Messaggio più recente

L’ importante è partire

Qualche note introduttiva

di Piero Murineddu

Sentimenti ben descritti quelli che seguono di Francesco Canu, uno scritto di cinque anni fa ripescato grazie ai Ricordi di FB. L’ invito finale lo condivido, anche se personalmente non potrei mai metterlo in pratica, ma questo è un altro discorso. Non togliendo valore al pensiero espresso dall’ amante della corsa, competitiva in questo caso, che personalmente interpreto anche come metafora della vita (“corsa” si, ma non fatta a sgomitate e irregolarità varie per fregare l’ avversario come può capitare negli ambiti lavorativi…), sarà per l’ età che avanza e quindi per un guardare la vita con un pizzico di maggior saggezza di quando si era più giovincelli, mi verrebbe da fare una lunga riflessione sull’ importanza della LENTEZZA, a mio avviso oggi più che mai necessaria, ma la lascio volentieri ad un’altra occasione. Per adesso, e indubbiamente sempre, l’ importante è…partire

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La partenza, il momento più bello

di Francesco Canu

La parte più bella della corsa non è la premiazione, quella in realtà mi fa sentire sempre un po’ in imbarazzo per la mia natura un po’ introversa, e ci si fa l’abitudine.

La parte più bella della corsa, oltre alla corsa stessa, è la partenza.

Ogni volta che ci si raduna sulla linea di partenza c’è sempre quel groppo in gola e un peso sul petto, i mille pensieri che ti attraversano e anche un po’ di paura per lo sforzo che ti attende, i km e km di strada da percorrere cercando di dare il meglio di te.

Attorno a te senti che tutti provano le stesse sensazioni, qualcuno cerca di sdrammatizzare, altri si raccolgono in religioso silenzio, ma tutti ci rispettiamo perché prima di essere avversari siamo amici che condividono una passione.

Almeno una volta nella vita, provate tutti a radunarvi su quella linea di partenza, o a entrare in campo per una partita, o salire sul ring o il tatami per un combattimento.

Se lo avete provato, sapete cosa intendo. Perché vederlo da fuori è una cosa, esserci dentro è un mondo a parte.

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Sull’ ero straniero e NON mi avete fraternamente ospitato

di Piero Murineddu

Lo so, ormai il meteo è incrontrollabile e se ne va per gli affaracci suoi, com’ è accaduto a fine agosto e mi ha costretto ad un’ anticipata sindrome influenzale che ancora oggi mi costringe a starmene bonino bonino a casa. Oggi è una bellissima giornata, ma non penso proprio di potermela godere stando all’ aria aperta.

In vista di quanto il 20 settembre verrà deciso sul futuro di Mimmo Lucano, il sindaco  “ribelle” che si è permesso di non seguire alla lettera, grazieaddio, le leggi umane, preferendo IN COSCIENZA di ascoltare quanto gli ha sempre consigliato il Cuore per andare incontro a chi si trova nel bisogno, quotidianamente sto portando avanti un mio personale sostegno nei suoi confronti, riportando le reazioni di vari personaggi e associazioni dopo l’ incredibile e inaccettabile sentenza nei suoi confronti comminata nel primo grado di giudizio

Oggi, domenica, quindi  pausa lavorativa, per chi vuole Messa, spirito, pensare all’anima e non solo a cibare il corpo e altro ancora. Più che riportare una precisa presa di posizione di qualcuno in difesa di Domenico Lucano, ripropongo una  riflessione molto attinente all’ argomento “migranti”  fatta dal nostro amico e fratello Alberto Maggi, datata credo sei anni fa o anche più ma di un’ attualità sconvolgente. Riflessioni a partire dal suo essere seguace dell’ insegnamento cristiano ( “ero straniero e mi avete ospitato” ecc)

A proposito, mi stavo chiedendo e in verità è da molto che me lo chiedo:

ma perché questo argomento è quasi totalmente ignorato nelle omelie delle adunanze cattoliche ma anche nelle assemblee domenicali oranti e ringrazianti delle varie denominazioni cristiane dove prevale lode qui, lode là ma sul migrante si sta eccessivamente sul chi va là? Sarà  perché  si ritiene meno compromettente rimanere sul vago e perché lo spiritual correct non disturba e lascia l’ animella in santissima pace? Così  facendo, il prete o pastore non rischia ripercussioni da parte di  “fedeli” ( a che?) spesso simpatizzanti del Bullo Ruttante di Stato e compagnia oggi governante e tutti si tira avanti, comunicati, angelizzati ma non per forza più  buoni e più giusti di prima.

