La grande lezione di Giuliano Branca dal suo trono di disabilità

Da un articolo di Cristoforo Puddu

Tutta la poetica di Biglianu è percorsa da una particolare attenzione e viscerale amore per l’uomo. Un meditato messaggio e testamento di vita, malgrado un’esistenza di dolore e solitudine, che evidenzia autenticità e immediatezza nei toccanti testi con chiare e interiori radici nella tradizione letteraria sarda orale.

A partire dal 1978 con l’iniziale partecipazione al “Romangia” e gli stimoli di Tonino Rubattu a rendere pubblici i suoi versi, è stata presenza attiva nell’incredibile e sorprendente laboratorio poetico sardo degli anni Ottanta e Novanta. La sua figura, sempre discreta, offriva costante pregio e qualità poetica.

Significativi i suoi contributi a numerosi concorsi letterari e valida la collaborazione a giornali, riviste ed antologie. La sua poetica indirizza e guida verso valori autentici positivi; malgrado le forti tensioni esistenziali e di dolore c’è fede nell’umanità e nella bellezza della vita.

La sua poesia assume carattere autobiografico ma allo stesso tempo celebra paesaggi, il mistero delle piccole cose, canta con affetto e fantasia vivace la vita quotidiana, la capacità di stupirsi e meravigliarsi per la vita. Spesso la poesia è anche strumento di lotta partecipe agli eventi storici, sociali e forte impegno per la valorizzazione delle specificità della cultura sarda. Sicuramente sempre una poesia di contenuti.

Con intima voce di verità canta gli eterni sentimenti dell’uomo, cercando di penetrare nell’esasperato silenzio che avvolge la sofferenza fisica. I suoi risultati poetici sono estremamente originali e riflessivi. Analizza con lucidità la sua esperienza con linguaggio toccante: tutto è connotato da una forte tensione spirituale e meditativa.

I versi sono strazianti di verità, e ogni verso un sussulto di essenzialità. Non c’è angoscia di sconfitta, ma forza e coscienza, personale e sociale. Le sue “cantones” si nutrono dei sentimenti dell’uomo: siano essi d’amore o di dolore. Giuliano, dal suo trono, dalla sua sedia a rotelle è riuscito ad ampliare il nostro orizzonte umano, ad arricchirci con la sua semplicità e umanità trasmessa in versi.

È poesia a cui bisogna guardare, dare maggiore visibilità e tanto attingervi, è avventura letteraria di una fede laica, di una esistenza che la malattia ha chiamato a unirsi costantemente al Cristo sofferente in Croce. Dal suo trono di passione è stato capace di donare versi di giustizia, di fratellanza e amore.

Alla scomparsa, Giuliano Branca è stato commemorato con due orazioni civili pronunciate dai poeti Tonino Mario Rubattu e Antonio Pazzola.

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La grande lezione di Giuliano Branca dal suo trono di disabilitàultima modifica: 2024-03-19T05:26:02+01:00da piero-murineddu
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