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Il mio forte desiderio di essere un….COMUNE MORTALE

billelleraelleboro

 

 

 

 

 

 

 

 

di Piero Murineddu

 

Dopo aver letto l’analisi sul modo di votare dei sorsesi fatto dal  Baffuto&Acuto Leo (trovate l’articolo in fondo alla pagina), mi sono sentito telefonicamente con lui per uno scambio d’opinione sull’argomento. Oltre chiedergli il permesso di pubblicarlo, gli ho anticipato che avrei commentato. Ho deciso di farlo in modo diverso dal solito, pensando di rilevare alcuni suoi passaggi e concludendo rivelando un intimo desiderio che probabilmente mi attirerà parecchi strali sussinchi.

Vediamo:

 

  1. I sorsesi votano per innamoramento.
  2. Passionali come sono non fanno mai delle scelte logiche
  3. E’ come se un vento malizioso spingesse le folle in un’unica direzione
  4. Capire le ragioni di questo comportamento al limite della schizofrenia è impossibile
  5. Magari, qualche tempo dopo, il “favorito” viene buttato giù dal piedistallo
  6. Al sorsese il voto bisogna chiederlo uno per uno, così può prendersi la rivincita verso “l’odiato” politico
  7. Il candidato deve umiliarsi,sopportare battute grevi e sorrisi di scherno. Alla fine ottiene la sospirata preferenza.
  8. Non contano le qualità personali e il lavoro fatto ma “piegarsi” davanti al popolo “giudice”
  9. Questa forma di vassallaggio diventa il prezzo da pagare per il successo.
  10. Il sorsese non vuole una persona competente e capace di amministrare, ma qualcuno che gli rassomigli
  11. Il sorsese vuole un candidato che gli sia “inferiore” per potergli dire : “guarda che non sei nessuno: lì ti ho messo io e ti posso tirare giù quando voglio”
  12. In questo modo, quelli super votati pagano un prezzo altissimo per la propria vanità.
  13. Il sorsese vive alla giornata, in attesa di un qualche miracolo terreno o divino.

 

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Traggo da http://spazioinwind.libero.it/sorso2000/billellera.htm

 

Il nome della Fontana indica la pianta dell’elleboro, che anticamente veniva utilizzata per curare la pazzia o l’epilessia. Poiché è una pianta velenosa le è stato attribuito il potere di rendere folli (proprietà poi estesa alla stessa acqua della fontana). E da qui l’infamante (e falsa!) leggenda sui “sussinchi macchi”… Ma a volte non è forse la follia un eccesso di intelligenza che i comuni mortali non riescono a capire?”

Non è forse la follia un eccesso di intelligenza che i comuni mortali non riescono a capire?

La conclusione fatta dagli autori del Progetto “Sardegna

2000″ (corsi per l’alfabetizzazione informatica e linguistica)

attribuisce ai sussinchi un “eccesso d’intelligenza” che i

comuni mortali non riescono a capire

 

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

 

Chiedo scusa, ma come qualcuno concorderà,

personalmente mi sento un sussinco atipico, e vi faccio

una quasi confidenza, anzi, intimissima confidenza:

spesso mi capita di desiderare profondamente di

essere un …. comune mortale

 

LEONE

 

 

Il sindaco di Sennori (SS) rinuncia al suo stipendio

di Piero Murineddu

 

E così l’erede (anche politicamente) di Giovanni Desini, Roberto, sindaco del comune di Sennori dal maggio 2011 ed eletto consigliere regionale alle recenti elezioni, fattosi già notare perchè artefice di proposte di legge che fissino “precisi paletti volti a ricondurre il diritto al vitalizio dei consiglieri regionali in una dimensione morale e sociale più equa e più vicino al trattamento riservato agli altri cittadini”, evitando di farne beneficiare agli onorevoli condannati in via definitiva, http://www.sardegnadies.it/vitalizi-dei-consiglieri-regionali-dopo-i-65-anni/ e anche perchè ha denunciato il comportamento dei vertici dell’ASL di Sassari che hanno continuato a elargire incarichi organizzativi dopo che erano stati invitati a limitarsi agli atti di ordinaria amministrazione dall’Assessorato regionale alla Sanità, ha deciso di rinunciare ai 25 mila euro annuali spettanti come capo del Comune in favore della comunità che amministra.

Puro spirito di generoso servizio reso ai suoi concittadini, magari con l’obiettivo di essere ricordato con ammirazione dai posteri, preso dagli scrupoli di coscienza perchè beneficiario anche dell’ancora pesante stipendio regionale (dopo che si era fatto sentire per ribadire il diritto al doppio incarico) o semplice calcolo strategico per vedersi rieletto alle prossime amministrative del paese della Romangia? E chi lo sa? Intanto è un gesto che placherà leggermente la sempre più montante incazzatura dei normali cittadini, che non solo fanno fatica ad arrivare al 20 del mese, ma spesso sono anche privati del minimo per condurre una vita dignitosa.

