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La bellezza e la passione della ribellione

 

NINCO NANCO……

Ammazzato da “un colpo inopportuno” di fucile sparato da un carabiniere agli ordini dei Savoia il 13 marzo 1864

 

http://www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=4065&lang=it

 

BRIGANTE SE MORE

di Eugenio Bennato e Carlo d’Angiò

Ammə pusatə chitarrə e tammurə
pecché ‘sta musica s’à dda cagnà.
Simmə brigantə e facimmə paurə,
e cu ‘a šcuppettə vulimmə cantà,
e cu ‘a šcuppettə vulimmə cantà.

E mo’ cantammə ‘šta novə canzonə,
tutta la ggentə se l’à dda ‘mparà.
Nun ce ne fotte d’u rre bBurbonə
ma ‘a terrə è ‘a noštrə e nun s’à dda ttuccà,
ma ‘a terrə è ‘a noštrə e nun s’à dda ttuccà.

Tuttə e paìse d’a Vasilicatə
se so’ scetatə e vonnə luttà,
pure ‘a Calabbria mo s’è arrevutatə;
e štu nemichə ‘o facimmə tremmà,
e štu nemichə ‘o facimmə tremmà

Chi à vistə o lupə e s’è misə paurə,
nun sape bbuonə qual’è a verità.
O verə lupə ca magnə ‘e creature,
è ‘o piemuntesə c’avimm’a caccià,
è ‘o piemuntesə c’avimm’a caccià.

Fèmmenə bellə ca ratə lu corə,
si llu brigantə vulitə salvà
nun ‘o cercatə, scurdatev’o nomə;
chi ce fà gguerrə nun tenə pietà,
chi ce fà gguerrə nun tenə pietà.

Ommə se nasce, brigante se mmorə,
ma fin’ all’ùltimə avimm’a šparà.
E se mmurimmə menatə nu fiorə
e na bbeštemmiə pe’ ‘šta libbertà,
e na bbeštemmiə pe’ ‘šta libbertà

‘Sti giovinazzi! Ci vuole il militare a farli ragionare e ben inquadrare

di Piero Murineddu

E quindi giovinotti e signorinette, preparatevi: il servizio di Leva s’ha da fare.

Macron Primo il  francese lo ha preannunciato, osannato e applaudito dalla plebaglia:
tre o sei mesi, quel che l’è.

Al Salvinazzo padaniello non gli par vero esser dal presidentazzo Emmanuel appoggiato.

Alò, giovino’…. non volete saperne di ordine, disciplina, rispetto delle regole, senso di responsabilità, spirito di sacrificio, il facile e disimpegnato scopazzamento gia da tenera età, qui e là…?

Tranquilli, molto, molto presto l’obbligata naja in Italia rientro rifarà.

Ah, ridacchiate, non ci credete e spallucciate?
Vedrete, vedrete….
a diventar obbedienti cittadini imparerete.

Avete dato il votino al Matteuccio sbruffoncello padaniello?
E allor, che volete?
Le conseguenze
vi prenderete….

“Squadra…Attenti aaaaa destr!
Saluto al generale, al maresciallo, al capitano, al cappellano, al Salvinaglio e al tenentino….
E tu, sfrontato mascalzoncello….
metti a posto l’uccello…..
Quattro, cinque, sei giorni di consegna, via……”

https://www.pressreader.com/…/il-f…/20180312/281728385035213

Ottima persona Giovannino

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di Piero Murineddu

Purtroppo qualche problemuccio legato agli anni che passano, m’impedisce di concretizzare il desiderio e il mezzo impegno preso nei giorni scorsi col dinamico settantenne e poco più GIOVANNINO FAIS, il sanlorenzino sbarcato a Sossu diverso tempo fa e che, insieme all’attività di infermiere premuroso e attento verso le esigenze degli ammalati, ha da tempo immemorabile portato avanti la passione sportiva per l’arte marziale e l’insegnamento di come imparare a difendersi in questo mondo che proprio sicuro sicuro non lo è mai stato, e negli ultimi tempi sopratutto. Ma non solo, anche i pigroni come me farebbero bene a seguire le sue indicazioni.

Scusandomi prima di tutto con l’interessato, riporto comunque parte di quanto letto nel sito che tratta anche dell’attività nelle palestre portate avanti da lui e dai suoi familiari.

