“Promoveatur ut amoveatur” (che sia promosso, per poterlo rimuovere)

 

di Piero Murineddu

Il metodo è conosciuto, credo. Quando qualcuno in un certo qual modo crea un qualsiasi fastidio, ci si sbarazza di lui con un’apparente “promozione”.
È così che agisce il potere, da qualunque esso sia rappresentato, e sopratutto se l’interessato in questione è una persona ben vista e di cui sia ha una buona considerazione. Da parte del “popolino” intendo. Se poi il soggetto crea oggettivamente dei danni per il ruolo che ricopre, il potere non si fa scrupolo a dargli platealmente un calcio in culo e liberarsene, ricevendo in questo caso il plauso da parte della plebaglia. In un modo o nell’altro, l’importante che il potere sia garantito e perpetuato.

In questa occasione parlo di un prete 44enne, tal Cristian Leonardelli, sceso dalle alture trentine fino alla costa toscana, e da qui, per quel meccanismo che dicevo prima, attualmente soggiornante nell’entroterra collinare livornese.

Formatosi alla scuola di don Milani, seppur solo idealmente, da quando è divenuto sacerdote, una decina d’anni fa, ha sempre puntato alla crescita umana dei ragazzi, mettendo su dei doposcuola, col sostegno fattivo di volontari che continuano a credere nelle “stravaganze” di questo ancora giovane don.

Quando un lustro fa circa il suo vescovo ( per quel meccanismo che dicevo prima) lo mandò a curare le anime in questa benedetta valle non distante da Livorno, Cristian si è trovato davanti un’antica abbazia in completo abbandono, e come un novello san Francesco, chiesto l’aiuto dei suoi amici trentini e di quelli che si era creato in alcuni spostamenti avvenuti in territorio livornese (sempre per quel meccanismo che dicevo all’inizio), si rimboccò le maniche, predisposero il materiale e la malta necessari, e l’abbazia rivenne su ……più bella e più grande che pria.

Dalle notizie acquisite, sembrerebbe che abbia gia adocchiato un altro rudere di valore da rimettere in piedi.

Vista la sua attraente “stravaganza” (diciamo la verità: non se ne può più di certa pretaglia – ops, intendevo dire buoni preti trasmettitori della buona e sana tradizione….), intorno a lui si è costruita una piccola comunità, i cui componenti non esitano a fare dei chilometri in macchina per tener viva la loro fede, grazie anche alle stramberie di Cristian don.

Ora, bisogna sapere che un’alluvione avvenuta tempo fa aveva provocato uno smottamento di terreno, restringendo di molto la strada che conduce all’abitato collinare, in realtà un insieme di case sparse. Da allora l’amministrazione pubblica,di questo problema subito dagli abitanti del luogo, si è sempre disinteressato. E qui interviene la stravaganza di Cristian, che ad ogni anniversario dell’alluvione, nel mese di maggio, chiama a raccolta le anime e i corpi dei suoi parrocchiani, invitando anche figure istituzionali, e celebrano la Messa proprio lì, nel punto indicato dal prete nella foto.

 

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Scorrendo la notizia su un quotidiano del luogo, mi è capitato di leggere un commento di un tale evidentemente risentito, perché, a suo dire, queste “ingerenze” danneggiano la religione. Cioè, il pretino dovrebbe fare il suo mestiere ( che sarebbe?) e lasciar da parte la “politica”.

In pratica è quanto pensa la maggior parte dei “credenti”, siano essi cattolici, protestanti, atei devoti,atei praticanti e menefreghisti in toto: una cosa son gli affari di lassù, un’altra sono quelli di quaggiù.

Cosa penso io? Semplice: se ci fossero in giro tanti Cristian, la Lieta Notizia sarebbe più evidente e sopratutto praticata, e per tornare al titolo che ho dato a queste due righe, ai veri seguaci di Gesù le “promozioni” non importano granché, per cui è inutile che certi vescovoni cerchino di prendere per i fondelli chi si ritrova una testa e un cuore diversi da loro.

“Promoveatur ut amoveatur” (che sia promosso, per poterlo rimuovere)ultima modifica: 2018-08-20T21:16:31+02:00da piero-murineddu
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