“Giorni d’agosto” ma non solo

 

di Giulio M.Manghina

Tra una foto e l’altra è cambiato il mondo, inteso come Pianeta.

Al tempo della prima foto in Italia c’erano 50/M di abitanti, oggi ce ne sono più di 60/M e quello scorcio di sabbia è rimasto sempre lo stesso, anzi sì è un po’ ridotto.

Nel primo spazio si stava tranquilli, nel secondo è uno stress – ma cos’è lo stress in confronto a un selfie da pubblicare su FB o su Instagram, in una vita vissuta per i like?

“Nulla teme più l’uomo che essere toccato dall’ignoto”, scriveva Elias Canetti nell’incipit del suo “Massa e Potere”, e chi può dire di conoscere qualcuno in una massa fitta, disarticolata e disomogenea come quella che occupa un piccolo lembo di terra lambito da un mare che ha ormai perso il suo colore turchese primigenio?

E’ così che nasce la paura, la diffidenza, l’astio, il rancore di chi sente l’altro – bianco o nero che sia – come un invasore di un territorio che ritiene proprio, ma che è un territorio di tutti, di tutta l’umanità, come il Pianeta.

E nelle spiagge pollaio di oggi è lo stesso che in un treno sovraffollato, dove c’è sempre qualcuno che sclera contro un altro che sente estraneo, ma che in fondo è uguale, ma proprio uguale, uguale a lui.

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UNA RIFLESSIONE

di Piero Murineddu

Alle considerazioni fatte da Giulio nella sua pagina ho di getto commentato che ero d’accordissimo. Qui voglio prendermi più tempo per aggiungere una mia riflessione.

Dico subito che a me la spiaggia in sé non attira granché, se poi è sovraffollata, considerando la variatissima e diversissima umanità costretta a trascorrere ore e ore a stretto contatto, solo il pensiero mi fa correre il più lontano possibile.

Eppure, eppure….

Eppure è possibile considerare la cosa da un altro punto di vista, e posso dire che l’esperienza l’ho fatta.

Secondo me dipende molto da come ti senti dentro, che poi è la stessa cosa di quanto succede normalmente nel vivere quotidiano, e in questi tempi anche per quanto riguarda il rapporto con la “diversità” rappresentata da un’immigrato.

Il mio vicino di spiaggia, seppur sconosciuto, DEVO considerarlo una persona tutto sommato uguale a me, con le stesse esigenze, gli stessi diritti e doveri e, nello specifico, col desiderio di trascorrere uno spazio della sua giornata piacevolmente al mare. Ho detto prima che dipende da come ci si sente dentro. Se io non mi ritengo l’unico in diritto di….., allora faccio attenzione al diritto del mio vicino e sopratutto al rispetto; se invece mi sento “padrone” ed egoisticamente in diritto di…., allora sorgono i conflitti, dimostrando principalmente a me stesso di essere un emerito imbecille che non ha capito come si vive in mezzo alla gente.

L’ho fatta troppo facile? Forse, ma intanto con qualsiasi mio “vicino” occasionale io cerco di essere il più cordiale e rispettoso possibile, e solitamente ciò che accade dopo è conseguente a questo atteggiamento. Se poi l’interlocutore ( vicino d’ombrellone, vicino di fila alla cassa del negozio, in autobus, in piazza, al bar…..) è un coglione, ne piange le conseguenze principalmente lui, sia consapevole o non lo sia, e non certamente perché lo prendo a cazzotti, che non sarei neanche capace di farlo.In ogni caso, io rimango quello che sono.

“Giorni d’agosto” ma non soloultima modifica: 2018-08-09T18:07:12+02:00da piero-murineddu
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