Il “41bis” al carcere di Bancali

gaetano

 

di don Gaetano Galia

Uno vorrebbe stare zitto, fare il bravo sacerdote, che sorride a tutti, buonista…. sì però certe volte non si può! In riferimento alle posizioni sul 41bis al Carcere di Bancali, a Sassari, credo che come Cappellano abbia diritto anche io ad esprimere un’ opinione. Sono state dette tante cose: Sardegna Cayenna d’Italia, pericolo d’infiltrazioni mafiose, arrivo delle cosche a Sassari.
Alcune considerazioni.

Ma tutti quelli che oggi urlano scandalizzati, dov’erano negli anni 2000 quando i vari governi di destra e di sinistra, finanziavano le nuove strutture carcerarie in Sardegna? Ho sentito con le mie orecchie, politici di destra e di sinistra, vantarsi di essere stati i “promotori di tali finanziamenti”, anche perché sarebbero arrivati in Sardegna una “vagonata di milioni di euro e migliaia di posti di lavoro”. Forse in quel periodo non c’era la lungimiranza di cogliere che la costruzione di nuove carceri, riguardava anche le strutture dei 41 bis! E allora perché oggi si grida tanto allo scandalo? Che simpatici quelli che cavalcano col senno di poi le disfatte: il petrolchimico in Sardegna, “lo dicevo io…..”.Non sopporto, inoltre, la mentalità vittimistica di chi deve sempre dire che ce l’hanno con i sardi. Fischiano un fallo contro la Dinamo e ci vogliono far fuori, danno un rigore contro il Cagliari e non ci vogliono in serie A. E basta!! Il presidente Sardara ci ha dimostrato, che dove c’è professionalità, competenza, programmazione, e passione, si può andare lontano anche contro corazzate come Milano. Dico questo perché non accetto che se carceri come L’Aquila, Ascoli, Mi lano, Reggio Calabria, Parma, Spoleto, Terni, Viterbo, Cuneo hanno i 41 bis, perché noi sardi a priori dobbiamo rifiutare questi inserimenti? Ma siamo un popolo inferiore, ci manca qualcosa? Non penso proprio.Le infiltrazioni mafiose, poi,non possono avverarsi con un colloquio al mese, fatto da un solo familiare che può entrare per fare visita. Che interesse può avere una famiglia ad abitare definitivamente in un posto per un colloquio al mese?Ma sotto questo allarmismo denoto un altro aspetto negativo: si fa passare un messaggio di debolezza della Nazione: lo Stato non deve mostrare paura nei confronti della mafia, la deve combattere, fronteggiare, deve dare ai giovani, al cittadino, la sensazione che le forze dell’ordine sono più forti delle nostre paure, che è normale che ci siano, come diceva Falcone, ma mai devono essere mostrate in maniera così
evidente. Lo Stato, la Sardegna non hanno paura della mafia e come tutte le altre regioni si organizzano di conseguenza, ma non retrocedono di un millimetro di fronte a questa forma di devianza.
La mafia, inoltre, non si combatte evitando i mafiosi detenuti, ma la si combatte con la prevenzione e la promozione di competenze sociali e di valori, nelle scuole e nelle parrocchie, nelle squadre di calcio e nelle associazioni, attivando percorsi di legalità, di onestà, di cittadinanza attiva, evitando quelle piccole raccomandazioni che tutti facciamo, dando la speranza ai nostri figli che il più bravo, il più competente, il più serio arriverà’ , non il più raccomandato.
Come possiamo vedere il percorso è lungo. Ma non per questo, noi uomini di Chiesa e uomini di Stato possiamo abbassare la guardia. Mai, per motivi politici, populisti, demagogici possiamo far passare l’idea che non c’è speranza. Sarebbe uccidere, una seconda volta, le forze dell’ordine, i magistrati, i sacerdoti, i giornalisti, gli imprenditori, gli umili cittadini che hanno dato la vita per questi ideali. E questo sarebbe un omicidio ancora peggiore, perché fatto dalle istituzioni!