Intanto fuori, seduto all’angolo a testa china, disegnandosela in terra col bastone e in (im)paziente attesa, Lui, l’ Iniziatore vissuto  duemila anni fa circa, silenzioso e pensieroso se ne sta…..nella sua Misteriosa ma Reale Presenza.

A voi le parole di Alberto, sicuramente inviso  dalla vasta e rabbiosa destraglia e salvinaglia varia diffusa in ogni dove, pronta a “bastonare” in qualsiasi modo.

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La grande attualità del messaggio ‘antirazzista’ di Gesù

di  Alberto Maggi

“Prima noi”, è il mantra con il quale si mascherano spietati egoismi e si giustificano inaudite durezze di cuore. È la formula magica di quanti chiariscono subito “non sono razzista, però…”, un “però” eretto come un invalicabile muro a difesa del “noi”, pronome che include, a secondo degli interessi, un popolo o la famiglia, una religione o un quartiere. Mentre per “prima” s’intende l’accesso e l’esclusiva precedenza a tutto quel che permette alla vita di essere dignitosa, dalla casa al lavoro, dall’assistenza sanitaria alla scuola; beni e valori che, sono fuori discussione, devono essere riservati per primi a chi ne ha pienamente diritto per questioni di lignaggio. Ovviamente, al “noi” si contrappone il “loro”, che include per escluderli, tutti quelli che non appartengono allo stesso popolo, alla stessa cultura, società, religione, o famiglia.

“Prima noi”, poi, eventualmente, se proprio ci avanza, si possono dare le briciole a chi ne ha bisogno, ovvero all’estraneo che attenta al nostro benessere economico, ai valori civili e religiosi della nostra società e alle nostre sacrosante tradizioni. “Loro” sono gli stranieri, i barbari. In ogni cultura chi proviene da fuori, incute paura. Lo straniero è un barbaro, colui cioè che emette suoni incomprensibili, (dal sanscrito barbara = balbuziente), colui che parla una lingua incomprensibile e che nel mondo greco passò a significare quel che è selvaggio, rozzo, feroce, incivile, indigeno.

Nonostante nella Scrittura si trovino indicazioni che mirano alla protezione dello straniero (“Non maltratterai lo straniero e non l’opprimerai, perché anche voi foste stranieri nel paese d’Egitto”, Es 22,21), Gesù si è trovato a vivere in una realtà dove il forestiero andava evitato, e persino dopo la morte veniva seppellito a parte, in un luogo considerato impuro (“Il Campo del vasaio per la sepoltura degli stranieri” Mt 27,7). Al tempo di Gesù vige una separazione totale tra giudei e stranieri, come riconosce Pietro: “Voi sapete come non sia lecito a un giudeo di aver relazioni con uno straniero o di entrar in casa sua” (At 10,28).

In questo ambiente stupisce il comportamento del Cristo che da una parte arriva a identificarsi con gli ultimi della società (“Ero straniero e mi avete accolto”, Mt 25,35.43), e proclama benedetti quanti avranno ospitato lo straniero  (“Venite benedetti del Padre mio”¸ Mt 25,34), dall’altra, Gesù accusa con parole tremende quelli che non lo fanno (“Via, lontano da me, maledetti… perché ero straniero e non mi avete accolto”, Mt 25,41.43), con una maledizione che richiama quella del primo assassino della Bibbia, il fratricida Caino (“Ora sii maledetto”, Gen 4,11). Se la risposta alle altrui necessità era un fattore di vita, la mancata risposta è causa di morte. Per Gesù negare l’aiuto all’altro è come ucciderlo.

Gesù non solo si identifica nello straniero, ma nei vangeli il suo elogio va proprio per i pagani, personaggi tutti positivi (eccetto Pilato in quanto incarnazione del potere) e portatori di ricchezza. Si teme sempre cosa e quanto si debba dare allo straniero e non si riconosce quel che si riceve dallo stesso. Nella sua attività Gesù si troverà di fronte ottusità e incredulità persino da parte della sua famiglia e dei suoi stessi paesani, ma resterà ammirato dalla fede di uno straniero, il Centurione, e annuncerà che mentre i pagani entreranno nel suo regno, gli israeliti ne resteranno esclusi (Mt 8,5-13; Mt 27,54).

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SEMPRE AGITO A FIN DI BENE E FATTO ONORE ALL’ UMANITÀ INTERA

M I M M O   L U C A N O

Pietro Bartolo intervistato da Giansandro Merli (ottobre 2021)

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D
Cosa ha pensato quando ha saputo della condanna?

