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Amministrative 2014 a Sorso – Capitan Pepe e Votaprifèru, la sua “invincibile” arma

 

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di Piero Murineddu

In vista della Grande Battaglia prossima ventura, le armi stanno iniziando ad essere dissotterrate per affilarle ed oliarle al fine di renderle più micidiali possibili. Ufficiali  di vecchio e nuovo corso stanno mettendo a punto possibili strategie. Le parti contrapposte stanno spiando le forze avversarie e ne stanno pesando la consistenza, sopratutto mettendone a fuoco i punti deboli dove ben colpire. Non per ultimo, si sta affinando la retorica militar politica per convincere il popolo, facilmente suggestionabile mafinoaduncertopunto, della giustezza dei propri scopi. Capitan Pepe, esperto di come va il mondo e detentore dell’Arma Invincibile che gli ha consentito il perdurare del regno, non si fa scrupolo ad elencare i risultati ottenuti col suo comando, insistendo sulla necessità di ulteriore tempo per ultimare le Opere strabilianti che la sua mano forte e sicura è riuscita ad avviare.

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L’esercito avversario storico, a fatica cerca di ricostituire le forze che tanto tempo di disarmo ha fiaccato e messo a dura prova, ma l’intenzione di rifarsi, ogni giorno sta trovando nuove motivazioni e le continue esercitazioni in vista dello scontro stanno dando nuovo vigore e compattezza all’esercito. A differenza di precedenti battaglie, questa volta altre formazioni militari sembra vogliano contendersi la Vittoria finale, e l’incognita dell’efficacia o meno di nuove armi in dotazione, aprono a prospettive non scontate. Capitan Pepe, specialmente per la garanzia data dall’Arma in suo possesso, sente già di avere la vittoria assicurata, purtuttavia rimane prudentemente guardingo, anche per la verosimile possibilità che gli eserciti avversari, pur di strappare il Risultato, possano coalizzarsi tra loro. Le differenze oggettivamente ci sono, ma il desiderio d’instaurare un nuovo regno di giustizia e reale prosperità, è possibile che possa accomunare  i suoi avversari. Questa eventualità lo preoccupa non poco, fino a fargli trascorrere intere notti insonni. Le diplomazie degli “Avversari”si stanno muovendo per costruire una possibile Alleanza che metta in rilievo le cose che uniscono più di quelle che dividono, e lavorare per mettere insieme un esercito di militi motivati da forti ideali più che dalla forza fisica e guerresca, e porti avanti una campagna di persuasione in mezzo al popolo sull’importanza di mirare si al necessario “tozzo di pane”, ma nello stesso tempo volere e conquistare Dignità e Libertà, altrettanto se non più  necessarie.

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I “no” che educano e una scuola “aperta” sifaperdire

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di Piero Murineddu

E come non essere d’accordo che i “no”, spesso molto più dei “si”, aiutano a crescere e a maturare? E’ una “scienza” provata con l’esperienza quotidiana, specialmente da chi si ritrova quotidianamente a portare avanti l’impegno difficilissimo e gravoso del genitore. Basterebbe ripensare a tutti i “no” che noi altri figli del popolo vissuti negli anni in cui i nostri genitori si massacravano di fatica per portare avanti la numerosa prole, per concordare che siamo “dovuti” crescere in fretta. I tanti “no” di allora erano obbligati, e non per una libera e consapevole scelta educativa, quanto perché le privazioni erano la norma. , Per i “figli del popolo”,ripeto,  non per i figli privilegiati che non mancavano, come quelli dei medici e di possidenti vari. Ancora oggi, però, molti di quei figli di allora, per non far mancare ai propri figli le cose che son stati costretti a rinunciare loro, sono pronti ad accontentarli in quasi tutto.

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E arriviamo dunque al punto di cui si parla nel botta e risposta tra la signora Alessandra e il vecchio prof Brigaglia. Completamente d’accordo con la signora, meno con alcuni passaggi del caro e saggio prof., specialmente quando considera unicamente “l’imbecillità iperprotettiva dei genitori, per i quali i figli hanno sempre ragione” e più avanti “la famiglia deve finirla di lavarsene le mani dell’educazione dei figli”. Certamente bisogna ammettere che in queste affermazioni c’è molto di vero, ma a mio parere si considera solamente un aspetto del difficile rapporto che ancora oggi continua a persistere tra scuola e famiglie. Ammetto che spesso i genitori,  in toto e quasi a scatola chiusa, delegano l’impegno di far crescere non solo “culturalmente” i ragazzi all’istituzione scolastica, ma spesso gli spazi d’intervento dei genitori all’interno della scuola sono molto ristretti e limitati. Anche se non mancano esempi positivi di partecipazione attiva voluta e incoraggiata dai dirigenti scolastici, in generale però è la concezione che la Scuola italiana ha sempre avuto di se stessa, fino ad arrivare alla realistica distorsione mentale del “qui comando io! Questa è casa mia!” . Che fine hanno fatto i famosi “Decreti Delegati” e che realizzazione hanno avuto nella concretezza quotidiana? L’intenzione era rivoluzionaria e molto positiva, ma nella realtà sono serviti a creare quella sinergia auspicata nelle intenzioni di chi li ha concepiti? In parole povere, fino a che punto un genitore può mettere il nasino nella classe frequentata dal proprio pargoletto o pargolone, dare il proprio apporto creativo per la crescita  di se stesso, del proprio figlio, dei compagni, dell’insegnante, e quindi della “comunità” scolastica? Quanti e quali sono gli esempi realizzati in cui un genitore, la coppia o un gruppo di genitori è stata invitata dal dirigente, dai maestri o dai professori affinché dessero una “mano” per la promozione umana e culturale (questa volta senza virgolette) di tutte le parti coinvolte? Fino a che punto un docente è disposto a sentirsi messo in discussione il suo metodo e addirittura la sua preparazione e le sue capacità? La si vuole veramente un Scuola Aperta e Moderna, oppure questa eterna e persistente “separazione” scuola-famiglia in definitiva fa comodo?