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NON ARRENDERSI MAI NELLE DIFFICOLTÀ

 

Giovannino Angelo è del ’46. Giorno 17, mese di settembre.

La sua grande passione per le arti marziali lo porta, negli anni 80, ad avvicinarsi alla disciplina orientale del Karate praticandola assiduamente nell’allora federazione Fitak, oggi Fijlkam (Federazione Italiana Judo, Lotta, Karate, Arti Marziali) e diventando, nel 1990 , arbitro nazionale di karate.

Il mondo delle arti marziali lo affascina a tal punto da condurlo a interessarsi, parallelamente, a più discipline tra le quali spicca in particolare la Difesa Personale; è proprio in questa disciplina che ottiene la qualifica di maestro e docente.

Nonostante ciò, la sua grande passione continua a rimanere il Karate portandolo a ottenere il grado di Istruttore quinto Dan stile shotokan.

La grande affinità verso tale disciplina fa albergare in lui il desiderio e l’esigenza di divulgare tutte le conoscenze acquisite nel corso degli anni coinvolgendo in tutto ciò l’intera famiglia, la moglie Rita ed i figli Fabio e Antonio, realizzando insieme a loro il sogno di aprire una sua società sportiva.

Nasce così, nel 1998, il “ Master Club Karate”, società sportiva con sedi a Sennori, Sorso e Castelsardo, nelle cui palestre si svolgono lezioni di Karate e Difesa Personale e che vede come Presidente la moglie Rita Vilardi e, come Direttore Tecnico lo stesso Giovannino, col quale collaborano i due figli Fabio e Antonio, entrambi praticanti e Tecnici di karate.

Nel corso degli anni ricopre vari ruoli di prestigio in seno alla federazione Fijlkam tra i quali, la carica di Responsabile organizzativo del settore karate per la Regione Sardegna, svolto con successo nel quadriennio 2004-2008.

Nel corso di una breve intervista egli dichiara:

Amo molto il karate e tutto ciò che racchiude in sé, poiché esso non è soltanto una disciplina, ma rappresenta uno stile di vita ricco di sani principi ai quali attenersi e ai quali fare riferimento nel corso della vita di ogni individuo. E’ un porsi degli obiettivi e cercare di raggiungerli, è un non arrendersi mai di fronte alle difficoltà che ci si presentano, è un non scendere mai a compromessi, ma soprattutto rappresenta un totale rispetto verso se stessi e, ancora di più, verso gli altri. Tutto questo è ciò che cerco di trasmettere ai miei allievi nel corso delle lezioni e ogni loro piccolo progresso rappresenta per me una grande vittoria”.

Francesco e il suo fedele scrittoio

di Piero Murineddu

Francesco, nome scelto dai genitori perchè nato proprio il giorno in cui il Poverello d’Assisi ha varcato la Porta del Mistero, 4 ottobre, giovincello non lo è proprio, ed i suoi otto decenni di vita se li porta in buona salute. 

Praticamente Francesco è da sempre che scrive, e ancora tuttora le sue orette piegato sullo scrittoio continua a trascorrerle. Una ventina circa i racconti prodotti dalla sua fantasia, ben rilegati con copertina rigida,pubblicati in proprio e in numero limitato, giusto per farne dono agli amici e agli estimatori del suo scrivere.

Non è un tipo molto espansivo Francesco, e il presentare pubblicamente i suoi lavori non fa per lui. Disinteressato ai riconoscimenti ufficiali, l’unica cosa che gl’importa e sperare di mantenere la mente lucida per esprimere ciò che continua a sentire dentro.

“Vero France’?”
“Verissimo Pie’..

Oltre la prosa, Francesco di tanto in tanto ama cimentarsi anche nelle rime. Lascio ai lettori il giudizio, a prescindere dal quale e qualsiasi esso sia, Francesco continuerà a sedersi davanti allo scrittoio, posizionato nel punto più tranquillo della sua bella casa

ps
Francesco è nato a Sassari ma da padre sorsese, ed è a Sorso, mio paese, che trascorre la sua vita

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di Piero Murineddu

Altalt…un attimo….fermituttifermitutti, e se qualcuno in grado è, sia gentil e capir mi faccia.

Allora, il fatto è questo. Punto e a capo.

Oggi, di buon mattino, nel senso all’apertura, al locale ufficio postale mi reco per affari che miei sono e che di seguito vado ad esporre.

