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Sennori – Chiedete ai vostri vecchi chi era Maria Canu, sa muzzère de Iuanne Fois

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di Giovanna Stella

Mia nonna, sempre attiva e con le maniche alzate fino al gomito, una donna di festa. Quando incontrava qualcuno nel bisogno, non esitava ad invitarlo a mangiare e se necessario anche a dormire. In un viaggio per Ozieri, aveva conosciuto una signora il cui figlio si trovava a Sennori per fare il militare. Da quel giorno la casa di nonna era sempre aperta per il giovane.

Del resto la porta d’ingresso rimaneva sempre aperta. All’interno del cortile, era spesso intenta a costruire fantasiosi canisthreddhi (cesti) di ogni misura. La vedo ancora seduta all’interno di uno grandissimo, costruendone alacremente altri quasi a gettito continuo. Intorno al braciere, grazie alla sua forte memoria raccontava a noi nipoti e alle comari fatti accaduti nel passato, con acuta intelligenza e in modo coinvolgente e divertente per tutti. Se qualcuna di queste numerose comari di fede o di fogarone (faló) partoriva, lei l’assisteva fin quando ne aveva bisogno, lavando labiòlo de pannoso (grandi recipienti di panni)

Come la maggior parte delle donne, spesso si recava a San Lorenzo, trasportando in groppa all’asina Adelina il grano da far macinare. Una volta la figlia del mugnaio era li li per partorire. Lei non esitò a prestarsi per dare una mano, restandovi tutto il giorno a facendo rientro a casa a notte fonda.

Amava mettere subito in atto ciò che pensava di fare, quasi il tempo non le sarebbe bastato, e tutto senza esitazione e con una velocità sorprendente per tutti. Soffriva molto di essere analfabeta, ma aveva sviluppato tantissimo il senso pratico delle cose, non sentendosi inferiore a nessuno ed esprimendo sempre con sicurezza ciò che pensava.Nonna Canu aveva patito la perdita prematura della propria mamma e aveva dovuto anche subìre le angherie della matrigna, ma col suo modo di fare era riuscita a conquistarsene persino l’amicizia e la benevolenza.

Dopo che si era preso cura del figlio di un ricco possidente locale, questi le aveva affidato l’incarico di fattora delle sue campagne, funzione passata in seguito a mia madre. Durante questo incarico portato avanti per molti anni, non aveva mai avuto atteggiamento di sottomissione, e con la sua schiettezza, si era conquistata la stima del proprietario.

Il suo compito consisteva nel recuperare personale disposte a lavorare nei campi, e per questo si recava nelle abitazioni. Arrivava prima degli altri sul posto di lavoro. Stimolando la “raglia” (filare) perchè i lavoranti si dessero da fare, non mancava di aiutare chi, per un motivo o per l’altro, il giorno era più debole e lento. Controllava che nessuno si appropriasse dei frutti, anche se era lei stessa che distribuiva i migliori, non mancando di avvisare il proprietario.

A ben vedere un “caporale” di altri tempi, ma vissuto con spirito completamente diverso da come viene praticato ai nostri tempi nei confronti degli immigrati, specialmente nel sud d’ Italia.

Essendo figlia unica, era diventata sorella dei numerosi cugini, avendo sempre un modo di fare che aveva contribuito a compattare l’intera parentela, e la sua scherzosità e autoironia l’aiutava in questo compito così spesso arduo per tutti.

Quando aveva conosciuto Piero Murineddu, il ragazzo diventato in seguito mio marito, riuscendo a superare l’istintiva impressione negativa per l’abbigliamento stravagante, era riuscita però a dire che aveva un “faeddhu bellu” (una parlata gradevole), ed evidentemente per lei era una cosa più importante dell’apparenza del vestito.

Del marito, suo primo e forse unico amore, diceva sempre che era buono e “studiato” e tornato dal lavoro nei campi, non mancava di occuparsi dei figli. Quando il più piccolo piangeva, lo consolava facendogli succhiare, quando c’era, un confetto avvolto nel fazzoletto, oppure dello zucchero mischiato con mollica, quello che nella vicina Sorso chiamavano “lu cabiggiari” (il capezzolo).

Un giorno di forte nevicata, mentre portavo a casa sua un piatto di lenticchie, sono scivolata nella salita del “Rosario”, spargendo tutto per la strada. Per rimediare, lei subito aveva cucinato delle castagne bollite, cosa che entrambi abbiamo preferito ai soliti seppur buoni legumi.

Partito il primogenito Paolo in guerra ed essendosi interrotte notizie che lo riguardavano, l’apprensione l’aveva portata a rinchiudersi un una sorta di lutto anticipato. Venuta però a sapere che il figlio era vivo e prigioniero in Inghilterra, quasi impazzì per la gioia e andò per tutto il paese a spargere la lieta notizia.

Negli ultimi 12 anni di vita veniva ospitata periodicamente a casa dei figli e delle figlie, ed ogni quattro mesi veniva due mesi a stare da noi. Il giorno in cui arrivava,, sentivamo il rumore dei freni del pulmino di zio Paolo, nel quale vi era caricata lei, il suo letto, “sa coivula” (largo cesto) con le sue cose personali, pochi indumenti rigidamente di color nero e l’orinale di latta smaltata. Tutti uscivamo fuori per accoglierla e la trovavamo sempre sorridente. Quel giorno era sempre una festa.

Io dormivo con lei nella stessa stanzetta. Ogni notte mi raccontava del marito, delle amicizie, di quando da piccola andava a Castelsardo a vendere so coivulo (i cesti). Spesso mi diceva che il marito, in cielo,si abbuffava di dolci di cui erano imbandite le lunghe tavolate. Lui mangiava specialmente “so ciocio”, fatti di pasta di mandorle, detti anche “sospiri”.

Mi diceva che quando Gesù era piccolo e giocava coi suoi amichetti, si sedeva su un raggio di sole e rideva perchè, cercando di sedersi anche loro, cadevano inesorabilmente per terra. Giocando a “tena tena”, Gesù si rendeva invisibile e faceva loro “su cori cori” (solletico) provocando in tutti grande ilarità. Mi diceva di essere “comunista”, anche se i preti non volevano. Era convinta che Dio voleva ad esserlo ed era sempre arrabbiato coi suoi preti perchè non si facevano mai mancare da mangiare e da bere, come al contrario succedeva ai poveri, i Suoi preferiti.