Perchè i suoi colleghi non si ingelosiscono per l’ammirazione che questo gesto provoca nel popolino, e fanno altrettanto, magari rinunciando ad eventuali emolumenti spettanti come membri delle commissioni regionali o altri incarichi, o semplicemente devolvendo ai bisognosi una parte consistente dello stipendione che percepiscono grazie alle tasse che paghiamo noi tutti? Dai, coraggio: ingelositevi del Robertino sennorese paternità Giovanni, e così iniziate, COI FATTI, a toglierci la convinzione perversa che abbiamo che vi mettete in politica per ingrossare il vostro portafogli e per tanti altri tornaconto!

 

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Piero&Totoi: non solo sull’indecente “sondaggio” del Comune di Sorso

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di Piero Murineddu

Riguardo a questa incredibile oltre che vergognosa e indecente domanda posta ai cittadini nel Sito del Comune di Sorso e presentata addirittura come “sondaggio,

http://www.comune.sorso.ss.it/index.php?option=com_poll&id=16%3Aritieni-che-leggere-notizie-false-sulla-stampa-locale-danneggi-sorso-e-la-sua-comunita

avevo espresso il mio parere

http://pieromurineddu.myblog.it/2014/07/19/sorso-uso-spregiudicato-del-sito-comunale/

Le mie perplessità le avevo mandate anche alla pagina FB del Comune, che mi “onoro” di avere come …..amico, ricevendo la seguente frettolosa (credo) risposta:

“Perchè indecente? Ritiene che una notizia inesatta non danneggi l’immagine di Sorso?”

al che rispondo:

Ma allora, chiedo scusa, si vuole persistere sulla STUPIDITÀ della domanda!? Se così fosse, è meglio lasciar  perdere….”

Risposta del “Comune”:

“Ok. Lasciamo perdere. Buona serata.”

mia risposta (non espressa):

“Buonanotte, caro Comune”

 
Che pensare? Chi può essere la mente eccelsa che ha dato questa risposta? L’esperto informatico che cura il Sito oppure un più probabile Assessore in carica? In entrambi i casi, non hanno letto assolutamente le mie considerazioni, confermandomi che la materia grigia a volte scarseggia.

Ma è ancora possibile tentare di usarlo questo benedetto cervello che ci ritroviamo? Oppure il digitare sulla tastiera è ormai un gesto istintivo e per forza di cose frettoloso? Così è.

Ogni tanto, quando specialmente si sente stimolato dal contenuto di ciò che pubblico, un  amico virtuale di Ittiri-ss (con tanto di dispiacere da parte mia perchè finora  la distanza fisica ha impedito  di farla diventare amicizia reale in carne ossa) mi manda il suo commento. Le volte che è capitato, ho puntualmente constatato la diversità di giudizio, specialmente in ambito “politico”. Purtuttavia ho sempre apprezzato, perchè lo scrivere è frutto d’impegno e di attenzione verso l’interlocutore. Entrambi abbiamo l’abitudine di “farla lunga”, ma evidentemente non ci accontentiamo della battuta veloce e degli slogans, e questo mi garba.

piero

toto

Queste sono le nostre espressioni quando usciamo a passeggiare nella “piazza” di facebook. Come vedete, non appariamo molto sorridenti e simpatici. Piuttosto pensierosi, direi. Ma comunque, state tranquilli: anche se non ci teniamo a sfoggiarlo troppo in pubblico, nei nostri volti compare spesso il sorriso, specialmente quando le circostanze della vita ce lo consentono. E poi, siamo entrambi anzianotti, e non ci teniamo ad  esibire la dentatura ormai incompleta.

Ecco di seguito il nostro scambio.

Totoi Fadda

Caro Piero, i sindaci a volte, credendo di essere diventati dei veri Statisti solo per essere stati rieletti (tralascio al momento sul come…) per un secondo mandato, anzichè metterci la faccia intervenendo in prima persona per dare risposte esaustive alle legittime domande della popolazione, si affidano a collaboratori forse troppo esagitati e digiuni di “tecniche di informazione” che, anzichè fare chiarezza aumentano la confusione ed i sospetti. Questi novelli Statisti dovrebbero invece prendere carta e penna, o attaccarsi alla tastiera del PC, e affidare al proprio buon senso ed onestà intellettuale le risposte alle eventuali e presunte illazioni che la cosiddetta “Stampa Locale” (giornali – blogs – fogli e fogliettini locali vari), per amore di verità ed anche per pura e semplice  provocazione sollevano nell’interesse della Popolazione.
Gli argomenti e le provocazioni possono contribuire a fugare dubbi e avere risposte dirette mettendo così il Popolo Sovrano nella condizione di comprendere cosa accade dentro i “Palazzi del Potere Locale”. La tua analisi sul sondaggio è condivisibile. Il Popolo vuole risposte e fatti. Debbo dire che a Sorso, rispetto ad altri grossi centri della nostra provincia, i fatti sono ben visibili e posso affermare, dal mio osservatorio foraneo ma attento agli accadimenti nelle città del circondario, abbastanza concreti.

