In coda alle ferie, colazione mattutina a Sassari vèccia

 

di Piero Murineddu

Nei giorni scorsi, ieri mi sembra, vi ho preannunciato la triste ed imminente fine delle mie prime ferie estive, Si, è proprio ieri, ora ricordo. Il fatto è che il tempo mi sta’ scorrendo via talmente in fretta, che ne stò perdendo la cognizione.

Qualcuno potrebbe chiedersi cosa mai avrà fatto mai una persona dinamica e attiva come Piero durante le sue ferie. Comunque, anche se nessuno se lo chiede, io lo dico ugualmente. No, niente di particolare: un po’ di campagna; qualche cena frettolosa con la pasta avanzata da pranzo; diversi lavaggi a mano di stoviglie (una delle mie principali e piacevoli occupazioni. Altro che lavastoviglie è!):un po’ di scrittura; un pochetto di lettura, un pochettino di riflessione (guai se non ci fosse); ancora un pochettinino di campagna; una potatina a quelle rose sfiorite sempre rachitiche; un finto calcio al gatto per scoraggiarlo dallo distendersi sul divano degli umani; qualche spezzone di film dell’intramontabile  marchese Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Commeno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio, e se preferite più semplicemente Antonio De curtis o  de Napoli; una mancata sussa da un giovane energumeno posteggiato sul marciapiede della locale Banca Intesa San Paolo, a Sorso, perchè mi son permesso di dirgli che lì il suo (barroso) Suv non poteva posteggiarlo, in quanto impedisce la visuale a chi scende da via Donizetti. Ho cercato di dirglielo con tutta la cordialità che mi è possibile, ma niente: lui col volto trasformato nell’Incredibile Hulk stava già aprendo lo sportello per darmele di santa ragione. Di questi tempi capita, a Sossu come altrove.

E poi, cos’altro ho fatto? Ah si, ancora un po’ di campagna; un pochetto di scrittura; qualche spezzone di film del marchese Antonio  ecc ecc, e una volta mi sembra, non ricordo il giorno esatto, anche al mare sono andato, dove addirittura il bagnetto mi son fatto. Non ci credete?

Ecco la prova

mare

 

Oggi, vigilia del rientro al lavoro, una cosa particolare l’ho però fatta. E quale, potrebbe chiedersi qualche curiosone. Stamattina presto sono andato, indovinate un po’, a Sassari. “Come a Sassari, ma se ci vai ogni giorno…….” Si, è vero, ma una cosa è andarci per stare tutta la pocosanta mattina davanti al pc e con l’aria condizionata che ti gelano entrambi il corpo e l’anima, un’altra cosa è andarci così, semplicemente per prenderti il caffettino e la brioscina nel baretto più malfamato e più pinghinoso del centro storico sassarese. Vuoi mettere?

Partenza poco prima delle sette. Traffico ancora scarso, finestrini aperti per goderti l’arietta ancora fresca e rattristarti  leggermente per le notizie internazionali si radio Tre. Parcheggio senza problemi e gratuito davanti al Mercato Civico, già brulicante di venditori ma ancora di clienti neppure l’ombra. Inoltratomi nelle viuzze, il canto dell’operatore ecologico mi provoca subito il buon umore: “ E zia Cristina, zia Cristina – lu malighinzu che abìa i ra ischina…..”. Noto che colui che una volta veniva chiamato “spazzino” si accorge del mio sorriso, e questo la gratifica e lo incoraggia a convincersi che il suo lavoro è utilissimo e molto più dignitoso di molti altri svolti con la cravatta ben stretta in piena estate.

Come già detto, tra il bar di lusso e il baretto all’angolo, scelgo quest’ultimo per la mia doverosa colazione. Il baffuto barista cerca di essere sorridente, ma lo sforzo che fa non è evidentemente sufficiente. Rimedio io, augurandogli buona giornata e un buon “spaccio”. Camminando camminando, vedo la chiesa del Carmelo e mi ci butto dentro, attratto da una misteriosa forza…spirituale. Il gruppetto rosariante è già all’opera ”Avemariapienadigrazia…… madredidiopreeegapernoi…..”.  I due cori alternati sono perfetti: una vecchia signora che inizia, altre tre che rispondono con tonalità dispari. Il fresco e la penombra del luogo sono magnifici. Gli altarini laterali sono un sunto di tutta la religiosità popolare sassarese: un quadro del recente beato padre Zirano, una statua con supplica alla Madonna di Pompei, un quadro di Santa Maria de’ Pazzi (!) conosciuta come Serafina, altri quadri dell’immancabili sante Teresa d’Avila e Teresina del Bambin Gesù, un quadro raffigurante il papa Karol polacco particolarmente stanco e affaticato (evidentemente la foto è stata fatta quando non ne poteva più di trascinarsi dietro un corpo malandato,costretto ad assumere farmaci che inutilmente tentavano di ridargli l’antico brio).In ultimo m’imbatto in questa per me sconosciuta Santa Zita, patrona nientemeno delle domestiche, della casalinghe e delle badanti. Lo so, manca una “t”, ma se è vero come è vero che il nome traccia il destino delle persone, sarebbe opportuno che molte mogli,mamme, suocere e colleghe conoscessero la loro patrona e ne seguissero l’esempio. Se non a questo , a cos’altro servirebbero i Santi protettori?