La notte, c’era il particolare “rito” della preparazione per andare a letto. Nonostante si spogliasse, mi restava sempre l’impressione di vederla ugualmente vestita. Rimaneva in mutandoni rosa fino alle ginocchia, maglia di lana e “sa camisgia” (sottoveste) in popolina, tessuto povero. Si scioglieva i lunghi capelli bianchi, tenuti insieme durante il giorno dal “mogno”, crocchia o chignon in francese. Sul comodino sistemava con cura “sos aguzzoso”, forcine (“auzzi” in sorsese). A questo punto dava inizio allo show, cosa che provocava in me un’istintiva e irrefrenabile risata. Mi faceva alzare e facevamo insieme la “marcia militare, interrotta ogni tanto dal bisogno di svuotare la vescica che incredibilmente era sempre piena. Lo show comprendeva canzoni a trallallèro in sardo, barzellette, aneddoti su compaesani e imitazioni. Quando mia madre c’imponeva il silenzio e finalmente dovevamo coricarci, m’invitava a ripetere la sua particolare preghiera:

EO MI COSCHO IN SU LETTU MEU
SU LETTU MEU ESTHE A BATTORO CANTONADO
BATTORO ANGHELO L’HO S’APPARADO
DUOSO IN PESE E DUOSO IN CABITA
SA REGINA A COSTHAZZU M’ ISTHADA’ E MI NAREDE:
DROMMI E REPOSA
NO EPIE PAURA DE MALA COSA
CA’ CHE’ DEU, LUCCA E MATTEU
LUCCA E IUANNE
NOSTHRA SIGNORA E DEU CHI C’ACCUMPAGNE

Nella colazione del mattino, se mancavano le sacre due uova sbattute, era un malumore irrimediabile.

Si avviò alla vita eterna nella torrida estate del 1983.

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Spiagge&Mozziconi: a quando lo STOP a questa incivile e puzzinòsa usanza??

 

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di Piero Murineddu

 

Sembra fatto apposta, porca miseriaccia zozza! Arrivate le giornate estive, ogni volta che mia moglie mi convince ad andare in spiaggia (cosa che le riesce a fatica perchè a me  il mare piace godermelo dagli scogli da dove ogni tanto mi viene il coraggio di osare quelche tuffetino)  e vado a piantare quello che è rimasto di un vecciu cadruddhu ombrelloni regalatoci dalla nostra amata ex vicina di casa, mi giro e rigiro per occupare un pezzetto di spiaggia pulita. Quando mi sembra di averla adocchiata, mi affretto per raggiungerla prima che qualcun altro mi preceda. Appoggio per terra gli innumerevoli  “colli” che neanche-dieci senegalesi-messi-insieme, riesco ad inzicchire con estrema fatica il para- sole che dicevo, e quando finalmente mi siedo sull’arrugginita “sdraietta”  che ancora mi rimane e aguzzo la vista, inizia puntualmente l’operazione di forzato  “stretching”, accompagnato da qualche inevitabile giasthemma: inizio a seppellire col piedino quella e quell’altra cicca puzzinòsa. Quando sono di buon umore e pieno di senso civico, le raccolgo con  un fazzolettino e le metto dentro una busta.

Steso l’ormai liso asciugamano per terra, finalmente posso distendermi, facendo molta attenzione che la testa  rimanga riparata da quel sole che spesso cuoce il cervello di molti sussinchi e furistheri. Durante la lettura del giornale o l’estenuante lavoro di meningi per trovare quella maledetta parolina di tre caselle nel cruciverba di quelli facili facili, l’attenzione viene attratta da quel mozzicone sfuggito alla mia accurata pulizia di poco prima, mezzo sommerso dalla sabbia.

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Nel brusco e affuttato movimento per togliermelo dalla vista, riempio mezzo asciugamano di sabbietta, cosa che mi costringe a rialzarmi per sbatterla. Quando mi ridistendo, milioni di granellini dorati si sono intruffolati tra le pagine del giornale, oltre che essersi appiccicati alla mia lunga e sudata schiena. Non mi rimane altro che farmi coraggio e avvicinarmi pian pianino alla battigia. Superati i primi metri coi piedini immersi in acqua, arrivo a bagnarmi le bianche coscettine di peli sprovviste. L’azzuddhu ha completamente ricoperto il magro corpo, ma finalmente riempio i polmoni d’aria e faccio il troppo rinviato e rinfrescante tuffettino. Aaahhhh……….

Riemerso dopo appena due striminziti metri, toltami freneticamente l’acqua dalla faccia e messa faticosamente a fuoco la vista (senza occhiali non ci vedo “un tubo”), poco più in là mi accorgo che tre bei mozziconcini delle odiate e micidiali sigarette mi stanno osservando, e mi sembra anche che stanno ridacchiando del mio non perfetto tuffettino. Che faccio allora? Naturalmente …..dietrofront, accolto amorevolmente dalla cara mogliettina che mi dice rassegnata: “Iiiihhhh, già uscito seeeeei?!”. Ed io: ” Si, già uscito sono! E la prossima volta andemmu a Puntalagrabba!”

 

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Siamo appena usciti dalle elezioni, i cui risultati non mi hanno per niente entusiasmato. D’altronde, e scusate la chiarezza, non erano entusiasmanti neanche le alternative. Ma non è questo il momento per parlarne. Diciamo che aspetterò i “Fatti” per giudicare l’operato di codest’altra Ammistrazione, specialmente per quanto riguarda  l’agire nella legalità, rispettando e facendo rispettare le norme  di civile convivenza.

 

Chiedo quindi ai nostri “nuovi” pamodudidì governanti sussinchi:

 

         SARANNO  CAPACI  DI  PORRE  RADICALE RIMEDIO 

          A  QUESTO  SCHIFOSISSIMO  SEGNO  D’INCIVILTA’ ?

 

Certo, dovrebbero essere coloro che, pur conoscendone le conseguenze, ancora non vogliono decidersi a smettere di fumare e specialmente  evitare d’imbrattare le spiagge, ma sappiamo che molti hanno ancora bisogno della minaccia di qualcosa per usare il buon senso e  specialmente, rispettare i diritti e le libertà altrui.

 

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Se avete voglia di leggere ancora, di seguito riporto qualche informazione riguardo all’argomento. Scusate se non indico la fonte, ma mi sfugge.

 

Nel nostro Paese vige il divieto di fumare in tutti i luoghi, pubblici o privati, che siano chiusi, ad esclusione dei locali dotati di apposite sale per i fumatori e le private abitazioni. Non si può dunque fumare nei ristoranti, nelle discoteche, a scuola, negli ospedali, negli uffici, negli studi professionali, nelle sale d’attesa delle stazioni ed aeroporti, nei musei, sui treni, nei bar, sul taxi, negli androni condominiali.

La legge n. 3 del 2003 non estende però tale divieto ai luoghi aperti: spiagge, parchi, piscine, ecc. Le sanzioni per chi non rispetta tali regole sono piuttosto severe: circa 550 euro per chi le viola, 2000 euro per i gestori di locali che non le fanno rispettare, 3.300 euro se l’impianto di aerazione del locale riservato ai fumatori non è a norma.