R
Sono fortemente dispiaciuto per una sentenza del genere, praticamente l’ergastolo per una persona onesta, che non ha fatto niente. Mimmo Lucano ha potuto sbagliare qualche atto amministrativo, ma non ha rubato, né si è arricchito. È una persona povera che ha dato la vita per i più deboli, i più fragili. Ha creato qualcosa di straordinario per le persone che arrivavano dall’altra parte del mondo, qualcosa che tutti hanno riconosciuto. A un certo punto, però, non è andato più bene. La sentenza è incredibile, spropositata e inadeguata. Lo ha molto toccato e ferito. Sono certo che la verità verrà fuori e lui uscirà pulito.

D
È stupito della sentenza di colpevolezza o della portata della pena?

R
Di entrambe. Può aver sbagliato degli atti amministrativi, ma ha sempre lavorato a fin di bene. Così tanti anni di carcere non sono stati dati neanche a molti mafiosi. È veramente incredibile. Tutta l’Italia è indignata, tranne chi ha goduto di questa sentenza. E non voglio fare nomi.

D
Sull’immigrazione il dibattito è estremamente polarizzato. Quale significato politico avrà la decisione del tribunale di Locri su tutti quelli che si battono per politiche di soccorso e accoglienza differenti?

R
Il problema del dibattito politico non è la sentenza, ma la narrazione che in questi anni è stata fatta dei fenomeni migratori. La maggior parte di chi si mostra ostile ai migranti è ingannato da un racconto pieno di menzogne. Non c’è nessuna invasione, i migranti non vengono qui a delinquere o rubare il lavoro. Nei miei 30 anni di attività ne ho accolti e visitati tantissimi. Sono uomini, donne e bambini in fuga dalla morte e da pericoli di ogni genere. La responsabilità di questa situazione è della politica, di una campagna elettorale continua sulla pelle degli ultimi e di un’Unione Europea che attraverso il regolamento di Dublino scarica tutto sui paesi di approdo. Mimmo aveva capito che si tratta di un fenomeno strutturale, che non si affronta con i muri, il filo spinato e i rimpatri. Per questo ha provato a far rinascere il suo paese e garantire dignità ai nuovi arrivati. Ha fatto onore all’umanità intera e preferito rimanere nella sua cittadina.

D
Alle europee del 2019 avrebbe potuto candidarsi sia con il Pd che con le forze più a sinistra. L’elezione gli avrebbe garantito l’immunità parlamentare. Ma rifiutò. Ebbe modo di confrontarsi con lui su quella scelta?

R
Sì, non gli interessava. Avrebbe potuto candidarsi ma non per l’immunità, per fare il parlamentare europeo e avere una posizione diversa da cui incidere maggiormente su questi temi. È la scelta che ho fatto io in quell’occasione proprio per continuare a occuparmi delle migrazioni. Lui ha rifiutato perché aveva da fare con le persone che aveva accolto. Voleva rimanere con loro. Mimmo ha rinunciato a tutto, anche all’immunità.

D
Lei è stato a Riace. Cosa ha visto?

R
Ho visto un paese straordinario, delle persone accolte nella bellissima esperienza del Villaggio Globale. Ho visto che raccolgono la spazzatura con gli asinelli. Ho visto un esempio di grande civiltà che dimostra che è possibile affrontare il fenomeno delle migrazioni attraverso le buone pratiche dello Sprar e dell’accoglienza diffusa. Mimmo sapeva che questa via era possibile, perciò ha dato fastidio a qualcuno e oggi si è ritrovato nel tritacarne.

D
Lucano è stato descritto come un buono che si è montato la testa e per questo è finito in un grosso guaio. Le sembra una descrizione corretta?

R
Se Mimmo si fosse montato la testa sarebbe andato in Europa o dove gli hanno offerto poltrone. Stimo Mimmo e sono certo che uscirà pulito da tutta questa vicenda. Può aver compiuto errori di umanità, ma non di interesse.

Mi raccomando mi, corrispondenza privatiiiissima

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Testo documentato e non inventato da me o da qualcun altro

In corsivo quanto emerso da una chat tra i burattinai governativi. In rosso mie considerazioni …a caldo.

“Signori, giovedi mattina ci sarà il presidente Meloni a Caivano per il grave fatto accaduto. L’appuntamento è per le 10 al Parco Verde presso la chiesa di S. Paolo Apostolo di don Patriciello.

..si sa che la chiesa è luogo sacro di pace, comprensione, pazienza etc etc 

Dobbiamo mobilitarci per portare persone, ma non con simboli di partito. Le persone devono sembrare persone qualunque che accolgano Giorgia festanti anche per bilanciare eventuali contestatori. C’ è da pensare che lì sarà pieno di redditi di cittadinanza.

...ma guarda, come avrà fatto a dedurlo? 

Diamo queste indicazioni e non pensiamo di fare il codazzo dei politici e i selfie per noi.

