Testimoniare personalmente i valori della Costituzione

BREVE PREMESSA

(P.Muri.)

L’autrice delle lucide considerazioni che, a te piacendo, vai a leggere, fa parte della Comunità Cristiana di Base di Chieri. Dal 1989 questi cristiani “inquieti” e inquietanti, come “inquietante” dovrebbe essere il Messaggio cristiano, portano avanti l’impegno di quest’organo informativo periodico, “c.d.b. informa”. Solitamente questa ventina di pagine sono introdotte appunto da un articolo di Rita, di cui mi onoro di essere amico, pur non essendoci mai visti personalmente. Il periodico lo ricevo via posta ordinaria e chiunque può farne richiesta, ma è facilmente scaricabile sul sito http://www.cdbchieri.it/

L’ultimo numero è del novembre scorso, ma quanto scritto è, purtroppo, di un’attualità estrema, considerando la ferocia di questi giorni di propaganda elettorale.

Prenditi tempo e leggilo con attenzione. Colgo l’occasione per fare a Rita gli auguri, nel pieno dei festeggiamenti del suo doppio compleanno, quello biologico di ieri e l’altro anagrafico del prossimo 4 marzo.

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TESTIMONIARE I VALORI DELLA COSTITUZIONE NEL NOSTRO VISSUTO QUOTIDIANO

di Rita Clemente

Tempo fa mi è capitato di leggere da qualche parte che una guerra non comincia mai dallo scoppio del conflitto armato vero e proprio, ma da molto prima. Comincia dall’informazione pilotata e distorta, finalizzata alla “costruzione del nemico”, in modo che si rafforzi nella coscienza collettiva la convinzione di pregiudizi, di luoghi comuni o di vere e proprie menzogne. Insomma, i primi a venire armati sono gli animi e i cervelli della gente; quando poi ci sarà la vera e propria “guerra guerreggiata”, sembrerà del tutto naturale accettarla, anzi, inevitabile o addirittura doveroso.

E’ la più grande opera di narcosi o di plagio collettivo che si possa immaginare, la più pericolosa, la più dannosa. Ne abbiamo avuto una prova storica di grande effetto durante gli anni ’30, con i regimi nazional – fascisti. Basta scorrere la stampa dell’epoca e vedere che propaganda, che manifesti, che slogan, che parole d’ordine fossero imposte tra le folle:

l’esaltazione della “razza ariana”
la denigrazione dell’Ebreo prototipo del male
la svalorizzazione degli Africani
la tanto decantata subordinazione femminile
la celebrazione della “vera civiltà”
la glorificazione delle imprese militari…

 

Tutto questo e molto altro ancora costituì il patrimonio ideologico su cui si formò un’intera generazione (per me, quasi settantenne, si trattò della generazione dei miei genitori, quindi posso dire di averne avuto un esempio diretto). Tutto questo armamentario ideologico precedette – e preparò – quella immane tragedia che fu la seconda guerra mondiale, con i suoi sessanta milioni di morti, i campi di concentramento, gli stermini di massa.

E oggi? Se quell’affermazione è vera (ma la storia, purtroppo, dimostra che lo è) anche oggi non c’è da stare molto allegri. Sì, è vero che il contesto storico è diverso, che non ci troviamo più in regimi di quel tipo, che nel frattempo dovrebbe essere maturata una coscienza civile diversa, rispettosa delle libertà democratiche e dei diritti umani, eppure…eppure vi sono segnali molto inquietanti e non lasciano ben sperare. Anzi, pare che sotto forme nuove si ripresentino purtroppo mali che credevamo – forse ingenuamente – archiviati per sempre. E, tra questi mali, una svergognata esibizione di fascismi vecchi e nuovi, con tutto il relativo corteo di beceri nazionalismi, di intolleranze e di pregiudizi, compresa la “costruzione del nemico” che oggi prende prevalentemente i connotati dell’extracomunitario “brutto, sporco e cattivo”.

Ma, come si sa, atteggiamenti fascisti preludono o sottendono sempre atti di violenza o, quanto meno, l’acquiescenza passiva nei confronti di questi “atti”, quando essi colpiscono l’obiettivo “giusto”. Portavoci di simili atteggiamenti sono diversi giornalucoli, spuntati chissà dove e come, che – guarda caso – riportano solo ed esclusivamente notizie riguardanti “fattacci” commessi da extracomunitari. Episodi, peraltro, non riportati né menzionati da alcun altro quotidiano a tiratura nazionale. La novità è che oggi, in una società aperta e democratica – grazie alla tecnologia avanzata – ognuno può dire quello che pensa e come la pensa.

