Sorso e i suoi emigrati – NATALINO PINNA, archeologo per passione

NATA

 

Presentazione di Piero Murineddu

E’ una vita che non vedo Lino, quel ragazzo che ricordo sempre sorridente e disponibilissimo per le necessità spicciole che possono esserci giornalmente in una parrocchia, quella di San Pantaleo a Sorso, che anch’io frequentavo per attività varie di animazione. Lui, più che  in attività di gruppo, lo vedevo impegnato nei prepararativi per le funzioni religiose, funerali e matrimoni specialmente, srotolando e arrotolando quel lungo tappeto che dall’ingresso portava fino al presbiterio. Qualche giorno prima della Domenica delle Palme era completamente preso dal preparare rametti d’ulivo,  crocette semplici e quelle più elaborate, ricavate dalla parte tenera della palma. Contattatolo per raccontare la sua vita di emigrato, tra l’altro mi dice che il quarto di secolo trascorso dalla sua partenza ha cambiato di molto il volto di Sorso, dove periodicamente vi fa’ ritorno. Mi parla degli oliveti dove amava  trascorrere la  fanciullezza  che hanno lasciato il posto ad una quantità enorme di abitazioni, case molto carine che stanno continuando a sorgere  negli ultimi tempi, ma anche di palazzoni con una architettura non sempre di buon gusto. Rimane piacevolmente impressionato dalle nuove strutture pubbliche sorte nel suo quartiere e un tantino perplesso dal numero sempre crescente di rotatorie. Mi dice dei nuovi spazi verdi a cui però non sempre vengono date le necessarie cure ed è contrariato che siano privi di attrezzature per il gioco dei bambini. E’ informato che la disoccupazione ancora oggi è sempre una piaga molto dolorosa e sa di molti altri giovani concittadini costretti  a cercare in altri luoghi la realizzazione delle loro aspettative. Per lui, l’entrare in contatto con altre realtà, lo ha aiutato ad allargare la mente e si è sicuramente arricchito dal punto di vista umano, ma il fatto di averlo dovuto fare forzatamente, è come avere una ferita che difficilmente riesce ad emarginarsi. Il suo racconto va a toccare anche alcuni aspetti poco piacevoli della sua vita familiare, ed è anche per questo che sento di dovergli un particolare ringraziamento per la semplicità e sincerità con la quale ne parla.

 

 

NATALINO

 

                                                            “Avvidezzi e bona furthuna”

 

      Testimonianza raccolta ed elaborata da  Piero Murineddu

 

 

 Gli inizi burrascosi in terra germanica

Il 27 febbraio del 1991, insieme alla mia ragazza, partimmo nel nord della Germania, in una località ad una quarantina di chilometri da Amburgo, nella Lubecca Heide.  Vi eravamo stati convocati per lavorare nella gelateria di un italiano. Purtroppo dopo non molto tempo, il rapporto col datore di lavoro, che tra l’altro non ci aveva messo in regola con l’assicurazione, si deteriorò, per cui ci trovammo costretti ad andare via. Trasferitici nel quartiere multi etnico di Wihlemsburg di Amburgo, ci ritrovammo a coabitare con altri colleghi di un nuovo lavoro. Intanto nacquero delle incomprensioni con la mia ragazza, per cui, di comune accordo, decidemmo di lasciarci. Tramite la conoscenza con alcuni tedeschi conosciuti a Roma, dal 7 luglio dello stesso anno  iniziai a lavorare presso una nuova gelateria a Trier, 800 Km da Amburgo. In seguito, in una gastronomia della stessa città. Mi ritrovai a vivere nel mezzo della Renania Palatinato, antica terra celtica, ricca di siti preistorici. La cosa non mi dispiaceva affatto, considerando l’antica passione di cui andrò a parlarvi.

 

Nascita dei figli Giona Vittorio,Fabienne Gavina e, in seguito, Elisabetta

Qui conobbi la donna che mi diede due figli: Giona Vittorio, nato nel ’93, e Fabienne Gavina, venuta al mondo tre anni dopo. Anche il matrimonio entrò in crisi e la separazione fu inevitabile. Entrato nell’ambito dell’acciaierie, ebbi l’opportunità di fare un Corso di integrazione per stranieri, molto diffusi in Germania. Vi appresi la lingua e conseguii la qualifica di metalmeccanico, cosa che mi permise per ben sette anni di lavorare  in una fabbrica. Nel 1999 cambiai ancora lavoro. In questa nuova attività la produzione andava ottimamente, cosa che portò il proprietario a regalare ai suoi dipendenti un viaggio in Turchia, spesati di tutto. Qui conobbi quella che sarebbe diventata la mia seconda moglie. Dal nuovo e purtroppo ancora travagliato matrimonio, nacque Elisabetta. Attualmente mia figlia vive con me, mentre la mamma non manca di venire a trovarla  ogni fine settimana.

 

L’anno della grande alluvione  che mi vide nascere

Ogni tanto mi ritorna in mente l’ “avvidezzi e bona furthuna” augurato dai miei genitori in lacrime, mentre partivo in nave da Porto Torres. Ed è proprio delle mie origini sussinche che ora voglio parlare.