Alcune amministrazioni locali hanno emanato dei provvedimenti che estendono il divieto di fumare anche nei luoghi aperti, al fine di rafforzare la protezione dei non fumatori e per educare le persone al non utilizzo del fumo. Qualche esempio.

A Trento e provincia non si può fumare nei luoghi aperti adiacenti o vicini alle scuole di ogni ordine e grado, comprese scuole materne e asili. Lo stesso divieto vale per tutte quelle strutture che ospitano minori di diciotto anni. Ad Alghero, in Sardegna, vige il divieto di fumare nei parchi pubblici, a tutela delle vittime del fumo passivo, in particolare anziani e bambini. Vi sono però aree dedicate in cui si può fumare.

A Napoli un’ordinanza dell’Assessore alla Sanità nel 2007 ha messo uno stop alle sigarette fumate in ben 43 parchi pubblici cittadini, se nelle vicinanze vi sono bambini fino a 12 anni o donne incinta. Non si fuma inoltre durante le manifestazioni (concerti, cinema all’aperto) che si tengono nei parchi pubblici. Seguono lo stesso esempio anche Verona e Bolzano.

 

A Bibione, invece, dallo scorso 6 Agosto è partita un’iniziativa che ha eliminato il fumo da circa mezzo chilometro di spiaggia: molti turisti si lamentavano infatti che il litorale fosse pieno di mozziconi di sigarette.

Le città costiere come Bibione che hanno vietato di fumare in spiaggia o stanno pensando di attuare un provvedimento simile hanno a cuore non solo la salute di chi sceglie di non fumare, ma anche la protezione dei mari. Si calcola che sia pari al 24,6% la percentuale di mozziconi tra i rifiuti trovati nel mare.

 

 

 

Analisi pre (ma anche post) elettorale di Leo Ipanu “L’IMPORTANZA DI AVERE LE MANI IN PASTA”

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di Piero Murineddu

Quella di Leo è un’analisi validissima anche a urne chiuse, coi “Protagonisti” già andati in processione con fascia e aureola d’alloro per esibire la “vittoria”, giustamente omaggiati ed acclamati dal popolo orante e plaudente

 

Come  avete letto nell’articolo pubblicato in questi giorni su “Il Corriere Turritano”, dal suo libero, rilassato e (in un certo senso) distaccato punto d’osservazione, Leo ci aiuta ad analizzare la tragicomica situazione politica pre elettorale venutasi a creare a Sossu nelle ultime elezioni, dove vari aspiranti a “servire” (come meritano i miei concittadini sempreunpopazzoidi sussinchi) non esitano a passare da una coalizione all’altra, convinti che non è importante il come si arriva all’obiettivo, ma è importante l’obiettivo in se, cioè, come ho detto, SERVIRE I CARI CONCITTADINI SORSINCHI, IN MODO DISINTERESSATO E SENZA CERCARE ALCUN TORNACONTO PERSONALE.   Magari anche   RINUNCIANDO A METTERSI IN TASCA IL LEGITTIMO PUBBLICO STIPENDIO

PER DEVOLVERLO  E-RO-I-CA-MEN-TE   IN  OPERE SOCIALI,

come ha fatto ( e questa volta seriamente) Gavino Spanu, uno degli storici fondatori del CCRSS, durante la sua delega di Assessore nell’Amministrazione di Antonareddhu Ipanu.

Questa anomala esperienza di assessorato si interruppe inspiegabilmente e miseramente dopo appena un anno, costringendo l’ormai semplice Consigliere Gavineddhu, passato nei banchi di un’opposizione tutta personale, a fare l’uomo “sandwich” per far conoscere le sue inascoltate ragioni.

Leo ci descrive la situazione recente&menorecente&presente&probabilmentefutura di come molti sorsinchi, molto furbescamente e senza alcun ritegno, decidono di mettersi in corsa per raggiungere l’ardentemente agognato traguardo:

avere le mani nella pasta di un qualsiasi “tortino”, anche di quelli bruciacchiati fatti in casa.

Difficile non essere d’accordo.

 

 

 

 

Amministrative 2014 a Sorso – ComiziFinali&Putacasoche

di Piero Murineddu

Putacaso  che qualcuno si stesse chiedendo cosa avrà fatto quel discolone di pieromurineddhu quellochenonvendelerobbe la sera in cui le ListeinLizza, dopo essersi contese l’uso della Piazza “Collocatore Primo”, funtumaddu sorsinco conosciuto meglio come Saivadori Andria lu Poeta di Sossu, si son dovute “accontentare” di radunare le rispettive tifoserie nel piazzale della stazione (povero praticello e piantine del troppo esiguo spazietto recintato dei famelici divoratori di pizze serali!) e nella Piazza S.Agostino (quello si centrale e storico luogo che nel passato ha risuonato della voce amplificata di vari politici, buona parte dei quali son caduti grazieadio nel dimenticatoio echepreferiscononfarenomi !).

Putacaso, dicevo, che qualcuno si stesse ancora chiedendo cosa ho fatto vennari a sera e specialmente se sono entrato in crisi per dover scegliere quale dei due illuminati Condottieri, con le proprie truppe radunate ed imbellettate, andare ad ascoltare. Il travaglio interiore e mentale mi stava macerando tutto il giorno. Non sapevo se affidarmi alla provvidenziale monetina tirata in aria, a “lu toccu” con le dita fatto con la gattina che ospitiamo a casa, alla direzione delle poche nuvole di passaggio, osolodiosaachecosa.

C’era d’altronde un altro dilemma che mi stava dilaniando: se fossi andato a sentire Signor Mì, vedendomi nella platea poco impegnato a spellarmi le mani applaudendo alla necessità che RICOMINCIARE E’ MEGLIO urlata dall’oratore coi pantaloni incredibilmente attillati, in qualcuno avrei potuto creare qualche perplessità, facendogli pensare “ma a si bò sabbè con chi stà questo difficilmente collocabile pieromurineddhu quellochenonvendelerobbe!?”. Dall’altra parte, se mi fossi stretto tra l’ “azùa” davanti alla stazione, più di uno mi avrebbe preso per un nemico infiltratosi per spiare le mosse di coloro che “CONTINUARE E’ MEGLIO”, o ancora peggio, qualcun altro poteva dedurre che “finalmente” mi sono ricreduto su questi cinque anni sussinchi appena trascorsi e sopratutto, su certi personaggi, cosa quest’ultima che più passa il tempo, più sta diventando impossibile (mai dire mai, comunque).

Cosa ho fatto allora per evitare fraintendimenti da parte di chicchessia? Una cosa saggissima e meravigliosa, insieme naturalmente alla mia fedele complice  mugliera. No, non quella “cosa lì”….per quella “meraviglia” c’è tempo in tutta la giornata. Ci siamo invece vestiti cun robbi vecci e siamo andati in campagna. Si, in campagna…. finalmente!