Piero Murineddu

Ben trovato, caro Totoi. Naturalmente, il fatto che condividi l’analisi riguardo al “sondaggio”, mi fa piacere : almeno su qualcosa si riesce ad essere d’accordo, grazie a Dio! Nel finale, abbastanza prevedibilmente, non fai mancare il tuo consenso a ciò che i nostri amministratori sussinchi stanno realizzando.

Proviamo ad elencarli? Focalizziamo le cose “ben visibili”.

Le rotatorie? Ok. La strada che porta al santuario mariano in campagna? Ok. La nuova costruenda struttura sanitaria? Anche questo ok. L’ottenimento dei finanziamenti per la litoranea? Ok (quando ne vedremo la realizzazione).

Vediamo,vediamo…

La ristrutturazione del vecchio lavatoio? Anda bè anche questo. È possibile che qualcos’altro adesso mi sfugga. Magari puoi completare tu, dato che sei così attento alle vicende sussinche. E allora, quali potrebbero essere i motivi di malcontento? Qui il discorso potrebbe farsi lungo. Diciamo principalmente che è il modo di governare, dove l’idea di coinvolgere i cittadini nelle scelte amministrative non esiste proprio; dove alla trasparenza degli adempimenti di legge o meno si fa uno sberleffo;dove il clientelismo per perpetuare il consenso elettorale è diventata prassi normale; dove l’incremento della “Cultura” è qualcosa di inesistente.Vieni a vedere in che stato sono i siti archeologici e guarda anche che valorizzazione c’è dei nostri personaggi illustri. Sara’ un caso se Nicola Tanda ha deciso di lasciare il suo tesoro librario a Ozieri e non a Sossu? Considerando il “visibile”, si dà scarsissima attenzione agli spazi verdi e aggregativi (un parco previsto in qualche mese, dopo oltre due anni non se ne vede ancora la conclusione).

Sorso, come ben sai, è solitamente rappresentata da La Billellera, una fontana intorno alla quale, nel tempo, si è creato un anfiteatro e un piccolo spazio verde. Ebbene, da diversi anni, questo luogo è accessibile in minima parte alla massa dei cittadini e dei turisti. Per motivi clientelari ( e in modo mooooolto discutibile), se ne è data la gestione ad una pseudo associazione culturale che se ne è praticamente impadronita. Ho fatto  una lunga e quasi solitaria campagna di denuncia della vicenda. Risultato? Silenzio assoluto, degli Amministratori e delle altre associazioni esistenti. Tutto normale: totale rassegnazione che “chi comanda detta legge”, non importa se infischiandosene della LEGGE. Credimi, potrei fare altri esempi di questo modo a mio parere arrogante di amministrare. Certo, non mi riconosco politicamente in questa gente che dopo cinque anni ha ripreso il comando con vasto consenso (anche perchè l’alternativa non era granché), ma, come vedi, il mio vuole essere un giudizio sui fatti, e non solo quelli “ben visibili” come tu dici. È l’idea di democrazia e di partecipazione che non vedo progredire, e davanti a questo non posso tacere, anche se ci costruiscono un “castello dorato” a dieci e più stelle.

Tornando al Sito Comunale e al suo uso da “manganello” metaforico contro il corrispondente de La Nuova, perchè di questo si tratta,  come fa il Sindaco a consentire una cosa così vergognosa?

Totoi Fadda

Noto che, stando alla tua puntuale, piccata e Super precisina filippica di aggiornamento sullo stato delle cose,nonostante le colorazioni delle amministrazioni che governano le due maggiori cittadine della provincia di Sassari, Ittiri e Sorso, colorazioni antagoniste (Ittiri di Centrosinistra Sorso di Centrodestra) , i risultati ottenuti, stando ai nostri contestabilissimi giudizi, non si differenziano di molto. Una delusione.
L’ unica differenza è, ad esempio, che mentre a Sorso si costruisce una nuova struttura sanitaria, ad Ittiri si chiude quella che c’è da sempre grazie ad un lascito del Nobile Giovanni Andrea Alivesi.Chi amministra la nostra attivissima comunità da ben dieci anni, confermati nelle ultime comunali con un consenso altissimo (vedi ? Più tratti male la gente, il popolo, più consenso e sostegno ti danno) e talmente partecipato che si era pensato, incappando in un errore madornale, potesse essere confermato alle ultime regionali. Purtroppo per il Nostro così non è stato. Per il Vostro invece è stata una vera vendemmia di voti. Tu sostieni che è tutta “colpa” del clientelismo ? Sono pronto ad ammettere un certo interessamento ai destini della propria popolazione da parte di chi è mandato ad amministrare e rappresentare un centro importante quale è Sorso. Importante sotto il profilo politico perchè (ma questa, nel vostro caso, è storia ricorrente) la tua città ha partorito sempre personaggi di spessore e di grande passione politica che hanno tenuto in grande considerazione i bisogni dei loro amministrati. Mettiamoci d’accordo: vuoi forse sostenere che se la destra prende a cuore le necessità di chi gli chiede aiuto e sostegno fa del semplice clientelismo ?
E vuoi sostenere che quando la sinistra opera nello stesso modo non è più clientelismo ma vera solidarietà per i bisogni del Popolo e delle masse operaie sfruttate e angustiate da quei cattivoni degli industrialotti improvvisati? È chiaro che le vicende di Sorso tu le vivi in prima persona e ne puoi misurare la qualità e l’ intensità. Sono pronto a crederti e confermo quanto ho postato appena più sù: c’è un errore di comunicazione. Se è pura ignoranza ( non comprendere che è utile confrontarsi onestamente sui problemi e cercare di risolverli tutti insieme come comunità) si dovrà perdonare come buoni padri di famiglia; se è frutto di arroganza (come tu sostieni) è certamente da combattere e la Città di Sorso sosterrà il corrispondente del giornalone di De Benedetti tessera numero uno del PD.