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Su questo ambito così importante della società, potrei continuare ancora per molto, sia a porre domande sia nell’analisi. Proprio per la sua importanza, sarà inevitabile riprendere l’argomento.

Quando la Disubbidienza è un Dovere morale e civile – Il tenente “signornò”

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di Piero Murineddu

Non conoscevo la vicenda del tenente della Marina Militare David Grassi, che dodici anni orsono fu punito dal suo superiore perché si era rifiutato di scaricare nel mare del Corno d’Africa dove transitava la nave da guerra “Maestrale” in cui prestava servizio, un’ingente quantità di olio di macchina. 

 

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Il fatto è stato riportato a galla in Senato da un esponente del M5S, Roberto Cotti. L’intervento chiedeva se son stati presi provvedimenti nei confronti di coloro che fecero subìre all’ufficiale un’ingiusta punizione solo “perchè si era rifiutato di avvallare un episodio di ingiustificabile danneggiamento dell’ambiente marino”, oltre che “chiedere certezze sul rispetto della normativa in materia di smaltimento dei rifiuti e dei reflui da parte del naviglio militare”. E non solo militare, aggiungo io, specialmente per noi che ci affacciamo nel Golfo dell’Asinara, teatro di numerosi episodi di grave inquinamento da parte di petroliere di passaggio e di Società multinazionali senza scrupoli. 

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Per quanto riguarda le questioni militari, conosciamo la tendenza a coprire, a rendere segreto il più possibile tutto ciò che riguarda l’argomento (il “nemico” ha le orecchie puntate e potrebbe carpire informazioni a suo vantaggio!), per cui, quando si viene a sapere che anche da quelle parti ogni tanto la “ragion di Stato” viene messa in secondo piano, dietro ai diritti umani ed alla salvaguardia della natura, tentando così di porre freno  all’autodistruzione del pianeta innescatasi ormai da troppo tempo, la cosa riaccende la speranza che ancora qualcosa si può fare per frenare l’imbecillità umana. Nello specifico della vicenda, colpisce anche che questa particolare  “spazzatura” fatta di idrocarburi altamente inquinanti per il mondo sommerso e per le coste, la si stava per buttare  in una zona del continente africano famosa per la sua estrema povertà ed instabilità politica, colpita tra l’altro qualche anno fa da una terribile carestia. Chi se ne frega, tanto sono dei miserabili che non ci potranno mai nuocere, ammesso che riescano a capire che li abbiamo fregati! Ah, l’arroganza infinita del Nord del mondo “progredito” nei confronti del sud sottosviluppato ed eternamente incasinato!! Un po’ fa pensare all’atteggiamento che il “continente” ha nei confronti delle vicende sarde: un atteggiamento per lo più distaccato e colpevolmente paternalistico. Prendiamo per esempio i poligoni militari del Salto di Quirra e di Teulada. Pur essendo  provata l’alta incidenza di gravi patologie e malattie tumorali in quelle popolazioni, dovuta all’uso di uranio impoverito e aramaradizionichilaccumpagniaatuttiganti,  tutto viene messo sotto gamba e i processi in corso corrono il rischio di andare in prescrizione. Zitti e mosca, insomma.

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Ma torniamo alla disubbidienza del tenente. In quell’occasione, indubbiamente l’ufficiale sardo dimostrò un alto senso civico e grande coraggio nel rifiutare un ordine chiaramente ingiusto, se ancora la Giustizia non è un opinione soggettiva da usare infantilmentente secondo necessità e comodità.

Troppo di frequente, specialmente negli ambienti lavorativi della pubblica amministrazione, si sente ripetere il detto “lega l’asino dove dice il padrone”, e per me, ogni volta che mi tocca sentirla, è motivo di contorcimento di minuzzi e di poca stima nei confronti di chi crede di deresponsabilizzarsi pilatescamente davanti ad una disposizione impartita dall’alto, rassegnato ad eseguirla pur non condividendone il contenuto. In effetti, questo rischio è sempre presente, specialmente negli ambienti gerarchici dove manca e non è previsto confronto riguardo alla scelta delle procedure. Se il risultato produce pochi frutti o addirittura è chiaramente dannoso, la “colpa” è sempre di qualcun altro, di colui che ha dato l’ordine sbagliato. Così facendo, l’ “esecutore” sin sente sollevato dalla sua responsabilità personale, in quanto ha semplicemente e “correttamente” eseguito degli ordini di chi è preposto al comando. Lo so, per come funzionano le cose in questo scassato Paese, la norma è che c’è chi è pagato per dare ordini e chi invece per obbedire. Il parere individuale quasi non conta, può apparire anzi fastidioso e segno di presunzione se appena appena ci si azzarda ad esprimerlo. Se fai parte della “ciurma”, devi abbassare la schiena e usare esclusivamente olio di gomito. D’altronde, il tozzo di pane lo ricevi per questo!