Appena arrivati e dopo essermi fatta una corsa aperdifiato per inseguire quel toppone che si era insediato tra i vecchi attrezzi lasciatimi dalla generosità dei miei avi, mi son armato di pazienza e di pinnattu e ho dato degna sepoltura alle povere piante a cui diversi mesi orsono, di nascosto e protetto solo dalla sua infinita imbecillità, qualcuno aveva pensato di troncar loro la vita, questa volta col suo implacabile pinnattu.

Ih, foramari – alcuni di voi potrebbero pensare – e gosa marasolthi èra suzzessu pa fà’ una gosa cussi vigliacca?!

Ah, non lo sapete? Presto detto. Negli ultimi mesi dell’anno scorso, insieme a pochi altri, avevo portato avanti una battaglia per la regolare apertura del sito della Billellera, la cui gestione era stata affidata maldestramente – e credo ancora lo sia –  ad un’associazione che non ha mai garantito la concordata e regolare apertura e pulizia. Insomma, uno dei tanti atti amministrativi irregolari e poco trasparenti compiuti da questa uscente Amministrazione Comunale, denunciati recentemente anche dalla Segreteria Generale dello stesso comune. A proposito, che seguito c’è stata a questa poco allegra relazione (denuncia) pubblica?   Ah, tutto archiviato. Va bè, dimenticavo che a li sussinchi interessano principalmente

  • le rotatorie fiorite a gogò

  • la “mondezza” regolarizzata e contenuta in eleganti “isole ecologiche”

  • i posti di trabagliu probabili et imminenti delle Residenze Sanitarie

  • l’acqua gasata dalla fontana perchè-quella-di-casa-non-è-proprio-potabilissima-come-legge-imporrebbe,

  • i piccoli fazzolettini di terra pubblica affinchè i nostri cari vecchietti possano coltivare le lattughine e sentirsi (forse) ancora utili alla società

  • lo scandaloso completamento oltre ogni tempo massimo del giardinetto davanti a quel mostro archittetonico di via Europa che-chissa-chi-ha-dato-il-permesso-di-edificare-quel-dì

  • il proseguimento della strada politica-religiosa-turistica che conduce all’albero da dove (insegna le leggenda perpetuata dai fraticelli, figli di quel Francesco d’Assisi che se-tornasse-non-so-cosa-farebbe-loro-anche-se-pacifista-e -nonviolento) la Mamma di Gesù non voleva assolutamente essere spostata. E perchè mai, potrebbe chiedersi qualche scettico “protestante”? Così! Forse le piaceva l’aria sana della campagna e non voleva essere rinchiusa a sentire la puzza di muffa e di candele della chiesa di San Pantaleone (dottore) di Sossu.

I sorsinchi sono anche molto interessati alla buona conservazione del Palazzo Baronale, da dove il furfante signorotto di quei tempi là soggiogava i poveri indigeni, almeno fino a quando quest’ultimi non si sono rotti i cabasisi e zi l’hani mandaddu tuttu cantu che la chisgina, a eddhu e a tutta la famiglia. Chissà che prima o poi codesto fatto non si ripeta ancora ai nostri tempi!

Oibò! Ancora una volta ho divagato. Dicevo di quello che ho fatto nella sera dedicata ai comizi finali dei due Candidati a fa lu Sindaggu di Sossu e di quello che era successo alle mie innocenti piante. Io avevo collegato la mia inascoltata battaglia per La Billellera ad una possibile ritorsione per il mio parlare troppo, almeno per qualcuno. Avevo evitato di fare regolare denuncia ai carabinieri, e qualcuno mi dice ancora che ho fatto male. Forse ha ragione.

Dopo aver fatto un po’ di ordine nella campagna, ho ripreso finalmente in mano la mia amata chitarra, un po’ offesa perchè da molto non si sente considerata come merita, e insieme a mia moglie Giovanna ci siamo messi a cantare, ringraziando quel straBenedetto Iddio che ci vuol bene e ci accetta così come siamo, ma anche squarciagolandoci contro il Governo (come al solito “ladro”)  e i suoi locali rappresentanti. E’ possibile che l’abbiamo fatto anche come antidoto al magrissimo conto che abbiamo in Banca (in attesa di spostarlo nella Banca Etica).  I vicini, rientrando in paese e sentendoci cantare, si sono fermati. Gentilmente li abbiamo fatti entrare, offrendo loro una birretta fresca e invitandoli ad unirsi al coro, cosa che hanno fatto senza farsi pregare. Diverse volte abbiamo dovuto interromperci per accogliere altri inaspettati visitatori. Sapete come è andata a finire? La compagnia ha talmente fraternizzato, che sul tardi abbiamo deciso di ordinare delle fumanti pizze e mettere altra birra in frigo. La serata è andata avanti allegramente oltre ogni previsione, immalinconita soltanto dal pensiero preoccupato di cosa ci attende in questi prossimi cinque anni.

Meno male che avremo la possibilità di consolarci ( e di farci forza…attiva!) con le nostre amate canzoni accompagnate dalla mia vecchia chitarra a cui devo decidermi a cambiare le corde oramai arruginite. E questa volta insieme a tanti altri.

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Amministrative 2014 a Sorso – Penoso epilogo di una ancor più penosa campagna elettorale: “AH, CUSSI’ FEDDI?ABA’ A NISCIUNU!” (la Prefettura sull’uso della “Piazza”)

 

di Piero Murineddu

 

La storiellaccia di questi giorni (e di quasi sempre!) è la seguente. I Candidati, cioè coloro che vogliono indicare a li sussinchi la retta via (?!) per i prossimi cinque anni e  guidarli nel faticoso  cammino verso la “terra promessa” (o quali inquietanti incognite!) , per l’ultimo giorno della campagna elettorale pretendevano di contare i propri voti nella stessa piazza e più o meno negli stessi orari. Dopo che una scolaresca ha appreso la curiosa e incredibile notizia attraverso la lettura in classe del giornale, ha espresso il proprio pensiero attraverso il  Tazebau dei bambini, posizionato ben in vista nello strategico incrocio del cimitero.

Ecco cosa dicevano:

 

comizio finale

 

Quando ho letto questo azzecatissimo e condivisibilissimo punto dei vista, ho risposto loro, ipotizzando i motivi di questo comportamento infantile (o da pazzifuriosi?) da parte di coloro che dovrebbero dare esempio di maturità e di equilibrio  (psico)democratico.