…no, no, no…assolutamente! 

Ovviamente in questa forma di messaggio non dovete farlo circolare a livello di base perché altrimenti arriva ai giornalisti e sembra che Meloni si fa organizzare la claque.

iihhh, ci mancherebbe! 

Io ho scritto così a voi perché siete un livello apicale di dirigenza.

…e ceeeerto, non lo si mandava al popolino credulone 

Consiglio di fare la mobilitazione con chiamate dirette e organizzando macchine di fedelissimi e gente intelligente”

…fedelissimi va bene, ma intelligente su che base? 

Settembre è dunque partito. Vediamo dove ci porta

di Piero Murineddu

Con tutte le variazioni locali, Cabudannu o Cabidanni è come in Sardegna viene chiamato il mese di settembre, nel senso che dopo la “pausa” estiva e con le prime piogge, si riprendono le attività, sopratutto riferite alla civiltà contadina di una volta, e a cui temo (o spero?) – sempreché la tendenza autodistruttiva dei potenti non ci faccia saltare in aria prima – siamo destinati a ritornare.

Le prime piogge dicevo, che in realtà quest’anno si sono affacciate in anticipo e, per necessità ma anche per mia imprudenza, a tutt’ oggi mi stanno costringendo a stare in casa con sintomi influenzali o chissà cos’ altro che non si decidono a lasciarmi e permettermi così di dedicarmi alle mie cosette molto ordinarie ma che sono la mia vita.

Settembre quindi, un mese in cui nella storia vi son stati tanti eventi, molti dei quali tragici come il golpe e l’ assassinio in Cile di Allende nel 1973 a opera di un dittatore finanziato dai soliti capoccioni nordamericani che hanno sempre avuto paura che i “comunisti” o una semplice idea libertaria si avvicinasse troppo ai loro invalicabili confini terrestri, non immaginando mai che nel 2001 dello stesso mese un grosso colpo alla loro superbia sarebbe arrivata dal cielo con l’ abbattimento delle due torri, simboli del loro presunto progresso raggiunto. Sappiamo poi la scomposta reazione contro popolazioni inermi, in cui anche l’ Italietta, sempre pronta al conveniente e sottomesso “gnorsí”, ha messo lo zampino per spartirsi la torta.

Sempre in settembre ci fu l’assassinio del generale Dalla Chiesa, militare si ma di tutt’ altra pasta di quell’ altro che in questi giorni è continuamente e baldanzosamente sulle pagine dei giornali e in tv.

In particolare ieri, primo settembre, si sarebbe voluto celebrare la Giornata mondiale per la custodia del creato. La cosa farebbe ridere se non fosse tragica, considerando come lo stiamo distruggendo il Creato, o semplicemente la Terra per chi non crede che esistiamo per una volontà divina.

Giusto al proposito e visto che in questi giorni di malattia sono costretto a starmene a casa, ho seguito l’ ultimo evento voluto da Michele Santoro.

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Poco più di un’ ora e mezza introdotta da preziose considerazioni di quel grande saggio che è Raniero La Valle, in cui, tra l’ altro, evidenzia le tre basi che permettono una vita degna per tutti: la PACE, la SALVAGUARDIA appunto DELLA TERRA e per ultimo ma non con meno importanza, la DIGNITÀ DI OGNI PERSONA. Il suo intervento lo conclude riportando ai giorni nostri una poesia del suo e di tanti di noi Amico David Maria Turoldo. Come ho pianto io, credo che ad altri provocherà la stessa reazione. A seguire gl’ interventi di rilievo dell’ editrice e scrittrice Ginevra Bompiani e di Luigi De Magistris, attuale riferimento di Unione Popolare, magistrato e già sindaco di Napoli per due mandati.

Per finire, un appassionato intervento di Michele, che fa capire i motivi per cui, a livello mondiale, ci troviamo in questa drammaticissima situazione.

Consiglio vivamente di seguire l’intera trasmissione, mandata naturalmente non attraverso i normali (e governativi!) canali televisivi.

 

Per seguire l’ evento, copia e incolla il seguente collegamento

https://www.youtube.com/live/wtpO_FgZOfI?si=LCh77AhOA8IsrM_F

Io sto con Mimmo 16

ACCUSA DI ECCESSIVA UMANITÀ PER

M I M M O   L U C A N O

Dal comunicato del “Gruppo di Coordinamento Recosol” (ottobre 2018)

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Che nella Locride in cui la ‘ndrangheta spadroneggia si arresti Domenico Lucano è paradossale. Quando il sindaco di Riace fu accusato di molteplici reati non esitammo a schierarci dalla parte del sindaco, certi della sua innocenza. Oggi nelle parole del Gip ne troviamo la conferma, Lucano non avrebbe colpe. Ma nel corso delle indagini sarebbero emerse altre irregolarità che hanno portato all’arresto dei sindaco di Riace.