Come non citare ancora una volta quel prete esiliato in una piccola località delle alture toscane, Barbiana, perchè troppo “ribelle” e perchè costringeva le “pecore” del suo “gregge” ad essere individui ragionevoli e pensanti, che ebbe l’ardire di andare contro i cappellani militari che diedero dei “vigliacchi” agli obiettori di coscienza? Il coraggioso prete affermò che l’obbedienza, se usata per coprire comodamente la propria responsabilità, non è più un valore positivo. Si, avete capito: quel Lorenzo Milani che diede la sua vita per elevare umanamente e culturalmente i figli di povera gente che considerò suoi figli, destinati altrimenti a vivere un’esistenza nell’inconsapevolezza e nell’ignoranza.

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Mi chiedo se prima o poi si arriverà a capire e specialmente ad accettare l’idea che una conduzione collegiale è molto meglio e costruttiva di una “padronale” e verticistica, e questo in tutti gli ambienti: partito politico, scuola, famiglia, sindacato, Chiesa, associazione, lavoro….. Il “padrone” che detta ordini magari è più comodo, ma sicuramente fa crescere di meno.

David Grassi mi ha ricordato che il “dovere” principale non è obbedire passivamente ad un ordine, ma giudicare con “retta” coscienza e intelligenza, se quell’ordine rientra nel Dovere di servire la Giustizia, ed avere il coraggio d’agire di conseguenza.

Un “PECULARE” continuo e senza freni

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Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi.I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge.        (articolo 54 della Costituzione Italiana)

 

Il Governo non chiederà le dimissioni a sottosegretari o ministri che hanno ricevuto un avviso di garanzia(Maria Elena Boschi, Ministro dell’italica patria)

 

 

Questa vicenda dei politici indagati è una storiella ormai senza fine, oltre che motivo di grande sconforto e sopratutto  d’incontenibile indignazione per noi plebaglia. 

Due possibili cause di questa recrudescenza vera o presunta del ladrocinio istituzionale:

1. Chi ha il dovere d’indagare si è buttato a capofitto nell’impegno per cui è pagato

2. La percentuale dei politici ladruncoli è aumentata negli ultimi 10, 20,30,40,50 anni
Chi dei due? Fate voi. Questi famigerati rimborsi che lo Stato versa ai vari partiti per le loro attività politiche continuano ad essere un problema, oltre che una…..tentazione.Lo “Stato” è considerato un pozzo di dinà inestinguibile. Sappiamo che così non è, ma “loro” che fanno le leggi sanno bene come etc.etc.etc….. In più si aggiunge che la legge non sarebbe molto chiara in materia ( Sisinnio dixit). Alla fine,nella confusione (e nella furbizia) più assoluta, succede che gli “ingenui” politici non sanno più di preciso se i soldi pubblici li possono usare per organizzare convegni fantasmi a base di puschedduzzi, ripagarsi gli ettolitri di carburante per stare in giro istituzionale per su mundu o ancora lusantumannuchilhafattiatuttiganti. . Insomma, un “peculare” continuo e senza freni.

Che si fa’? Che si fa’?Che si faaaaaaa’? Anche perchè questi benedetti politici indagati hanno particolari capacità istituzionali e governative, e per il bene supremo del Paese, è un peccato doverci rinunciare. E poi c’è il popolino che rimane scandalizzato ed incazzato perchè si ritrova a dover pagare lo stipendione a possibili malfattori et approfittatori. Nello stesso momento i Capi e i Capetti devono salvaguardare certi equilibri di partito e sono messi in crisi sul come comportarsi. Poi ancora, e giustamente, bisogna essere “garantisti” e si è innocenti finchè non si stabilisce il contrario con le prove.

 

vauro

 

Posso fare una proposta scandalosa ed ingenua. Si? Ascoltate allora.

Abbiamo visto che a certe “competenze” (per studio, elevata intelligenza, esperienza acquisita nel campo….), non si può rinunciare. O meglio, coloro che decidono le nomine (a ministro, a sottosegretario, a candidato alla Presidenza, alle primarie, a direttore Inps, Banca d’Italia, Consorzi, Enti Statali etc…,) non possono (!) rinunciare:

1. Scelgano pure la Persona degna di occupare una carica

2. Se al momento della nomina o in corso d’opera questa Persona è fatta oggetto d’indagine giudiziaria o riceve un avviso di garanzia, la sua nomina viene sospesa (sospesa, NON annullata) e il suo posto viene occupato provvisoriamente da un suo possibile vice

3. Se alla fine dell’indagine e dell’eventuale processo, la Persona sospettata o incriminata viene assolta e ritenuta estranea ai fatti addebitati,riprende a pieno titolo il posto lasciato provvisoriamente, magari con tante scuse da parte di chi ha sospettato nei suoi confronti. Senza macchia, con pieni e trasparenti poteri. Certo, l’assoluzione deve essere piena e non per insufficienza di prove, cosa che, comprensibilmente, lascerebbe qualche dubbio nel popolino.

Che dite,si può? Oppure è uno dei miei soliti ragionamenti astrusi e campati per aria!

