La sofferenza dei giovani

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di Andrea Castiello d’Antonio, psicoterapeuta

Dovremmo tutti occuparci dello stato di salute psicofisica ed esistenziale e della sofferenza dei giovani. Dovrebbero farlo in primis chi si occupa della cosa pubblica, dell’educazione, della sanità, del lavoro: cioè, tutti responsabili del funzionamento dei grandi sistemi sociali che tengono in piedi e fanno sviluppare una nazione.

Sono molti i segnali del disagio tra i giovani, e qui ne prenderemo in considerazione soltanto due: la salute psicofisica e l’aspetto del lavoro.

LA SALUTE PSICOFISICA

Dalla Pandemia Covid-19 ad oggi sono notevolmente aumentati i DISAGI PSICHICI nelle fasce evolutive. Si tratta di sofferenze di vario genere che vanno dalle forme di ansietà ai disturbi alimentari, dalla disforia di genere all’autolesionismo: quest’ultimo fenomeno può sembrare incredibile agli occhi di molti, ma è drammaticamente presente anche i ragazze/i apparentemente “normali”.

Infliggersi lesioni, il più delle volte tagli sulle braccia e sulle gambe, come ESPRESSIONE FISICA DELLA SOFFERENZA INTERIORE o come, assurdamente, lenimento della “sofferenza mentale” sostituita con una più controllabile “sofferenza del corpo”. E nei casi più gravi si giunge al tentativo di suicidio e al suicidio realizzato.

I recenti dati UNICEF indicano il suicidio come la seconda causa di morte per i giovani di età compresa tra i 14 e i 24 anni (la prima causa di morte sono gli incidenti stradali!).

Sembra che siano i giovani della cosiddetta “Generazione Z” a essere i più esposti, in questi tempi, ad attacchi di angoscia e a forme importanti di depressione.

L’allarme è stato dato da tempo e da parte di diversi e autorevoli esponenti come il Prof. Stefano Vicari, primario di neuropsichiatria all’ospedale “Bambino Gesù” di Roma.

Diverse situazioni di disagio psicologico sono legate a problematiche scolastiche, dal BULLISMO alla SPINTA AD OTTENERE PRESTAZIONI ELEVATE in un clima di competizione di classe; in altri casi è l’ambiente della famiglia a costituire, purtroppo, il bacino di sviluppo di comportamenti insalubri: come ha sottolineato di recente il Prof. Matteo Lancini, i primi modelli di riferimento della DIPENDENZA DA SOCIAL E DA INTERNET sono proprio i genitori!

Anche abitudini alimentari appaiono, in molte situazioni, del tutto deragliate e forse anche qui un controllo e un esempio in famiglia potrebbe risultare un fattore di prevenzione: l’uso smodato di alcol assunto nelle forme miste e meno consone è già di per sé un fattore di forte allarme perché impatta con strutture nervose centrali che sono ancora in formazione (senza contare tutti gli altri danni).

Quando l’alcol si associa all’ assunzione di sostanze si palesa pure il rischio di sperimentare una delle forme di angoscia più dure che un adolescente può vivere, cioè la bouffée psicotica.

LO STUDIO E IL LAVORO

Nel mondo dell’istruzione è sempre più presente il bullismo, l’attacco aggressivo deliberato scatenato da un gruppo di compagni contro un singolo soggetto, sia a livello fisico e sociale, sia per mezzo dei social media.

L’impossibilità di vivere una normale vita di studi per molti giovani porta con sé effetti ampi e profondi dato che molte delle SKILL e delle sicurezze interiori dei giovani si formano nei contesti educativi di primo e secondo grado, e poi via via nel corso delle altre tappe di studio

Emerge qui il fenomeno dei NEET – NEITHER IN EMPLOYMENT, NOR IN EDUCATION AND TRAINING, cioè i giovani che non studiano, non lavorano, non colgono occasioni di formazione e non ricercano un lavoro, che sono in Europa circa il 19%, ma in Italia, sulla base delle statistiche Eurostat del 2022, sono moltissimi: il 25%, un giovane su quattro, nella fascia compresa tra i 25 e i 29 anni (ma, naturalmente, il fenomeno interessa anche soggetti di età più avanzata).

Tra i 20 e i 24 anni i NEET sono uno su cinque (21,5%), mentre tra i 15 e i 19 anni – quindi nel periodo in cui il sistema scolastico dovrebbe legare a sé i giovani – sono il 10%.

Le ragazze (e in specie le giovani madri) com’era prevedibile, considerato il divario globale che continua a sussistere nel lavoro tra maschi e femmine, sono ancora più soggette al fenomeno NEET. Tutto ciò si verifica nelle età in cui le capacità e le potenzialità di un essere umano dovrebbero, potrebbero e avrebbero tutto il diritto di… esplodere! Il mondo NEET, almeno in Italia, è comunque assai variegato.

Dai soggetti in condizione di dispersione scolastica fino a coloro che hanno acquisito titoli elevati che il mercato del lavoro non assorbe, permanendo IN ATTESA DELLA PRIMA OCCUPAZIONE DIGNITOSA; dai giovani DEPRESSI E SCORAGGIATI, a coloro che si sono abituati a svolgere mille lavoretti saltuari e in nero, e proseguono così.

L’OMS ha richiamato l’attenzione sul fatto che circa il 75% delle PSICOPATOLOGIE GRAVI prende avvio prima del compimento dei 25 anni, ma gli esordi si possono vedere molto prima nel corso dello sviluppo.

Coloro che oggi chiamiamo “giovani” saranno gli adulti di domani con tutto il loro bagaglio di (speriamo) sicurezze in loro stessi, competenze, motivazioni, orientamenti costruttivi e fattivi verso la vita e verso il futuro.

Ma se si tollerano o si ignorano i segnali di sofferenza di oggi, questi segnali, un domani, potranno tramutarsi in condizioni di disagio profondo, relativamente stabili.

Condizioni di devianza, di marginalizzazione, di impoverimento progressivo di sé stessi e delle proprie qualità, fino a scivolare nell’antisocialità, nella delinquenza e nella criminalità.
Condizioni che porteranno altri a navigare pigramente, a lasciarsi vivere supportati, fin che c’è, da qualche sostegno esterno.

Insomma, in un clima di incertezza e difficoltà globale a livello mondo, cosa offriamo ai nostri giovani, quali supporti diamo, CHI SE NE STA VERAMENTE OCCUPANDO?

Soprattutto, dove e come sono dislocate le risorse economiche, professionali e sociali non solo del PNRR ma anche delle annuali leggi di bilancio?

A cosa si vuole dare priorità, al ponte sullo stretto di Messina o alla salute delle generazioni future; a cementare ulteriormente il territorio o alla messa in sicurezza dei centri abitati, scuole comprese; alla creazione fittizia e temporanea di posti di lavoro di scarso significato o alla creazione di un tessuto sociale e lavorativo che possa accogliere produttivamente i giovani nella loro prima e tarda adolescenza?

La sofferenza dei giovaniultima modifica: 2024-03-05T22:15:51+01:00da piero-murineddu
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