Sossu. La Pinetina, fine ingloriosa di un Bene Pubblico

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di Piero Murineddu

Era il 2012, d’agosto. Da un anno l’attività era ferma, dopo dieci anni gestita dalla famiglia Becu Pireddu. Coi soldi pubblici, da una ventina d’anni circa, erano state edificate le strutture in legno, una piscina all’interno di un perimetro in blocchetti e un parco giochi, con panche e tavoli  in pietra e un bel “percorso vita”.

Dopo precedenti saccheggi e atti di meschino vandalismo, non visti e in modo del tutto vigliacco, degli idioti pensarono di accendere il cerino che nell’intera notte avrebbe creato un’irreparabile disastro. L’intervento di vigili del fuoco, protezione civile, carabinieri, dopo un lavoro massacrante,era riuscito ad impedire che il fuoco continuasse a devastare la pineta circostante.

Qualche giorno prima, precisamente il  6 agosto, l’ Istituto di vigilanza Europol Service – ricordate? Quella società che in modo irregolare (non avendo mai installato i parcometri previsti dalla gara) gestiva i parcheggi a pagamento lungo la costa, con grande incazzatura dei tattaresi –  manifestò interesse. Tutto inutile. L’affare non era per loro conveniente.

L’anno dopo, attraverso una gara d’appalto seguita ad altre precedenti andate a vuoto, probabilmente per richieste troppo esose da parte del Comune, ci fu un ulteriore tentativo di far risorgere quello che per tanto tempo ha allietato le giornate e le nottate estive di molti. L’idea di affrontarne le spese non attirò nessuna società per cui, attraverso trattativa privata, sembrava che qualcuno si apprestasse a risolvere quella che da risorsa era divenuta una grossa grana.

Conclusione? Le foto sono di sabato 19 agosto 2017 e chiunque può constatare lo stato pietoso in cui il sito è ridotto.

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Le uniche cose rimaste integre sono i tavoli  in pietra, contro cui il fuoco e gli imbecilli non hanno potuto fare niente. Sono lì, desolatamente inutilizzati e probabilmente nostalgici del tempo che fu.

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Anche il vecchio, col suo sguardo severo e rassegnato per le incapacità delle generazioni (politiche e non)  locali che si susseguono,  continua ad aspirare la sua pipa sempre fumante, e il pensiero del suo vicino rimane eternamente indecifrabile. Rimangono loro i principali testimoni dello sconquasso tutt’intorno.

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Dell’argomento ho avuto modo di parlarne attraverso diversi scritti e
sinceramente di spendere altre parole non ho più voglia. Venutomi in mente, qualche giorno fa vi ho voluto fare una capatina, giusto per rinnovarmi l’incazzatura per la sconfinata imbecillità da cui siamo circondati e in cui siamo immersi.
Incamminatomi sulla strada sterrata del ritorno, ho incontrato addirittura una persona che se la siede tra gli scranni del consiglio comunale. A far che non l’ho capito, ma è lì, dietro delega avuta da una “buona” parte di sorsinchi per affrontare i problemi che impediscono l’essere contenti di vivere a Sorso e cercare di migliorarne le condizioni:
“Ah, Piè, tu sei…..”
“Si…si…sono io. Ciau”.
Ho proseguito per la mia strada, con la testa china e pensierosa. Ma è meglio che certi pensieri li tenga per me.Piuttosto, ho voluto chiedere qualcosa in proposito proprio a colui che gestiva il posto quando era in piena attività, geometra in pensione e oggi appassionato creatore di cestini e di manufatti vari. Questo è quanto ha voluto dirmi, senza voler entrare troppo nei particolari per il perché e per il come lui e la famiglia avevano deciso di rinunciare ad occuparsene.
          

IL “NEMO PROPHETA IN PATRIA” È SEMPRE D’ATTUALITÀ

di G.Franco Becu Pireddu

 

Caro Piero, l’altro giorno ho letto quanto  tua moglie Giovanna ha scritto circa l’ingloriosa fine di una realtà che aveva contribuito a creare un diversivo, per bambini, giovani e anche ( o forse specialmente) per gli anziani del nostro paese e non solo, perchè in effetti era frequentata più da sassaresi e portotorresi. Il “Nemo propheta in patria” è sempre di triste attualità. Dopo che, con molto rammarico, abbiamo deciso di abbandonare, per motivi che sarebbe troppo lungo analizzare in questo contesto, ho seguito, con molto distacco, le varie fasi delle molte gare di appalto (se non ricordo male 4 o 5 ) nel vano tentativo di assegnare a qualcun altro la gestione di un’attività che, viste le onerose pretese del Comune, era diventata antieconomica. Vane sono state le tante ore impiegate e tutte le argomentazioni utilizzate per cercare di spiegare ad un ottuso dirigente, responsabile dell’ufficio tributi, che il canone richiesto e le condizioni imposte, erano troppo onerose e si rischiava che nessuno si assumesse l’impegno di portare avanti un’attività in perdita, rischiando di distruggere una ricchezza – anche in termini economici – che apparteneva a tutta la comunità. È stato tutto inutile e la fine miserabile la conosciamo tutti. Dopo la distruzione sono ripassato un paio di volte a rivedere lo scempio ma ogni volta era rinnovare l’estrema amarezza che era rimasta nel vedere distrutta una parte delle fatiche e, senza retorica, una parte della propria esistenza, famiglia compresa. Tutto qui e preferisco non andare oltre. Un caro saluto.

 

Per concludere, un video che in parte potrebbe servire a risollevare l’ umore messo a dura prova nel leggere di questa triste vicenda

Sossu. La Pinetina, fine ingloriosa di un Bene Pubblicoultima modifica: 2017-08-25T11:13:11+02:00da piero-murineddu
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