 

Ecco la mia risposta ai nostri smarriti infanti:
Cari figlioli, davanti alla vostra comprensibile reazione scandalizzata e perplessa per questo brutto esempio che vi stiamo dando noi adulti, avanzo un’ipotesi circa la lotta dei due aspiranti sindaci “allultimovoto” per occupare nel comizio finale la P.zza di Signor Andreuccio, il primo famoso “Collocatore” dei sorsinchi all’ospedale. Ai più anziani è noto che la “Gabbia” della Piazza  era ritrovo dell’intellighenzia e dei notabili di questo parecchio strano paesotto romangino.

Fin da quei tempi, antichi ma non so quanto, questi signorotti muovevano i fili del teatro-dei-burattini sussinco. Molti pobari azzaddi sussinchi (più numerosi oggi di ieri!),  aspiravano a far parte di questa ristretta e riverita cerchia. I soldi erano si importanti, ma se non erano accompagnati da un’accettabile cultura e da una sana autoironia, spesso ne rimanevano fuori, umiliati e con la coda in mezzo alle pelose anche.

Ora mi chiedo: che “intellighenzia” onorevole (nel senso degna di rispetto) è rimasta a Sossu? Quelli che pensano di farne parte (e quindi di contare!), nella “Piazza” sorseggiano  giornalmente  il caffettino, ammazzandolo con triplo scotch whisky. Probabilmente si sentono i legittimi eredi di quella “casta” di allora, ma a confronto sono piccoli esserini, ridicoli nella loro baldanza. Quasi insignificanti.

Comunque, ecco l’affarrottoriu per accaparrarsi questo strategico spazio  simbolico e centrale per il  comizio di chiusura, oltre che per contare i propri fedeli e urlanti seguaci. Con tutti i bar che vi si affacciano, è  possibile che vi scappi anche il rinfreschino finale. Voi ragazzi, nel vostro Tazebau suggerite di fare questo stramaledetto comizio nel quartiere periferico di “Dororiziu”, per esempio nella larga via Dessì, quella che porta al Campo sportivo. Ho paura però che per la testa dei nostri laureati (baciamolemani!) candidati, questa sia una proposta assurda, vuoi per il simbolismo che dicevo, vuoi perchè, considerando la larghezza della strada, l’uditorio di entrambi apparirebbe poco più che una greffetta di amici un pò alticci. E allora? Lotta (senza quartiere!) per occupare la piccola P.zza di Signor Andreuccio, il famoso “Collocatore” ecc ecc.

Figlioletti nostri, cercate di non farvi scoraggiare troppo da questi cattivi esempi, segno  di estrema pochezza culturale, mascherarata da barrosa “esciavidècavinzi, cazzu !”  Voi continuate a studiare con profitto, e fateci sapere sempre il vostro pensiero, anche con questo fantastico Tazebau di la carrera di lu cabusantu. Sappiate che noi adulti abbiamo molto da imparare da voialtri.

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Alla vigilia del giorno fatidico dell’adunata di entrambi le tifoserie, Saivadòri,  il solerte curripundenti delle vicenducole sussinche su “La Nuova”, c’informa che per fare da  arbitro è dovuta intervenire l’alta autorità governativa della Prefettura, stabilendo che venerdì 23 maggio 2014, la P.zza “Collocatore I” sarà occupata solo dai tavolini desolatamente vuoti dei vari bar, i cui proprietari, a denti stretti e cu la faccia nieddha piddigga, malediranno il Governo che, tanto per cambiare, è e rimarrà sempre ladro. Naturalmente la soluzione, più che accettata, è stata subìta dai due capolista, uno dei quali, peoccupato per le previsioni meteo, “democraticamente” ha pensato bene di far protocollare regolare richiesta per assicurarsi  per ben 5 (cinque) ore l’unico spazio istituzionale pubblico, la sala conferenze della Biblioteca, provocando inevitabili mugugni e facci nieddhi negli avversari e nelle persone che ancora conservano il buon senso.

Saivadori lu corripundenti di Sossu dice che se il buon giorno si vede dal mattino, avremo cinque anni di (in)civile e barbaro confronto politico, sopratutto all’interno dell’Aula del Consiglio Comunale.

Chi vivrà vedrà. Intanto, cari concittadini, prepariamoci a partecipare devotamente  alla Processione Mariana di lunedì 26, e facciamo attenzione a non farci distrarre troppo dal  “guardaroba” rinnovato dei/delle  neo Consiglieri/e, specialmente di chi uscirà vincitore dalle urne. La politica e la partecipazione attiva e sensatamente critica alla vita sociale di Sossu è quella che è, ma per devozione alla Madonna e ai Santi non ci supera nessuno.

Su, in fila composti. Adesso non pensiamo alle bassezze della politicheria sorsinca e ringraziamo la nostra Miracolosa Madonnina perchè ci aiuta sempre e non ci fa mai mancare la sua protezione.

Attenti a non sbagliare passo e a seguire le note della banda musicale: Nooli me toollere Maama……..

 

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CARA MARINELLA……

di Piero Murineddu

 

Cara Marinella, se entriamo nell’ottica che tutto è dono, ed io lo credo,consideriamo anche la fede “religiosa” un dono. E la fede  non risolve i problemi quotidiani piccoli o grandi – Dio non può e sopratutto NON VUOLE sostituirsi a noi, dal momento che ci ha creati esseri liberi – ma certamente aiuta ad affrontarli con uno spirito  diverso, oltre che dare la certezza che Lui sostiene le  nostra fatica di mettere la buona volontà davanti all’istinto egoista e alla comodità.

 Sappiamo che avere  “fede” è anche grazie all’educazione che abbiamo ricevuto in famiglia, a degli incontri che abbiamo fatto, a delle circostanze  nelle quali ci siamo imbattuti, a delle esperienze forti  vissute, ed altro ancora.

 Sappiamo anche cosa comporta vivere la fede concretamente, cioè SCEGLIERE non la strada larga e comoda che dicevo, ma quella stretta, e quindi:

  •  avere la forza di andare controcorrente,
  • sperare contro ogni speranza

  • sforzarsi di perdonare (perchè ci sentiamo perdonati da Lui)

  • non reagire con violenza davanti ai soprusi

  • combattere il proprio egoismo e cercare di fare condivisione con gli altri

  • accogliere e non respingere

  • lottare con tenacia contro ogni forma di ingiustizia

  • sforzarsi di non inorgoglirsi delle conquiste fatte, ma riuscire a rendere grazie a Lui

  • non sentirci protagonisti, ma sforzarsi di sentirci semplici strumenti

 e tanto altro ancora.

 Insomma, la “vita di fede”  è tutt’altro che facile, poiché costringe ad essere presente al momento che ci è dato di vivere, per fare in modo di non farsi trascinare passivamente dagli eventi.

