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Ottima iniziativa presso la biblioteca comunale di Sorso

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(P.Muri.)

Allora, ormai manca qualche giorno, e tempo per aderire c’è ancora. Parlo dell’ottima iniziativa di costituire un gruppo di lettura, già sperimentata e proposta qui a Sorso dalla giovane nostra concittadina Alessandra Fois, all’interno della Biblioteca Comunale,che finalmente vedo dare segni di presenza viva.

La formula è talmente semplice da essere geniale: insieme si sceglie un libro, lo si legge ciascuno per conto proprio a casa, e quando ci si rivede si mettono in comune passaggi e concetti del libro che hanno colpito.

Nessuno è tenuto a sborsare dinà per procurarsi il volume scelto. Si procurano copie da varie biblioteche e si fanno girare tra gli aderenti all’iniziativa, fino al giorno fissato per la condivisione. Il genere è la narrativa.

Gli incontri vengono moderati a turno da ciascun partecipante. Vengo a sapere che finora hanno aderito una decina di persone circa. In prevalenza donne, dimostrando in questo maggior sensibilità alle attività fatte insieme che non sia il rincorrere un pallone o il darsi cazzotti o arrotondare i muscoloni in una palestra.

Nel primo incontro vi è stata la presenza molto gradita di un solo rappresentante del sesso debole e peloso, ma è possibile che qualcun altro si è aggiunto.

Volentieri avrei partecipato, ma problemi personali non me lo permettono.

Del libro che in vista del prossimo lunedì 12 marzo i componenti del gruppo stanno sfogliando ed annotando ciò che ritengono, nel 1999 il regista Alan Parker ne ha tratto un film.

Una sorta di autobiografia in cui l’autore irlandese narra della sua infanzia vissuta poveramente nel post guerra, nel bel mezzo
dell’eterno conflitto tra cattolici e protestanti che, evidentemente, del Messaggio evangelico avevano capito ben poco.

Se leggi questo post, non esitare a contattare gli operatori della Biblioteca per sapere meglio di che si tratta.

 

In memoria di Lucio

 

di Piero Murineddu

Nato il giorno dopo dell’altro Lucio nazionale. Marzo I943. Mentre il mondo ancora scoppiava nella sua continua ed eterna autodistruzione, con morti e stragi a non finire, i due Lucini, giustamente piangenti e bruttini come lo siamo stati tutti dopo aver affrontato la fatica di lasciare il sicuro e caldo utero di mamma, si apprestavano ad iniziare il proprio cammino terreno, per donare, molti anni dopo, “emozioni” e “profondi mari” a chiunque abbia avuto la fortuna di apprezzare le loro creature musicali, specialmente quando ce li schitarravamo da giovani in piacevole compagnia.

Due paroline per Dalla li ho spesi ieri, sul mio profilo personale FB. Oggi è giusto spenderle per Battisti, scomparso dalle scene pubbliche molto prima del suo decesso, avvenuto nel 1998.

In quest’ultima intervista, del 1979, recuperata su Wikipedia, così ne spiegava i motivi:

Tutto mi spinge verso una totale ridefinizione della mia attività professionale. In breve tempo ho conseguito un successo di pubblico ragguardevole. Per continuare la mia strada ho bisogno di nuove mete artistiche, di nuovi stimoli professionali: devo distruggere l’immagine squallida e consumistica che mi hanno cucito addosso. Non parlerò mai più, perché un artista deve comunicare solo per mezzo del suo lavoro. L’artista non esiste. Esiste la sua arte.”

Drastica come dichiarazione. “L’artista non esiste. Esiste la sua arte”. mmmmmmmmm…..proprio non mi convince. La rispetto, naturalmente, ma condividerla non mi viene proprio. Secondo me prima di tutto c’è l’uomo, con l’insieme d’umanità accumulata giorno dopo giorno, scelta dopo scelta. Nel tempo, certo, di un artista rimangono le sue opere, che contribuiscono a renderne immortale la memoria, ma l’opera esprime sempre, almeno credo, ciò che l’artefice è o è stato. Come uomo o donna. Ma poi, sappiamo che Lucio era uno spirito libero, e di pensarla e di viversela come ha creduto opportuno aveva la piena libertà. Per cui, continuiamo ad ascoltare e a cantare le sue bellissime e indimenticabili canzoni.

Auguri Lucio

 

Il solito inverno lasciato a se stesso

 

di Piero Murineddu

Freddino quest’inizio di primavera, nel senso che, illuso di averti evitato il solito influenzone invernale, rischi ancora di essere pizzicato. Va be’ che ormai stagioni vere e proprie mi sembra che non esistono più, tanto meno quelle di passaggio. Non di rado occorre che, da un giorno all’altro, devi risistemare nell’armadio tutto il gurdaroba e scegliere quello il vestiario, quello ancora valido, per i giorni che si avviano davanti a te.

