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Un momento tragico e vergognoso nella storia della Sardegna

di Leonardo Sardu

La storia che vi raccontiamo risale a vari decenni fa, ed è una storia tragica di banditismo sardo vero, nel quale i cattivi diventano leali e i probi, col sangue de sa justhitzia, perfidi.

Era la sera del 19 gennaio del 1984. Quattro fuorilegge sequestrarono l’imprenditore di Oliena Tonino Caggiari, ma furono subito intercettati ad Osposidda, nel monte Corrasi, (tra Orgosolo e Oliena) da una “pattuglia” di civili olianesi immediatamente postisi alla ricerca del compaesano.

Tale manifestazione fu l’espressione de Sa kirka o de Su Kertu, così chiamata a secondo della variante linguistica, la quale rispondeva all’istituto antichissimo della radicata cultura sarda comunitaria, che impegnava gli abitanti dei rispettivi paesi colpiti dai furti di bestiame in genere (o in questo caso da sequestro), ad andare alla ricerca della cosa rubata per restituirla al proprietario.

Ricevuto l’allarme, le forze dell’ordine raggiunsero, quindi, quella località: con circa cinquecento tra carabinieri e poliziotti, ma con i civili furono quasi mille gli uomini che accerchiarono i quattro latitanti più l’ostaggio. I fuorilegge non vollero arrendersi, diranno gli inquirenti, e la conseguenza fu un conflitto a fuoco durato almeno quattro ore: una vera e propria battaglia. Fu una carneficina. Sul campo rimasero i quattro latitanti più un poliziotto.

Erano rispettivamente Tore Fais di Santulussurgiu, Francesco Carta di Noragugume, Giovanni Corraine di Orgosolo, Peppino Mesina anche’egli di Orgosolo e il sovrintendente Vincenzo Marongiu di Mogoro. Sui corpi dei banditi non fu possibile eseguire l’autopsia, tanto erano dilaniati dalle pallottole. Ciò che seguì fu uno spettacolo macabro che si credeva appartenere al passato, a quei tempi tanto famosi di “caccia grossa”: le forze dell’ordine in posa sorridenti accanto al morto ammazzato.

Ma il culmine fu raggiunto quando i quattro corpi furono caricati in distinte camionette e portati in trofeo per le vie di Nuoro a sirene spiegate, ma a passo d’uomo, come il rituale rientro dalla caccia al cinghiale.

I banditi, benché “banditi”, dimostrarono di essere più civili: liberarono l’ostaggio in un momento in cui potevano utilizzarlo come scudo. La pietà dei fuorilegge non fu ricambiata e anche da morti fu loro riservato, proprio da coloro che avrebbero dovuto comportarsi all’esatto contrario, il disprezzo e un trattamento disumano.

La condotta delle forze dell’ordine rientrava nella strategia bellica esposta nella massima «Percere Subiectis et debellare superbos» ( «Perdonare quelli che si sottomettono e sconfiggere i superbi», dall’Eneide di Virgilio) dal rappresentante dello Stato Luigi Lombardini, ora defunto, il giorno dopo la strage ( su “La Nuova Sardegna” del 21 gennaio 1984), mentre il procuratore generale Giuseppe Villa Santa giustificò quella strage come “necessaria” e parlò apertamente di “Vittoria dello Stato”.

Questi fatti colpirono non poco le coscienze dei sardi e la stessa Chiesa isolana si pronunciò per voce dell’allora vescovo di Nuoro monsignor Melis: «Non si deve dimenticare che la misericordia non è in contrasto con la giustizia, ma la eleva e la supera: è in altre parole una forma superiore di giustizia che va alla radice della riconciliazione fra gli uomini»
( “La Nuova Sardegna” del 27 gennaio 1985).

Ad Osposidda non mancano mai i fiori.

OSPOSIDDA

Allumadas de fogu
chimbe carenas fritas:
tintu a ruju an su logu
in oras malaitas.
Ballas graes at rutu
in sas frunzas d’armidda.

Chie bos faghet lutu
mortos de Osposidda?
A sa tzega sas armas
fiores an brujadu:
sun negadas sas parmas
a su malefadadu.

S’istudat in su putu
un’urtima ischintidda:
chie bos fachet lutu
mortos de Osposidda?

Sonende bos passizan
finas in s’istradone:
omines assimizan
a peddes de sirbone.

