Don Giorgio De Capitani su “Noi siamo Chiesa”

 

“Noi Siamo Chiesa” (NSC) è la sezione italiana del movimento cattolico progressista International Movement We Are Church (IMWAC), fondato nel novembre del 1996 a seguito di una raccolta di firme in appoggio ad un Appello dal popolo di Dio
                                         http://www.noisiamochiesa.org/?p=69
a Giovanni Paolo II con cui si chiedeva il rinnovamento ecclesiale della Chiesa cattolica poiché le “speranze aperte nella chiesa dal Vaticano II sono andate in gran parte deluse a causa del tentativo di imprigionarne lo spirito rinnovatore”.
(da Wikipedia)

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di don Giorgio De Capitani*

Riconosco gli iniziali intenti lodevoli, gli sforzi anche coraggiosi per continuare la lotta all’interno della Chiesa istituzionale per una riforma radicale.

La mia critica si limita alla sezione italiana di “Noi Siamo Chiesa”. Mi pare che ultimamente essa si sia rammollita, non sia più l’espressione della base, promuova discussioni ma senza far presa sulla massa del popolo di Dio. Mi sembra che a “Noi Siamo Chiesa” non interessi per nulla ciò che sta succedendo tra il clero più dissidente. Cito il mio caso personale. Diverse volte mi sono rivolto per chiedere solidarietà per qualche mia battaglia all’interno della Chiesa e nel campo socio-politico: neppure una risposta! Silenzio assoluto! Ma non sono l’unico caso lasciato solo a combattere, perché la Chiesa torni alle origini, ovvero al suo Fondatore, tradito subito, appena la Chiesa ha iniziato ad espandersi nel mondo.

Da quando Bergoglio è salito sulla cattedra di Pietro, “Noi Siamo Chiesa” non fa che sostenerlo, senza nemmeno chiedersi fin dove arriverà l’apertura così tanto proclamata di questo papa, dal sorriso facile, dai gesti popolari, dalle battute accattivanti.

“Noi Siamo Chiesa” dimentica un principio fondamentale della Profezia: essere sempre di stimolo, avere un occhio oltre, non salire sul carro del consenso generale, non cavalcare mai le aperture neppure quelle più promettenti di chi sta al potere. Volere o no, il papa è rivestito di un potere, ed è vittima del potere.

Essere di pungolo non significa negare l’evidenza, fare il bastian contrario ad ogni costo, contrastare ogni novità. Non nego che Papa Francesco stia dando una boccata d’aria fresca, ma non basta. Non vedo nulla di nuovo sotto il sole, oltre la facciata!

Cito l’ultimo caso: il documento inviato ai vescovi di tutto il mondo sulle: convivenze, coppie di fatto, unioni gay. La Chiesa si interroga sui grandi mutamenti che hanno cambiato il volto della famiglia. “Noi Siamo Chiesa” ha riportato un articolo, tra l’altro in inglese (senza la premura di tradurlo!), premettendo in italiano questo titolo: “Mai successo: il Sinodo dei vescovi chiede alle parrocchie di tutto il mondo di esprimersi sulle questioni che riguardano la famiglia e la sessualità”.

Io invece qualche riserva l’avrei. Mi preoccuperei di fare un lavoro capillare presso le parrocchie, perché il questionario sia presentato ai laici il più possibile nel modo corretto e si dia loro assoluta libertà di rispondere.

“Noi Siamo Chiesa” dovrebbe prestare più attenzione ai fermenti che ci sono già tra le comunità cristiane e il clero. Fermenti che vengono subito in parte fatti tacere, e che perciò andrebbero sostenuti. E invece, no! A “Noi Siamo Chiesa” piace riunirsi talora in convegni in cui si discute e non si va oltre. Ripeto, non è inserita nella località, non vive di località, ed ora, cosa del tutto inaccettabile, si sta omologando.

Bisogna partire dal basso, verso nuove comunità di base. Siamo stanchi dia parole, di assemblee, di proclami. Certo, anch’io scrivo documenti, ma per aprire la mente alla gente comune, in vista di una comunità evangelica radicale. Ho cercato di creare una comunità in tal senso, ultimamente a Monte di Rovagnate. Il problema sta nell’agganciare il laicato e nel risvegliare il clero. Senza mai stancarsi.

Sto scrivendo da una casa privata dove sono stato esiliato da un cardinale che parla anche di umanesimo e di aperture, ma che purtroppo non vuole che si possa discutere sui diritti civili.

“Noi Siamo Chiesa” si svegli e raccolga le voci di coloro che vivono nella realtà, e vorrebbero pagando di persona una Chiesa diversa. Non si faccia incantare da una rivoluzione di facciata!

 

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* Breve biografia di don Giorgio De Capitani

Ordinato sacerdote nel 1963 nell’arcidiocesi di Milano , ha esercitato a Introbio dal 1963 al1966, a Cambiago  dal 1966 al1973, a Sesto San Giovanni nella parrocchia San Giuseppe dal 1973 al 1983; inoltre è stato parroco a Balbiano e Colturano dal 1983 al1084  ed è stato sacerdote coadiutore a Cassano d’Adda dal 1984 al 1996  . Ha svolto incarichi pastorali presso la parrocchia di Rovagnate inprovincia di Lecco, dove dal 1996 al 2013 ha gestito la piccola chiesa e la comunità di fedeli nella frazione di Sant’Ambrogio in Monte. Nel luglio 2013 il cardinal Angelo Scola   ha scelto di rimuovere don Giorgio De Capitani da Monte  in seguito alle ripetute lamentele pervenute negli anni presso la Santa Sede e la Curia Milanese a causa dell’odio manifestato dal sacerdote nei confronti di Berlusconi e dell’indisponibilità dello stesso don Giorgio a chiudere il suo sito internet e rimuovere gli insulti e le ingiurie nei confronti di Berlusconi. Da settembre 2013 risiede a Dolzago, dove celebra una messa festiva la settimana.

Don Giorgio De Capitani su “Noi siamo Chiesa”ultima modifica: 2015-03-20T05:09:56+01:00da piero-murineddu
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