don Tonino ci ha lasciati

di Piero Murineddu

Antonio Sanna, il carissimo don Tonino, ci ha lasciati per intraprendere il Grande Viaggio e raggiungere l’Altra Riva nella quale ha sempre creduto e della quale ha sempre parlato con passione e piena convinzione. Era il prete dal quale avrei voluto essere accompagnato  all’Ultima mia Dimora e sarebbe stato l’unico capace di sostenermi nell’eventuale dipartita di qualsiasi mio stretto familiare.

L’affabile e battagliero don Tonino! L’ascoltarlo saltuariamente la domenica mi faceva recuperare l’energia persa durante la settimana appena trascorsa e mi rinforzava per quella che seguiva.

Mi mancheranno i suoi  lunghi e mai noiosi approfondimenti delle letture bibliche, o meglio, della lettura sulla quale accentrava la sua attenzione e riflessione. Riflessioni che toccavano da vicino la vita concreta di ciascuno.

Mi mancheranno i canti su parole di David Maria Turoldo e per i quali aveva creato una o due melodie adattabili a tutti i testi. Era un’assemblea che cantava quella che si riuniva  nelle Messe da lui presiedute, e vederla ridotta al silenzio durante il suo funerale non mi ha fatto per niente piacere. Solo nel “Santo” ci è stato permesso di cantare,facendolo con forza e partecipazione, quasi a voler così rimediare a tutti gli altri momenti in cui a cantare son stati i soli “Cantori della Resurrezione”, che per quanto bravi, non potevano e dovevano sostituirsi ad un compito che spetta a tutta l’Assemblea celebrante.

Don Tonino non faceva mistero che certi passaggi ed espressioni previsti nel canone liturgico non gli andassero giù. Ecco quindi che al “Gloria” era una cosa logica sostituite quel “pace in terra agli uomini di buona volontà” con “pace in terra agli uomini che Egli ama“, frase che sintetizza bene tutta la sua predicazione. Così al “Padre Nostro”, quello stridente non  c’indurre in tentazione” con “non ci abbandonare nella tentazione“.

Oltre che prete incisivo e molto umano, era anche un grande musicista ed apprezzatissimo compositore don Tonino. Vista la mia passione per le interviste, gli avevo anche chiesto di raccontarsi davanti alla mia videocamera. “Il parlare a braccio davanti alla gente non mi crea problema – mi rispose – ma farlo davanti ad una macchina m’imbarazzerebbe parecchio…”.

Non aveva tuttavia  escluso in modo definitivo la possibilità di realizzare la cosa, magari una volta andato in “pensione”.  Più volte via email gli mandavo  le mie reazioni  alla sua omelia domenicale, avendo così un piccolo scambio che sempre nell’intimo ho sempre desiderato fosse fatto direttamente durante la funzione religiosa, nel possibile con una omelia condivisa.

Il procedere delle sue riflessioni non era mai scontato. Era tutt’altro che una “sentinella” dell’ortodossia cattolica tradizionale, pronto a bacchettare chiunque uscisse fuori dai binari precostituiti dalla dottrina fissata nel tempo dalle gerarchie, spesso escludenti più che includenti.

Era un continuo  e tenace studioso della Bibbia, e il suo studio non era statico ed acquisito allo stesso modo una volta per tutte. Riguardo alle tematiche sull’etica e sulla morale, era molto fermo quando diceva che certe posizioni e giudizi le avevano i vescovi e i Papi, e non sempre combaciavano con ciò che affermava la Parola di Dio contenuta nella Bibbia.

Un uomo libero don Tonino, nella coscienza e nel manifestare pubblicamente il suo pensiero.

Volevo molto bene a don Tonino. Mi manca e ci mancherà molto.

In un periodo particolare, forse tre anni fa, in seguito ad un mio scritto che lo riguardava, avevamo avuto un bello scambio epistolare. Di seguito riporto integralmente lo scritto e le reazioni di entrambi.

Al termine, riporto anche gli articoli firmati dai due corrispondenti della “Nuova Sardegna”, Gianni Bazzoni e Gavino Masia.