Sa pietade at sutu
ranchida sa mamidda :
chie bos fachet lutu
mortos de Osposidda?

Ti essit dae su coro
su sambene caente :
mancu medaglia ’e oro
tana dadu, Pitzente.

Pianghene a sucutu
pitzinnos e pobidda:
chie bos faghet lutu
mortos de Osposidda?

Cantu tempus ancora
p’at a cherrer, o frade,
pro chi nd’essamus fora
de sa barbaridade
e no canten su mutu
sas feminas de idda ?

Chie bos fachet lutu
mortos de Osposidda?

 

OSPOSIDDA

Balenii di fuoco.
Cinque corpi freddi han tinto
la terra di rosso
in ore maledette.

Pallottole pesanti
son cadute sui ramoscelli di timo.

Chi vi piangerà
morti di Osposidda?

Alla cieca le armi
han bruciato i fiori.
Si spegne nel pozzo
un’ultima scintilla.

chi vi piangerà
morti di Osposidda?

Al suono di clacson
vi esibiscono per la strada.
Assimilano uomini
a pelli di cinghiale.
La pietà ha succhiato un seno amaro.

Chi vi piangerà
morti di Osposidda?

Ti esce dal cuore il sangue caldo,
ma nemmeno la medaglia d’oro ti han dato, Vincenzo. Piangono singhiozzando
i bambini e la moglie.

Chi vi piangerà,
morti di Osposidda?

Quanto tempo ancora ci vorrà, fratello,
per uscire dalla barbarie
e perché le donne del paese
non cantino lamenti funebri?

Chi vi piangerà,
morti di Osposidda?

Ottoannifa

di Piero Murineddu

No, quell’ultimo scorcio d’anno del 2008 non è stato molto felice per Yosè, Giuseppe. Nel giro di pochissimo tempo è venuta a mancare la moglie Giannina, l’amico artista e musicista di Sennori Giampiero e Piero, osilese, fratello di Franco e cognato di Stella, che, dopo aver trascorso buona parte della sua vita come missionario in terra africana imparando giorno dopo giorno ad essere amico e fratello della gente del luogo, aveva deciso di tornare tra i suoi confratelli a Torino per continuare la sempre faticosa ma arricchente vita comunitaria.

Un giorno mi vedo consegnare un testo, con l’invito a metterlo in musica. Da subito mi sono sentito investito di una grossa responsabilità, oltre che sentirmi onorato di tale fiducia.

Non trovavo facile decidere le note che esprimessero al meglio la forza dei sentimenti che questo testo conteneva.

Prova e riprova, alla fine qualcosa ne uscì fuori. Niente di “orecchiabile”, come solitamente il mio modestissimo estro musicale è riuscito a produrre, ma a me andava bene. Mi era sembrato di esser riuscito a creare l’atmosfera adatta per quelle parole così forti e così profondamente sentite dal mio amico.

Colgo l’occasione per abbracciare i familiari delle tre carissime persone che in questo momento, in modo che a noi non è facile neanche lontanamente immaginare, continuano la loro misteriosa esistenza in quell’Altrove che ci attende tutti. Nessuna paura. Solo l’augurio esteso a tutti di arrivarci con un’accettabile salute.

Gl’impoltronati cecchini da tastiera

 

http://www.romatoday.it/politica/minacce-morte-ilaria-cucchi.html

IN_Ilaria_Cucchi

di Piero Murineddu

“Noi famiglia Cucchi abbiamo la schiena dritta e siamo gente onesta”.

Qualcuno può affermare il contrario, senza limitarsi vigliaccamente e squallidamente a digitare sulla tastiera con le dita intrese di putrida merda, specchio di quanto ha nel cervello?

Una sorella che ha mostrato coraggio e tenacia per far luce sulla morte del fratello, caduto da giovanissimo nella morsa della droga.

Attaccata e derisa dai soliti noti durante le sue solitarie uscite in pubblico, nei lunghi anni dopo la morte di Stefano.

Due genitori che hanno sofferto come possono soffrire i genitori di un figlio schiavo della droga, ma sempre pronti a sostenerlo quando mostrava segni di volersene liberare.

Un carabiniere che ha svelato i fatti, ma che ancora si ha la meschina spudoratezza di dire che due pugni e qualche calcio in faccia non possono uccidere una persona.