Gia l’orario non permette di vedere espressioni sorridenti ai vari sportelli, ma, scalognona delle scalogne, all’impiegata meno sorridente e un tantino scorbutichella presentarmi mi tocca.

“Embè, e lei il numero non l’ha?”, ingrugnita mi fa.

Va bene che erano anni che non mettevo piede dentro tal ufficio, ma, a dirla tutta tutta, all’interno eravamo in tre: una graziosella signorinella in un altro sportello servita, il giovanottone appena servito dall’ingrugnita e appunto io, che ingrugnito non ero.

“Ma veramente…..”

“Dica, dica……”

Leggermente intimorito riesco a dire che un pacco devo spedire.

“E come?”

“In che senso, scusi….”

“Per posta ordinaria, raccomandata, con o senza ricevuta, col piccione viaggiatore, via barca a vela o via aerea….”

“Boh…non lo so. Vorrei solo “raccomandarmi” che arrivi a destinazion…”

“Oh, l’indecision di certa utenza….vediamo….vediam.
Allora, col piccione costa tot, con la vela costa tut, con la ricevuta costa tat e portata a nuoto costa tattattat…..”

“Iiiiihhhhh…esagerato! Mi costa più del contenuto mi costa !! Faccia come meno devo sganciar, altrimenti mi conviene portarla da me mi conviene….”

“Allora, fanno ichisi”

“Ah, e questo è il meno!?…. va bene, va bene….”

Mentre prende i soldini, noto che il grugno iniziale, come per inaspettato miracolo, ha preso umane sembianze.

“Ecco, tenga il resto…..”

Incredibilmente, quella che inizialmente una belva pareva, addirittura mi dice “grazie”. Il sorriso no. Quello sarebbe e costerebbe troppo.

“Mi “raccomando” mi, che arrivi a destinazione….”

“Che raccomanda e raccomanda…non ha fatto mica una raccomandata lei…”

“Embè, uno scontrino, uno straccio di prova che io ho sborsato non mi si da’? Non è il solito francobollino da non so più quanti cent….”

“Le leggi son così. Se arriva arriva, altrimenti affari suoi sono….”

“Ma….ma…ma…ma….”

“Buongiorno e grazie !”

Le sembianze umane si erano ritrasformate in grugnito in piena menopausa, galoppante anche.

Oh, la Legge è Legge, maperò. Si, lo so, ma però non si dice…

                   Ma peròperòperò, dai….. !!!

 

ps
(post scriptum e non pubblica sicurezza: da queste parti è meglio chiarificarizzzzzzzare ogni minima virgola, onde facili e “pericolosi” fraintendimenti evitare)

Mi precipito a chiarire ‘sta storia della menopausa, prima che qualche gentil donzella cinquantenne mi si rivolti contro, per aver osato scherzacchiare su un momento così delicato nella vita di una donna.

Intendevo che in certi uffici pubblici la “pausa”
(di gentilezza, cordialità, acoglienza, senso del servizio verso chi ti da’ lo stipendio per vivere….)
è spesso oltremodo più lunga del necessario, e anche del sopportabile per l’utente. Per cui il mio invito è fare in modo che questa “pausa” duri “meno” possibile……

Ufffhhhh….e anche questa è fatta, sperando di essere stato convincente

Il cervello “sbroccato” di certi commentatori

(P.Muri.)

Ho scoperto questo video in un sito dove, riferendosi all’ultimo intervistato, senegalese, che afferma che è anche responsabilità di Salvini se nel Paese si è creato questo clima obiettivamente xenofobo, si usa il termine “sbrocca” …. il senegalese sbrocca che…… Proseguendo, ho dato un’occhiata ai commenti, che confermano in modo rozzamente inequivocabile quanto detto dall’intervistato immigrato.

Ho preferito prendere da youtube il video con le interviste realizzate durante il corteo dall’agenzia Vista per non far scoppiare di rabbia anche voi…….

 

Astensionismo? Si….forse….perchè…..

di Piero Murineddu

Ogni tanto bisogna pur superare la spilorceria, sempre più in via di cronicizzazione, e spenderlo questo benedetto euro e trenta centesimi per comprare ‘sta benedetta “Nuova”, anche per vedere se tra i morti c’è qualche conoscente.

È così che oggi, tra le solite vignettine tenerine di Gef Sanna e i due bevazzoni che mettono a soqquadro il Pronto Soccorso ( l’ho sempre detto che l’alcol bene non fa…), leggo che i vescovi sardi si son riuniti, e tra le altre cosette, anche per esprimere il parere sulle recenti elezioni.

