Non accodarsi a chi dice parole e cerca solo di conservare il potere? E sia!

di Piero Murineddu

Ultimamente, attraverso whatsapp, di tanto in tanto il giovane che è riferimento della comunità “Papa Giovanni XXIII” operante nella cittadina sarda in cui vivo, Sorso, mi manda qualche cosa, il più delle volte riconducibile all’attività che lo vede impegnato quotidianamente all’interno di una cooperativa che si occupa prevalentemente di  dare ospitalità diurna e  sostegno a ragazzi con un qualsiasi tipo di handicap. Tutto fatto con lo spirito del fondatore della comunità che a Rimini ha avuto origine per iniziativa di don Oreste Benzi, venuto a mancare nel 2007. Uomo pieno di dinamismo questo sempre sorridente prete con la tonaca ordinariamente lisa. Ricordo che nei suoi doverosi e continui spostamenti per far sentire la sua presenza nelle diverse realtà che a lui s’ispiravano, spesso faceva brevi pennichelle di dieci, quindici minuti, sufficienti a ritemprare le forze fisiche e mentali per portare avanti il suo frenetico e necessario attivismo. Credo, per chi lo desidera, valga la pena approfondirne la conoscenza.

Tornando alla realtà a me vicina, sono certo che questa cooperativa, se la memoria non m’inganna denominata “San Damiano”, faccia degnamente la sua parte affinchè a Sorso cresca sempre più il senso di attenzione per le persone che hanno difficoltà, e nello stesso tempo, negli aderenti alla comunità si rafforzano  valori positivissimi di solidarietà e di condivisione, oltremodo necessarie in questi tempi di cuori induriti e di chiusura verso i tanti “diversi”.

Qualche aspetto mi lascia però un tantino perplesso, e non mi riferisco solamente a questa comunità, che sinceramente ringrazio Dio della sua esistenza. Ho riflettuto con attenzione su quanto più avanti andrete a leggere, che è appunto un testo mandatomi quest’oggi dal giovane che dicevo prima. Parole molto forti quelle del buon Oreste. Per esempio:  Se uno è solo potrà essere additato come esempio, ma non cambia la storia. Se sono più persone, incidono sulle dinamiche della società del profitto e le mettono in crisi“. Più avanti le sue parole sono più esplicite:” Quando si parla di oppressi bisogna individuare gli oppressori, quando si parla di affamati bisogna individuare coloro che affamano”.

Non so a voi, ma io ci vedo l’invito e il dovere espliciti di prendere doverosamente posizione riguardo alla situazione “politica”, cioè quell’ambito che riguarda la convivenza e da cui non possiamo prescindere. Don Oreste si spinge oltre affermando che “occorre individuare oppressori ed affamatori“, e se così non si fa’, si rischia di rimanere nel vago e di essere ininfluenti, oltre che non rispondere alle indicazioni date dallo stesso Gesù, prima ancora di qualsiasi don Oreste. Come leggerete, il finale è ancora più chiaro: “si smetta di accodarsi a chi dice parole e cerca solo di conservare il potere”. Si, avete letto bene, e l’invito non può essere circoscritto ai soli giovani a cui la lettera è indirizzata. In altre parole, è necessario prendere posizione davanti alle ingiustizie e denunciare chi di queste ingiustizie è causa.

Inevitabilmente qui  s’iniziano a fare i “prudenti” distinguo, e spesso, ad iniziare dai pulpiti, si preferisce rimanere nel vago. Perchè? Ma per non correre il rischio di crearsi dei nemici, per non avere seccature di nessun tipo. Avete presente l’ignobile termine di “buonista” di cui viene accusato chi cerca di ragionare sulla questione dei migranti? Ecco, molto di quanto sentiamo nelle prediche domenicali è sostanzialmente roba buonista, che accontenta tutti e non da’ fastidio a nessuno. Le comunità, le associazioni, i gruppi “di chiesa” se mancano a questo doveroso “profetismo”, sono “comode case riscaldate” dove si trova appagamento al proprio bisogno di sentirsi “a posto”, “utili” e  “in piacevole compagnia”. Nient’altro.

Probabilmente è questo il motivo che mi ha portato tempo fa a non aderire più a nessun tipo di associazionismo cattolico. Si stava più o meno bene insieme, ma tutto finiva lì. Coi miei anni sopra le spalle e dentro il cervello, in cui avverto chiaro che l’età mi stà regalando quella libertà tanto desiderata e ricercata, mi sento di fare una denuncia molto esplicita.