Miserabili! E non tanto le persone coinvolte che risponderanno delle loro azioni davanti alla Legge, quanto gl’impoltronati cecchini dall’insulto facile, quelli che ricevono molti “mi piace” e per quelli vivono, beandosi nella loro nullità.

E ancora. Va in tivu per mettere in mostra le sue gambe e magari far carriera in ambito cinematografico e televisivo…..

In molti avrebbero bisogno di una sorella come Ilaria. Sarebbero sicuramente più ricchi di umanità e meno vigliacchi.

#solidarietàallafamigliacucchi

 

Si Deus cheret…..

di Piero Murineddu

Niente. Per quanto cerchi di riposare il corpo e sopratutto la mente, non mi riesce di non pensare che in questo momento, se la salute me l’avesse permesso, sarei stato a Torino con le mie due donne di casa, mia moglie Giovanna e la mia signorinella Marta. L’altro uomo da casa, Giuseppe, è altrove, impegnato nel suo lavoro con gli immigrati e ad affinare sempre più le capacità per guidare al meglio il suo coro

Ieri avrei finalmente conosciuto da vicino le attività che si svolgono all’interno del Sermig, Servizio Missionario Giovani, un vecchio arsenale di morte divenuto, grazie all’iniziativa di Ernesto Olivero, un luogo propositivo di pace e di vita comunitaria. Gianni Giletti, che ci vive da ben 26 anni, membro della Fraternità e ottimo musicista, ci avrebbe fatto da guida. Lo ringrazio ugualmente per la sua cortese disponibilità, Sarà per un’altra volta.

In serata sarei andato a vedere quanto combinano quelli del Gruppo Abele, ed è possibile che avrei chiacchierato piacevolmente con don Luigi Ciotti, semprechè gl’innumerevoli impegni che lo portano in tutt’Italia per combattere le tante mafie – cosettine che per Selfini sono secondarie, quasi ininfluenti – l’avessero consentito.

Stamattina, in duomo, avrei partecipato all’ordinazione diaconale di Stefano, figlio di Pietro Giorgio Carena. Il mio abbraccio per entrambi era pronto e virtualmente glielo mando.

Ma, sopratutto, in questo preciso momento starei partecipando a Chieri ad una Marcia contro tutte le idiozie che ci rovinano l’esistenza: razzismo, fascismo, bullismo, omofobia, islamofobia, guerre autodistruttive, tendenza al Respingimento che caratterizza molti italiani da ormai troppo tempo…… Era l’occasione finalmente per vedere e sentire dal vivo la cara e preziosissima poetessa e scrittrice Rita Clemente. In questo periodo avevo ripreso in mano la mia vecchia chitarra per dare un modesto contributo musicale a conclusione della breve Marcia cittadina, tra la lettura di un brano e l’intervento di tanti che sicuramente hanno qualcosa da dire sulla barbarie in cui stiamo sprofondando.

Se le circostanze lo permetteranno, in seguito si rimedierà, almeno mi auguro…..

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Urcachegambe!

https://www.facebook.com/EnLosMejoresEscenarios/videos/661578247572872/

 

di Piero Murineddu

Se avete visto il video indicato dal link, bene, altrimenti è inutile leggere queste due righe che seguono. Una donna di una certa età che balla liberamente per strada, al suono di una musica spagnola.

Bravissima. Disinibita, molto ritmata…. E anche le gambe che s’intravedono sotto la lunga gonna non sono male, dai…
Piuttosto, mi chiedevo chi potrebbe essere il signore fumazzante che se ne sta’ seduto, apparentemente indifferente, lì, proprio nel bel mezzo.

Ipotizzo, va….

1. Il marito della signora che per tutto il tempo della danza cerca disperatamente il modo per sotterrarsi

2. Uno che, innamoratissimo della suddetta, le sta’ da ore dietro e non ha il coraggio di dichiararsi

3. Un normalissimo marito spazientito, in attesa della moglie che è entrata da un’orettina nel negozio di abbigliamento di fronte e non si decide a uscirne fuori

4. Il sagrestano dell’attigua chiesa, incazzato maledettamente perché il parroco non vuole pagargli gli straordinari…

5, e 6, e 7……….