Lucano viene accusato di avere cercato di impedire, senza nessun vantaggio personale o economico ma per un senso morale di giustizia che degli esseri umani finissero nel limbo della clandestinità.

Invece di un premio per la sua umanità, in una Italia in cui cresce l’intolleranza e si restringono gli spazi di libertà, riceve le manette. Noi continuiamo a stare con l’Italia che si oppone alle leggi razziali e all’odio. Con i tanti amministratori che sul territorio combattono una pericolosa deriva xenofoba e razzista, Domenico Lucano è colpevole del reato di integrazione.

A lui, a Riace e all’Italia che non si arrende la nostra incondizionata vicinanza e solidarietà. Lavoreremo caparbiamente ancora più di prima.

Lo sdegno per questo arresto è enorme, una valanga di messaggi e di prese di posizione in favore di Domenico Lucano: semplici cittadini, tutto il mondo dell’associazionismo, artisti, sindaci da tutt’ Italia.

Restiamo Umani Restiamo uniti, perché ha da passare la nottata ma passerà.

https://comunitasolidali.org/

Io sto con Mimmo 15

UNA SENTENZA INASPETTATA E PROFONDAMENTE INGIUSTA PER

M I M M O L U C A N O

 

di Alberto Palmas

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Se la memoria non mi inganna, cosa possibilissima, dato che sto per compiere 90 anni, fin dall’inizio gli inquirenti hanno escluso che egli abbia intascato un solo euro dei soldi ricevuti per assistere gli immigrati.

Quindi, tutte le somme ricevute dalla Ue e dalle nostre istituzioni li ha spesi per dare un futuro a molte famiglie di immigrati e per ridare vita al suo paese, che si avviava verso un irreversibile declino.

Non avrà, probabilmente, rispettato alla lettera le norme di legge (ma «la lettera uccide», ci insegna san Paolo).

Meritava, comunque, un premio per quello che ha fatto, non il duro trattamento che gli è stato riservato.

Per me è chiaro che ha agito in buona fede. Non sono un esperto di diritto, ma ho letto, più volte, di persone assolte «per mancanza di dolo»: è questa la sentenza che mi aspettavo per Mimmo Lucano.

Carlo Maria, una Grande Persona



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di Piero Murineddu

Sono trascorsi 11 anni da quell’ ultimo giorno d’agosto quando smise di patire  per la salute malferma e per come si era ridotta la Chiesa, luogo di arroccamento sulle sue dogmatiche ed intoccabili posizioni invece che essere casa di ricerca comune, dialogo vero nel rispetto reciproco e, sopratutto, focolare accogliente per tutti, nessuno escluso.Sono certo che avrebbe dato un importante aiuto e sostegno a Francesco nel suo faticoso e osteggiato sforzo di fare pulizia nelle gerarchie cattoliche e ricondurre molti battezzati a seguire il Messaggio originario del Maestro, distogliendoli dalle falsità e dalle ripugnanti parole d’odio propagate da certi attuali e meschini politicanti.

Mi piace onorarne la memoria riportando una sua lunga riflessione pubblicato nel dicembre del lontano 1994, a riprova che il fenomeno migratorio e l’ importanza vitale di tentare tutti gli sforzi per dare risposte che non siano dettate dalla paura che porta unicamente e illusoriamente al respingimento, non è un problema nato in questi ultimi tempi.

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Ripensare un modo nuovo che permetta una convivenza pacifica

di Carlo Maria Martini

l fenomeno dell’immigrazione deve essere compreso sempre meglio come sfida che le nostre città, e ogni metropoli europea, hanno di fronte in tutta la sua evidenza e vastità.

Non è possibile pensare a interventi semplicemente di natura assistenziale né tanto meno solo di contenimento; non è possibile continuare a proporre una visione del fenomeno immigratorio come problema e non anche come possibile risorsa.

La sua complessità esige una molteplicità di attenzioni, interpella anzitutto la società, ma pure la Chiesa, la sua dimensione pastorale, i suoi processi formativi, la sua missione evangelizzatrice.

Vanno superate le impressioni sommarie e superficiali rispetto al fenomeno immigratorio che, invece, va ormai considerato quale realtà “ordinaria”, non quale emergenza.

Ritengo quindi importante creare occasioni di studio su questo argomento in modo approfondito e lungimirante. Infatti, la mancanza di una comprensione sufficientemente articolata e seria del fenomeno immigratorio porta a una ricerca affannosa di soluzioni, priva di spazi necessari per riflettere e progettare, condannandosi così a riprodurre nuove gestioni, ma pur sempre di emergenza.