Ma oramai a questo bizzarro meteo che anche noi abbiamo contribuito a stravolgere, siamo abbastanza abituati, per cui, come per tutto l’altro, anche a questo ci stiamo abituando.

E allora, non te la fai la passeggiatina che il medico ti ha ordin…., pardon, consigliato per cercare di poter stare un po’ meglio di salute? E certo che te la fai! Ti copri per benino, sciarpa e capello ben infilato e ti avvii, ese a piedozza voglia non ne hai, prendi la paziente macchinetta, sempre lì pazientemente in attesa sotto casa, giri la chiave, ingrani la marcia e via.Mete predilette ci sono, inevitabile, ma ogni tanto decidi a fare una capatina lì, in quel posto che eri da molto senza metterci piede.

Questa volta capita quella quella struttura di fronte al camping “Li Nibari”, proprietà comunale ma sempre con difficoltà si riesce a capire  chi attualmente ne cura la gestione. Il pargheggio non a rischio multa (figuriamoci, in questa stagione…) per cui sei invogliato a fermare il trabiccolotto, riavvolgerto bene lo sciarpone che neanche in gennaio, prendere l’amico a quattrozampe e parecchia e calda peluria al guinzaglio, e via,  alla scoperta dello scopribile.

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Ebbè, e tutta quest’acqua stagnante cos’è? Prevedere un piccolo scolo verso il mare era proprio così difficile?

Ma non voglio inziare mettendo in rilievo il solito et immancabile pelo nell’uovo, altrimenti mi rovino la distensiva passeggiatina.

Una cosa è certa. Dopo aver visto la precedente struttura in legno che lì sorgeva completamente carbonizzata, a causa dall’incendio porovocato dai soliti vigliacchie imbecilli ignoti, chiedo nel 2015 e dopo vari tentativi andati a vuoto, il vedere questa bella struttura, sicuramente più sicura e ben sorvegliata, non può che farmi un immenso piacere.

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Ho detto “sorvegliata”, almeno dal vedere il solito dissuasivo cartello, semprechè non sia il solito cartello dissuasivo dell’ “Attenti al cane” e del cane non vi è neanche l’ombra, ne tantomeno se ne sente il minaccioso ringhiare. Tra l’altro la legge vorrebbe che fosse indicato il nominativo o la sociatà cje che effettua la registrazione, ma, com succede spesso, sopra i puntini alcun nome non si legge. I fini sarebbero più che chiari, cioè che delinquenti da strapazzo abbiano libero movimento, ma come ho detto…..

Una nuova struttura, circondata da pareti in vetro,credo antisfondamento, dove all’interno, quando è tempo, si cucinano bipme pietanze , in modo particolare quell’insieme di carni miste cucinate sopra una bella brace, modo d’origine brasiliana- argentina, e il nome del locale lo incìdica chiaramente.

La storia degli attentati incendiari in questo bisatrato litorale è lunghetto, tra i quali nel 2001 il baretto di Melis, nel 2010 nella seconda discesa, nel 2014 la struttura di Platamona, dove tra l’altro il sabato sera gli amanti del liscio, molti sussinchi,  guidavano  la propria donna  ( o si facevano guidare) in splendidi e rilassanti balli di coppia o di gruppo.

Sapete cosa penso io? Pur rimanendo misaramente vigliacconi e puri delinquendi chi fa provoca tali fatti, che oltre distruggere beni altrui , avvelenano anche l’umore e il clima sociale, queste strutture bisognerebbe trovare il modo di “viverle” anche nella stagione invernale, e non lasciarle a sè stesse, anche se metti i cartelli  “bau bau”.

Prendiamo questo che ieri ho visitato esempio. Sae t’inoltri e osservi i particolari, si vede che proprio controllato e curato non lo è per niente. Date un’occhiata a queste immagini..

 

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Lastre divelte, credo dalla forza della natura quand’è arrabbiata

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Mucchi di sabbia che la fanno da padrone

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Chiavi e chiavette, presumo di cabine, compresi quelli che sulla destra parrebbero quadri elettrici,tutte aperte e piene di sabbia, a disposizione di tutti…

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Una componente della passerella che conduce al mare, a decine di metri di distanza dalla sua sede naturale

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La struttura è accessibile, almeno nella parte esterna, per cui non ho infranto nessuna legge a curiosare per vedere le condizioni di un luogo di proprietà pubblica, anche se affidata a gestione privata.

Ripeto, il posto è molto bello e la presenza di quel prato, seppur di materiale sintetico, fa sempre piacere

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Il fatto è anche che a me il mare piace frequentarlo più in inverno che in estate. E allora, perchè lasciarmi solo con queste belle immagini, prettamente estive?

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Certamente non pretendo di sdraiarmi sulla spiaggia davanti al tramonto invernale, e neanche mangiare quelle buone cosette che chissà quanto costano, ma almeno….

un po’ di attenzione e cura. Queste si le desidero e forse le pretendo anche, essendo proprietà comunale, Senza contare che sarebbe un buon deterrente per i soliti idioti e maligni piromani distruttivi.

