L’alto senso della Politica di Enrico


“Quando mi dissero che era morto, scoppiai in un pianto convulso. Mi tornò in mente la nostra vita insieme: quando arrivavo a casa sua a portargli i giornali alle 7 e mezza e lui mi apriva in pigiama; la volta che in treno ci accorgemmo che aveva una scarpa diversa dall’altra; quando lo vidi seduto per terra nel salotto tra un mucchio di libri (“ma che ci fai lì?”; “sta zitto, ho nascosto 50 mila lire dentro un romanzo e non ricordo quale”); la volta che si mise a giocare a pallone sul piazzale della Farnesina con il figlio Marco e i suoi amici, si fermò una Fiat 130, si abbassò il finestrino: era Moro, che rimase incuriosito a guardare Berlinguer battere un calcio d’angolo”. (Alberto Menichelli, autista di Enrico Berlinguer)

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di Piero Murineddu

Veramente nella Memoria non solo italiana, quest’uomo é rimasto il più amato, il personaggio pubblico che maggiormente ha incarnato nella sua attivitá l’alto ruolo che la Politica ha per promuovere realmente la convivenza civile, e io, oggi più che mai, quasi schifato da come troppi attuali miseri politicanti oggettivamente immiseriscono il mandato di rappresentanza ricevuto,  sono onorato di essere suo conterraneo.

Un uomo che sin dalla giovane etá é stato in prima linea per rivendicare i diritti del popolo (quando ancora potevamo definirci tale!), ad iniziare da quando, poco più che ventenne, a Sassari partecipó nell’organizzare l’assalto dei forni affinché la gente potesse sfamarsi, pagando con qualche mese di galera questo suo coraggio.

Il Coraggio, cararatteristica che lo ha sempre contraddistinto, sia quando, per incarico di Togliatti si recò a Milano nell’immediato dopoguerra per convincere i partigiani a deporre le armi e  rinunciare alla comprensibile sete di vendetta verso i fascisti e i loro fiancheggiatori, sia quando nel ’69, durante il suo intervento ad un’assise internazionale dei partiti comunisti svoltasi a Mosca proprio l’11 giugno, lo stesso giorno della sua morte quindici anni dopo, ebbe a respingere “il concetto che possa esservi un modello di società socialista unico e valido per tutte le situazioni”. E su questo impegno concentrò praticamente l’intera sua azione politica: dimostrare che era possibile costruire in Italia una societá democratica e giusta ispirata ai fondamentali del Comunismo che sbugiardasse l’applicazione totalitaria, fattane sopratutto in Unione Sovietica e in Cina.

Un uomo che ha onorato la sua terra, cosa che, giusto per fare un paragone, a mio giudizio non ha fatto tal Francesco Cossiga, nonostante tutti gli incarichi governativi ricoperti, sino a quello di Presidente.

Per me  “picconatore” si, ma del senso di una Politica alta e trasparente, e non solo per l’ambiguo atteggiamento avuto nel rapimento di Aldo Moro (guarda caso, proprio quello che voleva collaborare col PCI di Berlinguer…) e per la sua appartenza a “Gladio” durante l’interminabile epoca in cui il vario pretame democristiano raccomandava alle donne – quelle a cui s’inculcava l’idea di uno strano Dio perennemente appostato per controllare quanto si combinava sotto le lenzuola matrimoniali e dentro le urne elettorali – si raccomandava, dicevo, di tenersi stretti i teneri bambini per non esser rapiti, arrostiti e digeriti dai comunisti cannibaloni.

A proposito di fede “religiosa”, pur non avendone dono, Enrico, come uomo e come durigenre di partito, nella sua prospettiva ideologica ha sempre rispettato i credenti e le loro organizzazioni, esplicitandolo in una corrispondenza avuta col vescovo Luigi Bettazzi, dove sottolineava che é solo uno Stato Laico a permettere la libertá di espressione e in questo modo, si dimostra la massima considerazione per chi traduce la fede in opere che vadino a beneficio dell’intera collettivitá.