 

Man Behind Bars

Alcune considerazioni e una proposta

di Piero Murineddu

Vittimismo dei sardi? In un certo qual senso è vero, ma è vero anche che spesso siamo realmente vittime di soprusi e di decisioni imposte. Vogliamo parlare delle scorie radioattive che incombono minacciose? Oppure di quando a suo tempo la Sardegna era stata scelta per installare a dismisura basi della Nato (con testate atomiche e compagnia belligerante di cui il popolino ne sapeva ben poco), poligoni di tiro e addestramenti vari alla guerra, duranti i quali la vita normale della gente (pescatori, pastori….) veniva e viene ancora pesantemente condizionata? Oppure, ma questo diversi anni addietro, quando i carabinieri e impiegati pubblici erano terrorizzati all’idea di venir “sbattuti” in Sardegna per punizione?

Basta così con gli esempi. E’ certo che i politici che nel tempo si sono succeduti hanno contribuito non poco  a questo poco rispetto nei confronti di quest’isola (dove i trasporti son quelli che sono, il tasso di disoccupazione non ne parliamo, i servizi pubblici oioia…..).

Ma torniamo al punto del salesiano Gaetano, che non può sempre  “stare zitto, fare il bravo sacerdote, sorridere a tutti, essere buonista…”(grazie a Dio!). Come altre carceri italiane, perchè Bancali non dovrebbe ospitare i mafiosi e super criminali? E infatti: perchè? D’altronde, quando si è deciso di costruire quel gigantesco mostro edilizio a Bancali, e dal momento  che il 41bis (carcere duro) è previsto dalle nostre leggi, si poteva e si doveva anche prevedere che lor malavitosoni sarebbero prima o poi arrivati. Anch’io sono d’accordo che spesso si fa dell’allarmismo infondato (e il quotidiano locale, specialmente coi suoi titoloni che non sempre rispecchiano il contenuto degli articoli, contribuisce eccome) che si parli appunto dell’arrivo dei mafiosi, di fatti riguardanti i Rom e di altro ancora.Ma comunque, sono d’accordo su molti passaggi fatti dal don. Piuttosto, è a lui che vorrei porre una questioncella.

Sicuramente la maggior parte della gente non si è dovuta mai recare dove si trova il carcerone che ha sostituito “San Sebastiano”. Ho gia detto che è una cosa enorme, oltre che brutta ed impressionante a  vedersi. A questo si aggiunge l’esterno, come appare al visitatore o al nuovo ospite non pagante: decine, decine e ancora decine di parcheggi il più delle volte vuoti e con aiuole completamente lasciate a sé, senza un minimo di ombra.Tutto assolato e desolante. Oltre il perimetro carcerario, la situazione non migliora: erbacce a non fìnire e di alberi….nemmeno l’ombra. Se sbirci internamente tra le grosse cancellate, anche lì vedi aiolone tristi e secche. In questi giorni vengo a sapere di orti sociali, nati anche con la collaborazione di detenuti: possibile che anche a Bancali non si possa fare altrettanto? Chi stà espiando pene potrebbe sentirsi utile e vivo, consumando anche i prodotti da lui stesso seminati e curati. La noia, lo sappiamo, genera vizi e malumori a non finire, e non credo che la giornata del carcerato sia molto varia e attiva. Don Gaeta’, non so se ci ha mai pensato e ci abbia già  provato, ma la sua “influenza” agli occhi del Dirigente o di altre autorità, non potrebbe riuscire ad ottenere qualcosa in questo senso? Magari, nel prossimo futuro, noi occasionali visitatori al nostro arrivo sentiremmo  l’allegro fischiettare degli ortolani …..penitenti.

E mi raccomando, riuscendo a far curare anche le aiuole esterne, qualche bell’albero per ripararci dal caldo afoso di questa estate anticipata. Saluti

Il “41bis” al carcere di Bancaliultima modifica: 2015-06-13T16:14:08+02:00da piero-murineddu
Reposta per primo quest’articolo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato ma sarà visibile all'autore del blog.
I campi obbligatori sono contrassegnati *