Dovendo stare per forza di cose “super partes” (mmmmmmmm….), immancabili, ai politici sardi eletti, le loro solite “paternalistiche” raccomandazioni – d’altronde padri sono, anche se solo spirituali – per affrontare insieme i problemi da cui i sardi, da tempo immemorabile, sono afflitti.

Disoccupazione in primisi, come da tradizione.

Famiglie in secundisi, cellula viva e fondamentale del tessuto sociale.

Problemi dell’insularità in terzisi (ma perché quel lontano tempo là il Sandalo si è staccato dallo Stivalone? Secondo me è da allora che sono iniziati i nostri ataviiiiiissimi problemi!).

In quartisi, non poteva mancare il richiamo all’accoglienza, “con politiche a favore della pace”. E su quest’ultimo ma non meno importante punto, se potessi, i vescovoni me li abbraccerei uno per uno.

L’augurio di superare le differenze ideologiche – e va be’ – attenzione ai poveri, difesa della vita e via dicendo.

Se qualcuno avrà seguito, il vescovo primo tra quelli sardi, prima delle votazioni si era raccomandato di non disertare le urne, in quanto il voto è un momento privilegiato della partecipazione attiva alla vita politica e sociale. Rammarico quindi perché il 32% dei sardi ha effettivamente fatto tutt’altro che mettersi il vestito domenicale, cercare la scheda elettorale che non sai mai dove si è andata a ficcare, e recarsi al proprio seggio come dei bravi cittadini. Cattivone e disobbediente il trentaduepercento.

Piuttosto, volevo far osservare due cosine piccole piccole.

1. Il non partecipare al voto, se fatto per decisione consapevole e ragionata, è un modo di esprimere la propria opinione, ovvero che non se ne può più di questa politica politicante. Per cui, il motivo o i motivi dell’astensionismo devono arrivare al cervello di chi di politica si occupa.

2. Non sono d’accordo che l’occasione del voto sia la manifestazione più alta della partecipazione attiva alla vita sociale. La partecipazione si vede ogni giorno, con le scelte spicciole, compresa la lista della spesa e il rispetto della legalità ( è illegale non dare la precedenza nelle infinite rotatorie e mancare di rispetto verso chi sta oltre il vetro negli uffici pubblici).

Esempi, puri e semplici esempi. Si preoccupino invece i rappresentanti delle istituzioni, private e sopratutto pubbliche, di dare loro per primi l’esempio che una convivenza pacifica e giusta è ancora possibile.

 

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Ma chi può privarci della nostra essenza?

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di Piero Murineddu

Tre baldissimi giovanottelli: Nino Carboni, Giulio Idini e Luciano Addis, dal cui profilo FB ho “pinzato” quest’immagine emersa dai tempi che furono.

Bella? Brutta? Ma in fondo, che importanza ha? Sicuramente tutto ciò che riporta al passato, e quindi a quando si era giovani vigorosi e pieni di speranze e aspettative per il futuro, ci appare sempre bello, spesso meglio: del tempo presente in generale e di come ci sentiamo dentro noi.

C’è la giovane età e poi c’è quella vissuta da adulti, con tutto ciò che comporta:

aspettative realizzate ma anche no, obiettivi raggiunti, lotte e controlotte varie, incontri arricchenti e a volte svuotanti, sorrisi a non finire ma anche pianti…..
La vita, insomma.

Fra i commenti al post di Luciano (artista, non dimentichiamolo….) ve n’è uno simpaticissimo in cui si rileva che ancora oggi, il modo di tenere le braccia incrociate è sempre uguale, oggi come allora. E meno male che qualcosa di “fermo” esiste nella vita, mi viene da pensare. Alcuni aspetti che ci caratterizzano, esteriori ma sopratutto interiori.

Alla fine, dell’essenza di ciò che siamo, nessuno ce ne può privare, in modo fraudolento o meno,e nessunissimo evento può minimamente scalfirla. Ed è su questo che ancora ci si può riconoscere a vicenda, al di là degli steccati di qualsiasi natura che l’esistenza in se comporta.