Ho sempre considerato con malcelata diffidenza  quest’altro mio conterraneo, in parentela da parte materna con Enrico, che a differenza sua, non era riuscito a completare gli studi in Giurisprudenza probabilmente per l’ansia giovanile di buttarsi nell’impegno sociale.

Per me la figura di politico che ha praticato l’arroganza che questo ruolo può agevolare, sia a livello nazionale sia a livello locale, come avviene dalle mie parti, dove un tale, fattosi avanti col vecchio metodo delle clientele, arriva oggi a voler sfidare in prima persona l’attuale presidente del Consiglio nel caso decidesse di candidarsi per un posto di senatore rimasto scoperto. Ma non solo. Se Conte rinuncia, allora lui, magnanimamente, lascerebbe il posto a qualche altro candidato, che nel suo pomposo pensiero, non é sicuramente alla sua altezza.

Tornando ad Enrico, si diceva di lui che fosse una persona alquanto “cupa”. Mah, certe espansivitá, spesso di facciata e che nascondono la maligna intenzione di metterlo nel didietro a chi ingenuamente cade nella trappola, lasciamola ai vari Mattei e Vergogna varia. Per me, Enrico é stato si un carattere contenuto, ma il suo sorriso valeva molto più di certi altri opportunistici. Basta guardare quello della foto che ho scelto, di uomo maturo che guarda se stesso inbronciato quando era appena tredicenne…

Veramente all’Italia mancano Figure di tal valore. Degli arroganti Cossiga e simili, nonostante si continui a dedicar loro strade cittadine, persone come me ne fanno volentieri a meno.

Qualcuno pensa che il mio giudizio sia esagerato? Lo invito a guardare questo video, poi magari ne riparliamo….

 

 

L’alto senso della Politica di Enricoultima modifica: 2020-06-13T07:50:11+02:00da piero-murineddu
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Commenti (2)

  1. Luciana

    Mio caro amico, altro che esagerato, il tuo giudizio! E comunque, qualora lo fosse, sarebbe in ogni caso parente del mio. Su Cossiga glissa per amore di patria. A proposito di Berlinguer, invece, metto lì il mio piccolo modesto pensiero. Negli anni della sua dirigenza del PCI non sempre sono stata d’accordo con lui, ma d’altra parte erano gli anni della mia adolescenza, anni in cui io concetto di compromesso nella mia mente non trovava spazio. Ricordo molto bene il suo ultimo comizio a piazza della Frutta, ricordo il senso di smarrimento alla notizia della sua morte, uno smarrimento che sento profondo ancora oggi. Ho sofferto e pianto per la sua scomparsa come per quella di un maestro con il quale ti confronti, contesti anche, ma che è comunque un punto di riferimento nella tua vita.
    Manca, Enrico, ogni giorno di più. Non siamo più riusciti ad avere, in questo nostro povero Paese, figure di una tale caratura morale.
    E poi spesso mi viene un pensiero. Berlinguer era ateo, non si inginocchiava davanti ad un Dio, ma ha usato la sua vita con l’attenzione agli ultimi, a chi fa fatica, con un senso profondo della giustizia, con una rettitudine morale più unica che rara, in politica, in quel tempo e più ancora in questo. Beh, io credo che quel Dio, quel giorno, gli sia andato incontro a braccia aperte e sorridendo gli abbia detto : Sorpresa! Io esisto, vieni che facciamo due chiacchiere.

    Perché come diceva il buon Gallo, non ci verrà chiesto se siamo stati credenti, ma credibili.

    Grazie Piero delle tue sempre preziose condivisioni

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    1. piero-murineddu (Autore Post)

      Il Dio che mi ha fatto conoscere Gesù preferisce di gran lunga e senza dubbio alcuno vederci compassionevoli e premurosamente attenti tra noi. Rosariare e dedicarGli del tempo stando inginocchiati? Se aiuta a fare quello che dicevo prima, bene, diversamente fa un Sorrisetto e si gira dall’altra parte. Grazie del contributo Luciana

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