 

The Euro Comes Under Increasing Pressure

 

 

 

 

 

Condannato&Rassegnato col “si,però….” – Conversazione con Sisinnio Pidiellino

 

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di Piero Murineddu

 L’ormai ex consigliere regionale del Pdl, Sisinnio Piras, arrestato il 18 dicembre per l’inchiesta sui fondi ai gruppi (insieme a molti, troppi rappresentanti del popolo di varie colorazioni partitiche) e accusato di aver organizzato falsi convegni nella palestra della moglie,avendo  richiesto il “patteggiamento”, è stato condannato ad un anno e otto mesi. Dopo la sentenza, pacatamente il Nostro dice che se (SE!)ha sbagliato (cosa di cui evidentemente non è sicuro), era in buona fede. Non solo, visto che non è più costretto nelle patrie galere, ha anche voglia di scherzarci su:

Se Cota (l’altro galantuomo leghista maperchènonsileganodefinitivamenteunamacinalcolloe sibuttanoalcentrodelmediterraneo ha comprato le mutande verdi coi soldi del Consiglio Regionale, io non ho comprato quelle azzurre di Forza Italia”

ahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahah e ancora ahahahahahahahahahahah……..

 

obesità

 Ed ecco lo “scambio”:

Sisinnio:Ho scelto di patteggiare perchè mi son fidato dei miei difensori. Ho parlato col magistrato, gli ho detto di aver agito in buona fede e credo che abbia capito”

 Io: E hai fatto bene a fidarti degli avvocati. Sappiamo che conoscono in profondità i loro clienti, capiscono le profonde motivazioni che li hanno spinti a compiere certi atti e credono nei loro proponimenti. E per quanto riguarda i magistrati, non tutti sono atei e condannati alla perdizione eterna perchè comunisti ed anche loro hanno un cuore di carne e non di duro granito

 Sisinnio: “Continuerò a lavorare senza far parte delle istituzioni, con un pensiero in più rivolto al mondo delle carceri. Vivere questa realtà dall’interno come ho fatto io è diverso dall’averne semplicemente sentito parlare”

 Io: Che bello e che giusto! Condivido! Con-di-vi-do !! Primo, perchè anche io sono convinto che si può lavorare a beneficio della società anche senza avere il marchio di “politico”(a giudizio di molti, questo “marchio” ultimamente ha una valenza sempre più negativa), e magari si può lavorare più liberamente e con gli ideali sempre vivi e rinnovati (ideali che per troppi politici sono reminiscenze del loro remotissimo passato giovanile), e secondo….. Scusa, Sisì, ma il secondo motivo per cui condivido, richiede più tempo. Bisogna fare l’esperienza per capire fino in fondo una cosa, una problematica qualsiasi. E questo che volevi dire, vero Sisì? E’ vero vero ….ve-ro! Che ri-bello e che ri-giusto! ri- Condivido! ri -Con-di-vi-do !! Facciamo degli esempi, va.

  1. Bisognerebbe che il politico facesse l’esperienza del disoccupato per capirne il dramma di non poter sfamare se stesso e la propria famiglia, e dopo legiferare di conseguenza.

  2. Bisognerebbe che il politico facesse l’esperienza dell’immigrato per capire fino in fondo il motivo che l’ha portato a lasciare la propria terra per il desiderio di trovare un luogo pacifico, accogliente e ospitale, e dopo legiferare di conseguenza

  3. Bisognerebbe che il politico facesse l’esperienza dellemigrato per capirne le difficoltà d’inserirsi in una realtà nuova e molte volte sconosciuta, con magari il risentimento di essere stato costretto a farlo perchè in Italia questoequestaltro….e dopo legiferare di conseguenza

    (e oltre la numerazione),  bisognerebbe che il politico facesse l’esperienza del senzatettoper, dell’emarginatoper, dello zingaroper, del drogatoper, dell’alcolistaper, dell’ “omo” e della coppiaomoper, del disabileper, del malato psichiatrico e dei loro familiariper……perperperperperperperperperperperperperperperperper

 

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Sisinnio: Sarebbe servita una legge più chiara sull’uso dei fondi destinati ai gruppi”

 Io: Sisinnio!Sisinnio!Sisinnio! Siiiiiiisiiiiiiiiiniooooooooooooo!! E che? Non ve le fate voi le leggi, molte volte a vostro uso e consumo, e voi azzurrini in particolare come vi ha insegnato quell’arcorano GalantuonoCondannatoesempreinpiediperchèsiamoinItalia ?

 E poi questa storia poco seria della mancanza di chiarezza! Sisì, ma allora ci vuoi/volete prendere proprio per il culo!!

 Sisì! Sisì! Sisìììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììì…..!!!!!!!!!!!!!!!!

E per gli altri numerosi indagati sempre per dinà, dinà e ancora dinà ….cumenti ni la pisemmu! Pazientiamo,pazientiamo! Aspettiamo fiduciosi che mamma Giustizia segua il suo amorevole corso. Magari  quelle impiccione delle Fiamme Gialle, rovistandoquirovistandolà, ci faranno conoscere anche il destino dei Consiglieri firmatari di quella propostina di legge numero 546 del 31 luglio 2013, con la quale si voleva trasformare l’Agenzia Regionale “Sardegna Possibile” in “Sardegna Sviluppo e Promozione”. E cosa sarebbe quest’altra cosa? E che caspita ne so io! Informatevi, per la miseria! Ma non potete sborsare anche voi quel misero euro e venti per comprare La Nuova, La Vecchia o un accidente che venga a queglialtri? Ma tutto da me volete sapere?!

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“PRIMATO DELLA COSCIENZA” SOLO A PAROLE ?