Questa mattina, passando davanti alla chiesa dove è onorata la cosiddetta “Madonna di Noli Me Tollere”, di cui i sorsesi sono molto devoti, ho visto un gruppo di persone, ben identificabili in una certa area partitica, e ben in evidenza due macchinoni tirati a lucido con su appiccicati i manifesti elettorali di un personaggio molto conosciuto a Sorso che, da quello che ho sentito, sta’ portando avanti la sua personale campagna elettorale, a giorni alterni, in tutti i punti strategici del paese. Scelte, e come tali, rispettabili. La cosa che mi crea disappunto è fare tale cosa di domenica, nel piazzale della chiesa più frequentata dai miei devoti concittadini. Non credo che ci sia stato il comizio ufficiale, ma già l’iniziativa era un comizio in sè.

Il pensiero mi è andato spontaneamente a quando, la parvenza di ministro che sappiamo, ha tenuto in mano il libro dei Vangeli e il rosario, brandendoli come un bastone per certificare la propria adesione ai principi della “fede” cattolica, a difesa dell’invasione dei ……mori. Non i quattro mori della bandiera: con quello è alleato per pura convenienza reciproca. “Mori” nel senso di musulmani e roba simile, intenzionati ad inquinare le nostre sacre fondamenta religiose occidentali.

Ho detto che “il pensiero mi è andato spontaneamente a….”, ed il pensiero non sempre si può controllare…..

ore

Non scendete a compromessi

di don Oreste Benzi
Io dico spesso ai giovani che sempre più fre­quentemente incontro: “Ribellatevi, non con la violenza, ma con la vita, senza mai demordere. Siate come un rullo compressore vivente che non la­scia tranquillo nessuno. Non scendete a compro­messi. Riappropriatevi della gestione della società. Siete stati sradicati dalle vostre o­rigini, vi è stato tolto il futu­ro dalle mani, siete costretti a consumare emozioni. Per il sistema è meglio che siate drogati!”.
Nella società del profitto il potere economico, politico, finanziario, ha co­me fine principale se stesso.Le leggi che lo regolano non tengono conto dell’uomo, del suo bene, del suo progresso. Occorre che le persone che non accettano le regole del profitto e che vogliono intraprendere la strada del gratuito s’incontrino per dare vita a ‘mondi alternativi’ fondati su un sistema di relazioni interpersonali basate sul gratuito. Nella società del profitto il potere economico, politico, finanziario, ha come fine principale se stesso. Le leggi che lo regolano non tengono conto dell’uomo, del suo bene, del suo progresso. Occorre che le persone che non accettano le regole del profitto e che vogliono intraprendere la strada del gratuito s’incontrino per dare vita a ‘mondi alternativi’ fondati su un sistema di relazioni interpersonali basate sul gratuito. All’interno di questi ‘mondi vitali’ deve nascere non tanto l’elaborazione teorica, quanto la sperimentazione di vita. Se un insieme di professionisti (medici, avvocati, giudici, maestri etc.) si uniscono ed operano assieme secondo le regole del gratuito, si spezzano le regole della casta. Se uno è solo potrà essere additato come esempio, ma non cambia la storia. Se sono più persone, incidono sulle dinamiche della società del profitto e le mettono in crisi. Questi ‘mondi vitali’ come insieme di persone che attuano la società del gratuito mettono in crisi il modello di famiglia, della società, del profitto, il modello di impresa, di commercio, di scuola, di divertimento, di lavoro dipendente della società del profitto. Intaccano anche il modello di difesa della patria con il servizio militare, di difesa civile con la polizia, di amministrazione della giustizia. La seconda linea strategica è l’azione sulla società del profitto, attraverso incentivi e disincentivi e la lotta nonviolenta ma decisa. Quando si parla di oppressi bisogna individuare gli oppressori, quando si parla di affamati bisogna individuare coloro che affamano, quando si parla di handicappati bisogna individuare chi fa diventare handicappato, perché si nasce con un limite ma chi fa diventare handicappato è la società. Bisogna rimuovere le cause dell’ingiustizia perché siano smantellate le fabbriche dei poveri. L’art. 3 della Costituzione «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine politico, economico, sociale che limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini impediscono il pieno sviluppo e la partecipazione dei lavoratori alla vita sociale». lo spero che soprattutto i giovani si sveglino, si ribellino con una vita basata sulla giustizia, non con la violenza, e smettano di accodarsi a chi dice parole e cerca solo di conservare il potere.

 

 

Non accodarsi a chi dice parole e cerca solo di conservare il potere? E sia!ultima modifica: 2019-02-10T13:45:34+01:00da piero-murineddu
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