Che uggioso pomeriggio…….

di Piero Murineddu

Certo che questi cupi pomeriggi di fine inverno a volte sono lunghi da passare, specialmente se la ricorrente lombalgia costringe ad un forzato semi immobilismo.

Riprendo il libro a cui in questo periodo sono affezionato, ma non vado oltre un certo numero di pagine, perché altrimenti lo finisco troppo presto e il piacere di leggerlo lo voglio far durare il più possibile.

Approfitto della pausa per rinforzare la fiamma della stufa, anche se quest’oggi è stato caratterizzato da un’inaspettato innalzamento termico dovuto anche a questa sabbia del deserto che ha lordato completamente l’automobile da far schifo (questo Continentone Nero sotto il Mediterraneo: tutte da lì provengono le nostre saccature!).

Due chiacchiere con la suocera, ma la sua durezza d’orecchie mi fa quasi sgolare, per cui desisto.

Rimane la paziente chitarra, sempre in attesa di essere presa in mano. Per un pochetto accontento anche lei, ma il dolore lombare oggi proprio vuole attirare più del solito l’attenzione, per cui, seppur a malincuore, la sei corde sulla mia gamba rimane per poco.

Mi distendo meglio sulla poltrona, ma il sonnino non arriva. Allungo la manina e me la ritrovo casualmente sopra il cellulare, con tutte le altre cose che sa fare oltre che il semplice telefonare.

Rispondo a qualche messaggio su whatsapp, faccio l’inevitabile capatina su FB, ma trovarmi subito davanti gli ingredienti per fare la torta di nonna Maria m’indispone e scappo via.

Eureka! Ho trovato. Mi viene la brillante idea di leggere la biografia del Benefattore che lo scorso millennio ha scatenato la catastrofe mondiale di cui ancora piangiamo le conseguenze. Un certo Adolf. Sicuramente se n’è sentito parlare.

Lunghetta ma interessante. Vengo a scoprire da dove – stringi stringi – ha attinto tutto l’odio che ha rischiato di far saltar per aria il mondo intero: come spesso capita, dal rapporto con un padre severissimo verso cui nutriva sentimenti tutt’altro che amorevoli, poco incline a riempire di carezze i propri figli, impegnato com’era a portare avanti la sua attività preferita: mettere le corna alla povera moglie.

La mamma del pargoletto è morta in seguito a causa di un carcinoma mammario scoperto troppo tardi. E, pensate un po’, il medico che ha fatto di tutto per curarla era un ebreo. E difatti, in seguito, divenuto dittatore e sterminatore di vite altrui, è stato l’unico ebreo che guai chi glielo toccava. A proposito di ebrei, si pensa che pure l’Adolfino austriaco fosse di quelle origini, e il cognome, Hitler, è il risultato di vari adattamenti.

Andate, andate a leggerla. L’ho gia detto: lunghettina, ma ne vale lo sforzo.

Sotto vi metto il link.

Rimastami ancora un po’ di energia, sono andato a leggere un’altra biografia. Questa volta di un certo Matteo, frequentatore da giovinotto del Centro Sociale milanese “Leoncavallo”, studente di Scienze Storiche ma non arrivato alla laurea perché scoprì che era più divertente stare attaccato ogni giorno a Radio Padania a sparare cazzate su una strampalata separazione dallo Stivalone Nazionale. Pian pianino, tra canti goliardici anti terroni e rutti roboanti dopo essersi scolato boccaloni di birra in allegra compagnia, è arrivato a sedere nel Parlamento europeo, spodestare il capo, quelle delle ampolle celtiche, divenire riferimento unico di una cospicua massa di gente di verde vestita, e addirittura, colmo dei colmi, ingraziarsi la simpatia, seppur interessata, del partito sardo fondato da Emilio Lussu.

No, di questo non vi riporto nessun link. Andate a cercarvelo, se volete.

Perché ho fatto l’accostamento tra questi due? Boh, mi è venuto così. Neanch’io so perché.

Adesso devo interrompere, anche perché devo rinforzare la fiamma della stufa. Magari vi lascio con una foto che sicuramente riempirà tutti di tenerezza. Si tratta di Adolf, piccolino e ancora innocentino. Oh, quanta tenerezza……

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Adolf_Hitler

 

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Questi lugubri tempi finiranno

(P.Muri,)

Un violino contentissimo di essere suonato da un giovanotto che conosce bene il fatto suo.

La fisarmonica.Lo sa benissimo che leggerissima non lo è affatto, e sentirsi soffiare dentro per tirar fuori al meglio le note giuste non è impresa alla portata di tutti, ma è raggiante nel sentirsi una piuma nelle mani del suo suonatore.

La grancassa, anche lei felicissima di sentirsi percossa dalla bacchetta tenuta da quell’esperta mano sinistra, mentre sua sorella batte al meglio sul mezzo charleston.

Il palcoscenico non poteva essere migliore.