Piero Murineddu

Sono pronto ad ammettere un certo interessamento ai destini della propria popolazione da parte di chi è mandato ad amministrare e rappresentare un centro importante quale è Sorso (…..). Vuoi forse sostenere che se la destra prende a cuore le necessità di chi gli chiede aiuto e sostegno fa del semplice clientelismo ? E vuoi sostenere che quando la sinistra opera nello stesso modo non è più clientelismo ma vera solidarietà per i bisogni del Popolo e delle masse operaie sfruttate e angustiate da …..” 

Ci risiamo. Attenzione, Totoi, io non condanno il clientelismo della Destra e giustifico quello della Sinistra. Ma possibile che ancora non si sia capito questo? Evidentemente il non poterci frequentare non ti ha permesso di capire e credere che il mio giudizio si sforza di essere al di sopra delle appartenenze partitiche. Anche in precedenza, ad ogni mia osservazione sull’operato dei seguaci di Berlusconi, contrapponevi un esempio della “sinistra”. Ti chiedo ancora una volta di non considerarmi portavoce della sinistra tout court. E poi, lo sbaglio di uno non giustifica lo sbaglio dell’altro. Sarà mai possibile intendersi su questo punto fermo?   

“Un certo interessamento ai destino della propria popolazione”  lo vedo spesso finalizzato al proprio ingrassamento: politico, di prestigio e quindi di consenso elettorale. Per cosa? Semplicemente per consolidare il potere. Il potere permette di avere privilegi e agganci importanti. Nel caso specifico sorsese, il potere ha permesso di ben sistemare prima di tutto i propri familiari, parenti e affini. Quello che rimane, viene concesso volta per volta ai tanti elemosinanti dei tempi difficili che stiamo vivendo e anche di molti altri che vogliono semplicemente beneficiare della vicinanza “politica”, per avanzamenti di carriera e per far funzionare meglio i propri affari. Tutti questi  si sentiranno riconoscenti verso il “benefattore”, il quale orgogliosamente, pomposamente e “benedicente”, continuerà a sua volta ad avere assicurato il prestigio e l’attaccamento a poltrone sempre più importanti. Fino a quando non si sa, ma intanto la sua “dispensa” sarà molto ben fornita per anni. anni e ancora molti anni.

Come vedi, la mia chiarezza è estrema e non ci giro troppo intorno. Per me tutto questo non è assolutamente essere benefattori dell’umanità bisognosa, ma semplicemente far sfoggio sfacciatamente del potere che si ha in mano. Per la mia sensibilità e visione del mondo, tale modo di fare è immorale e non aiuta una collettività a civilizzarsi e a sentirsi più solidale. Chi porta gli altri a dipendere dal potere che momentaneamente si possiede, ne compra la benevolenza e non  aiuta gli altri  a diventare persone libere.

Caro Totoi, non si tratta di sostenere il corrispondente de La Nuova (sapessi quante cose mi differenziano da lui!). E poi, come hai detto prima tu, se  non si è d’accordo sulle sue corrispondenze, ci si attivi per dimostrare il contrario, ma non si usi il Sito istituzionale pagato da tutti in un modo che mortifica l’intelligenza degli autori e dei destinatari.

Come vedi, due interventi tuoi e due miei, e anche se l’ultimo è mio, non voglio assolutamente trarre io le conclusioni. Testardi come siamo, ognuno si terrà le proprie convinzioni per molto tempo ancora, grazie a Dio. Sono certo che vorrai replicare, come giustamente è tuo diritto, ma come ci dicemmo quella volta là, rischiamo di diventare noiosi. Non è che c’importi molto del parere dei lettori facebookini e dintorni, specialmente se si limitano a cliccare sul pollice “mi piace” senza esprimere un’opinione, ma sai com’è, rischiamo di girare e rigirare sempre intorno a noi stessi, e per l’età che abbiamo, ciò può provocare fastidiosissime bazzinèddhi (capogiri). Se ci tieni, continuiamo la discussione, ma possibilmente in privato. Saruddu e triggu.

