Migrazioni e questione Rom: da problemi a risorse?

 

 

 

sangue

 

di Piero Murineddu
Senza tregua, genti diverse continuano ad approdare alle nostre coste, dopo aver rischiato la vita attraversando il Mediterraneo a bordo di precarie imbarcazioni. Impotenti e forse rassegnati, ma mi auguro non indifferenti, quasi  giornalmente veniamo a sapere di molti che non ce la fanno, andando a aggiungersi ai tantissimi che negli ultimi anni in quelle profonde e fredde acque hanno trovato la morte. Sappiamo che la maggior parte si mettono in viaggio per  sfuggire regimi totalitari, persecuzioni e fame, altri alla ricerca di una vita migliore. come facevano gli italiani a cavallo del ‘900. Oggigiorno, gli attuali migranti devono dimostrare di provenire da Paesi in guerra, quindi richiedenti “asilo politico”. In attesa del verdetto della commissione valutante e dei giudici, questa gente viene ospitata in alloggi temporanei.

 

IMMIGRAZIONE: CRESCE POLEMICA SU 'MARE NOSTRUM'

Facilmente si intuisce che i tempi della loro sofferta odissea si protrarranno in modo indefinito, ma finalmente, anche se quasi controvoglia, sembrerebbe che  l’Europa stia iniziando a capire che la soluzione del problema, arrivato ormai a proporzioni inimmaginabili fino a qualche tempo fa, non può ricadere solo nel Paese dove  queste persone stremate riescono a mettere piede. Si sta’ capendo anche che, seppur a tempo determinato, costoro hanno il diritto di non essere ammassati in luoghi che inizialmente sembravano lager, anche perchè ciò provoca inevitabilmente problemi di gestione e di convivenza.

Le Prefetture stanno decidendo dove e in che numero queste genti devono essere sistemate, senza imposizioni ma di comune accordo con le comunità locali. E’ possibile che ciò possa dare origine a problemi, come  tutte le diversità costrette a convivere, ma è necessario e ormai urgente che ciascuno si prenda la sua parte di responsabilità.

 

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Ciò detto, voglio spostare l’attenzione ai Rom. Anche se il problema non è delle stesse dimensioni, si tratta ugualmente di persone a cui è giunto il tempo, obbligatoriamente, di dare risposte dignitose.

Stiamo venendo a sapere che per disposizione dell’UE i campi nomadi devono essere chiusi, in quanto luoghi di segregazione. Di questo, tutti dovremmo gioire, e non solamente i più sensibili alle sorti altrui. E’ fondamentalmente questione di giustizia e di civiltà.

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Anche l’Amministrazione sassarese si sta dando da fare per trovare una sistemazione alle famiglie che occupano il terreno che sorge nella zona di Piandanna, Quelli che storcono già il naso stiano tranquilli: ciò avverrà grazie ai finanziamenti che l’UE ha destinato per questo obiettivo, per cui non sono soldi “rubati” a noialtri. La solidarietà deve essere anche creativa, e magari diverrebbe meno difficile e complicata metterla in atto. Sarebbe ora che i conventi, sempre più vuoti, si aprissero all’accoglienza, e qualche realtà in questo senso esiste già. Anche le vecchie case cantoniere potrebbero servire allo scopo.

Le famiglie Rom ospitate in una delle due parti in cui il campo di Piandanna è diviso, si sono sempre impegnati a tenere al meglio il loro spazio, creando un piccolo villaggio con casette pulite,giardino ordinato e coltivando tra loro un forte senso di solidarietà. Dopo un’assemblea con alcuni rappresentanti dell’ASCE (Associazione Sarda Contro l’Emarginazione) il cui ruolo propositivo e di mediazione sta’ portando concreti frutti alla costruzione di una cultura di accoglienza e solidarietà, hanno mandato una lettera a Palazzo Ducale con la quale chiedono di essere coinvolti nelle decisioni che li riguardano.  Evidenziano che l’integrazione auspicata non la si può intendere principalmente nel dover vivere in appartamenti, forzatamente a stretto contatto e magari mal visti e mal sopportati dai vicini ( l’incontro tra diversità è sempre impegnativo, si sà), ma come vicinanza nell’agire, nella conoscenza e arricchimento reciproci e sopratutto, nel rispetto delle leggi da parte di tutti. Di fatto, i loro figli stanno frequentando le scuole cittadine, con soddisfazione di tutti.

bambini

Nella lettera si chiede di essere messi in grado di guadagnarsi da vivere, perchè è attraverso questo sacrosanto diritto che si può condurre una dignitosa esistenza, per loro come per tutti. Se proprio è necessario spostarsi da dove si trovano ora, preferirebbero restare tutti insieme, usando i finanziamenti europei per edificare un piccolo villaggio dove tramandare insieme le loro usanze e cultura, tradizionalmente contadina, poter coltivare e vivere anche dai prodotti che la terra produce.

Utopia? A me, considerando che si tratta di una quarantina di persone, sembrano richieste sensate,legittimate dal fatto che gli immigrati non possono continuare ad essere fatti oggetto delle nostre pietistiche “concessioni”, ma considerati simili a noi,con diritti e doveri. I Rom, come anche gli immigrati,non sono un’entità univoca, ma persone come noi, con sensibilità ed esigenze diverse, per cui è diritto di queste famiglie chiedere di poter continuare a vivere insieme. Non sono nomadi, ed hanno dimostrato, dal modo in cui vivono, di avere grande dignità e di vivere quei valori solidaristici e comunitari che noi “gagè” ci siamo scordati da un pezzo, immersi come siamo in una mentalità utilitaristica e opportunistica. In molti l’atteggiamento di rifiuto continua a prevalere, ma se vogliamo progredire, umanamente e civilmente, dobbiamo ribaltare l’istintiva tendenza d’innalzare barriere e digrignare i denti contro tutti coloro di cui abbiamo paura. Una mente civile non può continuare a persistere nelll’illusoria convinzione dell’antico “mors tua vita mea”.

Migrazione di genti di diversa provenienza e, in proporzione molto inferiore, giusta e rispettosa integrazione delle genti Romanì, molti dei quali da tempo cittadini italiani: a quando, per la crescita comune,  queste realtà, da oggettivi problemi  diverranno  effettive risorse?

Migrazioni e questione Rom: da problemi a risorse?ultima modifica: 2015-05-06T23:28:56+02:00da piero-murineddu
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