L’amicizia no è buccia di giogga

 

di Piero Murineddu

Lo dicevo nei giorni scorsi, ma è bene ribadirlo: in modo preconcetto non ho niente contro i preti, come credo e spero verso nessun altro, a meno che non vedo dei comportamenti irrispettosi verso la mia dignità e quella di altri. In quel momento scatta in me una benedetta “molla” che non mi fa tacere ( la storia del “porgere l’altra guancia” bisogna intenderla bene, e non vuole affatto dire passare per fessi o rincretiniti….).

Dicevo comunque dei preti. Ho dei buoni amici tra loro, e la distanza o la mancanza di assidua frequentazione non l’affievolisce per niente.

Poniamo il caso di Pietro Faedda, per esempio. Vice parroco a Sorso (SS), cittadinella dove invecchio, per un decennio di diverso tempo fa, all’incirca quando si era entrambi molto più giovani di adesso. Possiamo rivederci dopo molto tempo, ma è come se la sera prima avessimo mangiazzato insieme una teglietta di fainè, di quella buona e croccante che Mario fa a Sossu, i la carrèra di lu campusantu (nella strada del cimitero).

Così è stato stamattina, andato in città a farmi vampirizzare per vedere come procede la salutaccia.

Pietro i miei compaesani lo ricordano sicuramente. Nella foto lo vedete imbretellato al centro, e se fate attenzione, in maglietta bianca e sbarbato ci son’anchio.

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“Mi a Piero mi…..siediti… a lo vuoi un caffè….embè, dove sei…sempre al “palazzo rosa?”

“Ma gooooosa…. adesso ci hanno trasferito a Piazza Fiume….”

Pietro, attualmente parroco al Sacro Cuore a Sassari ma desideroso di essere incaricato a guidare un “greggettino” in un paesino, come faceva una volta a Cheremule. Tra un “chi e como“, il discorso va a finire su un certo don Soggiu, originario di Osilo, come il nostro don Chelo di un dì e di cui era amico (bello: di, dì e di…).

Quando il rettore di “Convento” ( a Sorso viene chiamata ancora così questa chiesa, per il convento di frati che vi era un tempo) era impegnato, con la scuola,con le sue ricerche archeologiche o per altri affaracci suoi, chiamava l’amico osilese a sostituirlo. Al momento dello scambio della pace, il buon don Soggiu usava uscire dal presbiterio, scendere i gradini, e toccare a mano a più persone possibile. A volte, nelle feste di Santu Custhantinu o Sant’Antoni, usciva anche fuori dalla chiesa per scambiare il segno di pace anche coi turrunaggi (torronai) e chi incontrava facendo rientro presso l’altare. Le mani se li ritrovava appiccicose di torrone e durante la distribuzione delle ostie consacrate, il porgerle sopra la lingua dei “fedeli” creava qualche problemuccio.

Una “sagoma” don Soggiu…..

Faceva il cappellano nel vecchio ospedale, appunto in Piazza Fiume, e anche lì delle belle cose capitavano.

Una volta, celebrando la Messa per le suore che ancora c’erano, intonato il “Gloria” gli viene un’inaspettato cussu (diarrea). E che altro poteva fare il buon prete se non mollare tutto e dirigersi speditamente verso il cesso? Finito il Gloria, giustamente le suore, rialzando la testa, si accorgono, sbalordite, che il prete non è più al suo posto. Si rincuorano quando sentono il rumore dello sciacquone, che nello stesso momento preoccupa la suora sacrista: “Ohia, speriamo che non abbia sporcato la stola nuova che gli avevo appena confezionato…”.
Ritornato presso l’altare, con la massima nonchalance, il buon don Soggiu si giustifica: “Sorelle care, scusatemi……ma cos’altro potevo fare….i bisogni sono bisogni…..”

Un “sagomone” questo prete, che allora era contentissimo di mettere in pratica le indicazioni date dal Concilio Vaticano secondo. A modo suo, s’intende. Sempre meglio di molti preti attuali, anche giovani, che quel Concilio vorrebbero non ci fosse mai stato.

“Dai, Pietro…ci vediamo un altro momento che adesso devo rientrare…”

“Ciao, Piè… e salutami la tua Giovanna, “Stella” della tua vita….”

“Eia Piè….”

ps
È possibile che la chitarra appoggiata sia la stessa che continuo ancora oggi a strimpellare. Più ben messa di me, sicuramente

 

 

Se qualcuno è interessato, qui può leggere ciò che Pietro disse due anni fa circa , quando gli chiesi di raccontare dell’esperienza sussinca

don Pietro Faedda su don Giovanni Manca

Più mi specchio e più……..

di Piero Murineddu

“…ogni volta che qualche cattolico m’ha avvicinato non ha fatto che rendere più forte il mio ateismo”.

