Sorso – Sgombero dei Rom: motivi d’igiene pubblica e di regole abitative, o la solita paura del diverso?

Giovanna con Elisa - 23 febbraio 2015

di Piero Murinedduo

Difficile descrivere il grande affetto creatosi in un incontro ed espresso da questa foto. Giustamente le leggi vietano di esporre  volti dei minori, ma in questo caso gli occhi di questa bambina avrebbero parlato molto più di quanto possono arrivare a fare le pur ricercate ma spesso non appropriate parole.

Nel pomeriggio di ieri con mia moglie abbiamo faticato un pò per raggiungere la campagna dove la famiglia Rom di Zoran e Vesna coi loro vivaci otto figli, aspettano con trepidazione di conoscere cosa il futuro (e sopratutto la volontà degli altri!)  sta’ loro predisponendo.

Inoltratici nella stradetta di penetrazione agraria, incontriamo un giovane che, seppur con tutta la gentilezza che gli è possibile, solo alla fine si fa convincere (!) a darci l’indicazione per arrivare alla nostra meta. Giunti finalmente nell’oliveto, da diverso tempo semi abbandonato e che in queste settimane è stato ripulito da queste persone che vorrebbero viverci,coltivandoci anche un orto e un piccolo frutteto, troviamo tutti, eccetto il capofamiglia, in quanto impegnato a portare avanti un lavoro intrapreso ad Alghero, da dove provengono e dove ancora hanno la residenza. Mia moglie Giovanna e Vesna si sono conosciuti in mattinata, per cui la visita era attesa e da subito si dimostra gradita, per loro ma specialmente per noi.

Con l’apporto di tutti, viene immediatamente predisposto un “salotto” all’aperto e una delle ragazze più grandette prepara con molta cordialità un caffè a me e alla sua mamma, che nel mentre racconta tutto ciò che stanno vivendo in questi giorni concitati. In Vesna è evidentissima la preoccupazione, anche per l’ultimatum impostale dal sindaco di sloggiare entro giovedì. Si, questo giovedì 26. Ascolto con molto interesse l’accorato e particolareggiato racconto, ma ogni tanto mi lascio trasportare dalle richieste dei bambini, il più grande dei quali mi fa vedere come ha costruito da sè una motoretta, saldandone i vari pezzi. Il fratellino minore è un pò arrabbiato con lui perchè non gli fa usare l’altra moto, ma la mia mediazione riesce alla fine a far conciliare le esigenze di entrambi.

Anche per Giovanna, ogni tanto la conversazione “salottiera” s’interrompe per dedicarsi ai bambini, che inevitabilmente e da subito s’innamorano della sua simpatica giocosità. Ci rendiamo conto che pur essendo arrivati qui con intenzioni “serie”, i preziosi minuti che scorrono ci hanno trascinati piacevolmente in un’inaspettata empatia. Anche l’iniziale tensione di mamma Vesna si scioglie in una rilassata espressione sorridente.

Noto intanto un altro dei piccoli che rimane in disparte e quasi impaurito. Di tanto in tanto fa dei tentativi di avvicinamento, ma la diffidenza o forse la timidezza continua a bloccarlo. La cosa non dura molto, perchè poco dopo ci ritroviamo a camminare mano nella mano. E’ evidente qualche problema nella deambulazione e nel linguaggio, ma ciò che riusciamo a comunicarci è più che sufficiente.

Nel mentre arriva Salvatore, il giovane corrispondente di Sorso che segue per “La Nuova Sardegna” questa vicenda. Viene ben accolto da tutti e si vede che il suo interessamento và al di là dell’aspetto prettamente, e sopratutto, esclusivamente giornalistico. I suoi sforzi di fotografare i bambini da dietro non vanno facilmente a frutto, anche perchè, nella loro innocenza, sentono di non avere niente da nascondere e vorrebbero farsi vedere senza alcun problema. Ma, ripeto, i problemi li abbiamo e li poniamo noi adulti.

Chiedo ai ragazzi che frequentano la scuola in paese come i compagni e le maestre hanno  reagito davanti a tutto il chiasso creatosi intorno a loro. Il grandetto, quello della moto, mi risponde che sono molto dispiaciuti, in quanto della loro presenza in classe sono contenti.  Dato che c’è, ne approfitta per farmi vedere un compito fatto in classe e valutato con un “Bravissimo” dalla maestra. D’altronde,sentendolo parlare e vedendone l’attività durante la nostra visita, non è difficile capire che si tratta di un ragazzo molto intelligente e acuto, e i fratelli non sono da meno. Provo ad immaginare il grande apporto che ragazzi come questi possono dare in un’aula scolastica, ma questo, per certi “adulti” preoccupati di non far “contagiare” i propri figli e di tenersene il più lontano possibile, è difficile se non addirittura impossibile da capire. Non capiscono proprio la grande opportunità che rischiano di perdersi, se persistono nel loro ottuso e immotivato rifiuto.

Ripreso posto nel salottino, mi devo subito rialzare perchè Vesna ci porta a vedere parte dell’alloggio, specialmente dove c’è la doccia e la cucina. Non è un comodo appartamento riscaldato e super accessoriato come quello in qui vive la maggior parte di noi, ma l’ordine, considerata la situazione, c’è. Se non erro, mi è parso di capire che facciano anche la raccolta differenziata dei rifiuti. Visto il clima confidenziale creatosi, chiedo a Vesna se la definizione di “zingari” le dà fastidio. Mi risponde che la valenza negativa al termine gliela data la gente “normale”. A lei, precisando che l’etnia Rom a cui appartiene ha un’antica e rispettabile cultura, la parola non infastidisce. A darle fastidio e sopratutto sofferenza è tutto ciò che di negativo e sbagliato viene collegato all’essere nomadi. In ogni caso, la sua famiglia ha deciso d’integrarsi e di rispettare le regole della comunità civile.

Provo a chiedere se, nel caso non riescano a rimanere a vivere qui, sono disposti a trasferirsi nell’appartamento loro affidato dal Comune di Alghero. Vesna ribadisce che riuscire a contenere la vivacità di otto ragazzini in un condominio sarebbe problematico assai, e che in ogni caso il loro desiderio è vivere in una casa di campagna, pagando un regolare affitto. Per questo terreno hanno già versato una quota rilevante, per cui di fatto sono proprietari.Nel caso, sarebbe anche problematico vivere ad Alghero e dover venire qui per coltivare la campagna.

Un normalissimo desiderio a cui chiunque può aspirare, ma non coloro che, nonostante i loro sforzi di inserimento in un normale tessuto sociale, i benpensanti e i “civili” cittadini continuano a respingere ai margini. Non tanto per la loro pericolosità, quanto per le nostre tante paure che ci imprigionano e ci rattristano la vita.

L’abbraccio tra Giovanna e la bambina suggella la nuova amicizia nata tra noi e la famiglia di Zoran e Vesna.

A proposito, bisogna che mi ricordi di portar loro il pallone da rugby promesso.

Sorso – Sgombero dei Rom: motivi d’igiene pubblica e di regole abitative, o la solita paura del diverso?ultima modifica: 2015-02-24T10:45:31+01:00da piero-murineddu
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