IL QUIETO VIVERE DEI “TIEPIDI”

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di Piero Murineddu

 

All’interno di una collettività, che sia ben inteso, non è ancora “comunità” (questa  bisogna coscientemente volerla e  la realizzazione necessita di fatica, di moooooolta fatica!), una presa di posizione comune è sempre un segno di speranza.

Nella vicenda di Gavoi (Nu), in cui c’è stata un’incivile minaccia ad un teste nel processo per l’omicidio Dore, parte della popolazione stà iniziando a reagire. Certo, per far circolare un documento e appendere delle scritte sulla pubblica strada, specialmente se lo si fa insieme ad altre associazioni, non è che ci voglia molto coraggio, ma intanto è un ottimo segnale di partecipazione e di non rassegnazione.

Voglio però considerare l’atteggiamento personale della cosa, cioè la tendenza generalizzata di “farsi gli affari propri”, sempre e comunque. Si dice che così facendo “si campa a lungo”, oltre non crearsi nemici. Il prendere posizione continua ad essere rischioso, per cui si preferisce rimanere “neutri” a tutto, rimanere sul vago, specialmente quando si tratta di dare il proprio giudizio sull’operato di chi gestisce la Cosa Pubblica e su particolari eventi che potrebbero scatenare ripercussioni. Questo atteggiamento “non compromettente” è diffuso ormai a dismisura. E’ conseguenza di una vaga paura,  la quale blocca la libertà  individuale e porta a non esporsi? E’ possibile.

  Cosa ancora più triste è quando questo modo di essere è presente anche nella cosiddetta “comunità dei credenti”, compresi coloro che hanno preso pubblico impegno per essere servitori della Verità e della Giustizia, da “gridare dai tetti delle case”, non solo farne timidamente cenno dagli amboni o pulpiti delle chiese.  Nel libro dell’Apocalisse si dice che Dio vomiterà dalla sua bocca i tiepidi, ma evidentemente è una “temperatura” scelta dai più, senza che ciò provochi particolare problema e sensi di colpa.

A Martin Luther King, il pastore protestante assassinato proprio per il suo parlare chiaro e coraggioso, è attribuita la frase “Non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti”, ma anche questa indicazione non ha trovato e continua a non trovare molto seguito. La maggior parte degli “onesti” continua a starsene silente, facendo ben attenzione a non pestare i piedi a qualcuno che potrebbe ….morsicare. Si preferisce così il quieto e “tiepido” vivere.

Lo so, ci sono tante sensibilità e numerosissime soggettività anche in mezzo ai “praticanti” e credenti, e difficilmente si accetta e si capisce la severità di Gesù quando ha detto che è venuto non per “portare la pace, ma la spada”. A chi la frase non è chiara, vada da qualche prete a farsela spiegare,  ma possibilmente di quelli che non stanno troppo “protetti” in sacrestia e che si dedicano prevalentente a far sgranare rosari al proprio gregge.

 

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PIETRO FALESI ancor prima che arrivasse a Sossu

di Piero Murineddu

Prima che Pietro Falesi venisse ad abitare a Sorso, aveva casa nel quartiere di Prunizzedda a Sassari, proprio dirimpettaio al piccolo Antonio, vivace ragazzino a cui più che stare sopra i quaderni con la penna in mano, piaceva di più tirare calci al pallone e magari provare dei ritmi sui vecchi barattoli di latta, visto che da grande sarebbe diventato un ottimo batterista jazz. Ed è proprio dal maestro siciliano che i genitori mandavano il proprio figliolo per cercare di fargli entrare in zucca l’importanza di dedicare del tempo allo studio, oltre che al gioco. Probabilmente però, non sempre era possibile far conciliare l’irrequietezza del ragazzetto con la benevola ma severa intransigenza di “signor Falesi”, per cui ogni tanto qualche ischabizzadda (scapellotto) partiva, ma “delicatamente”, giusto per far concentrare il futuro percussionista sul duro e ostico “ritmo” scolastico. Anche le proprietà curative delle mani della consorte, signora Speranza, aiutavano il piccolo e irrefrenabile allievo ad alleviare le conseguenze delle numerose cadute, come quella volta che si ruppe il polso. Prima che si scoprisse la presenza di una frattura, i delicati e “materni” massaggi della donna aiutarono Antonio a sopportare il dolore, e magari è anche grazie a lei se oggi Antonio riesce a muovere in modo magico e coinvolgente le preziose bacchette della sua batteria.