 Possiamo ancora ritenerci fortunati di avere la fede, con tutta la fatica che comporta? Si, perchè abbiamo la certezza di non sentirci soli e perchè nulla e nessuno può strapparci la gioia intima che ci provoca il sentirci amati, nonostante questa gioia non può essere ancora completamente piena, perchè siamo consapevoli del male che c’è in noi e intorno a noi. Siamo “fortunati” perchè Qualcuno ci ha indicato la via per trascendere il momento che viviamo, perchè questo stesso Qualcuno ha dato Senso e Significato.

 Detto questo, il credente non può pensare di racchiudere in se tutta l’azione e l’opera di Dio. Io penso e credo che lo Spirito non lo si possa ingabbiare: Egli agisce dove e quando vuole, anche fuori dalla cerchia dei credenti, anche in coloro che non ne riconoscono l’azione e che magari lo respingono, a parole più che nei fatti. Io credo che ci sia un “semplice”  umanesimo che, se anche inconsapevolmente, aiuti l’umanità a crescere. Ecco perchè deduco che se non si ha la grazia di avere una fede in una vita sopranaturale, è possibile essere graditi a Dio ugualmente, e questo “gradimento” è condiviso da altri, specialmente dalle persone “puri di cuore” e non condizionate dalla malizia. Io conosco molte persone che, pur non essendo credenti, hanno tanto da insegnarmi ed io li ammiro, più di molti altri che si ritengono uomini e donne di fede. Ecco perchè non credo assolutamente che se non avessimo la fede nella vita eterna e nel Giudizio Finale,vivremmo per forza disordinatamente e senza nessun principio, ammazzando, umiliando e prevaricando sugli altri.

Mi viene da pensare al testo della canzone Imagine, di John Lennon:

Immagina non ci sia il Paradiso…prova, è facile.  Nessun inferno sotto i piedi  Sopra di noi solo il Cielo. Immagina che la gente viva al presente… Immagina non ci siano paesi non è difficile.Niente per cui uccidere e morire e nessuna religione Immagina che tutti vivano la loro vita in pace..Puoi dire che sono un sognatore ma non sono il solo
Spero che ti unirai anche tu un giorno e che il mondo diventi uno…
Immagina un mondo senza possessi mi chiedo se ci riesci senza necessità di avidità o rabbia La fratellanza tra gli  uomini.                   Immagina tutta le gente condividere il mondo intero…

Cioè, vivere la vita coi valori umani di rispetto, pace, tolleranza, fratellanza, condivisione……

 Ecco perchè ho un profondo rispetto per coloro che ritengono di non avere fede e si sforzano di vivere in modo rispettoso di se se stessi e degli altri, ed è con questi presupposti che mi sento vicino ad ogni essere umano. Almeno, cerco di essere vicino senza giudicare e senza sentirmi migliore.

Cara Marinella, i motivi perchè le persone si accolgano e si guardino con simpatia e senza pregiudizi ci sono eccome, al di là delle fedi. L’abbattimento delle barriere ideologiche sono la condizione per ritrovare l’umanità che man mano sempre più ci stà sfuggendo.

Un abbraccio

 

Amministrative 2014 a Sorso – parte quattordicesima(*): COSA FRULLA NEL CERVELLO DEL SINGOLO CANDIDATO?

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di Piero Murineddu

 

Ormai siamo in dirittura d’arrivo. E allora, cari&meno cari concittadini sorsinchi, come vanno i contatti coi “Sorridenti” beddhipranciaddi in gara? Avete gia vincolato il vostro “diritto civile” di mettere la manina nell’urna con un nome e cognome ben preciso? Siete combattuti dal prometterlo al cugino, al compare dello zio, al caro e simpatico ex vicino di casa conluisicheandavamodaccordo? A quello che quel dì vi aveva dato prova di essere una persona “in gamba”?  A quell’altro col quale avevate casualmente mangiato insieme una pizza e si era simpaticamente offerto di pagare il conto? A quel vecchio compagno di scuola che vi aveva fatto copiare il compito? Alla figlia di Giuseppinu chi è fraddiri e paddrinu di Giuanni Antoni?

 Ditemi, ditemi…..

Come? Il voto è segreto? Ma dai, ancora con quest’antica isgiabiddura semmu, inventata per non scontentare nessuno e per non immergerci in affarratori dialettici chi no n’abemmu più gana?! Ma comunque, a me di chi votate non m’importa un piffero. Piuttosto,state raccogliendo i santinelli  che stanno  sporcaccionando le strade da poco maguardaunpò bellamente bituminate? Siete impacciati nel prenderli dallo sparpagliato mucchio nei banconi degli esercizi pubblici? Siete tentati dal prendere la mira e cercare di centrare con uno scarrascione la faccia  sorridente affissa all’entrata del supermercato chelinoncidevestare? Vi sentite attrattirespinti da quegli occhi celestinerimarroni  e da quelle suadenti e studiate espressioni che neanche quelle/quei  famose/i  attriciattori hollywoodiani che vogliono

              continuare e assolutamente

               non ricominciare

                                                                       e

                 “cambiare&noncontinuare ?

E al gruppetto guidato dal Capolista venuti a domicilio buonasera-santino-buonasera, avete fatto buon’accoglienza ? E inviti a feisbuccare  “mi piace”  da quà, da là quaraquaquà ricevendo ne state?

 ApropositoAproposito di facebook…..

 A ve la dico una cosa? Va bene, ve la dico.

Sotto queste piccole cosette che pubblico sul web, ogni tanto vi vedo “MI PIACE”. Oh caspiterina! Certa-mmmme-nte fa piacere, inutile negarlo, ma qualche parolina di commento farebbe ancora più piacere. Su “MI PIACE” ci preme anche qualche simpatico candidato. Ripeto, fa piacere,maperò…

 Lasciamo per un attimino da parte il Programma dei due schieramenti in lizza.Consideriamo il Candidato singolo,  con la sua unica e irripetibile individualità, la sua storia passatapresentefutura. Col suo pensiero e sensibilità, la sua visione, il suo giudizio del mondo circostante, la sua idea di società, la considerazioneSconsiderazione particolare dell’altro e degli altri, i suoi ideali….

 Ecco, il punto è questo:

 perchè il candidato “MI PIACE” non approfitta dell’opportunità che offro nei miei “post” per farmi conoscere il suo pensiero in merito?

Lo so, la cosa richiederebbe più tempo e impegno e spargerebbe meno “MI PIACE” in giro per far vedere la sua presenza(!), ma almeno dimostrerebbe più rispetto,speialmente per me.

Io principalmente, insieme ai pochi amici che leggono le mie cose, avremmo così la possibilità di conoscere colui che si propone per rappresentare gli altri nella gestione della Cosa Pubblica. Non conoscerlo nel senso di gar’è figlioru e di cumenti si vesthi, ma che pensieri vengono elaborati dal suo cervello. Guardate, vi assicuro che non apprezzo neanche che colga l’occasione per attaccare gli avversari. Piuttosto apprezzerei che faccesse sapere le sue proposte per realizzare una convivenza migliore in questo benedetto paesotto sussincu. Modestamente, sarei in grado di capire se ripete a pappardella il “programma” elaborato dai maggiorenti del suo raggruppamento, oppure esprime le sue convinzioni personali.