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DISOBBEDIRE E’ INDISPENSABILE QUANDO IL POTERE E’ MALATO  (*)

 

di Gennaro Matino

Esiste una mistica della disobbedienza, sapiente arte che ti permette di conservare l’integrità morale ed elevarti al di sopra del pantano dei caproni che hanno per motto l’antico detto napoletano: “Attacca ‘o ciuccio addò vo’ ‘o padrone”, che tradotto liberamente significa rassegnati allo strapotere dell’arrogante. Suprema disciplina, la disobbedienza, indispensabile per chi nella società civile vuole porre argine alla volgarità della menzogna e all’inganno del potere malato, ma ancora più urgente nella comunità ecclesiale spesso seviziata da vescovi mediocri e arroganti che hanno dimenticato che ogni uomo è stato chiamato alla libertà (cf Gal.5,13). Scrivo qui di quest’ultima che più frequento, ma utile sarebbe ragionar anche di altrove.
Da ragazzo mi è stato insegnato che chi ubbidisce non sbaglia mai, che basta ubbidire alla Chiesa per ubbidire a Dio e che è sufficiente abbandonarsi alle disposizioni del proprio superiore per sentirsi tranquilli: niente di più falso se a monte di ogni decisione non viene anteposto il primato della coscienza. Nessuno può sostituirsi alla sofferenza personale di una scelta, nessuno può pensare di passare sopra alla responsabilità individuale giustificando il tutto come virtù di umiltà, come docilità, soprattutto quando la corruzione è così dilagante.
Forse nasce proprio qui quel malato rapporto che esiste tra autorità della Chiesa e Vangelo, tra potere ecclesiastico prepotente e la libertà della Parola che invece e mai si impone. E forse sta qui la radice dell’inebetire del laico nella Chiesa cattolica, incapace di scelte autonome, ancora alla radice infantile del permesso concesso dell’autorità ecclesiastica, sta qui quell’anemia di un laicato adulto lontano dalla maturità credente, privo di radicata formazione evangelica che si affida pedissequamente alle decisioni dei vescovi e dei preti più che alla Parola del Maestro di Galilea.
Esiste una Chiesa che non educa l’uomo alla ricerca interiore, che privilegia ancora l’oggettivazione del contenuto di fede, più che la soggettività del credente, la verità della regola più che la libertà dell’uomo, della sua coscienza.
Persa l’intuizione della coscienza, tra i credenti la verità si è di nuovo confusa con la menzogna. Non ha senso che il cristiano accetti per fede una verità, se poi non è in grado né di capire, né in nome di quella fede e di quella verità di compiere un inversione di rotta, un’autentica scelta morale autonoma, come se la fede consistesse nel proferire parole, invece che nella comprensione dell’animo, come se fosse questione più di bocca che di cuore. Esagero? Forse.
Ma la storia la dice lunga rispetto a chi per osservare le leggi dell’uomo ha dimenticato la Parola del Maestro che aveva invece ammonito: “Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini” (Mt 7,7-8).
Oggi non è diverso da quando prima del Concilio, in nome di un Limbo che non esisteva, per la salvezza del feto che rischiava di non andare in Paradiso senza battesimo, si poteva praticare perfino un battesimo intrauterino.
A una falsa verità conseguiva una orrenda pratica. Possibile che nessun uomo di Chiesa, prete o laico, abbia saputo resistere a questa aberrazione in uso per secoli che offendeva la dignità della donna e certo non risparmiava dall’imbarazzo chi doveva praticare il rito, aspergendo il feto mediante una siringa da iniezione per via vaginale? Assurdo? Non più assurdo di quanto sia invadente e invasivo un agire clericale che si intrufola ancora senza vergogna nella vita intima della gente, nel decidere la condotta sessuale delle persone, nelle scelte politiche sociali, nel volersi sostituire alla libertà del singolo con la pretesa di averne autorità derivante da mandato divino.
Non può esservi né coscienza né discernimento se non nella libertà di scelta e nessuna fede sarà adulta senza tale libertà. La coscienza rende l’uomo libero dalla legge. Un precetto non può essere imposto dall’esterno, ma deve nascere dentro la coscienza come frutto di un lavoro interiore di discernimento.
Ciò non significa che la coscienza sia l’ambito nel quale ognuno possa cercare gli alibi alla propria condotta. Anzi la coscienza è più esigente di qualsiasi legge anche per coloro che non la ritengono il sacrario dove Dio parla all’uomo.
Erich Fromm scrive: “La coscienza domina con un’asprezza non minore di quella delle autorità esterne, anzi il suo dominio può essere anche più duro di quello delle autorità esterne, dato che l’individuo ne considera gli ordini come propri. Come può ribellarsi contro se stesso?”.
Una Chiesa che indebolisce la scelta individuale non è una madre che educa a libertà, ma una tiranna.

 

*pubblicato su La Repubblica (ed. locale di Napoli)
il 23/02/2014-

OCCUPARSENE senza PRE-OCCUPARSI (don Tonino)

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di Piero Murineddu

Asgiu n’ha il mio caro amico prete musicista 82enne don Tonino Sanna, della parrocchia “Cristo Risorto” di Porto Torres, ad invitare i suoi uditori domenicali a non pre-occuparsi, specialmente del futuro!

Questo atteggiamento condiziona eccome la vita, e non di rado toglie l’energia per affrontare nel miglior modo possibile il presente.