Ogni Stato, europeo in particolare, ha nel suo passato, remoto o recente, una storia di immigrazione interna ed esterna. Proprio l’Italia è un esempio significativo di immigrazione interna, nei decenni che vanno dal 1930 al 1970 e, più indietro, di grandissimi flussi di migrazione verso l’estero.

Secondo le statistiche, oltre ai diversi milioni di cittadini italiani tuttora residenti all’estero, ben sessanta milioni di persone, pur non avendo la cittadinanza, discendono da emigrati italiani.

Oggi l’immigrazione ha dunque le caratteristiche di un fenomeno planetario, anche per le condizioni di sottosviluppo in cui versa gran parte dell’umanità. Come ha ricordato Giovanni Paolo II: “Una volta si emigrava per cercare migliori condizioni di vita; da molti Paesi oggi si emigra semplicemente per sopravvivere”. Inoltre, ai tradizionali movimenti dal Sud al Nord, si sono aggiunti nuovi esodi da Est a Ovest.

Si evidenzia, possiamo dire, la realtà dell’interdipendenza tra i popoli: “La pace e la prosperità, infatti, sono beni che appartengono a tutto il genere umano, sicché non è possibile goderne correttamente e durevolmente se esse vengono ottenute a danno di altri popoli e nazioni, violando i loro diritti o escludendoli dalle fonti del benessere”.

Bisogna allora riconoscere che siamo di fronte a una situazione strutturale mondiale, che chiama in causa la comunità internazionale. Ecco perché l’immigrazione in casa nostra non è fenomeno marginale o di emergenza; è piuttosto occasione di riflessione, è segno che richiede una mentalità nuova, una disponibilità a guardare i problemi con uno sguardo ampio e consapevole.

Alla nostra Fondazione S. Carlo abbiamo appunto chiesto di collocare la propria attività dentro l’orizzonte planetario. Non ignoriamo affatto gli abusi a cui dà luogo il fenomeno migratorio: pensiamo, ad esempio, a quello che i sociologi chiamano “immigrazione di assaggio”, proveniente soprattutto da alcuni Paesi vicini e pure dal Sud America, e che si caratterizza per la temporaneità e l’estrema mobilità sul territorio. Si tratta di espatrii motivati da illusioni di facile guadagno, dalla ricerca, comunque, di una rapida monetizzazione, risparmiando su tutto, approfittando di ogni occasione assistenziale, dedicandosi magari a espedienti e a traffici illegali.

Questo tipo di catena migratoria distorta, alimentata dalla grande facilità di movimento, sembra non interrompersi ed è incentivata da organizzazioni che illudono, truffano, commettono illegalità di ogni genere, estorcono fortune a tali persone. E, per questo, da una parte si esige un controllo serio e chiaramente repressivo nei confronti di chi svolge traffico illegale; ma dall’altra si richiede una capacità di esplorare tutte le possibilità di un’accoglienza mirata che formi, qualifichi e prepari anche un rientro serio nel Paese di origine o un’integrazione sufficiente e dignitosa.

Siamo giunti al punto centrale della nostra riflessione: la formazione professionale dell’immigrato. Al riguardo, tutte le realtà di ispirazione laica o cristiana, impegnate nel campo della formazione professionale, dovranno sentirsi coinvolte.

È il momento, infatti, di occuparsi attentamente dei problemi dell’inserimento e delle seconde generazioni, per non farsi trovare ancora una volta impreparati alle sfide di lungo periodo.

Sembra che le energie sia pubbliche, sia private, e la capacità propositiva sociale, siano state spese soprattutto per la fase di prima accoglienza e, per di più, affrontata spesso in modo non programmato, sulla spinta dell’emergenza, in un’ottica solo di contenimento che ha prodotto notevoli squilibri sociali.Noi crediamo che, pur se dovremo sempre far fronte all’emergenza, soltanto un’accoglienza che sviluppi la vera integrazione favorirà la capacità di governare socialmente la grande sfida posta dall’immigrazione. Questa è la ragione dei Centri di seconda accoglienza.

Ponendosi l’obiettivo di accompagnare l’inserimento nel lavoro e la ricerca della casa, favorendo una prospettiva di scambio culturale e di confronto, creando uno spazio di comunicazione rivolto all’intera città, fanno prospettare in concreto la speranza e la possibilità che l’immigrato riesca a diventare una risorsa per tutti, non un problema da subire o magari da allontanare.