 

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PIETRO FALESI, IL MAESTRO SICILIANO CHE DECISE DI DEDICARSI A TEMPO PIENO AI GIOVANI SUSSINCHI

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di Piero Murineddu

 

Ed eccolo il “signor Falesi” in uno dei momenti della sua vita in cui era veramente felice di esistere, cioè quando era attorniato dai “suoi” ragazzi. Ragazzi che gli stavano dietro, apprezzandolo, amandolo ma probabilmente un tantino detestando il suo essere troppo “democristiano”. E si che erano tempi in cui il ribellismo giovanile era molto accentuato, sia per il ribollire sfrenato degli ormoni giovanili, ma sia anche perchè generalmente ci si sentiva “di sinistra”, non raramente per moda. A buona parte dei frequentatori il “suo” Centro di Lettura, della politica non è che importasse granchè, interessati con’erano specialmente allo stare insieme e alle conseguenti iniziative di vario genere (culturali, ricreative, sportive e sopratutto le memorabili gite). Ad una parte invece, la politica interessava (erano i tempi in cui si credeva fermamente che “tutto è politica”). Probabilmente sono stati questi che hanno iniziato a mettere in discussione l’ “autorità” di zio Pietro, creando in lui un certo…..disorientamento, anche nel suo ruolo di “guida”. Ma probabilmente è proprio con questi “politicizzati” che si era instaurato un particolare rapporto “filiale” e di sicuro affetto, sentimento che tuttora si annida nella memoria e specialmente nel cuore di questi suoi ormai ex ragazzi quando capita loro di ricordare quel democristianaccio di “signor Falesi”.

 

Sorso: atto di indirizzo “morale” per la scelta degli scrutatori

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di Piero Murineddu

 

Il concedermi ogni tanto una pausa dal comprare “La Nuova Sardegna”, anche per poter dare un’occhiata ad altri quotidiani (ed io non sono assolutamente di quelli che escono giornalmente dall’edicola con un mucchio di giornali sottobraccio), mi aveva fatto sfuggire una notizia che, se confermata, farebbe fare un notevole passo avanti riguardo al “Senso di Giustizia” a Sossu, oltre che farmi leggermente ricredere sul giudizio per niente positivo che ho sempre avuto della giunta Morghen, fin dal suo esordio di cinque anni fa. Sia ben inteso: giudizio sulla normale prassi governativa e sui vari ambiti della vita collettiva, non altro.

Testuale, dal resoconto del corrispondente locale, con la speranza che non abbia dato una notizia “inesatta”: Nel corso della riunione (del Consiglio Comunale) è stato approvato una sorta di atto di indirizzo “morale”per la commissione sulla scelta degli scrutatori. La maggioranza vuole nominarli con una estrazione mirata a parametri quali lo stato di disoccupazione e il reddito. E continua: La proposta è passata con i consiglieri di Sorso Democratica contrari e quelli di Unione Riformista fuori dall’aula                           (18 luglio 2014).

L’articolo continua, cambiando l’argomento che adesso m’interessa.

 

Atto di indirizzo “morale”. Non una decisione ufficiale, scritta e sottoscritta a cui ci si dovrà obbligatoriamente attenere, ma invito perchè nel momento della scelta a chi dare quei pochi citi, non si risponda ai propri elettori “clienti” ma si usino criteri di giustizia. Già nel momento dell’insediamento, l’attuale assessore Angelo Spanu, ex stipendiato pubblico a seguito della “chiamata diretta” del sindaco per averlo come segretario evidentemente di fiducia, voleva far valere il sistema delle nomine nella commissione elettorale, poiché secondo lui l’estrazione tout court – “pescando” anche chi ha già un lavoro – non sarebbe equa. «Nel primo consiglio utile presenterò una mozione che restituisca alla commissione la funzione alla quale la legge chiama i consiglieri » (10 giugno 2014).

 

Allora, c’è contraddizione tra “un’estrazione mirata a parametri quali lo stato di disoccupazione e il reddito” oppure “far valere il sistema delle nomine”, prerogativa dei consiglieri? Vedremo e giudicheremo. Certo è che la contrarietà dei consiglieri di opposizione a questa benedetta “estrazione mirata a parametri quali lo stato di disoccupazione e il reddito” lascia un po’ perplessi, santoiddio! Va bene che ormai i vecchi concetti di “destra” e “sinistra”, “conservatori” e “progressisti”, al giorno d’oggi hanno perso quasi di significato. Il chiaro e univoco intendimento di queste affermazioni sembra sempre più sfuggente. Ma comunque, vedremo e giudicheremo. E questa volta con lo spirito critico e di buon senso, libero dai pregiudizi ideologici e di schieramento partitico.

Mauro e Marta sposi: il grande passo di due persone con sindrome Down

di Maria Panariello

ROMA – Mauro e Marta si sono sposati. Quasi 30 anni lei, quasi 40 lui, hanno deciso dopo dieci anni di fidanzamento e due anni di convivenza di coronare il loro sogno d’amore e di convolare a nozze. Il matrimonio di Mauro e Marta è uno dei primi in Italia fra due persone con sindrome di Down.