Obiettivamente però, e don Tonino lo sa, i motivi di questo fasciarsi la testa prima di una possibile zuccata futura ci sono, ohia se ci sono! Instabilità a tutti i livelli; salute, che nonostante i continui progressi della scienza, sembra attaccata oggi più che mai (quella malattia devastante qui, e quell’altra inguaribile là…); e poi ci sono questi periodici rumori di guerra, l’eterna instabilità politica, la scandalosa impossibilità per molti di guadagnarsi onestamente di che vivere e molto del lavoro che c’ é passa attraverso i caimani della politica; le relazioni affettive sempre più fragili e che a volte sfociano in delitti familiari; giovani defraudati  dalla speranza nel futuro; separazioni ed incomprensioni generazionali sempre più marcate…...   

Don Tonino, che quando posso vado ad ascoltare per nutrirmi della sua saggezza, invita a rimettere in ordine la “scaletta” delle cose a cui dare importanza in questa vita che ci è capitata senza averla scelta.  

Don Tonino non aveva la capacità di sintesi, ma ce ne fossero persone che parlassero con tale passione, cultura e cognizione di causa!

Quando domenica scorsa sono andato a salutarlo, gli ho proposto che i prossimi 18 anni li impieghi per creare uno spazio di scambio di pensiero anche durante la Messa, così rigidamente strutturata che l’Assemblea, bisogna ammetterlo, si trova in una posizione quasi passiva a rispondere semplicemente a delle formule rigide prefissate, quando invece potrebbe e dovrebbe essere uno spazio di festa dove ciascuno possa esprimere il meglio di se stesso. Lo so, adesso la gente “di dentro” è pronta a rispondere che questi momenti ci sono e ci possono essere fuori dalla Messa. No. Io intendo nella Messa vera e propria, frequentata anche se non sopratutto da “praticanti” della domenica, che magari non hanno voglia e intenzione di partecipare ad altro. Embè? Che c’è di strano? Tutti azionisti cattolici, ciellini, donnecattoliche, focolarinigengengen, corsilliani, rinnovamentistipiritisti dobbiamo essere!? Perchè privare i Cattolici “leggeri” dalla possibilità di gioire e di edificarsi realmente da un appuntamento saltuario?A volte si dà la possibilità ai “fedeli” di proporre spontanee intenzioni di preghiera, e questo va bene. Ma quando accade, tutto si riduce a questo striminzito spazio.   

La fraternità tra esseri pensanti si renderebbe più visibile e meno teorica dando possibilità di una maggior partecipazione “attiva”. Ma questa è una questione che riguarda gli esperti liturgisti. Quando mai, prima che le chiese si svuotino completamente, qualcosa non cambierà!?

MANI IN TASCA

Io so che ciò che muove don Tonino è l’amore per la Scrittura e l’affetto per il suo “gregge”, compreso qualche “cane randagio” come me che ogni tanto s’intrufola timidamente in mezzo, non per aggredire le pecorelle belanti e obbedienti (ma non in questo caso!), ma per godere delle cure amorevoli del “pastore” che parla con passione del “Buon Pastore”. E che mezzi usa per queste cure? La Chiarezza e l’Immediatezza, la sincerità nel dire che la “religiosità” di molti  nella pratica è un’ateismo scandaloso per coloro che impropriamente si dichiarano atei, magari impegnati a vivere con generosità e giustizia ogni giorno. E’ o non è ateismo dare eccessiva importanza al portafogli, all’efficienza fisica e magari alla stessa salute, che quando ti manca ti crolla addosso il mondo e svaniscono nel nulla tutti i grandi ideali che fino ad allora si pensava di perseguire?

Tonino, facendosi semplicemente  eco di quell’altro Pastore, dice che se perseguiamo le cose “alte”, quelle che contano, tutto l’altro viene di conseguenza. E cioè? Cioè se impegniamo le nostre forze per costruire una società giusta e solidale, nessuno sarà più nel bisogno. Perseguire le cose “alte”, quindi, non vuol dire disinteressarsi di come va il mondo per consumarsi le ginocchia nelle chiese e prosciugarsi la bocca a forza di recitare rosari e giaculatorie, ma tirarsi su le maniche per costruire il “Regno”, ognuno per quello che può.

Rimarrà eternamente un’utopia la realizzazione di una Società Altra? Intanto l’“utopia” è quella forza ideale che  aiuta a sperare attivamente, e poi, anche se non si vede, i semi stanno spargendosi ovunque e molte foreste stanno lentamente crescendo.

In definitiva, don Tonino ci ricorda di non pre-occuparci, ma di occuparci attivamente di ciò che ci circonda, come don Milani diceva in continuazione ai suoi ragazzi, 

i care

 “Su una parete della nostra scuola c’è scritto grande: I CARE. E’ il motto dei giovani americani migliori. Me ne importa, mi sta a cuore. E’ il contrario esatto del motto fascista “Me ne frego”

Appunto.

milani

BARRACCIU e la “RICOMPENSA”

 

Francesca Barracciu-6-3 - Copia

 

di Piero Murineddu

 

