Per i nostri peccati o per cosa?

Alberto Maggi ha scritto l’anno scorso questo articolo, ma la sua validità rimane tutta intera.

Un piccolo avvertimento. Se non hai voglia di mettere in discussione la tua irremovibile fede così come ti è stata sempre insegnata e tramandata, evita di leggere quanto dice  padre Maggi, e ancora meno, quanto dico io al termine. Stattene tranquillo e Buona Pasqua a te

(P.Muri.)

No, Gesù non è morto per i nostri peccati

 

di Alberto Maggi

Gesù Cristo è morto per i nostri peccati. È questa la risposta che si dà normalmente a quanti chiedono come mai il Figlio di Dio abbia finito i suoi giorni nella forma più infamante per un ebreo, il patibolo della croce, la morte dei maledetti da Dio (Gal 3,13).

Gesù è morto per i nostri peccati. Non solo per i nostri, ma anche per quegli uomini e donne che lo hanno preceduto e quindi non lo hanno conosciuto, e perfino per tutta l’umanità che verrà. Se è così, è inevitabile che guardando il crocefisso, con quel corpo che è stato torturato, piagato, rigato da fiotti e grumi di sangue, quei chiodi che squarciano la carne, quelle spine infilzate nella testa di Gesù, chiunque si senta in colpa… il Figlio di Dio è finito sul patibolo per i nostri peccati! Sensi di colpa che rischiano di infiltrarsi come un tossico nel profondo della psiche umana, diventare irreversibili al punto da condizionare per sempre l’esistenza dell’individuo, come ben sanno psicologi e psichiatri ai quali non manca il lavoro con persone religiose devastate da scrupoli e turbamenti.

Eppure basta leggere i vangeli per vedere che le cose stanno diversamente. Gesù è stato assassinato per gli interessi della casta sacerdotale al potere, terrorizzata dall’idea di perdere il dominio sul popolo, e soprattutto di vedere svanire la ricchezza accumulata a spese della credulità delle persone.

La morte di Gesù non è dovuta soltanto a un problema teologico, ma economico. Il Cristo non era un pericolo per la teologia (nell’ebraismo erano molte le correnti spirituali che competevano tra esse ma che erano tollerate dalle autorità), ma per l’economia.Il delitto per il quale Gesù sarà eliminato è l’aver presentato un Dio completamente diverso da quello imposto dai capi religiosi, un Padre che ai suoi figlioli non chiede, mai, ma che dona, sempre. La florida economia del tempio di Gerusalemme, che ne faceva la banca più sicura di tutto il Medio Oriente, si reggeva sulle imposte, sulle offerte, e soprattutto, sui rituali per ottenere – a pagamento – il perdono di Dio. Era tutto un commercio di animali, di pelli, di offerte in denaro, frutta, grano, tutto per l’onore di Dio e le tasche mai sature dei sacerdoti, “cani avidi, che non sano saziarsi” (Is 56,11).

Quando gli scribi, le massime autorità teologiche del paese, ritenute il magistero infallibile della Legge, vedono Gesù perdonare i peccati a un paralitico, immediatamente sentenziano: “Costui bestemmia!” (Mt 9,3). E i bestemmiatori dovevano essere subito uccisi (Lv 24,11-14). L’indignazione degli scribi può sembrare una difesa dell’ortodossia, in realtà è volta a salvaguardare l’economia. Per il perdono dei peccati, infatti, il peccatore doveva andare al tempio e offrire quel che il tariffario delle colpe prescriveva, secondo l’entità del peccato, elencando dettagliatamente quante capre, galline, piccioni o altro offrire in riparazione dell’offesa al Signore. E Gesù invece perdona, gratuitamente, senza invitare il perdonato a salire al tempio per portare la sua offerta.