 

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Il “don” piacevolmente ….”logorroico”

di Piero Murineddu

Sento ogni tanto il bisogno di rimotivare e nutrire la mia fede cristiana attraverso l’edificante e piacevole “logorrea” di don Antonio Sanna, parroco per tanti anni della chiesa “Cristo Risorto” di Porto Torres. Spesso, specialmente i “praticanti” della domenica, si lamentano delle “prediche” eccessivamente lunghe, e non raramente, aggiungo io, “praticante” molto saltuario, inconcludenti e vuote di significato, se non i soliti e scontati inviti al ….vogliamoci bene. La “lungaggine” di don Antonio è un’eccezione.

Oltrepassati da un bel po’ gli ottanta, si ostina a rimanere giovane di spirito, e questo lo posso garantire. Naturalmente anche lui riconosce di essere a volte un tantino lunghetto, ma naturalmente, noialtri che gli vogliamo bene e gli siamo grati, non solo per il suo genio musicale e la capacità di essere un eccellente portavoce della essenzialità del Messaggio Evangelico, lo perdoniamo e lo ascoltiamo molto volentieri.

Chi lo frequenta, conosce la sua avversione per tutto l’apparato esteriore che appesantisce una religiosità che magari piace a tanti cattolici che vivono una fede miracolistica e coi portafogli e comodini zeppi di santini, ma che non ha più il potere di appassionante attrazione, specialmente per le nuove generazioni e per coloro che hanno conosciuto il volto rivoluzionario, misericordioso e “compagno di viaggio” di Gesù Cristo.

Dopo aver bonariamente rimproverato l’assemblea perchè quasi certo che la maggior parte dei presenti non sapesse che oggi, con la Festa di Cristo Re, finiva anche l’Anno Liturgico, ha preso lo spunto per evidenziare la diffusa ignoranza tra i cattolici delle cose riguardanti la fede che professano.

Come non dargli ragione? Esempi se ne potrebbero fare, ma è un dato di fatto così evidente che non è il caso. E ignoranza non solo nell’aspetto “religioso” della vita, naturalmente.

Nello spazio dedicato all’omelia, anche se spesso non disdegna di commentare e di dare spiegazioni in qualsiasi momento della liturgia, tra le altre cose, ha ammesso il suo disagio ogni qualvolta si sente quasi costretto a leggere i passaggi dove si nomina l’ “onnipotenza” di Dio. E’ fatto così don Antonio, gli piace assestare queste picconate improvvise alla placida e consolante fede degli astanti, anche se non manca di dare spiegazioni, il più delle volte convincenti.In questo caso, per esempio, si è preoccupato di dire che il termine “onnipotente” non esiste nel Nuovo Testamento, dove frequentemente, Dio è considerato “Misericordioso”.

Pensiamoci un po’. La concezione di un Dio onnipotente, ha portato e continua a portare molti “fedeli” (e anche non fedeli !), a rinfacciare a Dio il fatto che non è intervenuto per evitare quella catastrofe, non ha impedito quella grave malattia, ha permesso quel grave delitto e via discorrendo. In altre parole, gli si rinfaccia l’Assenza. Questa distorta visione di Dio, assolutamente non presentata da Colui che ce l’ha fatto conoscere, ci ha portato a vivere una fede molte volte condizionata dal risentimento perchè Dio non interviene nelle nostre vicende umane. Lo stesso Gesù storico, atteso e considerato quel Messia vendicativo che le avrebbe suonate agli oppressori del popolo ebraico, è stato abbandonato da tutti quando non ha risposto alle aspettative di un forte Condottiero verso la liberazione dai romani. In definitiva, e ficchiamocelo in testa senza che questo ci scandalizzi, DIO NON PUO’ TUTTO! Gesù ce lo ha presentato come un compagno di viaggio, che incoraggia a darci da fare, che ci indica la strada, e per esperienza, sappiamo che la strada da percorrere per costruire il suo Regno gia su questa terra, che altro non vuol dire che realizzare la Giustizia, l’Uguaglianza, la Condivisione, la Pace……, è piena di difficoltà: Egli ci dà il sostegno per affrontare queste difficoltà, non per evitarle.