Nel video registrato prima del giorno del matrimonio (lo trovate in fondo) e della partenza per il viaggio di nozze, Mauro e Marta raccontano di essersi conosciuti “alla festa di compleanno di un’amica comune”, e che è subito nata – “con grande timidezza”, precisa lui – un’amicizia che dieci anni fa, nel 2004, sfocia nella dichiarazione d’amore e nella decisione “di metterci assieme”. Il loro è un legame forte, fatto di piccole tensioni, ma anche di tanta complicità, di affetto e sostegno, a tal punto che decidono di andare a convivere. “Qualche volta – raccontano del loro rapporto – discutiamo e per qualche minuto ognuno resta per conto proprio, ma subito dopo ci ritroviamo, riflettiamo su quello che abbiamo fatto, troviamo un punto d’incontro e facciamo pace”.

Nel 2012 vengono accolti a Casa Petunia, una casa famiglia a bassa assistenza rivolta a persone con sindrome di Down: l’unico operatore passa una sola volta al giorno, nel pomeriggio, per aiutarli nell’organizzazione domestica e nella risoluzione di eventuali piccoli conflitti interni alla casa. Oltre a Mauro e Marta ci vivono altri due ragazzi, in quasi totale autonomia. “Siamo entrati nel progetto di residenza in casa famiglia”, raccontano ancora i due sposi sottolineando le particolarità dell’esperienza di vita in comune in un piccolo gruppo (dai momenti di convivialità alla gestione della casa, e quindi la spesa, le pulizie, la cucina, il lavaggio della biancheria), “ma nel tempo abbiamo anche riflettuto molto su di noi e abbiamo pensato di arrivare al grande passo”.

Problemi con il lavoro, ed è una fortuna, non ne hanno: entrambi ne hanno uno, lei come segreteria all’Adecco, lui come impiegato alla Asl: “A casa mia l’hanno presa tutti tranquillamente, anche mio padre che è all’antica”, dice lui. “I miei sono rimasti spiazzati, non si aspettavano che la figlia più piccola si sposasse ora”, confida lei. Le loro parole sulla scelta rivelano una grande dose di consapevolezza: “Con Mauro – dice Marta – ho capito che cosa vuol dire amare: prima non l’avevo capito e quindi avevo paura, avevo paura di amare”. “L’aiuto familiare – spiega a sua volta Mauro – è una cosa importante, anzitutto quella dei miei genitori e di fratelli e sorelle: col tempo ho costruito altre famiglie, l’associazione, la fondazione, ho conosciuto la famiglia di Marta. Ma la più grande gioia, una gioia immensa, ed è per questo che mi sono dichiarato a lei, è che adesso sto per creare il mio nucleo familiare, e io darò molta priorità a questa cosa bella che mi sta capitando”. “La mia prima famiglia sono i miei – aggiunge allora Marta – ma ora la mia famiglia è quella che sto per creare, la mia famiglia è lui”.

Il matrimonio di Marta e Mauro è uno dei primi tra persone con sindrome di Down a livello nazionale, e certamente il primo in casa Aipd: la coordinatrice nazionale dell’associazione, Anna Contardi, sottolinea a questa proposito l’importanza dei progetti di affettività e sessualità per persone con sindrome di Down. “L’amore è il sentimento più democratico del mondo e – spiega – ci sono percorsi che, sin dall’adolescenza, accompagnano i giovani a sviluppare una consapevolezza e una confidenza nei confronti del proprio corpo”. E’ fondamentale il lavoro di “accompagnamento” degli operatori che lavorano con le persone Down verso esperienze anche di coppia. Due i percorsi proposti generalmente: di informazione e di scelta. Si cerca, cioè, di mettere la persona con sindrome di Down di fronte all’immensità di dati che occorre sapere in quel campo, ma anche di guidarla verso scelte di partner e di azioni da intraprendere. “All’interno della rete Aipd sono tante le storie d’amore che nascono ma fino a questa di Marta e Mauro nessuna si era conclusa con un matrimonio: sono tanti però coloro che sperimentano la sessualità e la sfera affettiva”.

Nonostante l’aumento di progetti che puntano alla sensibilizzazione sessuale, i numeri dei matrimoni, in Italia, così come nel resto del mondo, sono ancora molto bassi. Dall’Australia e dagli Stati Uniti arrivano cifre che farebbero sperare in meglio, ma si parla di cifre sempre basse. “Le esperienze di coppia e di vita coniugale sono iniziate a crescere mano a mano che aumentavano anche gli spazi di autonomia delle persone”, spiega Contardi, secondo cui, per arrivare alla costruzione di un rapporto a due c’è bisogno prima di fornire delle strutture adeguate, che seguano i singoli nei loro percorsi individuali. Nel caso concreto di Marta e Mauro, che sono persone che non hanno bisogno di una cura vigile e costante, per la coordinatrice nazionale Aipd l’autonomia di cui godevano entrambi ha probabilmente giovato anche al loro modo di stare insieme e di relazionarsi, l’una rispetto all’altro.