Si tratta per il momento di progetti sperimentali, che intendono stimolare chi si sta scoraggiando; si registrano infatti sintomi di una certa stanchezza nel volontariato, spesso abbandonato a se stesso nell’affrontare i problemi legati alla prima accoglienza e isolato di fronte a situazioni sempre più gravi. Questo isolamento non è giusto.

Non può dunque cessare l’azione politica in tale campo e, applicando e rinnovando lo sforzo legislativo, la comunità civile non deve temere di occuparsi degli immigrati.

Se l’azione pubblica si ritrae, si finisce per incentivare la marginalizzazione dell’immigrato, considerandolo come un povero da affidare alle cure del volontariato e, talora, come un soggetto pericoloso per l’ordine pubblico. Si rischia così di favorire, a volte anche in modo strumentale, una mobilitazione popolare al rifiuto, anziché all’accoglienza.D’altra parte la stessa Chiesa deve ripensare al suo impegno pastorale di fronte all’immigrazione.

Tra mille difficoltà umane e strutturali, spesso in assenza dell’impegno pubblico, gli operatori ecclesiali si sono mossi con grande generosità offrendo e favorendo migliaia di occasioni di lavoro, di alloggio, di formazione professionale, di festa, di incontro, di sensibilizzazione.

Uguale attenzione si è avuta nelle comunità parrocchiali; ma non da parte di tutte c’è stato il medesimo impegno.Sul piano pastorale, ora, si deve reagire con forza al compito esclusivamente volontario e prevalentemente di carattere assistenziale. Non va alimentata la mentalità che considera sempre e unicamente lo straniero come un “povero”, dimenticandosi della sua cultura, del fatto che anch’egli può sbagliare; inoltre, non si possono chiedere solo diritti, bensì è necessario rispettare i doveri.

Assistere, dunque, non è sufficiente, occorre un’azione globale per l’immigrazione. È indispensabile che le Istituzioni affrontino, programmino, coordinino politiche volte all’inserimento e all’integrazione; in tale impegno non dovrà mancare la collaborazione attiva del volontariato, ma ad esso non può essere delegato ciò che attiene a responsabilità più ampie.

Sappiamo che il fenomeno migratorio è ben conosciuto nella storia della salvezza: “L’esperienza di una vita di stranieri, in esilio o comunque rifugiati in terra non propria, attraversa in profondità gli uomini e le donne delle Scritture, fino al Nuovo Testamento”.

I credenti, noi tutti, siamo un popolo in cammino verso nuovi cieli e terre nuove; per noi “Ogni terra straniera è patria e ogni patria è terra straniera”. Per questo la Chiesa avverte la tematica dell’accoglienza degli stranieri quale esperienza vicina alle proprie origini, quale occasione per rinnovare la nostra coscienza.

Possiamo dunque affermare che l’immigrazione può essere una circostanza provvidenziale anche per l’Occidente, per impegnarsi in profondità. Occorre una disposizione del cuore e vedere in tale fenomeno un appello a un mondo più fraterno e solidale, a un’integrazione multirazziale che sia segno e inizio della presenza di grazia di Dio in mezzo agli uomini.

L’immigrazione è davvero un’occasione storica per il futuro dell’Europa, occasione di bene o di male, a seconda di come la governeremo. Il mio invito è di prendersi a cuore questa realtà non come un peso da sopportare, bensì quale grande appello della Provvidenza per un nuovo modo di vivere.

Ricordiamoci che, affrontando correttamente i problemi che quotidianamente vivono nel nostro Paese gli stranieri, contribuiremo alla soluzione di tanti problemi strutturali riguardanti pure gli italiani. Non si tratta di scatenare pericolose rivalità tra persone in stato di bisogno; si tratta piuttosto di affrontare globalmente i problemi posti sul piano sociale dall’immigrazione, con vantaggio per tutti, a partire dai più deboli e dai più sfortunati.

Concludo, permettendomi di sottolineare alcune problematiche forti.

Innanzi tutto quella giuridica. Le leggi esistenti devono certo essere applicate fino in fondo, in ogni loro aspetto. Se tuttavia come sembra essersi verificato, le norme, frutto di un’elaborazione svolta in un clima di concitata emergenza, risultano lacunose, a volte imprecise, e lasciano spazio ad abusi, allora è necessario porre mano con urgenza a una nuova legge organica sulla condizione giuridica dello straniero, che tenga conto del quadro reale del nostro Paese e non sia fatta sotto la spinta di emotività sociali o per finalità di carattere strumentale.

Inoltre, accanto a quella della casa e del lavoro, è decisiva la problematica della famiglia. I problemi della donna, dei minori, della coppia, appaiono, di fatto, sottovalutati. D’altra parte, poiché molti stranieri extracomunitari sono ormai lavoratori regolarmente occupati e residenti, va posta attenzione ai ricongiungimenti familiari, unitamente all’incontro e all’amicizia tra famiglie italiane ed estere.Il successo dell’integrazione degli immigrati stranieri nella nostra società si gioca proprio sulle seconde generazioni.