Buon’Agape

Cattura

di Piero Murineddu

Sbirciando nel profilo dell’amica Francesca, vengo a sapere che in questo momento, nei pressi del Cupolone romano, fervono i preparativi per fare un pranzo comune. Oltre alle 650 persone, spero che si aggiungano uomini porporati col zucchetto rosso in testa a mangiazzare quel che passa il convento. Anzi, per l’occasione, mi auguro che si presentino in abiti normalissimi, per far si che non vengano riconosciuti e considerati per il ruolo che ricoprono, che prendano posto in ordine sparso, chiacchierando del più e del meno col vicino, evitando di intavolare argomenti alti e rinunciando a quell’insopportabile tono mellifluo. Stare insieme così, sforzandosi di essere fratelli e non ” maestri” di nessuno.
Buon appetito e buon’Agape, e magari, al termine, cantatevi qualche stornellata romana…..

Foa,Sonos….Magistratura

cat

di Piero Murineddu

Auffhhh…….anche oggi mi tocca ragionare, contro voglia e ancora malmesso dai soliti sintomi anticipati da raffreddamento.

Quindi, vediamo un pochetto questa vicenduola.

Manco trascorso una mese dalla sua elezione tiraemolla a presidente della RAi, voluta con tutte le loro forze dagli attuali governanti ( quindi non era solo il vecchio e ormai ammosciato – non solo lì sotto – Berlusca ad affermare ipocritamente che le tv non influiscono nella politica), neanche un mese, dicevo, che il 55enne giornalista “creato” da Montanelli e poi andato per la sua strada, mostra le sue poche simpatie verso il maggior partito di opposizione.

Uno dei riccastri del mondo, l’88enne nonno Giorgio Soros, inviso a quello strampalato presidente USA e che ha devoluto in beneficenza parte delle sue ricchezze, oltre che aver studiato alla scuola del filosofo Karl Popper, “finanzierebbe” sotto banco gli eurodeputati del Partito Democratico, come se gia gli stipendioni che percepiscono chi siede nei seggi di Bruxelles non fossero più che sufficienti a condurre una vita più che dignitosa. Non mi riesce di capire meglio lo scopo di questi aiutini economici supplementari, ma se m’inoltro anche in quest’altro dilemma, non ne esco più, e sento anche di avere qualche linietta di febbre.

Ho appena la forza di pormi qualche malizioso quesito:

1. Sua Presidenza Rai vuole dimostrare ai suoi sponsor governativi italici che ha capito come si deve comportare per aver garantita la magnozia, proveniente dai nostri abbonamenti che, porcaccia la miseria, siamo costretti a pagare nonostante il cesso maleodorante che è diventata la televisione nazionale?

2. Babbo Foa vuole assicurarsi che suo figlio 24enne Leonardo continui a percepire il suo stipendietto lavorando nello staff che cura l’immagine ( e che immagine!) e la propaganda dell’attuale ministro delle Interiora che, per ragioni di spazio, non nomino?

3. Scusate, non mi ricordo più cosa dovevo mettere al terzo punto….Cercate di capire….la febbre

Intanto i PD eurodeputati hanno messo la vicenda nelle mani della Magistratura.
Quando mai non si riuscirà a far piena luce?

Forse è meglio che vada a cercare quelle benedette tachipirina……In questa casa non sai mai dove metti le cose…….

 

http://www.lastampa.it/2018/10/19/italia/gli-eurodeputati-pd-sono-finanziati-da-soros-scoppia-la-polemica-sulle-parole-di-foa-hHVJgqEs0pByIU3qQrQ6LK/pagina.html

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Fate come credete…

Il papa su Medjugorie e dintorni

https://agensir.it/quotidiano/2018/10/18/papa-francesco-libro-intervista-dio-fa-miracoli-a-medjugorje-in-mezzo-alle-pazzie-delluomo/

Cattura

di Piero Murineddu

Ed ecco ribadito quanto Francesco aveva già dichiarato riguardo alle presuntissime apparizioni e dichiarazioni di Maria di Nazareth al di là dell’Adriatico fin dal lontano 1981.

Io sono radicalmente dubbioso su tutto, cosa che mi aiuta a tirare avanti. Ho solo la certezza che attuando quanto ci ha indicato Gesù Cristo, potremmo assaporare quella felicità che sembra sempre appostata dietro l’angolo, ma che scompare appena ci passiamo accanto. Miracoli nel senso tradizionale del termine? Non è cibo per me. Ugualmente pellegrinaggi, padri Pii vari e compagnia santificata.

Quando vedo un piccolo atto d’amore disinteressato arrivo fino alle lacrime, che a compierlo sia io o altri.