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Caro Piero, rispondo alla tua “piacevolmente logorroica” lettera. Tanti anni fa mi trovavo a San Pietro di Sorres per gli esercizi spirituali. Ne ho fatti pochi e solo con chi sapevo di ricevere “grazia su grazia”.Uno di questi era predicato da Padre Turoldo. Vicino a me sedeva un prete che sbuffava  continuamente per la lungaggine: minimo un’ora e un quarto. A me piaceva da morire. Le prediche mi sembravano cortissime…
Il fedele ha il diritto a prediche brevi. E può farlo sempre: basta alzarsi dal banco e andare via. Con grande soddisfazione per entrambi. Ma il fedele che borbotta normalmente è un bigotto. Non farebbe mai un peccato simile…Detto questo rispondo alla tua domanda sul mio essere stato viceparroco di don Gino Porcheddu. Devo dire che mi sono trovato bene con lui dal punto di visto pastorale. Era un uomo buono e di fede cristallina che aveva creato una vera comunità cristiana. Lo ricordo con venerazione ed affetto. Dopo un anno di permanenza è venuto a trovarmi Don Manconi che cercava un amico per fare insieme con lui il viceparroco a Porto Torres. La cosa mi è piaciuta, e ho detto “si”.Per quanto riguarda l’aspetto musicale, Don Gino era troppo giovane e per sostituirlo avrei dovuto aspettare molti anni (inutilizzato). Ho preferito farmi l’esperienza sul campo. Tutto qui. Quando Don Gino ha avuto problemi di salute che lo hanno costretto  a lasciare il lavoro mi ha scritto una lettera chiedendomi scusa per non aver capito le mie qualità musicali. Chiedere scusa è segno di grande santità. Mi fermo qui. Non voglio essere “logorroico”.

Un forte abbraccio con stima Don Tonino

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Carissimo don Tonino,
per quanto non ho potuto scrutare l’espressione del volto mentre scriveva la sua, sono tuttavia certo che non c’erano segni di risentimento per la mia bonaria espressione usata. Nel caso contrario, non era assolutamente mia intenzione. Per quanto il termine possa avere solitamente una valenza negativa, diciamo che al momento non ho trovato un sinonimo più ….leggero. E dopo, sa che le dico? Quasi la invidio per il buon umore e la lucidità che riesce ad avere a quell’ora mattutina…io, prima di mezzogiorno ho ancora il cervello e l’umore in fase di riscaldamento. Solitamente ascolto volentieri tutte le sue considerazioni, frutto di esperienza e di passione vera. Certo è, per come sono strutturate le liturgie, possibilità di scambio non è che abbondino, per cui c’è il rischio che comporta ogni qualvolta è una sola persona che parla ed esprime le personali intuizioni. Sono certo che mi capisce. L’assemblea, oltre le parti rituali sue proprie, non ha molta possibilità di essere “attiva”. Basta così, altrimenti rischio di essere “logorroico”, anche se spero, piacevolmente per lei. Spero quanto prima di prendere un caffè insieme.

Con stima e affetto. Piero

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Caro Piero, vedo che mi conosci bene. Ho riso di gusto mentre scrivevo la risposta. Grazie per la tua intelligenza. E’ vero. A volte potrei essere più breve. Sto migliorando molto (sic) e rispetto al passato ho fatto molti (?) progressi. Nei giorni feriali la mia messa con omelia dura 25 minuti. La domenica sono più lungo ma ci sono dei fedeli (forse pochi) che mi dicono che sono uno dei pochi preti che ascoltano  volentieri e capiscono quello che dice o perlomeno se ne vanno turbati. I fedeli sono diversi tra loro e strani Alcuni, pensa, mi rimproverano quando sono breve. Tengo da più di un trentennio un corso biblico dalla durata di sessanta minuti per lezione e ancor oggi ho circa cento ascoltatori per settimana. Ma lì chiunque può interrompere e fare domande. Alla messa non lo ritengo possibile almeno che non duri diverse ore. Grazie delle tue osservazioni, sono sempre utili anche se so da don Primo Mazzolari che i colpi al prete arrivano  sia da sinistra che da destra. E tutti al cuore. Con piacere il caffè insieme.