Gli spettatori. Qualcuno interessato, qualche altro frettoloso, fors’anche diffidente verso questi musicisti dall’aspetto vagamente zingaresco.

Conosciamo, conosciamo benissimo questa “diffidenza” che toglie obiettività e persino la libertà, che c’impedisce di conoscere la bellezza e grandezza di ciò che ancora non si conosce, o peggio, non si vuol conoscere. Ma ciascuno si prende giustamente le conseguenze delle proprie scelte e opinioni, spesso preconcette.

Personalmente dell’ “abito” non m’importa granchè. Sono abituato a puntare al contenuto più che all’apparenza, e a me questa musica piace, piace tantissimo. Mi da’ la giusta carica per sperare e credere ancora che questi lugubri tempi avranno termine, e al mondo rigenerato gli Zaratustra Trio e gente come loro daranno un importante contributo, forse determinante.

Testimoniare personalmente i valori della Costituzione

BREVE PREMESSA

(P.Muri.)

L’autrice delle lucide considerazioni che, a te piacendo, vai a leggere, fa parte della Comunità Cristiana di Base di Chieri. Dal 1989 questi cristiani “inquieti” e inquietanti, come “inquietante” dovrebbe essere il Messaggio cristiano, portano avanti l’impegno di quest’organo informativo periodico, “c.d.b. informa”. Solitamente questa ventina di pagine sono introdotte appunto da un articolo di Rita, di cui mi onoro di essere amico, pur non essendoci mai visti personalmente. Il periodico lo ricevo via posta ordinaria e chiunque può farne richiesta, ma è facilmente scaricabile sul sito http://www.cdbchieri.it/

L’ultimo numero è del novembre scorso, ma quanto scritto è, purtroppo, di un’attualità estrema, considerando la ferocia di questi giorni di propaganda elettorale.

Prenditi tempo e leggilo con attenzione. Colgo l’occasione per fare a Rita gli auguri, nel pieno dei festeggiamenti del suo doppio compleanno, quello biologico di ieri e l’altro anagrafico del prossimo 4 marzo.

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TESTIMONIARE I VALORI DELLA COSTITUZIONE NEL NOSTRO VISSUTO QUOTIDIANO

di Rita Clemente

Tempo fa mi è capitato di leggere da qualche parte che una guerra non comincia mai dallo scoppio del conflitto armato vero e proprio, ma da molto prima. Comincia dall’informazione pilotata e distorta, finalizzata alla “costruzione del nemico”, in modo che si rafforzi nella coscienza collettiva la convinzione di pregiudizi, di luoghi comuni o di vere e proprie menzogne. Insomma, i primi a venire armati sono gli animi e i cervelli della gente; quando poi ci sarà la vera e propria “guerra guerreggiata”, sembrerà del tutto naturale accettarla, anzi, inevitabile o addirittura doveroso.

E’ la più grande opera di narcosi o di plagio collettivo che si possa immaginare, la più pericolosa, la più dannosa. Ne abbiamo avuto una prova storica di grande effetto durante gli anni ’30, con i regimi nazional – fascisti. Basta scorrere la stampa dell’epoca e vedere che propaganda, che manifesti, che slogan, che parole d’ordine fossero imposte tra le folle:

l’esaltazione della “razza ariana”
la denigrazione dell’Ebreo prototipo del male
la svalorizzazione degli Africani
la tanto decantata subordinazione femminile
la celebrazione della “vera civiltà”
la glorificazione delle imprese militari…

 

Tutto questo e molto altro ancora costituì il patrimonio ideologico su cui si formò un’intera generazione (per me, quasi settantenne, si trattò della generazione dei miei genitori, quindi posso dire di averne avuto un esempio diretto). Tutto questo armamentario ideologico precedette – e preparò – quella immane tragedia che fu la seconda guerra mondiale, con i suoi sessanta milioni di morti, i campi di concentramento, gli stermini di massa.

E oggi? Se quell’affermazione è vera (ma la storia, purtroppo, dimostra che lo è) anche oggi non c’è da stare molto allegri. Sì, è vero che il contesto storico è diverso, che non ci troviamo più in regimi di quel tipo, che nel frattempo dovrebbe essere maturata una coscienza civile diversa, rispettosa delle libertà democratiche e dei diritti umani, eppure…eppure vi sono segnali molto inquietanti e non lasciano ben sperare. Anzi, pare che sotto forme nuove si ripresentino purtroppo mali che credevamo – forse ingenuamente – archiviati per sempre. E, tra questi mali, una svergognata esibizione di fascismi vecchi e nuovi, con tutto il relativo corteo di beceri nazionalismi, di intolleranze e di pregiudizi, compresa la “costruzione del nemico” che oggi prende prevalentemente i connotati dell’extracomunitario “brutto, sporco e cattivo”.