Giuro, rigiuro e se volete trigiuro anche: niente da ridire su Francesca Barracciu in quanto persona onorevole e degna di rispetto. Pur non conoscendone molto l’attività politica, mi ricordo un suo intervento pubblico che aveva provocato in me molta ammirazione, oltre che condivisione sul contenuto del tema trattato. Non solo, sono dell’opinione che sia sincera quando giustifica i 33 mila euro come rimborsi “chilometrici” per il suo ruolo istituzionale. Certo, tutte queste accuse di concussione che stanno venendo fuori grazie alle indagini della Magistratura, oltre che un’estrema incazzatura per come vanno a finire quei soldi che potrebbero servire, per esempio, a mettere in sicurezza le strutture scolastiche, a creare nuovi posti letto negli ospedali, a rendere più belli e vivibili i centri storici dei paesi e delle città, a creare realmente nuovi posti di lavoro ecc ecc…., non fanno altro – dicevo – che allontanare sempre più i cittadini dalla vita politica, oltre che aumentare la diffidenza ormai diventata insanabile verso chi la pratica. Questa dottoressa in filosofia e pedagogia, docente di materie letterarie e latino presso scuole superiori, entrata in politica negli anni ottanta, gia consigliere e assessore comunale del comune di Sorgono , sindaco dello stesso comune,Consigliere regionale (chissà perchè “Consigliere” mi viene di scriverlo in maiuscolo!) ed attualmente europarlamentare, m’ispira fiducia e probabilmente, partecipando alle primarie del centrosinistra in vista delle elezioni regionali, avrebbe avuto anche il mio voto.

Certo che ha scalpitato un po’ prima di accettare di fare il sofferto “passo indietro” e lasciare il posto alla candidatura di Francesco Pigliaru. E che volete, quando si viene legittimati dalla fiducia di 53 mila persone, ed in più ci si sente con la coscienza a posto, costa parecchio rinunciarci, anche se con la motivazione realistica che far diventare Presidente della Regione un’indagata avrebbe provocato non poco imbarazzo,oltre che probabilmente far spostare la mano di molti elettori su di un altro candidato al momento di votare lo scorso 16 febbraio. Tutti i membri del partito, durante e dopo, l’hanno ringraziata per questo grande gesto di “generosità”. Diciamolo però: ha murrugnato un po’ perchè in lista sono rimasti altri indagati e le dichiarazioni del neo Presidente eletto escludeva dalla rosa delle cariche che contano gli indagati, ma finalmente la “realpolitik” italiana ha prevalso, ed oggi Francesca si ritrova a ringraziare il Matteone nazionale per la nomina  a sottosegretario al Ministero dei Beni, delle Attività Culturali e del Turismo. La Pax politica è stata raggiunta. I debiti son stati pagati. Gli squilibri di partito si son riequilibrati. I malumori sono rientrati.

   A CIASCUNO LA PROPRIA E “GIUSTA” POLTRONA.Punto

Ma…..aspettate….aspettate un pochetto. Ma un posto nel Parlamento Europeo non era gia occupato da lei? E’ un impegno secondario l’operare a livello europeo? La presenza da quelle parti non richiede dedizione, studio, confronto, studio continuo? Ma cos’è questa convinzione poco convincente che l’esperienza maturata pausa bisogna metterla a disposizione pausa più lunga- in ambiti sempre più vasti?

NO NO NO NO! A me questa questione non convince proprio. Ma perchè uno che vuole servire la società non fa UNA cosa sola, cercando di farla nel miglior modo possibile? Cosa sono questi doppi, tripli, quadripli incarichi, con relativi doppi, tripli, quadripli stipendini, stipendietti e stipendioni? Ma perchè quel secondo, terzo e quarto incarico non può essere ricoperto da una seconda, terza e quarta persona? Possibile che le competenze ricadono su quei limitati illuminati da una particolare intelligenza e competenza che hanno un doppio, triplo e quadruplo incarico? Stesso discorso per i sindaci, molti dei quali eletti alle ultime elezioni: ma non potevano (e possono!) rimanere a far bene i sindaci fino alla fine del mandato che hanno ricevuto dai propri elettori e concittadini che in loro hanno riposto fiducia? E perchè quegli stessi cittadini li hanno votati? Volevano forse toglierseli da mezzo ai cabasisi?

Ah, no! Ora ricordo: perchè

l’esperienza maturata

bisogna metterla a disposizione

in ambiti sempre più vasti !!

AMEN e così è. E stiamo in pace!

 

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HOMO TROGLODYTES, ovvero immaturo affettivamente…ma non solo

stupro

di Piero Murineddu

Ancora tentate ed attuate violenze contro le donne. Ancora!Violenze psicologiche e fisiche. Fatti che confermano sempre più l’estremo degrado morale e sociale in cui stiamo precipitando, oltre la frustrazione e l’infantilismo affettivo di molti “uomini” stupidamente …machi. Lo stupro è indubbiamente uno dei reati più miserabili e inaccettabili. Difficile capire se il colpevole abbia qualche disturbo mentale. Gli  strizzacervelli possono rispondere. E’ certo però l’indelebile trauma che la violenza subìta provoca nella vittima ed è comprensibilissima la diffusa reazione di sdegno e di rabbia che tali fatti provocano nell’opinione pubblica, specialmente nelle donne. Continua a rimanermi l’impressione che troppi uomini, se non proprio indifferenti, tendano però a sottovalutare tale crimine, ritenendolo magari una conseguenza di possibili  “provocazioni”.Indubbiamente questo apparente  progresso e certa falsa libertà , ci sta’ trogloditando  sempre più.