Con affetto e stima   Don Tonino

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Ecco gli articoli pubblicati su La Nuova

19 dicembre 2016

Addio al sacerdote che fece amare a tutti la musica polifonica

di Gianni Bazzoni

Quasi un mese fa, ormai provato dalla malattia era tornato a dirigere i Cantori della Resurrezione, anche se gli avevano consigliato di non affaticarsi. Una sedia davanti al coro fondato trent’anni fa e il maestro seduto, poi la sofferenza in piedi per dirigere l’Ave Maria. L’ultima volta in pubblico di don Antonio Sanna è in quelle immagini che oggi vengono delicatamente consegnate al ricordo. Il prete-musicista si è spento ieri nella sua casa, a cinquanta passi dalla parrocchia di Cristo Risorto che aveva fondato nel 1970. Aveva 84 anni, originario di Bottidda, era arrivato a Porto Torres quando aveva 27 anni, giovanissimo sacerdote, vice parroco a San Gavino. E aveva subito messo in evidenza la sua straordinaria passione per la musica polifonica, sorretta da doti eccellenti che nel tempo lo hanno portato – da autodidatta – a sedere allo stesso tavolo dei più grandi compositori e direttori di coro italiani ed europei. Nel 1959 aveva fondato il Coro Polifonico Turritano che ha diretto per 37 anni proiettandolo verso livelli artistici certificati da decine di premi (sei primi posti ad Arezzo) in competizioni internazionali. Nel 2007 gli è stato consegnato il premio «Una vita per la direzione corale» istituito dal Concorso polifonico internazionale Seghizzi. Non c’era youtube e neppure Facebook, insomma non era così immediata la registrazione di una esibizione artistica, ma certo sarebbe bello oggi – per tutti – rivedere quel piccolo-grande uomo dirigere le sue “Tre danze sarde”, mentre ondeggia e guida il coro a un ritmo che cresce e coinvolge fino a fare scattare in piedi il pubblico, anche quello di fede straniera che non capiva una parola di sardo ma tanto di musica.

Già, la musica insegnata con la fede, senza mai fare invasioni di campo, con un a apertura al dialogo e al confronto ma con una presenza forte, chiara, dettata dalla sua elevata cultura. Ai suoi corsi biblici sono arrivati in tanti, da ogni parte, per nutrirsi della fede cristiana. E la parrocchia di Cristo Risorto è diventata nel tempo un punto di riferimento. Chi ci capitava per caso, capiva subito che dietro quelle “picconate” assestate all’improvviso e che facevano traballare chi si presentava con la corazza fragile del bigottismo c’era il messaggio di un prete che non nascondeva la sua avversione per l’apparato esteriore, per tutte quelle cose che appesantiscono una religiosità che piace tanto a chi professa una fede miracolistica e assai poco alle nuove generazioni. A quei giovani che l’hanno amato e ammirato. Don “Tonino” era uno dalle scelte nette, e quando tagliava era per ricominciare. Così come ha fatto 30 anni fa, nel 1986, con i Cantori della Resurrezione, creati dal nulla e oggi riconosciuti come uno dei complessi corali più interessanti del panorama polifonico italiano. Amava discutere di politica, delle vicende di una Porto Torres alla quale era profondamente affezionato e quando dieci anni fa gli venne concessa la cittadinanza onoraria di “turritano a vita” ironizzò sul riconoscimento augurandosi di trovare posto nel cimitero cittadino. Ma rivolse un appello serio agli amministratori locali: «Non fate morire i Cantori della Resurrezione…».

La camera ardente è stata allestita nella parrocchia di Cristo Risorto dove oggi alle 16, in quella che considerava la sua casa, saranno celebrati i funerali. Dieci anni fa, quando don Sanna celebrò la messa per la morte del regista sassarese Giampiero Cubeddu, al quale lo legava una profonda amicizia, disse: «Il Regno di Dio è vicino, Giampiero ce ne ha dato un saggio…». Ora il prete esempio di tenacia, determinazione e voglia di andare avanti, quello che ha insegnato che “la musica è vita” è partito per un nuovo viaggio lasciando un patrimonio straordinario che fa grande Porto Torres e la Sardegna. Buon viaggio don Sà…

Sul “coro di campagna”

