Quando i fumetti erano il nostro fantastico mondo

di Piero Murineddu

Certo, col tempo che trascorre cambia la sensibilità  e cambiano anche i modi che le persone hanno di stare insieme. Cambiano anche le cosiddette mode, da me considerato quasi un aspetto negativo, dal momento che spesso è un semplice accodarsi a ciò che qualcun altro ha deciso, di solito col portafogli ben gonfio e con la bramosia di gonfiarlo sempre più.

Nell’ambito della dolce età infantile, preadolescenziale ma anche adolescenziale, sono le diavolerie elettroniche che attirano e occupano il tempo, per cui, l’atmosfera descritta da Leo Spanu nel frammento tratto dal suo libro I ragazzi delle case Incis”  del 2012 che riporto a conclusione di questa pagina, bisogna averla vissuta direttamente per capirla fino in fondo.

È stato detto e stradetto che prima dell’avvento della televisione e quindi dell’immancabile appuntamento con la TV dei ragazzi e sopratutto Carosello, la vita si svolgeva per le strade e la strada era realmente una scuola di tutte le discipline: imparare a relazionarsi con gli altri, ad accettare e ad accettarsi, a difendersi, a scoprire la propria e l’altrui sfera sessuale e ad approcciarsi con essa. S’imparava anche l’arte del commercio, ed ecco quindi lo scambio di cioccurini (tappi schiacciati di bottiglie di vetro), di cristhallini (palline coloratissime di vetro), di frigurini (soprattutto di giocatori ma non solo), di gionarini, e Blek macigno, Capitan Miki, Zagor e soprattutto Tex Willer erano i nostri eroi, e spesso volevamo prendere il posto di Roddy, Doppio Rhum, Dottor Salasso, Cico, Tiger, Kid, Carson…. per stare al loro fianco ed essere più partecipi alle loro avventure, da dove uscivano sempre vincitori e il cattivo veniva giustamente sempre sconfitto e umiliato.

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Più avanti arrivarono anche quelli un tantino  zozzetti, ma trafficare con questi ci creava qualche problemino, sia per il turbamento che provocavano nella fragile psiche in formazione,  sia perchè costretti a nasconderli alla vista delle nostre mamme, desiderose di farci crescere il meglio possibile, con pensieri buoni e specialmente ….con una buona vista.  Questi personaggi erano una prerogativa dei maschietti, mentre li “femmini” iniziavano a deliziarsi e a sognare con le storie d’amore interpretate dai vari Franco Gasparri e Franco Dani, Adriana Rame, Paola Pitti, Katiuscia.

Quante serate imbusginaddi i li ianniri delle case a contrattare e a scambiarci quelli già letti! E che affutta quando la storia iniziata a metà volume riprendeva nel numero successivo che naturalmente non si riusciva a trovare facilmente nel “mercato” serale, per cui si era costretti ad andare da Signor Bacio, rinunciando così a comprarsi lu semini e lu fasgioru tondu da  “Buio” (il vicino concorrente nella piazzetta domenicale era leggermente antipatichetto) prima di rinchiuderci nel cinema “Verdi” ad affumicarci e a misurare col pensiero la circonferenza dei muscoli del culturista Steven Reevers che interpretava Ercole, Maciste e Sansone.

Adesso, oltrepassati da diversi anni la sessantina, mi ritrovo spesso il comodino pieno di libri iniziati che pazientemente aspettano mogi mogi di essere ripresi in considerazione. Questa trascuratezza non esiste proprio quando mi capita di riprendere in mano i già letti e riletti Diabolik che non ricordo mai come vanno a finire, per cui li apro come se fosse quasi  la prima volta, e man mano che li scorro, non so mai dove l’inafferrabile eroe delinquente ladro e spietato assassino  ha predisposto l’ingegnoso trappolone per fuggire con la sua sempre bellissima Eva Kant, lasciando di stucco L’ispettore Ginko e i suoi agenti.

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Quando i fumetti erano il nostro fantastico mondo

di Leo Spanu

Leandro non aveva mai provato simpatia per Matteo. Istintivamente. Avevano la stessa età, stavano crescendo insieme nello stesso ambiente ma non erano amici, Il loro era più che altro una specie di rapporto di affari. Matteo possedeva la più grande raccolta di fumetti e giornalini della città, almeno così si favoleggiava. Faceva scambi solo alla pari con tutti gli altri ragazzi ma di fatto nessuno riusciva a sorprenderlo e a chiudere un buon altare perché lui possedeva tutti i fumetti. Quindi accettava qualsiasi cosa per il baratto: biglie di vetro(almeno quattro per il più piccolo e insignificante giornalino), francobolli, figurine della serie degli animali e dell’Isola del tesoro. Oggetti che pagavano solo il prestito perché l’acquisto aveva prezzi proibitivi per tutti. Lucianino lo chiamava lo stronzino ed era l’unico che rifiutava qualsiasi rapporto commerciale con Matteo, Leandro invece riusciva a chiudere discretamente qualche trattativa perché possedeva qualcosa che a Matteo mancava: l’intera collezione del Giorno dei Ragazzi.

Si trattava dell’inserto del Giorno, il quotidiano che comprava suo padre. Usciva ogni giovedì ed era un vero giornale a parte, di formato diverso, con storie a puntate di vari personaggi tra i quali il viaggiatore spaziale Dan Dare e il mitico Cocco Bill di Jacovitti, che appariva per la prima volta solo su quel giornale. Matteo aveva cercato di convincere il padre a comprare anche lui il Giorno ma inutilmente. Un buon trevigiano legge solo il Gazzettino non quel giornalaccio della borghesia milanese e di quel Mattei.

Così Leandro, per una copia avuta in prestito del Giorno chiedeva in cambio una copia di Blek Macigno e una di capitan Miki, sempre in prestito, alternati a volte con Tex Willer o il Vittorioso.

Un giorno Matteo invitò Leandro e Giulio Cesare a vedere la sua collezione di fumetti, un avvenimento. Nessuno dei ragazzi era mai entrato in casa sua, perché i genitori di Matteo, lui alto funzionario del Tribunale e lei insegnante di scuola superiore, non gradivano gli amici del figlio, quasi tutti meridionali. Quel giorno non c’era nessuno in casa, neanche la cameriera. I due ragazzi entrarono nella stanza di Matteo (Possedeva una stanza tutta per sé. Beato lui!) e subito lo sguardo cadde su due enormi bauli spalancati che traboccavano di giornalini, al posto delle monete d’oro, come in un film di pirati.

— Possiamo toccarli?

— Certo.

Leandro e Giulio Cesare si tuffarono letteralmente in quel paradiso di carta stampata e disegnata. C’erano tutti i numeri dell’Intrepido e del Monello e oltre ai soliti Topolino, Tex Willer, capitan Miki e il grande Blek; c’erano molte copie dell’Uomo Mascherato, di Mandrake, di Flash Gordon, di Nembo Kid e di tanti altri, qualcuno mai sentito nominare.

Quando i fumetti erano il nostro fantastico mondoultima modifica: 2024-03-07T05:53:30+01:00da piero-murineddu
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