Lino, col quale da sempre vengo chiamato, deriva da Natalino, ed essendo nato l’indomani del Natale 1967, è stato quasi d’obbligo impormi tale nome per mia madre Gavina Soddu, originaria di Sedini dove vi nacque nel ’41, e mio padre Vittorio Pinna, nato  nel ’37 in pieno regime fascista, nel paese minerario di Carbonia, chiamata ancor prima Mussolinia in onore del suo fondatore. I primi anni di matrimonio, i miei li vissero in campagna, per poi trasferirsi in paese. Nell’anno della mia nascita, il 18 settembre, dalle 13,45 alle 16 sulla Romangia si abbattè un violento nubifragio che oltre causare disastri immani nelle coltivazioni e ingentissimi danni nelle case e nelle strade, a Sorso causò la morte di una persona. A seguito dell’evento, nella zona periferica verso la Marina vennero costruite nuove case popolari, e nel 1970 alla mia famiglia ne fù assegnata una.

 

Passione non tanto per la scuola, quanto per la Storia
Pur avendo vissuto la scuola con molta fatica, la Storia però mi piaceva, e probabilmente è stato questo il motivo che mi ha fatto diventare un appassionato di archeologia. Gioivo nell’esplorare le campagne di Sorso alla ricerca di  segni dell’antichità, e a forza di portare a casa fossili, alla fine mia madre mi ha creato uno spazio per conservarli e mostrarli  anche con orgoglio alle persone che venivano a farci visita. Avevo raccolto gasteropodi, echinodermi e crostacei di ogni tipo. Vista la mia insistenza, la professoressa di Matematica si fece convincere a portare l’intera classe nella località Cantaparittu per raccogliere i numerosi fossili che vi si trovavano. Fu un gran bel giorno quello. Nei giorni precedenti avevo preparato per bene il terreno, fatica ripagata nel vedere tutti soddisfatti. In quell’occasione mi ero veramente reso utile all’intera scolaresca.

 

Lavoretti in parrocchia dietro piccolo compenso

Anche per la spinta della grande sensibilità religiosa di mia madre, venuta a mancare nel gennaio 2014 e a cui fece seguito dopo non molto anche la morte di mio padre,ammalato da tempo, buona parte degli anni giovanili li ho trascorsi cercando di rendermi utile nella parrocchia sorsese di San Pantaleo. La mia frequenza era talmente assidua che il parroco, don Giovanni Manca, decise di ripagarmi ogni tanto con un piccolo stipendietto. Diventai l’ombra del sacrestano, zio Antonino Petretto, col quale, oltre che sentirlo come padre per i 45 anni d’età che ci separavano, instaurai anche un bellissimo rapporto di amicizia. Essendo lui maestro muratore, diverse volte gli ho fatto da manovale. Alle nostre feste di famiglia, lui era sempre invitato.

 

Barman presso la famiglia Camboni e conoscenza con la Sovrintendente alle Belle Arti

Prima della decisione di partire in Germania, dove tuttora risiedo, ho fatto le stagioni – così si diceva – in Costa Smeralda. Il mestiere di barman l’ho però appreso  dalla famiglia Camboni alla Marina e in altri esercizi. Nel 1985 ho  lavorato nel  “Canguro”, gestito allora da Giuseppe Berzonzi, dopo di chè partii a La Spezia per fare il Servizio di Leva presso La Marina. Al rientro ho lavorato in campagna e ancora in Costa. E proprio a Poltu Cuaddu ho avuto occasione di conoscere Marilena Dander, Sovrintendente alle Belle Arti e direttrice del Museo “Sanna” di Sassari. Rimase interessata dal mio parlarle delle ricchezze artistiche presenti a Sorso e da troppo tempo trascurate. A fine stagione insieme ad altri venne  in paese insieme ad altri esperti del settore. Furono estremamente colpiti dallo stato di degrado in cui versava in modo particolare  l’antico  Crocifisso conservato nella Chiesa di Santa Croce, completamente invaso dai tarli. Nella chiesetta di Sant’Anna vi erano statuette all’interno di nicchie, anche queste in pessime condizioni. Nell’occasione furono visitate anche  le chiese di “Convento” e dei Cappuccini. La Dander si attivò per indire una gara d’appalto  per il restauro dell’altare ligneo e del prezioso Crocifisso. Purtroppo se ne persero le tracce e dovettero intervenire i carabinieri per recuperarli.

 

Quella volta che trovai due antichi teschi umani

Per la  passione di girovagare per le campagne alla ricerca di asparagi selvatici, nei pressi delle domus de janas in località Budduleddu, un giorno trovai un’antica sepoltura con due teschi umani. Tramite l’intervento dei carabinieri, vennero coinvolti i responsabili del museo archeologico sassarese. Avviate le ricerche, fu portata alla luce la più antica tomba del periodo post nuragico e i numerosi cocci di ceramica rinvenuti contribuirono a ricostruirne l’epoca.

 

Oggi

Per tornare all’oggi,oltre l’impegno di padre, continuo a coltivare quella  passione per l’archeologia, per conto del Museo di Treveri. Svolgo anche il corrispondente per il Consolato Generale Italiano per Francoorte sul Meno e in aggiunta dò un apporto volontario a favore degli stranieri a Trier. I miei figli sono ben integrati nella società tedesca. Fabienne, dopo aver fatto opera di volontariato presso un ospedale,  in questo periodo  svolge apprendistato presso una Cancelleria di avvocati. Il maggiore, Giona, oltre il volontario tra i vigili del fuoco, lavora in una fabbrica che produce componenti di macchine. La piccola Elisabetta frequenta la terza elementare ed ha una grande passione per il ballo, coltivata nel club che ogni anno organizza il carnevale nella città dove abitiamo, Trier Ehrang.

 

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Sorso e i suoi emigrati – NATALINO PINNA, archeologo per passioneultima modifica: 2015-03-23T06:29:12+01:00da piero-murineddu
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