«Cosa ho provato? Mi è bastato guardare le facce del pubblico, sentire quegli applausi che non finivano mai e poi leggere negli occhi dei miei coristi l’incredulità e allo stesso tempo la gioia per un risultato che ci collocava tra i grandi della polifonia italiana». Il maestro non l’aveva mai detto a nessuno, ma quella storia della prima volta ad Arezzo, quando i giornali etichettarono il Polifonico Turritano come “coro di campagna” non gli era andata giù. E dopo tanti anni, quando la giuria decretò il primo premio al complesso corale diretto da Antonio Sanna, lui goceanino testardo, uomo di grande cultura e musicista che i grandi avevano cominciato a “studiare”, si regalò quel momento di festa. Una rivincita silenziosa, senza gesti eclatanti ma con tanta soddisfazione dentro. Perché il maestro era lui. (g.b.)«Cosa ho provato? Mi è bastato guardare le facce del pubblico, sentire quegli applausi che non finivano mai e poi leggere negli occhi dei miei coristi l’incredulità e allo stesso tempo la gioia per un risultato che ci collocava tra i grandi della polifonia italiana». Il maestro non l’aveva mai detto a nessuno, ma quella storia della prima volta ad Arezzo, quando i giornali etichettarono il Polifonico Turritano come “coro di campagna” non gli era andata giù. E dopo tanti anni, quando la giuria decretò il primo premio al complesso corale diretto da Antonio Sanna, lui goceanino testardo, uomo di grande cultura e musicista che i grandi avevano cominciato a “studiare”, si regalò quel momento di festa. Una rivincita silenziosa, senza gesti eclatanti ma con tanta soddisfazione dentro. Perché il maestro era lui.

                                                                         20 dicembre 2016 

L’addio della comunità a don Tonino

di Gavino Masia

 

«Possa il Signore ricompensarlo per il bene che ha fatto e faremo in modo di mettere in pratica ciò che il suo Maestro ha insegnato a lui e lui ha poi insegnato a noi». Parole di ringraziamento e di speranza che il parroco di Cristo Risorto don Michele Murgia ha detto ieri sera durante l’omelia del funerale di don Tonino Sanna: «Un fratello e un maestro con cui siamo entrati in sintonia già dal primo momento in cui ci siamo incontrati: lui ha detto “A me non piace comandare” e io ho risposto “A me non piace obbedire”, battute ironiche che ci hanno permesso di capirci al volo e di vivere un periodo bellissimo della nostra esistenza». Tanti i ricordi di don Murgia in una chiesa gremita all’inverosimile e con tanta gente rimasta fuori ad ascoltare. Commovente il ricordo degli ultimi giorni di vita del prete maestro di musica polifonica che ha voluto proprio il suo successore in parrocchia a celebrare l’omelia del suo funerale. Ad accompagnare ogni passo della funzione religiosa i Cantori della Resurrezione – gruppo creato 30 anni fa e oggi uno dei complessi corali emergenti nel panorama polifonico nazionale – mentre ad assistere alla messa c’erano i coristi che hanno fatto parte del Coro Polifonico Turritano che il maestro Sanna ha portato ai vertici della polifonia internazionale conquistando premi prestigiosi a tutti i livelli. A presiedere la concelebrazione, il vescovo padre Paolo Atzei – accompagnato dai canonici turritani – che sul filo dei ricordi ha ripercorso i primi anni di conoscenza di don Tonino: «Mi piace pensare a lui senza rubare la tessera biografica che ognuno di voi conserva nella mente, sigillata dal ricordo della vicenda a Porto Torres dopo un anno di viceparroco a Sassari in Cattedrale accanto al grande maestro di musica Aldo Porqueddu. Qui dal 1966 nella parrocchia di Cristo Risorto non è sorta una grande basilica ma quello che lui ha fatto da subito in semplicità e povertà trasmettendo calore e intensità umana insieme a quel filone musicale di cui voi avete goduto con bellissimi concerti a livello nazionale e internazionale».

Testimonianze che raccontano la vita di un prete che ha saputo dare una sua impronta precisa alla parrocchia di Cristo Risorto e che l’ha fatta crescere nel tempo con quella sua caparbietà tipica a cui univa tenerezza e dolcezza nell’affrontare qualsiasi tema della vita quotidiana. «In questi 12 anni del mio episcopato – ha aggiunto padre Paolo – con don Tonino ho avuto dei colloqui bellissimi almeno una volta l’anno, nei quali ho colto la dimensione più vera e più creativa della struttura umana, che è quella della libertà». Dopo la messa tanti applausi e una fila interminabile di persone di tutte le età per dare l’ultimo saluto al parroco, maestro di musica e di vita. Il finale è nelle parole che don Michele Murgia ha postato sul social: «Ciao amico mio: prometto di guardare sempre nella stessa direzione in cui guardavi tu».

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don Tonino ci ha lasciatiultima modifica: 2016-12-21T17:27:07+01:00da piero-murineddu
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