Ma, come si sa, atteggiamenti fascisti preludono o sottendono sempre atti di violenza o, quanto meno, l’acquiescenza passiva nei confronti di questi “atti”, quando essi colpiscono l’obiettivo “giusto”. Portavoci di simili atteggiamenti sono diversi giornalucoli, spuntati chissà dove e come, che – guarda caso – riportano solo ed esclusivamente notizie riguardanti “fattacci” commessi da extracomunitari. Episodi, peraltro, non riportati né menzionati da alcun altro quotidiano a tiratura nazionale. La novità è che oggi, in una società aperta e democratica – grazie alla tecnologia avanzata – ognuno può dire quello che pensa e come la pensa.

Sicché, scorrendo i post degli utenti sui vari network, ci si rende più conto di quanto sia largo il raggio d’azione che incamera e diffonde pregiudizi, intolleranze, bufale più o meno consapevoli. Non che la libertà d’espressione in tutte le sue forme non sia cosa buona e giusta, intendiamoci, ma ciò dimostra che essa è sì condizione necessaria, ma non sufficiente a salvaguardare la libertà stessa e la pace. Infatti, leggendo alcuni di questi post (e purtroppo capita anche tra i miei “amici virtuali”) viene fuori un quadro abbastanza desolante: c’è chi inneggia al duce, c’è chi insulta la Boldrini, c’è chi diffonde bufale senza nemmeno preoccuparsi di controllare la fonte, soprattutto se si tratta di notizie che riguardano crimini commessi da extracomunitari…
Che se poi glielo fai notare ti rispondono pure, con sublime faccia tosta “ANCHE SE E’ FALSO, POTREBBE ESSERE VERO !”. Ricorda, in maniera inquietante, un detto di Goebbels: la propaganda è un’arte: non importa se racconta la verità!

Che fare? Bannare tutti costoro? Qualche mio amico me lo consiglia. Però alcuni sono amici non solo virtuali e anche di vecchia data…Alcuni sono persino parenti (diretti o acquisiti).
Mi spiacerebbe bannarli: in fondo fanno parte anche loro un po’ o tanto della mia storia! E poi, anche così non si risolve il problema! Certo, non mi capiterebbe più di leggere simili “fregnacce” e il sangue mi diventerebbe meno acido, ma questi, e molti altri come loro, continuerebbero impunemente a fare quello che fanno e, in certi casi, per quanto spiacevole, è meglio avere sottocchio il quadro reale delle cose. Eppure (la cosa che mi manda più fuori di melone) è che queste stesse persone, che sono persone “normali”, tranquille, come me e come tanti, poi riempiono e infarciscono di cuoricini e di baci- bacini – bacetti le foto di figli e di nipotini, e di frasi strappalacrime i ricordi di genitori defunti.

Oppure (ancora peggio, secondo me) appiccicano post raffiguranti padre Pio e la Madonnina in tutte le sue forme e denominazioni, o uno splendido Gesù ariano, biondone – occhi azzurri – faccia mielosa, consigliando di condividere e di diffondere, per ottenerne la protezione. Ma davanti al problema dell’accoglienza di poveri cristi reali, affamati, assetati, bisognosi loro di protezione, dicono no, non ci siamo, sono degli invasori, dei potenziali stupratori, stiano a casa loro! A casa loro rischiano la vita? Chi se ne frega? Sono di un’altra razza, di un’altra cultura, di un’altra religione…

Ma non sono anche loro esseri umani? Non hanno anche loro affetti, fidanzate, figli, genitori che trepidano per la loro sorte? E, se Dio è uno solo, non pregano lo stesso Dio che preghiamo noi?

Qualche sera fa, in un incontro – dibattito sulla questione dell’accoglienza nella cittadina dove vivo, una gentile signora, tutta per benino, tutta a postino, elegante quanto basta e fresca di messinpiega, teneva a farci sapere che chi viene da noi sono solo gli uomini giovani, che lasciano figli, mogli e genitori a morire nei loro Paesi. Con quale logica non s’è capito, perché così, almeno implicitamente riconosceva che sì, è vero, nei loro Paesi di provenienza si muore!

Un richiedente asilo africano così le ha risposto: si ricorda, signora, della foto del piccolo Aylan, il bambino siriano trovato morto sulla spiaggia, la cui foto ha commosso tutto il popolo della Rete? Bene, è per questo che rischiamo noi in prima persona! perché ai nostri figli non capiti quello che è successo al piccolo Aylan!

Un’altra novità, tipica del nostro tempo, è che, insieme ai migranti, si criminalizzano pure gli operatori dell’accoglienza, i volontari, le cooperative, le Associazioni che si danno da fare per assicurare ai neo arrivati un minimo di vita decente, tutti dipinti come arraffatori senza scrupoli di lauti profitti, in combutta con il malaffare e con i trafficanti di esseri umani. Per loro si è inventata persino una parola nuova, divenuta un insulto che ti colpisce come uno schiaffo improvviso: buonista! E, se sei un buonista, sei complice, sei colluso, sei criminale!

