“Sono volontaria. Chiamami….”

di Piero Murineddu

E’ trascorsa poco più di una settimana dalla dipartita della cara Gavina, conosciuta dai più semplicemente come “signora Gavì”. Erano diversi mesi allettata, con possibilità di ripresa praticamente ridotta a zero. Bene ha detto la figlia minore, Claudia,riferendosi a chi in questo lungo e penoso periodo di agonia cercava di consolarla affermando che era arrivato il suo momento. Volitiva com’è sempre stata la mamma, sembra quasi che il momento di lasciare questa terra l’abbia deciso lei, chiedendo al Padre Misericordioso di permetterle di raggiungere il marito Petronio proprio il giorno del compleanno di quest’ultimo, il 28 luglio. Così è stato, e tutti siamo contenti per la grande festa che i due hanno sicuramente fatto riincontrandosi dopo sette anni.

Durante la cerimonia liturgica di commiato, celebrata nella chiesa dei frati cappucini, vi è stato inevitabilmente un filo di tristezza dovuta al distacco fisico, ma l’atmosfera non era “funebre” e cupa come solitamente la vediamo e l’intendiamo. Le parole di padre Fabio, l’atteggiamento dei presenti, la serenità dei familiari,  i nostri canti ….. Tutto ha contribuito ad infondere in ciascuno un senso di speranza per una nuova vita che stava prendendo avvio, liberata (finalmente) dalle sofferenze e dai tanti limiti che comporta la conduzione di questa esistenza che ci è stata donata attraverso l’amore dei nostri genitori.

Al termine, con comprensibile timore di dover parlare davanti ad un pubblico, la nostra Anna Demuro, ex insegnante ed artista a tutto tondo, originaria di Calangianus ma residente a Sorso da moltissimo tempo, che negli ultimi tempi, con la sua costante e discreta presenza, ha sostenuto gli stretti familiari della grande “signora Gavì” che si apprestava a lasciare questa terra, ha pronunciato le parole che seguono, a nome di tutti, presenti e assenti…….

 

IMG-20180804-WA0005Nella foto, al centro si riconosce Gavina con la divisa dell’Avis, indossata per tre decenni circa a servizio dei più bisognosi

“Sono volontaria. Chiamami….”

 

di Anna Demuro

Gavina Demurtas è una di quelle donne che hanno sfondato il muro del silenzio di una società che voleva le donne solo casalinghe

e come un’aquila ha mostrato gli artigli a chi voleva impedirle di fare una scelta diversa.

Non era figlia unica di genitori benestanti. Il suo pasto quotidiano era pane duro senza companatico e solo l’acqua,

gonfiandolo, poteva rispondere, almeno in parte alla pressante richiesta dello stomaco vuoto.

Gavina ha combattuto come una guerriera contro vita e costumi di una società che doveva cambiare.

Ha incollato al muro il pane duro rammollito nell’acqua ed è corsa a cercarsi un lavoro, riscattando così se stessa e i fratelli.

Non ha mai dimenticato il suo prossimo che da questa condizione non riesce a difendersi.

Chi conosce la povertà inevitabilmente è portato a fare altri incontri e lei ha visto soffrire, oltre la fame, il disagio del freddo,

della mancanza di abiti idonei, di scarpe, di coperte.

Di tutto doveva farsi carico lei. E c’era il disabile che aveva bisogno di stampelle, carrozzine e sanitari vari

e il malato allettato che mancava di adeguata assistenza. Lei c’era sempre.

Col servizio del soccorso ambulanza, durato circa trent’anni, Gavina ha salvato tante vite. Le sue parole erano:

” sono volontaria, chiamami…..

E per volontà e amore era ovunque presente.

Nel giorno delle sue esequie Sorso la ringrazia cosi:

Gavina cara,

oggi tutta la comunità di Sorso si stringe intorno a te per, per celebrare la tua bontà e l’abnegazione,

la condivisione del dolore e della sofferenza, della disabilità, della malattia e della povertà.

Le tue erano attenzioni speciali, che offrirvi insieme al tuo tempo, senza contare le ore, anche quando il tuo corpo ti chiedeva una tregua per

farcela ancora. Sei stata preziosa per tutti e lo resterai nella nostra memoria. Hai dato esempio di solidarietà vera, quella che si tocca con

mano, che accarezza col gesto e con gli occhi, sorride, conforta, solleva lo spirito ed entra nell’anima.

L’amore che tu davi non era una patina senza spessore, una vetrina dove tanti si specchiano passando per strada.

No! Il tuo amore era e resta quello vero, profondo, evangelico, al quale tutti dovremmo guardare.

Ti sei trascinata per le vie di Sorso seguendo le richieste di aiuto, anche quando le gambe non volevano più saperne di leggerti ancora.

Hai dato tutto di te, anche i muscoli e il sangue. Chi ha potuto vedere sa che, per il tuo prossimo hai offerto tutta te stessa,

fino a lasciare sul letto di morte l’immagine di Gesù crocifisso.

Tutta Sorso ti ringrazia e ti abbraccia, e alla tua memoria sia dedicata una stele che esalti di te tutto quello che sei.

Ai figli un abbraccio forte, forte, forte per una mamma così grande.

“Sono volontaria. Chiamami….”ultima modifica: 2018-08-06T05:23:22+02:00da piero-murineddu
Reposta per primo quest’articolo

Commento (1)

  1. Mario Alfio Demurtas

    Alcune di queste parole potrebbero sembrare irrispettose nei confronti dei fratelli.

    Rispondi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato ma sarà visibile all'autore del blog.
I campi obbligatori sono contrassegnati *