Potrebbe essere un elemento per far trasparire la quantità e la qualità d’impegno che vuole mettere gratuitamente e disinteressatamente in favore degli altri.  Ripeto ancora:

possibilmente proposte concrete, più che critiche sull’erba non tagliata et similia. Insomma, come vorrebbe la Sossu dei prossimi cinque anni.

 Al di là delle parole, vorrei sopratutto capire se è intenzionato a metterci impegno per Sossu, e in che modo, anche nel caso non venisse  eletto, cosa matematicamente certa per la maggior parte dei candidati.

 Pretendere troppo è?

 Che dite? A ci pensate,

almeno in questi ultimi giorni?

Esciavidè…….

ps

 Ai colleghi elettori

Fatte bene attenzione a non  promettere voti  che poi non date. Dai conteggi che poi si fanno, marasolthi, riescono a risalire ai fedeli o ai traditori, e si rischia così di perdere il saluto e la benevolenza di qualcuno, specialmente se non è stato eletto. D’altra parte, correte il rischio come me, che ho perso una cara amicizia perchè avevo detto chiaramente che non l’avrei votato/a. Motivo? Si era messo/a  con quella gente lì e  gli/le  ho detto la verità, con la conseguenza che ……..l’amicizia si è incrinata. Che volete, ho la mania di essere sincero e specialmente con gli amici è doveroso esserlo. Ma evidentemente, non tutti la pensano allo stesso modo.

 

*parte quattordicesima e forse ultima, sia perchè mancano pochi giorni all’ora ichisi, sia perchè no n’aggiu più gana

LOCERI: L’INTELLIGENZA AL POTERE

delibera per adottare i cani randagi

 

di Piero Murineddu

Come si vede dal testo della delibera, un’idea semplice e civile per adottare i cani randagi, cosa che stà prendendo piede sempre più. Quando un paio d’anni fa con mia moglie avevamo trascorso qualche giorno ospiti in questo paesino, diverse cosette ci avevano colpito, come la connessione internet gratuita per tutto l’abitato ed altro che non sto qui ad elencare. In seguito, partecipando a Sassari ad un convegno sulla BANCA ETICA, in cui tra i relatori era presente anche il sindaco locerese, venni a sapere che il Comune ha stipulato vari contratti  finanziari con questa particolare banca che ha obiettivi trasparenti e non speculativi, decisi anche con tutti i soci risparmiatori. Con tale banca il Comune si è convenzionato per il finanziamento totale degli interventi di energia fotovoltaica, in modo da garantire la realizzazione degli stessi a costo zero per gli utenti. Per le nuove costruzioni pubbliche e private, l’installazione di questo impianto di energia naturale è reso obbligatorio.

Negli ultimi anni, ogni tanto si stilano elenchi di Comuni cosidetti virtuosi. Per me Loceri ci rientra a pieno titolo. Un esempio di buona ed intelligente amministrazione della Cosa Pubblica. Se avete possibilità, v’invito a andarci e constaterete di persona.

In quei giorni, ricordo di aver smarrito la chiave elettronica dell’auto. D’allora, ogni volta che mi capita di andare nei parcheggi dei mega mercati. fatico un pò per ritrovare il mio ormai vecchio mezzo di trasporto. Prima mi bastava alzare il braccio e premere sulla chiave. Le quattro lucette mi chiamavano pazientemente da lontano: “Veni a inogga, dimintigaddu che no sei althru!”. In compenso, alla partenza, ci ha consolato una fumante pizza cotta nel forno a legna e la birra fresca gustosissima, tutto accompagnato dalla cordialità e affabilità dei gentili  proprietari del B&B.

VOTO DI SCAMBIO 2 – IL POTERE “BARROSU”

 

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di Piero Murineddu

 

La  recente storia della vita politica italiana (ma anche prima,anche prima..), ci ha informato e tremendamente turbato per gli scandalosi e ancora non del tutto chiariti legami “irregolari” tra singole figure istituzionali,banche, partiti, gruppi economici,cosche mafiose. Queste oscure trame hanno sicuramente contribuito a destabilizzare la nostra vita sociale e ad infondere nei cittadini il virus della diffidenza verso la politica, difficile ma non impossibile da debellare. 

Questo è un fatto indiscutibile, purtroppo.

In questo spazio voglio provare a fare qualche considerazione più a livello locale.

Voto di “scambio”, ovvero 

se tu mi voti io ti do “una cosa bella”. Se oltre il tuo, mi garantisci il voto dei tuoi familiari, le “cose belle” si raddoppiano. Se poi ti dai da fare, ma da fare avvèru, e mi fai avere anche quello di altri su cui hai ascendenza, avrai tante ma tante “cose belle”.

Naturalmente, se io te la dò questa benedetta  “cosa bella”, chiamata anche X, ichisi, la marasolthichilaccudia,etc…. tu

mi DEVI essere debitore!!

Non ti sembra giusto? O hai qualche obiezione!?

A quanto pare, la cosa funziona, e più il contesto umano in cui avviene questa “trattativa” è di bisogno e di mancato ottenimento di alcuni diritti sanciti dalla Costituzione, quale quello del lavoro per vivere, più questo incivile scambio si radica nel comune pensare e giudizio.

Quali sono le conseguenze? Un penoso scadimento di civiltà e, peggio, normalizzazione dell’ingiustizia.

Il “debitore” arriva a vedere nel politicante un “benefattore” verso cui avrà sempiterna riconoscenza. Il pseudo benefattore  (pro domo sua!) farà probabilmente carriera, perpetuando il suo potere e ingrassandosi sempre più.

Pensateci bene: solitamente questo Signor Ichisi non si è privato di niente di personale per fare del bene al “cliente”, ma ha semplicemente messo in moto i suoi influenti agganci, coi quali naturalmente si è creata una rete di “debito” reciproco.

Così facendo, non fà altro che moltiplicare il suo “bene”. Anche materiale, sia ben inteso. Nella storia relativamente recente di Sossu,sono pochi i politici “incozzatori” che non hanno tratto vantaggio del loro

 

FALSO BENEFICIARE IL POPOLINO.

A mia conoscenza, Saivadori Cottoni è uno di questi, morto non in povertà ma quasi, e non a caso è rimasto piacevolmente nella memoria di noi sussinchi.

Ma torniamo a noi. Che facciamo? Pur di trovare riposta alle nostre necessità (ma anche alle frequenti pretese di scavalcare la legge!!) siamo ormai disposti a rinunciare alla dignità di persone libere e a rinnegare il nostro funtumaddu inognidove  passato di macchi anarcoidi, insofferenti ad ogni forma di POTERE BARROSU?