Scendendo scendendo, mi fermo un’attimino ad ammirare una vetrinetta con bellissimo pane ricamato col cartello che indica “prodotti non in vendita”. E’ giusto, sarebbe un peccato che certe opere d’arte finissero nello stomaco, per essere assalite dai succhi gastrici e trasformate in ciò che sappiamo. Fatto qualche decina di metri, eccolo lì il bellissimo spazio ricavato sopra il nuovo Mercato. Sedie ben sistemate, bottiglie vuote di birra sparse qua e là, un palco con la scritta indicante la manifestazione culturale che in questi giorni vi si svolge, qualche pannello con foto e scritte molto azzeccate e che inducono alla riflessione….. Vedo un addetto al controllo con tanto di cartellino ben appuntato sul petto che mi guarda con sospetto, magari chiedendosi chi sarà mai costui che di mattina presto, con ciabatte e pantaloni corti che lasciano in bella vista due gambette  di pelo sprovviste. Un mio cordiale saluto lo rassicura.

Prima di riprendere l’auto, mi affaccio al cancellone chiuso che impedisce l’accesso a quella fontana di Ruseddhu laggiù. Un brincu ce l’avrei fatto volentieri, ma evidentemente nelle ore fresche mattutine cìò non è umanamente possibile. Per i gatti l’accesso è sempre libero giorno e notte, mentre per i cani non lo è mai, come indica chiaramente il divieto,e questo mi fa’ sentire superiore nei loro confronti. Dato che son lì, entro nella vecchia chiesetta attigua. Anche qui la penombra e il fresco agevolano il rilassamento e la riflessione. Pensando si tratti della chiesa gestita dai “Servi di Maria”, ordine religioso di cui faceva parte il caro e compianto David Maria Turoldo, mi affaccio alla sacrestia per averne conferma. Il prete dall’età indefinibile, apparentemente malandato e sicuramente mezzo accecato, intento nella recita del breviario, mi dice che quello che cerco io è più in là, vicino all’ex hotel Turritana da quel dì abbandonato e ridotto ad un rudere.

Se mi avvicino – penso –  data l’ora vi posso trovare ancora qualche parcheggio libero”. Detto fatto.E infatti l’unico parcheggio me lo pappo me. Entrato, vi trovo il custode, certo Mario Dau. Mi dice che dei “Servi di Maria” è rimasta solo la confraternita, di cui lui fa parte. La comunità religiosa è nientemeno dal lontano 1932 che ha tolto le tende, rimpiazzate in seguito dall’ordine dei francescani conventuali e attualmente officiata da un prete diocesano, che ogni tanto vi celebra la Messa, pardon la “Cena del Signore”. Oia, quanto sono ignorante! E qualcuno pensa addirittura che ne sò umbè, perchè scrivo, scrivo e ancora scrivo. Non si capisce invece che lo scrivere per me è uno stimolo ed un impegno per superare l’estesa e profonda ignuranzia.

Boh, a questo punto è bene che rientri in paese.

Arrivato a Sossu e immessomi nella via Marte, mi ricordo che oggi, venerdì, è giorno di mercato. E infatti, vengo subito bloccato da un’auto ferma, il cui conducente dal suo posto di guida stà aiutando un’anziana signora che, facendo manovra in retromarcia con la sua pandetta vecchio modello, cerca disperatamente di parcheggiare in quei 5 o sei metri di spazio libero. O almeno, vorrebbe aiutarla (forse), non rendendosi conto che così facendo non fa’ altro che impappinarla ulteriormente. Pazientato per qualche minuto tambureggiando sullo sterzo con le dita, spengo il motore, tiro il freno a mano, scendo giù dall’auto e vado per aiutare l’anziana autista in evidente difficoltà. “Santa Madonna Santissima….venga, venga ancora un po’ ” – “echenonsoseceraspazio”, mi dice un tantino impacciata. “Ecco, adesso vada avanti leggermente…così va bene” –  “Grazie mi…” . “Non c’è di che, e beata lei che è arrivata alla sua età così efficiente. Buongiorno” – “Buongiorno a te, ghiddhu gio’….” Effettivamente , in confronto a lei sono un giovanissimo di appena …..ant’anni.

 

In coda alle ferie, colazione mattutina a Sassari vècciaultima modifica: 2015-07-24T12:14:49+02:00da piero-murineddu
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