Sicché, scorrendo i post degli utenti sui vari network, ci si rende più conto di quanto sia largo il raggio d’azione che incamera e diffonde pregiudizi, intolleranze, bufale più o meno consapevoli. Non che la libertà d’espressione in tutte le sue forme non sia cosa buona e giusta, intendiamoci, ma ciò dimostra che essa è sì condizione necessaria, ma non sufficiente a salvaguardare la libertà stessa e la pace. Infatti, leggendo alcuni di questi post (e purtroppo capita anche tra i miei “amici virtuali”) viene fuori un quadro abbastanza desolante: c’è chi inneggia al duce, c’è chi insulta la Boldrini, c’è chi diffonde bufale senza nemmeno preoccuparsi di controllare la fonte, soprattutto se si tratta di notizie che riguardano crimini commessi da extracomunitari…
Che se poi glielo fai notare ti rispondono pure, con sublime faccia tosta “ANCHE SE E’ FALSO, POTREBBE ESSERE VERO !”. Ricorda, in maniera inquietante, un detto di Goebbels: la propaganda è un’arte: non importa se racconta la verità!

Che fare? Bannare tutti costoro? Qualche mio amico me lo consiglia. Però alcuni sono amici non solo virtuali e anche di vecchia data…Alcuni sono persino parenti (diretti o acquisiti).
Mi spiacerebbe bannarli: in fondo fanno parte anche loro un po’ o tanto della mia storia! E poi, anche così non si risolve il problema! Certo, non mi capiterebbe più di leggere simili “fregnacce” e il sangue mi diventerebbe meno acido, ma questi, e molti altri come loro, continuerebbero impunemente a fare quello che fanno e, in certi casi, per quanto spiacevole, è meglio avere sottocchio il quadro reale delle cose. Eppure (la cosa che mi manda più fuori di melone) è che queste stesse persone, che sono persone “normali”, tranquille, come me e come tanti, poi riempiono e infarciscono di cuoricini e di baci- bacini – bacetti le foto di figli e di nipotini, e di frasi strappalacrime i ricordi di genitori defunti.

Oppure (ancora peggio, secondo me) appiccicano post raffiguranti padre Pio e la Madonnina in tutte le sue forme e denominazioni, o uno splendido Gesù ariano, biondone – occhi azzurri – faccia mielosa, consigliando di condividere e di diffondere, per ottenerne la protezione. Ma davanti al problema dell’accoglienza di poveri cristi reali, affamati, assetati, bisognosi loro di protezione, dicono no, non ci siamo, sono degli invasori, dei potenziali stupratori, stiano a casa loro! A casa loro rischiano la vita? Chi se ne frega? Sono di un’altra razza, di un’altra cultura, di un’altra religione…

Ma non sono anche loro esseri umani? Non hanno anche loro affetti, fidanzate, figli, genitori che trepidano per la loro sorte? E, se Dio è uno solo, non pregano lo stesso Dio che preghiamo noi?

Qualche sera fa, in un incontro – dibattito sulla questione dell’accoglienza nella cittadina dove vivo, una gentile signora, tutta per benino, tutta a postino, elegante quanto basta e fresca di messinpiega, teneva a farci sapere che chi viene da noi sono solo gli uomini giovani, che lasciano figli, mogli e genitori a morire nei loro Paesi. Con quale logica non s’è capito, perché così, almeno implicitamente riconosceva che sì, è vero, nei loro Paesi di provenienza si muore!

Un richiedente asilo africano così le ha risposto: si ricorda, signora, della foto del piccolo Aylan, il bambino siriano trovato morto sulla spiaggia, la cui foto ha commosso tutto il popolo della Rete? Bene, è per questo che rischiamo noi in prima persona! perché ai nostri figli non capiti quello che è successo al piccolo Aylan!

Un’altra novità, tipica del nostro tempo, è che, insieme ai migranti, si criminalizzano pure gli operatori dell’accoglienza, i volontari, le cooperative, le Associazioni che si danno da fare per assicurare ai neo arrivati un minimo di vita decente, tutti dipinti come arraffatori senza scrupoli di lauti profitti, in combutta con il malaffare e con i trafficanti di esseri umani. Per loro si è inventata persino una parola nuova, divenuta un insulto che ti colpisce come uno schiaffo improvviso: buonista! E, se sei un buonista, sei complice, sei colluso, sei criminale!

Ora, io non sto parlando dei gruppi esagitati, di CasapPound, oppure dei tifosi ultras di qualsivoglia squadra, che, senza alcun pudore ormai, intonano persino canzoni fasciste durante le partite. Parlo di bravi padri e di devote madri di famiglia che, un volta entrati nei social network, mi sorprendono persino per il loro accanimento anti migranti, con relativo accompagnamento di bufale e di fake news. Questo a riprova di quanto una politica e una propaganda denigratorie di un ben individuato “nemico” entri nei circuiti mentali della gente e vi lasci il segno!

Certo, non tutti per fortuna si lasciano attrarre in queste “scorciatoie cognitive” (come si può definire il pregiudizio), anzi, devo dire che ho anche il piacere di leggere altrettanti post dove si fanno rilevare inesattezze e contraddizioni e dove ci cerca almeno di smascherare le “bufale”. Però quello che stupisce è come mai, dopo anni e anni di convivenza democratica, di educazione al rispetto delle altre culture, di celebrazione dei valori della Resistenza e anche di esperienze migratorie “nostre” si possa essere arrivati a questi livelli! Sicuramente un grosso ruolo lo gioca la paura.