Ora, io non sto parlando dei gruppi esagitati, di CasapPound, oppure dei tifosi ultras di qualsivoglia squadra, che, senza alcun pudore ormai, intonano persino canzoni fasciste durante le partite. Parlo di bravi padri e di devote madri di famiglia che, un volta entrati nei social network, mi sorprendono persino per il loro accanimento anti migranti, con relativo accompagnamento di bufale e di fake news. Questo a riprova di quanto una politica e una propaganda denigratorie di un ben individuato “nemico” entri nei circuiti mentali della gente e vi lasci il segno!

Certo, non tutti per fortuna si lasciano attrarre in queste “scorciatoie cognitive” (come si può definire il pregiudizio), anzi, devo dire che ho anche il piacere di leggere altrettanti post dove si fanno rilevare inesattezze e contraddizioni e dove ci cerca almeno di smascherare le “bufale”. Però quello che stupisce è come mai, dopo anni e anni di convivenza democratica, di educazione al rispetto delle altre culture, di celebrazione dei valori della Resistenza e anche di esperienze migratorie “nostre” si possa essere arrivati a questi livelli! Sicuramente un grosso ruolo lo gioca la paura.

Intanto, la crisi economica ha allargato enormemente le maglie del disagio sociale e dello stato di bisogno anche tra i cittadini autoctoni, i quali temono di dover ridurre ulteriormente quella già esigua fetta di welfare di cui possono beneficiare. Di qui nascono tutti quei “conti in tasca” all’accoglienza con relativa propaganda menzognera sui famosi 35 euro che ogni immigrato accolto percepirebbe quotidianamente (si tratta in realtà della somma che ricevono gli operatori per coprire tutte le spese relative alla prima fase dell’accoglienza per i richiedenti asilo: spese di affitto, bollette, istruzione, sanità e procedure legali).

Inoltre, le notizie di attentati terroristici, il volume sicuramente notevole dei flussi migratori, il doversi confrontare con mentalità, culture, religioni “altre” induce a rinchiudersi nel recinto del proprio piccolo mondo conosciuto, nei valori che riconosciamo come “nostri”. Anche se, a ben guardare la realtà, spesso questi “valori” sono molto più urlati che praticati. Ho sentito dire più di una volta “ma ci abbiamo già i nostri (si intende, di delinquenti), non abbiamo bisogno di importarne altri!”. Espressione che, a mio avviso, contiene due grosse semplificazioni inaccettabili:

1) La delinquenza non va mai “accettata”, va perseguita per legge, indipendentemente dal fatto se “nostra” o “d’altri”. Le leggi ci sono per questo!

2) E’ un errore madornale creare l’equazione automatica “migrante – delinquente” o peggio “terrorista”.

Certo, non tutti gli immigrati sono degli angioletti e non è escluso che alcuni di essi possano delinquere ma è altrettanto vero che molto di loro sono andati via dai loro Paesi proprio per non dover ingrossare le fila dei potenziali “terroristi”. Non siamo ingenui e non vogliamo anche noi occultare la verità per partito preso ideologico. Sappiamo che “ospiti stranieri” possono commettere reati e abusi gravi. Ma questi (non lo si ripeterà mai abbastanza) vanno perseguiti per legge, esattamente come i “nostri”. Quello che non si può accettare è una aprioristica generalizzazione: siccome uno è extracomunitario, arrivato magari con mezzi di fortuna (e sopravvissuto al viaggio) per ciò stesso è un delinquente o un potenziale terrorista!

Un giovane somalo, beneficiario del progetto d’accoglienza a Chieri, in quella serata di cui parlavo prima diceva giustamente che noi guardiamo agli effetti delle migrazioni, ma non ne analizziamo le cause. Le cause, appunto! Il fatto è che le nostre paure sono le loro paure, ma le loro hanno dimensioni molto più consistenti e ragguardevoli. Gli attentati terroristici, nei loro Paesi, sono all’ordine del giorno. I morti, nell’ordine delle decine e persino centinaia, ogni volta. E se noi abbiamo la disoccupazione, la crisi economica, la sofferenza sociale, loro soffrono letteralmente la fame e spesso vengono via da territori colpiti dalle alluvioni o dalla siccità. Inoltre, che cosa fa più paura di una guerra in atto? Molti di loro vengono da Paesi in guerra. E non dimentichiamoci che la maggior parte delle bombe, o delle mine, o delle altre armi che ne causano la morte provengono dalle industrie dei nostri Paesi…

Qualcuno ha avuto anche la sfacciataggine di dirmi: “Ma questo è uno dei nostri maggiori business…” Eh, già! per noi si tratta di occupazione e di quattrini, per loro di terrore e di morte! Ragioniamo sulle cause, quindi, e disarmiamo gli animi.

Capisco che la gestione dei flussi migratori non è cosa semplice, ma a che servono allora i buoni intenti politici dei governi democratici e la tanto sbandierata “civiltà dei diritti umani”? Questa è la sfida che abbiamo davanti: non barriere, confini chiusi, ma soluzioni concrete per la pace e lo sviluppo. La speranza è in chi non si fa irretire da questa campagna di odio.