L’ho detto: una fede miracolistica non riesco a digerirla, ma poi ciascuno faccia come crede che da me non sarà mai giudicato, a meno che non manchi di rispetto al prossimo. Questo per me è estremamente insopportabile.

Fatevi pure le vostre visite ai santuari, pregate le vostre Madonne&Santi se ciò vi aiuta ad essere migliori e più umani, ma a me, per favore, lasciatemi tranquillamente perdere.

“Comunione dei Santi”? “Corpo mistico”? “Preghiera d’intercessione” per liberare le anime purganti e diminuirne la permanenza non so dove? Ma si, fatelo se lo ritenete opportuno, nessuno ve lo vieta, ma io sono troppo impegnato a vincere il mio egoismo, a superare il mio caratteraccio e a sorridere di più, ad avere com-passione per chi fa fatica, sostenere chi vedo disprezzato e fatto oggetto d’ingiustizia, ad imparare a distinguere ciò che è bene per me e per gli altri, da ciò che non lo è…….. E sopratutto a pazientare, pazientare. Principalmente con me stesso.

A fallire siamo tutti noi

di Marco Leoni

Chi era Amadou Jawo?
Amadou era un ragazzo di 22 anni.

Era, perché adesso non è più. Si è tolto la vita.

Si è impiccato, sopraffatto dalla disperazione.

Coetaneo di tanti bamboccioni di casa nostra, Amadou aveva però avuto la sfortuna di nascere in uno dei paesi più poveri e assurdi del mondo, il Gambia, costruito a tavolino dalle potenze coloniali attorno alle rive del fiume Gambia: una lingua di terra incastrata dentro il Senegal: come se da noi la zona golenare del Po si dichiarasse indipendente e pretendesse di esistere come entità autonoma.

Si è impiccato Amadou perché gli avevano negato quel dannato permesso di soggiorno: quel pezzo di carta che significa riscatto, riscatto dalla miseria, dalla povertà, da quel tipo di povertà di fronte alla quale anche i più poveri di noi sono ricchi, povertà che ti fa stringere i denti e andare avanti in un paese che ti odia, che ti considera una zecca, un diverso, un’inutile rogna.

Non chiedeva altro che vivere una vita dignitosa, di crearsi un avvenire come tutti.

Dopo quel NO, Amadou ha capito di non aver futuro. Ed è terribile quando a 22 anni si capisce di essere giunti al capolinea perché si ha già visto e vissuto troppo. Troppo e male.

Meglio la morte che una vita senza futuro se non la fame e la violenza in un mondo dove solo i più forti sopravvivono.

Però non è stato Amadou a fallire.
Chi ha fallito è stato in realtà il popolo italiano, che ha mandato al governo gente inqualificabile solo “per farla provare poi, se fallisce, voteremo qualcun altro”.

Fallito è chi si dice cristiano e con la sinistra applaude il papa, ma con la destra vota Salvini e Fontana.

Fallito è chiunque abbia dimenticato la nostra storia di migranti, la fame del dopoguerra, quando le zecche, le pulci, gli “italiani spaghetti pizza mandolino mafia” eravamo noi: un popolo di mafiosi, ladri, furbi ruba-lavoro a cui nessuno affittata una casa perché eravamo “sporchi, ignoranti e portavamo le malattie”.

La morte di una sola persona per disperazione è il fallimento di un’intera civiltà

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Ecco cosa può essere Facebook

Se vi riesce, ascoltate le cose sensatissime che dice questo ex lavoratore della fabbrica di armi a Domusnovas, in Sardegna

https://www.facebook.com/peppino.carta.92/videos/2280147762220833/

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di Piero Murineddu

Come reazione a questo video di denuncia, un “intelligentissimo” commentatore ha scritto “Pagliaccio”.

Pagliaccio perché? Perché ha il coraggio di dire le cose come stanno? Perché è troppo “ingenuo”? Perché da’ fastidio alle nostre coscienze? Perché “prima il lavoro costi quel che costi”?

Ecco, questo è un esempio del meglio e del peggio che può produrre FB:

1. un cittadino che comunica un suo pensiero, per me condivisibile e molto sensato

2. la reazione non argomentata e offensiva di un’altra che lancia la pietra e scappa

In questi casi bisognerebbe ricorrere alla legge, se ancora ci si crede. Non è più tollerabile che uno possa offendere impunemente senza subirne le conseguenze, anche penali.