Intanto, la crisi economica ha allargato enormemente le maglie del disagio sociale e dello stato di bisogno anche tra i cittadini autoctoni, i quali temono di dover ridurre ulteriormente quella già esigua fetta di welfare di cui possono beneficiare. Di qui nascono tutti quei “conti in tasca” all’accoglienza con relativa propaganda menzognera sui famosi 35 euro che ogni immigrato accolto percepirebbe quotidianamente (si tratta in realtà della somma che ricevono gli operatori per coprire tutte le spese relative alla prima fase dell’accoglienza per i richiedenti asilo: spese di affitto, bollette, istruzione, sanità e procedure legali).

Inoltre, le notizie di attentati terroristici, il volume sicuramente notevole dei flussi migratori, il doversi confrontare con mentalità, culture, religioni “altre” induce a rinchiudersi nel recinto del proprio piccolo mondo conosciuto, nei valori che riconosciamo come “nostri”. Anche se, a ben guardare la realtà, spesso questi “valori” sono molto più urlati che praticati. Ho sentito dire più di una volta “ma ci abbiamo già i nostri (si intende, di delinquenti), non abbiamo bisogno di importarne altri!”. Espressione che, a mio avviso, contiene due grosse semplificazioni inaccettabili:

1) La delinquenza non va mai “accettata”, va perseguita per legge, indipendentemente dal fatto se “nostra” o “d’altri”. Le leggi ci sono per questo!

2) E’ un errore madornale creare l’equazione automatica “migrante – delinquente” o peggio “terrorista”.

Certo, non tutti gli immigrati sono degli angioletti e non è escluso che alcuni di essi possano delinquere ma è altrettanto vero che molto di loro sono andati via dai loro Paesi proprio per non dover ingrossare le fila dei potenziali “terroristi”. Non siamo ingenui e non vogliamo anche noi occultare la verità per partito preso ideologico. Sappiamo che “ospiti stranieri” possono commettere reati e abusi gravi. Ma questi (non lo si ripeterà mai abbastanza) vanno perseguiti per legge, esattamente come i “nostri”. Quello che non si può accettare è una aprioristica generalizzazione: siccome uno è extracomunitario, arrivato magari con mezzi di fortuna (e sopravvissuto al viaggio) per ciò stesso è un delinquente o un potenziale terrorista!

Un giovane somalo, beneficiario del progetto d’accoglienza a Chieri, in quella serata di cui parlavo prima diceva giustamente che noi guardiamo agli effetti delle migrazioni, ma non ne analizziamo le cause. Le cause, appunto! Il fatto è che le nostre paure sono le loro paure, ma le loro hanno dimensioni molto più consistenti e ragguardevoli. Gli attentati terroristici, nei loro Paesi, sono all’ordine del giorno. I morti, nell’ordine delle decine e persino centinaia, ogni volta. E se noi abbiamo la disoccupazione, la crisi economica, la sofferenza sociale, loro soffrono letteralmente la fame e spesso vengono via da territori colpiti dalle alluvioni o dalla siccità. Inoltre, che cosa fa più paura di una guerra in atto? Molti di loro vengono da Paesi in guerra. E non dimentichiamoci che la maggior parte delle bombe, o delle mine, o delle altre armi che ne causano la morte provengono dalle industrie dei nostri Paesi…

Qualcuno ha avuto anche la sfacciataggine di dirmi: “Ma questo è uno dei nostri maggiori business…” Eh, già! per noi si tratta di occupazione e di quattrini, per loro di terrore e di morte! Ragioniamo sulle cause, quindi, e disarmiamo gli animi.

Capisco che la gestione dei flussi migratori non è cosa semplice, ma a che servono allora i buoni intenti politici dei governi democratici e la tanto sbandierata “civiltà dei diritti umani”? Questa è la sfida che abbiamo davanti: non barriere, confini chiusi, ma soluzioni concrete per la pace e lo sviluppo. La speranza è in chi non si fa irretire da questa campagna di odio.

La violenza produce violenza. Le uniche soluzioni proponibili sono soluzioni di dialogo, cooperazione e nonviolenza. Ma, come bene affermò il grande ideologo del pacifismo italiano, Aldo Capitini, “ASPETTO COSTITUTIVO DELLA NONVIOLENZA E’ LA NONMENZOGNA”. L’onestà morale e intellettuale, innanzi tutto. Anche attraverso Face Book.

E caso mai, perché oltre a un corso di italiano, non si propone ai giovani beneficiari di accoglienza anche un corso di educazione civica e di conoscenza dei valori fondanti della nostra Costituzione? Non sarebbe male! Ma soprattutto non sarebbe male, quei valori, testimoniarli nella pratica del “nostro” vissuto quotidiano.

Testimoniare personalmente i valori della Costituzioneultima modifica: 2018-02-28T12:18:54+01:00da piero-murineddu
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