu….” – ” Eia, ma che non manchi il sale, però…” – ” Gia sei una dì con questo sale…. Ma gumenti di ru debu dì che non fa bene alla pressione…e poi gli alimenti sono salati di per se….. E questa volta facciamo il pieno di benzina, parò….non possiamo mettere quei miseri 10 euro come facciamo sempre……”

Oia, la benzina. Quanto costa quella stramaledetta benzina! Ma quando mai non le possono inventare le macchine che vanno, che so…..ecco…..ad aria, per esempio…oppure ad acqua marina, oppure….. a marasosthi chi li vària in cabbu…li vària…..”

E dabboi il caldo di quel giorno….. Lo so, l’aria condizionata, lo spruzzino, la coscia fresca della moglie….. Ma  Guccini è Guccini. Uno sforzo si può anche fare per lGuccini….

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No, non è che doveva cantare quel 5 luglio scorso. A mezzogiorno poi…. Parlare doveva. Ricordi d’infanzia, mi pare. Insieme ad un altro che neanche mi ricordo chi era. Ma il Francescone era lì, bello grosso, leggermente ricurvo e con la sua solita barba bianca. Aveva anche i blujeans lunghi aveva. Mamma mia, con quel caldo! Come avrà fatto a sopportare i bluejeans col caldo di quel giorno…….

 

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