 

Tra le mie vecchie carte impolverate e messe alla rinfusa chideuzinilibareggia, mi son ritrovato il testo che segue, di cui non conosco neanche l’autore. Ma non ha importanza. Leggetelo con attenzione. L’ultima frase la uso come titolo

 

 

Nient’altro che una donna

Disoccupata, precaria, troia, vergine stuprata, ministro promosso per l’aspetto, per il culo, ma anche la bocca aiuta, costretta ad accettare avances sul lavoro, preda delle voglie di parenti e delinquenti, uccisa da zii, mariti, amanti, ex compagni, buttata sulla strada da magnaccia, introdotta nei letti dei potenti come una regalia per acquisirne la condiscendenza. Extracomunitaria e minorenne, a migliaia, quasi bambine, carne fresca sui viali di tutte le città, facile conquista di padri di merda e di famiglia nell’indifferenza totale. Miss Italia che mostrano la loro mercanzia in prima serata, ragazze di cui non si ricorderà il sorriso, lo sguardo, ma soltanto il seno, i lombi, l’incavo delle cosce, vallette con i fili interdentali nelle chiappe in tutti i programmi televisivi, seminude anche nella notte di Natale, merce gratta e fotti, a disposizione degli italiani, inconsapevoli aspiranti puttane del piccolo schermo. Sottopagata, quota rosa, residuale, marginale, esclusa dalle scelte, dalla politica, senza diritti civili se non benedetta dalla sacralità del matrimonio, senza una pensione anche se moglie di fatto per una vita, senza asili, senza spazi verdi per i suoi figli, perché i figli sono delle donne, quasi sempre. Corpo e non persona, buco e non spirito. Oggetto di modernariato con labbra a canotto e zigomi da lupa, in vecchiaia simile a una maitresse di antichi bordelli. Plasmata dalle necessità e dal trionfo del membro maschile, signore e padrone della sua vita. Non più persona, ma oggetto, che si può usare, prestare, strangolare, possedere. Un transfert di massa l’ha trasformata da essere vivente a cosa di comune disponibilità, accessibile, che non può negarsi, non ne ha più il diritto. Proprietà privata, ma anche pubblica, da strangolare in caso di rifiuto, nella scala sociale appena al di sopra una bambola gonfiabile, da possedere anche dopo la morte, perché una cosa non è viva e non è morta. E’ solo una cosa, una donna, nient’altro che una donna.

 

violenza

COMANDO&MEDIOCRITA’ ovvero, lu macchìni di vurè cumandà

 UDITE! UDITE, O AMATI SUDDITI!

 

LEO SPANU, lo scorbutico occhialuto sussincu musthazzosu che se ne va in giro con quella strana andatura e con la perenne sigaretta accesa e fumante tenuta ben stretta tra l’indice ed il medio completamente ingialliti, mi manda un suo purtroppo realistico raccontino, ambientato nel mondo sindacale, ma che si può applicare ovunque s’insinui quella contagiosa “droga” di voler COMANDARE, quindi associazionismo in genere, sport, sacrestie, uffici pubblici.Luoghi aggregativi degni del massimo rispetto, salvo quando lu macchìni tende a prevalere sul raziocinio umano.

Vai, Leo, vai………

 

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A proposito

              di

        arroganza

 

di Leo Spanu

 

Oggi racconto una favola accaduta tanto tempo fa nello sperduto paese di Sorso.

Il 21 febbraio 2014 si è svolto il congresso locale della lega dei pensionati di Sorso-Sennori  della CGIL, il più grande dei sindacati italiani sempre schierato dalla parte dei lavoratori. Una volta. Oggi i principi di rappresentanza, di democrazia, di partecipazione sono racchiusi in una sola norma: Qui comando io. Ad esprimere questo concetto uomini piccoli e mediocri che sanno solo colpire alle spalle. Falliti rivestiti da caporali a cui il potere, anche quello minimo di sindacalista, finisce col dare alle testa fino a credersi dei padreterni.  Così dei barboni, fino a ieri mantenuti dall’elemosina altrui, prendono la boria e l’arroganza di Napoleone e decidono, fanno e disfano dove, per anni persone ben più degne hanno lavorato con serietà e passione perché quel che resta di un sindacato in disarmo (la CGIL) mantenga un minimo di credibilità. Il sindacato così come era stato concepito dai padri fondatori è solo un ricordo del passato. Troppe persone ai vari livelli lo hanno trasformato in una mucca da mungere, in un tesoro da saccheggiare. Carriere costruite a favore di incapaci e incompetenti, soldi che girano senza seri controlli, ricchezze clamorose di gente che aveva le pezze al culo. E tutto sulle spalle dei lavoratori, degli iscritti, dei tanti, volontari e no, che hanno operato nell’interesse delle comunità che rappresentano. Oggi una mafia di arrivisti spregiudicati ha fatto tabula rasa di quello che è stato per decenni un vanto della democrazia italiana. Le lotte per i diritti dei lavoratori hanno lasciato il passo alle lotte per le poltrone, per i soldi. Assemblee fasulle, direttivi inventati a cena tra una portata e l’altra, utili idioti messi a fare i finti capi nelle varie sedi periferiche, perché il clan che vive nei lussuosi uffici centrali, possa continuare a mantenere i propri privilegi di nulla facenti e parassiti.

E noi parliamo male dei partiti. Quando cominceremo a rivolgere l’attenzione a quello che succede nei sindacati? Perché malgrado l’arroganza di questi impuniti, il sindacato non è “cosa loro”.

Il sindacato è patrimonio dei lavoratori. E’ nostro.
ps

Come vedi, anche a me, ogni tanto, torna la voglia di combattere ed è possibile qualche reazione rabbiosa perchè come raccontava Manzoni, si trattava si di un suono di campane ma ognuno, di cattiva coscienza, sentì il suo nome e cognome (la citazione non è letterale)