Mi permetto dunque di invitare i pubblici poteri, gli operatori sociali, le comunità cristiane, il volontariato, a restare vigili su tutte le cause e le sempre nuove problematiche dell’immigrazione, a non farsi trovare impreparati e, di conseguenza, costretti all’improvvisazione e alla rincorsa affannosa delle continue emergenze.

Impariamo a governare pacificamente i conflitti, con senso di responsabilità e con amore del bene comune; cerchiamo di alzare lo sguardo e di guardare lontano; sforziamoci di lavorare insieme con lungimiranza; non temiamo di rischiare nell’iniziativa, consapevoli delle difficoltà ma insieme della grande occasione che stiamo vivendo.

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I soldi, meglio se soldoni? Mmmmmm…che profumo attraente emanano!

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di Piero Murineddu

Tutt’ altro che divoratore di libri sono, vuoi per la scarsa vista o per altri motivi che sono solamente miei. Né inizio 5, 6, 7 tutt’ insieme e colloco ciascuno nel posto più adatto dove trovo l’ atmosfera giusta per proseguirne la lettura. Si, anche lì.

Diciamo che la fretta non fa più parte della mia vita, e forse questo è uno dei frutti.

Ho appena letto qualche pagina de “Il Santo”: nomi, date, luoghi e fatti riportati dettagliatamente.

Per esempio, ricordi Mike Occhiammalianti, quello che invitava, come da copione, a stare sempre allegri? Per tanto, secondo me troppo tempo stipendiato dalla Rai, cioè soldi di mia mamma e mio babbo, per condurre quiz di cui lui mai avrebbe saputo dare risposta stando dalla parte dei concorrenti, che a loro volta guadagnavano senza fatica soldi di mia mamma e di mio babbo, che per mandare avanti la loro numerosa famiglia trascorrevano tutto il giorno a triburá (faticare per i continentali).

Nel 1977 ebbe un colloquio col già palazzinaro in procinto di diventare Sua Emittenza.

Ecco la parte del volume di 530 pagine che riporta l’ assunzione:

“In autunno strappa Mike Bongiorno alla Rai e lo porta a Telemilano 58, in procinto di passare dal cavo all’etere, con un contratto da favola. «Alla Rai – racconterà Mike – in un anno mi davano più o meno 26 milioni di lire lorde. Silvio mi guarda e improvvisamente mi fa:

– Io avrei pensato a seicento.

Chiedo io:

– Seicento che?

– E lui:

– Milioni, ovviamente.

Ero così incredulo che gli chiesi ancora:

– Oddio, per quanti anni di contratto?

– Mi fa:

– Per un solo anno, ovvio. Ma poi potrai arrotondare con le televendite e con gli sponsor..

È pronta così l’ operazione Canale5″

Capito quello di “Allegria, Allegria” ? Ovvio, no?

Alla prossima, sempreché ne abbia voglia e mi rimanga tempo dal far quel che mi aggrada, ma lentamente, moooolto lentamente !

Che valore hanno i precetti religiosi senza occuparsi dei drammi sociali?

di Gianluca Bontempi

Non sappiamo chi abbia inventato il personaggio del cristiano (e del prete!) conformista e moderato e come lo si possa interpretare senza rendersi ridicoli.

Non si capisce come gli ipocriti e i pavidi possano conciliare il Vangelo con la loro forma vita.

Gli uomini dalle parole mielose che non infastidiscono gli oppressori e gli iniqui non sono contemplati. E neanche quelli che si occupano dei precetti senza interessarsi dei drammi sociali,da cui sono immancabilmente al riparo.

Dio si incarna, prende dimora tra gli ultimi, diventa storia ma i paladini della verità continuano a praticare l’astrazione ed a vivere in mondi paralleli e soprattutto dorati. Dio cura ferite, condivide le sofferenze dei poveri, visita e consola i malati e loro elaborano interpretazioni utili solo al curriculum personale.

Il cristiano è prudente secondo lo Spirito non secondo gli uomini. Il Vangelo non cerca teorici ma attualizzatori ossia occhi, sorrisi, gambe, mani che lo facciano rivivere portandolo per le strade del mondo.

Dio non ci ha affidato un libro da analizzare didatticamente ma un’esperienza da ripercorrere con i nostri carismi.

Compassionevoli e radicali nell’opzione per gli ultimi, nell’attesa del giorno in cui vedremo pubblicani e prostitute passare avanti: il segno di riconoscimento del nostro Dio.

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