La violenza produce violenza. Le uniche soluzioni proponibili sono soluzioni di dialogo, cooperazione e nonviolenza. Ma, come bene affermò il grande ideologo del pacifismo italiano, Aldo Capitini, “ASPETTO COSTITUTIVO DELLA NONVIOLENZA E’ LA NONMENZOGNA”. L’onestà morale e intellettuale, innanzi tutto. Anche attraverso Face Book.

E caso mai, perché oltre a un corso di italiano, non si propone ai giovani beneficiari di accoglienza anche un corso di educazione civica e di conoscenza dei valori fondanti della nostra Costituzione? Non sarebbe male! Ma soprattutto non sarebbe male, quei valori, testimoniarli nella pratica del “nostro” vissuto quotidiano.

Sondaggi vietati? Ed io “sondo” ugualmente….

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di Piero Murineddu

Nonostante la legge imponga, il furbo raggira. Siamo alle solite. Pur di condizionare, dimostrando palese mancanza di rispetto per la decisione altrui, si ricorre a tutto. Perchè di fatto questi sondaggi condizionano, almeno gli sprovveduti e quelle numerosissime e ingenuotte “bandierine” esposte a tutti i venti. Come funziona quest’invenzione dell’era modernasifaperdire lo sappiamo….si prende un campione di cittadini di diversa estrazione sociale, si fa la domandina e la cosa è fatta: totitaliani la pensano così, totitaliani la pensano cosà. Ma andate tutti a farvi ammazzà, chè non vi sopporto più.
Quindi, ci sono vari “sondaggisti” che da questo lavoro ci campano: si son preparati, hanno studiato, hanno “leccato” e continuano a leccare. Viene affidato loro di sondarmi qui e là. Naturalmente pagandoli, si capisce. E chi paga? Chi c’ha i soldoni, si capisce. E i soldoni che ce li ha? Nel caso dei partiti? Sappiamo, sappiamo….. In parte continuiamo a pagarli noi italioti, nonostante quel famoso referendum di non so quando; in parte dai soldini degli iscritti al partito, in parte donazioni volontarie, certamente non da parte di poveracci; in parte, grossa parte, dalle magagnone che solo lor signori incravattati sono in grado di architettare. Questo regolarmente. Poi ci sono le furbate di cui racconta il video. Insomma, pur di prendere per il c… i cittadini, si pensa a tutto.
Siamo persone libere? Si, appunto: di farcelo mettere dove dicevo prima.

Questo per quanto riguarda i sondaggi, che io eliminerei sempre e comunque, invitando i sondaggisti a cercarsi altro lavoro, che intanto l’intelligenza ce l’hanno.

In questi giorni ci sono poi le stomachevoli e improvvise comparsate. Dicevo altrove di quei due Bulloni Insopportabilissimi che ti sbattono in faccia la loro programmata menzogna elettorale poco prima di guardarti un video su youtube che parla di quanto appunto sono falsi e ipocriti costoro e molti altri. E chi si può permettere queste disgustose apparizioni indesiderate? Chi i soldoni ce li ha in saccoccia. Sempre li siamo: è la moneta che muove l’immane immondizia del mondo. Di tutto. Si fa proprio di tutto per mancare di rispetto al singolo cittadino, e proprio da parte di questa gentaglia che dovrebbe dare l’esempio di civiltà, dal momento che si prefiggono di guidare un’intera nazione. Vedrete, vedrete in questi giorni dove capiterà di ritrovarveli. Probabilmente faranno cucù dal vaso cagatoio mentre vi accingerete a sedervi. E voi sbattetegliela tutta in faccia, cosi forse inizieranno a capire che non siamo tutti imbecilli.

Domenica ci recheremo al seggio. Molto probabimente, non essendo Amministrative, non ci saranno i rappresentanti dei partiti che ti sorrideranno prima di entrare a prendere matita e scheda, per cui andateci sereni e senza l’intenzione di sputare in faccia qualcuno.

Eventualmente, conservate il disprezzo per le prossime elezioni locali, saranno quando saranno. Ma mi raccomando: esprimetelo chiaramente il disgusto che provate. Non tenetevelo dentro che può provocarvi malattie psicosomatiche.

 

Per finire, riassumo, anche per non rischiare fraintendimenti:

andare a votare e farlo con convinzione….dopo aver “sondato” tutto per benino

 

Il “disprezzo” ( non apprezzare, non condividere….) è da esprimere in altri momenti,lontano dalle elezioni. Precisamente quando, nel loro normale lavoro, certi politici fanno porcate insopportabili. Massima partecipazione alla vita politica e sociale. Sempre. Non lasciando ad altri la libertà di rincretinirci.