Abbaiddeddi a voi ma dugna tantu deddi puru un’ucciadda a vòsthri figliòri e a l’esempi boni chi s’aippettani da voi.

 

VOTO DI SCAMBIO 1 – “Noi siamo felici, noi siamo contenti…..”

 voto

di Leo Spanu

 

Poco tempo fa il Presidente Renzi ha parlato del voto di scambio. Bravo! Credevo che in questo rincorrersi di elezioni che “s’hanno da fare” il tema fosse diventato obsoleto. Allora anch’io, nel mio piccolo come le formiche di Gino e Michele, vorrei pormi qualche domanda e, se possibile, darmi qualche risposta su quello che ormai sembra essere diventato la colonna portante della nostra malandata democrazia: il voto di scambio. Intanto la prima domanda è:

                                         PERCHE’ VOTIAMO?

Per ideologia no di certo; le ideologie non esistono più, almeno così sostengono illustri intellettuali in tutti i dibattiti televisivi. Destra e sinistra servono solo per distinguere le mani e a volte qualcuno si confonde. Allora votiamo per  partiti che esprimono valori nei quali ci riconosciamo?  Neanche per sogno, i vecchi partiti sono scomparsi e quelli di oggi sono spesso personalizzati con volti e nomi che ci rimandano a reminescenze storiche mal digerite: l’Italia è stata invasa prima dai Visigoti o dagli Scilipoti? Boh!  Allora votiamo per un simbolo? E cosa sono i simboli: la F.C.A. della ex FIAT che fugge dall’Italia dopo averla saccheggiata o il logo arrapante di una fabbrica di intimo per signora? Lo scudo crociato che fa tanto fede religiosa o quattro negretti con gli occhi bendati per non vedere come vengono trattati? Troppo complicato. Forse il voto è solo un prodotto da vendere e comprare, si tratta solo di stabilirne il prezzo di mercato. Se le cose stanno così il mio voto è a disposizione del miglior offerente: un posto di lavoro per  me (magari se è solo un posto senza lavoro è meglio), uno per  mia  moglie, uno per  mio figlio  e siccome sono una persona generosa chiedo anche una pensione di invalidità per la zia zitella, una nomina a scrutatore per il fratello minore disoccupato e rassegnato e un pezzo di terra, nel cimitero, per la nonna.

Non c’è uomo politico che non sia sensibile a questo grido di dolore che riecheggia dagli Appennini alle Ande dove c’è il solito  italiano emigrato che tiene famiglia. Di mille promesse fatte dal candidato amorevole e sensibile potranno essere soddisfatte massimo l’uno per cento ( dieci fortunati!) che moltiplicato per sessanta milioni di italiani, neonati e pensionati compresi, fanno seicentomila posti di lavoro tutti statali o parastatali. Qualcuno mi deve spiegare quale azienda in Italia è capace di tanto. Non devi avere particolari titoli di studio, al limite ti compri una laurea in Albania o dove ti pare; le conoscenze professionali non sono indispensabili; l’intelligenza è meglio lasciarla a casa, troppo pericolosa. Bastano  una buona dose di stupidità  e di ruffianeria  per recitare il ruolo di cani fedeli e scodinzolanti e il gioco è fatto.

Recitava una vecchia filastrocca goliardica:

             NOI SIAMO FELICI, NOI SIAMO CONTENTI,

            LE CHIAPPE DEL C… PORGIAM SORRIDENTI.

In questi versi boccacceschi di antiche origini, viene definita la posizione culturale, sociale e geometrica di parte del popolo italiano. Ma i  rappresentanti della politica, delle istituzioni, del potere economico non vengono da altri mondi. Sono uomini come noi e sono  stati delegati  a rappresentare il nostro modo migliore di essere cittadini.  Così li vogliamo mediocri, furbastri e incompetenti  come noi per poterli offendere, diffamare e sputtanare su Facebook magari in forma anonima.  Ma loro sono solo lo specchio pubblico dei nostri vizi privati. Li vogliamo disonesti perché anche noi ruberemmo avendone la possibilità; li vogliamo impuniti perché così possiamo giustificare i nostri piccoli e quotidiani sotterfugi; li vogliamo bugiardi perché nessuno ci ha mai spiegato e fatto capire il piacere dell’onestà. Nel nostro futuro non c’è “ Il sol dell’avvenire” ma  un telefonino o un tablet sempre più accessoriato: ci puoi fare di tutto, giocare a poker, diffondere ricette di torte indigeste, parlare male del tuo migliore amico, dare sfoggio della tua ignoranza spacciandola per  erudizione, circuire ragazzine ingenue. Molto presto farà l’amore per noi e dopo si fumerà anche una sigaretta. Forse ci salverà  la cultura. Quale? Quella delle Città Mercato e similari che sono i  musei e le gallerie d’arte dei nostri tempi?

Cosa andiamo a visitare oggi, mia cara? Caravaggio e Picasso . E chi  sono? Guarda invece che amore quel completino per il pupo  con la scritta anche oggi ho fatto la mia cacchina quotidiana.  

C’è il body con tette incorporate e l’assorbente con le ali e le piume. Chissà se vola pure.  C’è il pantalone con buchi e tagli firmati manco fossero quadri di Fontana ( il pittore non le sorelle modiste!) e la tuta unisex, molto attillata, per signori con pancetta debordante e signore con deretano straripante. E le scarpe? Che meraviglia! Ma come faranno i bambini e le bambine del Vietnam ( o sono del Laos?)  a lavorare così bene. Semplice: li pagano una miseria in compenso lavorano dalla 12 alle 16 ore al giorno festività comprese.  Il consumismo esasperato ha travolto il nostro cervello come uno tsunami. Tutto è stato spazzato via e restano solo macerie e buchi neri. Le prossime schede elettorali saranno sponsorizzate . Ora che hai purificato la tua coscienza purifica anche il tuo corpo e l’aria intorno a te con Ricinol, dal 1922 nelle case di tutti gli italiani. Oppure ci sarà il gratta-e-vinci. Grattate tutti i simboli dei partiti e se ne trovate uno che vi dice la verità potrete vincere fino ad un milione di euro. Ma il voto è ancora la nostra unica arma per difendere la libertà di pensiero, la libertà di pretendere una vita dignitosa e svincolata da ogni forma di schiavitù mentale e fisica. E’ la nostra assicurazione  per costruire una società democratica, con regole rispettate e da rispettare. Davvero vogliamo scambiarlo con una pizza surgelata,con  una cena elettorale offerta da un tizio che fino a ieri non ti guardava neanche in faccia, con  una pacca sulle spalle da chi ti dice “ci penso io” e ti promette la luna? Allora di che ci lamentiamo?