Riguardo alla vicenda di Riace “introdotta” dalla madre che a un certo punto decide di……….


E mia madre ci spiegò…

di Donna Felice Donna

Mia madre aveva un sacco di problemi. Non dormiva, si sentiva esausta, era irritabile, scontrosa, acida e sempre malata, finché un giorno, all’improvviso, cambiò.

La situazione intorno a lei rimase invariata, ma lei cambiò.

Un giorno, mio padre le disse:- tesoro, sono tre mesi che cerco lavoro e non ho trovato niente, vado a bere qualche birra con gli amici.

Mia madre gli rispose:
– va bene.

Mio fratello le disse:
– mamma, vado male in tutte le materie dell’università…
Mia madre gli rispose:
– ok, ti riprenderai, e se non lo fai, allora ripeterai il semestre, ma tu pagherai le tasse.

Mia sorella le disse:
– mamma, ho urtato la macchina.
Mia madre le rispose:
– va bene, portala in officina, cerca come pagare e mentre la riparano, ti muoverai in autobus o in metropolitana.

Sua nuora le disse:
– suocera, verrò a stare qualche mese con voi.
Mia madre le rispose:
– va bene, siediti sul divano e cerca delle coperte nell’armadio.

Ci siamo riuniti tutti a casa di mia madre, preoccupati di vedere queste reazioni. Sospettavamo che fosse andata dal dottore e che le avesse prescritto delle pillole di ” me ne frega un cxxxo” da 1000 mg… Probabilmente rischiava di andare in overdose.

Abbiamo deciso di aiutare mia madre per allontanarla da ogni possibile dipendenza da qualche farmaco anti-Ira. Ma la sorpresa fu quando ci riunimmo tutti intorno e mia madre ci spiegò:

” M ci è voluto molto tempo per capire che ognuno è responsabile della sua vita, mi ci sono voluti anni per scoprire che la mia angoscia, la mia mortificazione, la mia depressione, il mio coraggio, la mia insonnia e il mio stress, non risolvevano i problemi di nessuno. Io non sono responsabile delle azioni altrui, ma sono responsabile delle reazioni che ho espresso.Sono quindi giunta alla conclusione che il mio dovere per me stessa è mantenere la calma e lasciare che ognuno risolva ciò che gli spetta.
Ho seguito corsi di yoga, di meditazione, di miracoli, di sviluppo umano, di igiene mentale, di vibrazione e di programmazione neurolinguistica, e in tutti loro, ho trovato un comune denominatore: alla fine tutti conducono allo stesso punto.Io posso solo avere un’interferenza su me stessa, voi avete tutte le risorse necessarie per risolvere le vostre vite. Io posso darvi il mio consiglio solo se me lo chiedete e voi potete seguirlo o no.

Quindi, da oggi in poi, io smetto di essere:

– il ricettacolo delle sue responsabilità,

– il sacco delle sue colpe,

– la lavandaia dei suoi rimpianti,

– l’avvocato dei suoi errori,

– il muro dei suoi lamenti,

– la depositaria dei suoi doveri,

– chi risolve i vostri problemi o il vostro cerchio di ricambio per soddisfare le vostre responsabilità.

D’ora in poi vi dichiaro tutti adulti indipendenti e autosufficienti.”

Da quel giorno la famiglia ha iniziato a funzionare meglio, perché tutti in casa sanno esattamente cosa spetta a loro fare.

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Eh si, proprio l’unica è !

di Piero Murineddu

Ogay ogay, doverosamente occorre essere disponibili ai bisogni altrui, non foss’altro che prima o poi nel bisogno possiamo esserlo anche noi. Ma qui questa benedetta donna felice (e lo credo, se é arrivata a queste conclusioni!) la quaestio l’affronta da un’angolatura particolare, qual’é appunto quella famigliare.

La cosa la conosciamo eccome, dal momento che abbiamo la visione della mamma sempre, sempre ma sempre disponibile ad accollarsi i pesi del maritino che non vuole mai crescere, della figliolanza e nipotaglia varia, sempreché non si aggiunga pure il suocerame a cui i ritrovati medici negli ultimi anni non fanno altro che  allungarne la vita.

E quindiché eccola la magica soluzione: ciascuno si porti sulle spalle i propri fardellini o fardelloni che l’energia gia ce l’ha! E se proprio il bisogno d’aiuto c’è, tranquillo/a che una manina mammina te la da, ma in tutta libertà e senz’accampare diritti di nessun tipo, altrimenti pure a mammá cara possono stragirare i girevoli. Capito mi hai?