 

https://it.blastingnews.com/politica/2018/02/video/cosa-succede-se-il-giorno-delle-elezioni-litalia-si-svegliasse-coperta-di-neve-004849299.html

nevicata del ’56 – E L’ANNO DOPO NACQUI IO

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di Piero Murineddu

La foto non si riferisce né a Sossu né a Sennaru, ma dà l’ idea di cosa accadde in quel lontano febbraio del 1956. L’immagine documenta una strada di Tempio Pausania, ma dalle nostre parti la cosa non cambiava molto. Evento più che straordinario, dopo quello precedente del ’29.

In questi giorni di fine febbraio 2018, oltre il “diluvio universale” politico che si teme dopo l’imminentissimo quattro marzo, si aspetta anche il ringhioso Burian che, a dir la verità, guardando un cielo così celeste di queste ore, verrebbe da pensare che ha deciso di andare a raggelare le ossa di altri che non siano né sussinchi macchi, né sinnaresi “ebrei”, né sassaresi impicababbu, né porthuddorresi sussinchi di scogliu…..

Che le piante di pesco gia fiorite riescano a scamparsela? Speriamo.
Intanto di pellet, per quanto giri e rigiri, manco l’ombra; il gas in bombola te lo portano dopo due – tre ore perché sono andati a rifornirsi; per farti la doccia devi lasciar scorrere e sprecare litri e litri d’acqua in attesa che la fiammella dell’impianto si decida a scaldarla. Per dire, l’altro giorno volevo fare il “togo” e mentre me la fischiettavo allegramente sotto il gettito d’acqua tiepida nudo come mamma mi ha fatto, all’improvviso mi diventa vigliaccamente gelida, e dal grido che scompostamente mi è uscito, è venuta su addirittura mia suocera, sorda come una campana, per vedere cosa stava capitando. Cose che càpitano sono.

A proposito di “cose che
càpitano” e per tornare a quella lontana e perdurante nevicata, io sono nato nel gennaio del ’57. Embè, dirà qualcuno, e questo che c’entra? Come sarebbe a dire “che c’entra” ! Ma, santiddiobenedetto, i conti li sappiamo fare o no?! Gennaio meno nove mesi e arriviamo al maggio del ’56.

Si, il mese degli amori nuovi e rigenerati. Lo so, lo so. Ma vengo a sapere che in quell’anno la neve nel centro della Sardegna è rimasta fino a giugno, ed è possibile che anche a Sorso la temperatura non fosse ancora piacevolmente primaverile. Non vorrei che, dovendosi i miei genitori scaldare più del solito, ci sia scappato quello spermatozoo di babbo Antonino che, nella forsennata corsa, abbia prevalso sui numerosissimi concorrenti e sia riuscito, stremato ma felice, a raggiungere l’ovulo di mamma Giovanna Maria in ansiosa attesa di essere fecondato !

“Cose che càpitano”? Si, si…càpitano. Ma, vuoi vedere che son “capitato” in questo santo mondo per colpa di quel freddissimo 1956? “Ma su, non parlare di colpe, ma piuttosto di meriti….”. Oh, santissimoiddiobenedetto, è vero: sono stato concepito dall’intenso amore di babbo e mamma in quell’ancora freddo e “meritevole” maggio del 1956. Grazie

Ricordando Giulio Girardi

(P.Muri.)

Teologo e filosofo, molto attento ai punti in comune tra cristianesino e marxismo e per questo espulso da diverse istutuzioni accademiche, è venuto a mancare il 26 febbraio del 2012, all’età di 86 anni.

In questa intervista non poteva immaginare che Benedetto XVI avrebbe dato le dimissioni nel 2013 e che gli sarebbe succeduto un Papa come Bergoglio, col quale sicuramente avrebbe avuto un dialogo intenso.

Grande estimatore del “Che”, su cui ha scritto un libro, e studioso molto attento delle istanze di liberazione di molte popolazioni dai regimi oppressivi e dittatoriali, in particolar modo dell’America Latina.

Iniziatore dei “Cristiani per il Socialismo”, gli ultimi anni d’insegnamento li ha trascorsoi presso l’università di Sassari.

È la sua vita in sé a porre una domanda molto inquietante per la coscienza cristiana:

in situazioni estreme di difesa contro l’oppressione violenta, esempio durante il nazismo o anche il ventennio fascista in Italia,

È MORALMENTE LECITO L’USO DELLE ARMI?

 

In ogni caso, onore alla memoria di Giulio Girardi.

Voler essere vicino

(P.Muri.)

Era un po’ che non ascoltavo questo giovanotto interpretare a suo modo la vecchia e sempre attuale canzone di Domenico Modugno.

L’introduzione – spiegazione va benissimo: sono in tanti a patire l’amarezza della vita. Esempi a non finire. Tristissima cosa quando siamo noi a non permettere che un altro conduca una dignitosa esistenza.

I vocalizzi finali di Ermal mi trascinano in un insieme ingarbugliato di pensieri che portano lontano, molto lontano: a quello che vivono e vivranno i figli nostri e delle moltitudini di persone sparse in ogni angolo della terra, a cui vorrei far sentire la mia vicinanza. Ma forse, per il fatto che lo voglio, vicino lo sono già.