“Perdonate e sarete perdonati” (Lc 6,37) è infatti lo sconvolgente annuncio di Gesù: appena due parole che però rischiano di destabilizzare tutta l’economia di Gerusalemme. Per ottenere il perdono da Dio non c’è più bisogno di andare al tempio, di portare delle offerte, di sottostare a riti di purificazione, nulla di tutto questo. No, basta perdonare e si viene immediatamente perdonati… E l’allarme cresce, i sommi sacerdoti e gli scribi, i farisei e i sadducei sono tutti inquieti, sentono franare il terreno sotto i piedi, finché, in una drammatica riunione del sinedrio, il massimo organo giuridico del paese, il sommo sacerdote Caifa prende la decisione. Gesù va ammazzato, e non solo lui, ma anche tutti i discepoli perché non è pericoloso solo il Nazareno, ma la sua dottrina, e fintanto ci sarà un solo seguace capace di propagarla, le autorità non dormiranno sonni tranquilli (“Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui…”, Gv 11,47). E Caifa per convincere il sinedrio dell’urgenza di eliminare Gesù non si rifà a temi teologici, spirituali, no, il sommo sacerdote conosce bene i suoi, quindi brutalmente tira in ballo quel che sta a loro più a cuore, l’interesse: “Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo…” (Gv 11,50). Gesù non è morto per i nostri peccati e tantomeno perché questa fosse la volontà di Dio, ma per l’avidità dell’istituzione religiosa, capace di eliminare chiunque intralci i suoi interessi, fosse pure il Figlio di Dio: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità” (Mt 21,38). Il vero nemico di Dio non è il peccato, che il Signore nella sua misericordia riesce sempre a cancellare, ma l’interesse, la convenienza, l’avidità, che rendono gli uomini completamente refrattari all’azione divina.

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E allora, per i nostri peccati o per cosa?

di Piero Murineddu

“Il delitto per il quale Gesù sarà eliminato è l’aver presentato un Dio completamente diverso da quello imposto dai capi religiosi”

O santiddiobenedetto, certo che quest’affermazione di Maggi un po’ d’inquietudine la crea, ammettiamolo.

Ci hanno sempre detto che Gesù è morto per i nostri peccati, per “redimerla” questa benedetta umanità ultrapeccatrice. E come ?Ma versando il suo sangue, si capisce. E così facendo, avrebbe placato l’ira di quel Dio che se ne stava sempre chissà dove, perennemente incazzato e col muso lungo perché l’uomo, da Lui creato, voluto o pensatela come volete, si era permesso di disubbidire alle sue disposizioni. Quando? Ma all’Origine di Tutto, si capisce.

Leggendo il pensiero di Alberto l’ “Ereticone” vieni a sapere invece che Gesù è stato fatto fuori per la solita permalosità di chi detiene il potere che, qualunque esso sia, non ha mai permesso a nessuno di essere messo in discussione. Se poi di mezzo c’è la grana, uuhhhhhh….allora la cosa si fa seria e dolorosa.

In questi giorni ci commuoveremo, cosa che non fa mai male. Parteciperemo ai “sacri” riti, specialmente a quelli strappa lacrime, spettacolarmente “suggestivi”, ci batteremo il petto finanche quasi a sfondarcelo…..

Tutto fino a Pasqua, quando finalmente avrà termine la lagna e potremo abbuffarci di cioccolato e riempirci la panza di quei poveri e teneri agnellini.

A seguire? A seguire il solito e normale tramtram:

prima gli italiani e gli altri se ne vadano in affanculo

guai chi tocca i principi su cui si fonda la civile Europa,

lontano dagli occhi chi disturba i turisti e deturba il paesaggio rovistando nei cassonetti o che osa ancora chiedere l’elemosina.

E poi ancora tutti commossi per la morte di un presentatore televisivo ma indifferenti verso le migliaia di bambini dilaniati dalle civili bombe, comprese quelle italiane (costruite per dare il lavoro che manca, si capisce).

Continueremo a irritarci quando la “lurida zingara” insisterà per spillarci qualche spicciolo, specialmente quando stiamo per entrare nel sacro tempio per adempiere ai sacri doveri religiosi…….

Che dite, mi sono allontanato dal tema iniziale, cioè se Gesù è morto o no per i nostri peccati? Fate voi. Intanto so con certezza da quale parte sta Lui, qualunque sia l’Intoccabile Dottrina che hanno messo su coloro che di Lui si sentono portavoce e ufficiali divulgatori………

E dato che ci sono, la mia la dico chiara chiara : di ciò che ci ha indicato di fare Quello là, stringi stringi non ce ne frega una minchia, e noi continuiamo bellamente a farci i cazzacci nostri. Punto

Per i nostri peccati o per cosa?ultima modifica: 2018-03-28T20:21:57+02:00da piero-murineddu
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Commento (1)

  1. Irene
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