E continuando:
“Siete proprio convinti che gli atei siano incapaci di amare?

È quanto si legge in un commento al post che ho ospitato nella mia pagina FB..

Quanta verità c’è in questa prima affermazione, e quanta responsabilità dovrebbe sentirsi chiunque si ritenga cattolico!

Per la domanda posta, anche qui: ma chi l’ha detto che chi non ha un Dio di riferimento, chi non è cresciuto in un ambiente dove la “religione” non era di casa, chi non ha fatto esperienze formative strutturate e associazionistiche, chi non si è sposato in chiesa, e sopratutto, chi non ascolta “Radio Maria“, non sia capace di donazione di se e di amore disinteressato?

Nel mio piccolo, “fedele” con molta fatica e contraddizioni, posso dire che più mi specchio col Messaggio evangelico e più mi sento misero e incapace. Incapace in tutto, specialmente nell’amore disinteressato. Mi sento semplicemente in cammino, e in questo percorso non mi sento solo.

Nel video, il neo vescovo di Pinerolo si dice appassionato di montagna, e la bellezza non è tanto quando arrivi in cima e ti godi il panorama, quanto il riuscire a gustare il camminare in sé. È per questo che ho dato questo titolo alle cose che di seguito leggete……

LA BELLEZZA DEL CAMMINO

di Derio Olivero, vescovo di Pinerolo

Ieri sera sono stato con un gruppo di giovani scout. Serata davvero interessante. Giovani intensi, veri, preparati. Ho imparato tantissimo. Mi hanno coperto di domande. Mi ha colpito la loro enorme difficoltà a credere. Con molta sincerità mi hanno detto: «Perché dovrei sentire il bisogno dl Dio?».

Con domande diverse mi hanno fatto toccare con mano quanto dice un libro dal titolo scioccante: “La prima generazione incredula”.

I nostri giovani faticano a credere, non ci trovano alcun gusto, non ne vedono alcuna utilità. Dio è diventato inutile, vuoto, distante. Ed oggi io sono qui, con le loro domande che mi girano nella testa, anzi nel cuore. Ho davanti i loro volti, volti di giovani belli, seri, impegnati, simpatici. E mi chiedo: «Perché la nostra generazione non riesce più a “passare Dio” a questi cuccioli? Forse davvero il Dio che proponiamo noi adulti è diventato qualcosa di vecchio, inutile, senza passione?». Anzi di più: «Ma chi è Dio, che cosa è la fede per noi adulti?».

I giovani hanno una risposta netta: «Il vostro Dio non ci appassiona, non ci emoziona, non ci tocca». Eppure una società senza Dio è una società piena di dei. Una società senza desiderio di paradiso è una società piena di inferni. Una società senza il comando dell’amore e del perdono è una società ferma, violenta, fredda, indifferente. Una società senza Risurrezione è una società senza sogni, di corsa, ma senza orizzonte. Una società senza Padre è una società sola.

Amici adulti, quale società desideriamo per i nostri figli e nipoti? Per quale società stiamo lottando? Non ci turba la perdita di Dio?

Il grande pensatore ateo Nietzsche, dopo aver proclamato con forza la morte di Dio, dopo aver gridato che bisogna sbarazzarsi di Dio, ha un tuffo al cuore, si rende conto del vuoto e scrive:

«Ma cosa abbiamo fatto, quando abbiamo svincolato questa terra dal suo sole? Ma in che direzione si muove adesso? In che direzione ci muoviamo noi? Lontano da ogni sole? Non precipitiamo sempre più in basso? E all’indietro, di lato, in avanti, da ogni parte? Esistono ancora un sotto e un sopra? Non navighiamo attraverso un infinito nulla? Non avvertiamo l’alito dello spazio vuoto? Non fa sempre più freddo? Non è sempre più notte?».

Pagine toccanti che mi tornano spesso alla mente. La società di domani è nelle nostre mani, di noi adulti. Aiutiamoci a creare qualcosa di bello, di gustoso, di alto per questi nostri cuccioli!

A chi è credente dico: «Aiutiamoci a rinnovare il cristianesimo» . Perché «dove il cristianesimo non rinasce, marcisce (Pier Paolo Pasolini».

(trascrizione di Olivero,che ringrazio)