Particolare, nel contesto del discorso sull’affettività e sessualità, è il discorso sulla genitorialità, sul quale c’è una delicatezza maggiore da parte degli operatori nel momento in cui questi trattano simili tematiche. “Gli operatori cercano di mantenere sempre separato il campo della genitorialità, rispetto a quello della coppia o affettivo in genere”, sottolinea Contardi, che riporta un dato scientifico (sin qui contraddetto solo due volte in letteratura) secondo cui gli uomini con sindrome di Down sono sterili. E’ vero, sottolinea la coordinatrice nazionale, che solo da pochi anni sono iniziati per loro questi percorsi di formazione sessuale, ma il dato biologico è importante. Quanto alla reazione delle donne, invece, “loro sono già preparate alla eventualità di non avere figli e in genere non esprimono neanche questo desiderio, essendo molto più concentrate sulla coppia. In età adolescenziale – precisa Contardi – il loro desiderio di maternità è molto più profondo rispetto a quando diventano adulte e acquisiscono una diversa consapevolezza”. L’affetto e l’affettività delle persone con sindrome di Down, insomma, si esprime tutta all’interno di un rapporto a due.

Mauro e Marta sposi ma senza casa: “Nessuno affitta a persone down”

Quando torneranno dal viaggio di nozze, non sanno ancora dove potranno disfare le valigie: la casa famiglia dove hanno vissuto fino a qualche settimana non ha più possibilità di ospitarli e trovare soluzioni sul mercato privato è molto difficile perché “molti padroni di casa rifiutano di affittare quando sanno che nella casa vivranno persone con disabilità”. Partiti per il viaggio di nozze, ad oggi non hanno un posto dove andare a stare insieme al loro ritorno e così i rispettivi genitori raccontando i fatti sottolineano la difficoltà che non solo Mauro e Marta, ma anche molte persone con sindrome di Down si trovano davanti quando scelgono di vivere una vita autonoma. La struttura dove hanno vissuto finora (Casa Petunia, una casa famiglia a bassa assistenza in cui l’unico operatore passava una sola volta al giorno, nel pomeriggio, per aiutare i quattro ospiti nell’organizzazione domestica e nella risoluzione di eventuali piccoli conflitti interni alla casa) è stata costretta per motivi di sostenibilità economica a rielaborare il proprio progetto senza al contempo poter garantire una continuità nell’immediato futuro. I due sposi sono molto autonomi – viene spiegato – ma forse hanno ancora bisogno di un aiuto per la gestione degli imprevisti e di un po’ di supervisione.

Se in alcune realtà si possono raccontare esperienze positive su alloggi resi disponibili da Asl o istituti per le case popolari (come ad esempio nelle sezioni Aipd di Pisa e Venezia, dove sono attivi percorsi di preparazione alla vita indipendente), queste sono però solo esperienze isolate.

Ecco allora l’auspicio espresso dall’Aipd: una maggiore disponibilità di case a costo agevolato o anche semplicemente un più facile accesso a queste nel patrimonio di Istituzioni ed enti potrebbe permettere oggi a molte più coppie di fare il grande passo che a luglio hanno fatto Mauro e Marta. Questo punto è sottolineato con forza dai genitori di Marta: “Non stiamo chiedendo un servizio gratuito da parte delle istituzioni – spiega la mamma – ma ci piacerebbe che i nostri figli trovassero una casa che abbia spese sostenibili per i loro stipendi e il loro stile di vita”.

In effetti, viene spiegato, in un momento in cui le risorse per i servizi sociali sono sempre più esigue investire oggi sull’autonomia possibile di molti giovani e adulti con disabilità intellettiva vuol dire domani non dover ricorrere per loro a strutture assistenziali quando i genitori non ci saranno più, con un grande risparmio per la collettività. “Forse non tutti sanno – spiega Anna Contardi, coordinatrice nazionale dell’Associazione italiana persone down – che oggi in Italia il 60% delle persone con sindrome di Down ha già superato i 18 anni: il tema dell’abitare è un tema che ci interroga con urgenza e che possiamo affrontare solo con creatività, individuando soluzioni con e per le persone con sindrome Down, integrando professionisti e volontariato, valorizzando tutte le risorse possibili. Ci piacerebbe che qualche ente cominciasse a dare il buon esempio uscendo allo scoperto e mettendo a disposizione una casa per Mauro e Marta”. Fidanzati dal 2004, si sono sposati domenica 6 luglio a Roma e il loro è stato uno dei primi in Italia fra due persone con sindrome di Down. Quasi trent’anni lei con un lavoro da segretaria, quasi quaranta lui con un lavoro da impiegato alla Asl. “A casa mia – aveva detto lui – l’hanno presa tutti tranquillamente, anche mio padre che è all’antica”. “I miei sono rimasti spiazzati, non si aspettavano che la figlia più piccola si sposasse ora”, confidava lei.

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