Stamattina presto é stato uno scambio avuto con l’amica piemontese Luciana che mi ha dato lo spunto per riprendere in considerazione la vicenda immaginata o meno di Donna Felice Donna.

Vediamo.

A quanto pare il Consiglio di Stato, organo di rilievo costituzionale previsto dall’art 100 e quindi coi contro c……, ha riconosciuto a Mimmo Lucano la ragionevolezza delle sue posizioni difensive, riconoscendo anche l’esperienza d’accoglienza e di pacifica convivenza tra indigeni ed immigrati di grande e innovativo esempio, dando così un calcione in culo a quei miseri politicanti colpevolmente “dementi” che hanno fatto di tutto per distruggerla e a oggi, il paesino di pescatori calabrese di Riace si ritrova amministrato, nonostante la sua illegittima elezione, da un ex vigile cinquantenne, a cui presumibilmente gusta ancora il sapore delle natiche puzzolenti del Ruttatore Padano, come ad altri (s)governanti locali e regionali dell’italico Meridione.

Davanti a questo stato di evidente decadenza di Valori etici, politici e di civile convivenza, causata si da personaggi ben identificabili ma che incredibilmente continuano ad avere un seguito di pecore miseramente belanti, l’amica si chiede, in buona compagnia per il disorientamento davanti a questo diffuso stato di cose, cosa cxxxo possiamo fare.

A livello collettivo vedano i gruppi organizzati come agire. A livello personale, usando il piccolo potere, quello buono, FACENDO IL POSSIBILE, cioé Seminare, a partire dalla nostra famiglia e nella collaborazione coi nostri contatti vicini e lontani. In ogni caso, e qui torna utile la mamma del racconto, richiamando ciascuno al proprio dovere ed esigerlo, senza voler fare i martiri e gli eroi sostituendoci a chicchessia.

Amen e così sia

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Riguardo alla vicenda di Riace “introdotta” dalla madre che a un certo punto decide di……….ultima modifica: 2020-06-11T07:40:58+02:00da piero-murineddu
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Commenti (4)

  1. Teofilo

    Piero.
    Ci tengo farti sapere che leggo sempre con molto interesse le varie riflessioni sul tuo blog.

    Specialmente nelle ore della notte. Sono le migliori per la meditazione.
    Mi capita poi che arrivi mattino senza quasi accorgermene.

    Per esperienza personale, senza voler dare consigli, penso: Il dono più grande che i genitori (o chi per loro) possono lasciare in eredità ai propri figli è la capacità di arrangiarsi da soli, di ragionare con la propria testa, di fare scelte e se necessario, pagare lo scotto di eventuali errori in prima persona, senza giustificazioni, senza tentazioni di fare lo “scaricabarile”.
    Quando incontri uomini così la noti subito la differenza, non sono molti, ma potrebbero crescere.
    Poi, c’è la massa.
    Poi, se si leggono troppo certi commenti di fèssbuk, cadono un po’ le braccia e non solo quelle… Questo appiattimento di cultura generale è in parte responsabile anche di situazioni come quella di Riace. Poteva veramente essere un nuovo modello di integrazione e rinascita, spero ci sia ancora la volontà e la forza di ricominciare.

    Con gli auguri di ogni bene.

    Ciao.

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    1. piero-murineddu (Autore Post)

      Caro Luca, che dire….Dai, ascolta il suggerimento del tuo amico Piero, che poi é la cosa che mi sforzo di fare continuamente: cerchiamo di non farcele definitivamente cadere le braccia, e tanto meno il resto all’occorrenza riproduttivo. Grazie del contributo

      Rispondi
  2. Tonino

    Credo Di essere pienamente d’accordo sia con la parabola della mamma che con il resto del tuo discorso. Anche noi missionari siamo stati spesso come questa mamma che si sobbarca i problemi di tutti per finire poi esausti ed esauriti. Fare crescere gli altri è forse inizialmente più difficile, ma da molti più risultati. Il paternalismo, o materialismo, crea solo persone dipendenti e eterni bambini. 7n abbraccio

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    1. piero-murineddu (Autore Post)

      Credo che il punto centrale sia proprio questo: ma gli altri, ad iniziare dai propri cari nel senso di familiari e allargando a qualsiasi altro “caro”, nel tuo caso le “pecorelle” in terra di Missione, vogliamo contribuire a renderli capaci di volare da sè oppure l’intento, non raramente mascherato da altruismo, di tenerli il più a lungo possibile attaccati al nostro guinzaglio. Quando sapremo in tutta sinceritá (e capacitá) fare la giusta distinzione, sará il momento che ci sentiremo ……realizzati. Stai bene Tonino e auguri per tutto

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