Jacques Brel, chansonnier di grosso spessore artistico

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di Piero Murineddu

Romain Georges Jacques nasce a Schaerbeek, Belgio, l’8 aprile del ’29. Alla forte allergia per l’ ambiente scolastico preferisce gia da giovanissimo lavorare nella fabbrica di cartone del babbo. La militanza in un ambiente cristiano sensibile alle problematiche sociali lo portano in seguito a rafforzare le sue idealitá anarchiche e fortemente antimilitariste. La passione per la chitarra gli permette di affinare le capacitá compositive che esibisce in feste studentesche e simili e a realizzare un primissimo disco che, ascoltato dalla persona giusta nell’ambiente musicale, lo lancia in mezzo ad un più vasto pubblico, sino a fargli decidere di trasferirsi nella capitale francese, dove inizia a tenere una serie pressoché ininterrotta di concerti.

Nonostanre ciò fatica a farsi apprezzare dai parigini, almeno fino al momento in cui la diva del momento Juliette Gréco interpreta una sua canzone e lo fa affiancare da musicisti di grandi capacità.

Il trionfo davanti al pubblico di Parigi avviene quando nel tempio della musica qual’é l’ Olympia sostituisce all’ ultimo momento un’ altra grande della canzone, Marlene Dietrich. Da quel momento in poi miete successi in tutte le parti del mondo, ed é proprio all’ apice di questo incredibile e forse inaspettato successo che decide di abbandonare i palchi per dedicarsi ad altri interessi, come teatro e cinema.

Concluse anche queste esperienze, in realtà senza sfondare granché, carica quanto gli serve nel suo veliero e, accompagnato da una nuova morosa, si dedica a solcare i mari e a girare intorno al globo. Deciso di fermarsi in Polinesia, immerso in una natura incontaminata conduce finalmente una vita più degna di questo nome, mettendo su spettacoli ed eventi per la popolazione locale, mentre intanto continua a coltivare la passione nel creare versi poetici.

La nuova vita non gli impedisce però di prendersi il cancro ai polmoni, malattia che lo porta alla morte il 9 ottobre 1978 in un ospedale di Parigi, dove saltuariamente faceva rientro per cercare una cura efficace che non é riuscito mai a trovare.

Per onorarne la memoria, viene sempre opportuna la sua “Ne me quitte pas”, con quella insistente richiesta all’ amata di non interrompere mai quel paradiso d’ amore promessole e riusciti insieme a realizzare, seppur durato troppo brevemente.

NE ME QUITTE PAS

Ne me quitte pas il faut oublier
tout peut s’oublier qui s’enfuit déjà
Oublier le temps des malentendus
et le temps perdu a savoir comment
oublier ces heures qui tuaient parfois
a coups de pourquoi Le coeur du bonheur
Ne me quitte pas ne me quitte pas
ne me quitte pas ne me quitte pas
Moi je t’offrirai des perles de pluie
venues de pays où il ne pleut pas
je creuserai la terre Jusqu’après ma mort
pour couvrir ton corps d’or et de lumière
je ferai un domaine
Où l’amour sera roi où l’amour sera loi
où tu seras reine
ne me quitte pas
ne me quitte pas ne me quitte pas
ne me quitte pas ne me quitte pas
Je t’inventerai des mots insensés
que tu comprendras
je te parlerai de ces amants-là
oui ont vu deux fois Leurs coeurs s’embraser
Je te raconterai L’histoire de ce roi
mort de n’avoir pas pu te rencontrer
Ne me quitte pas ne me quitte pas
Ne me quitte pas ne me quitte pas
On a vu souvent rejaillir le feu
de l’ancien volcan qu’on croyait trop vieux
il est paraît-il Des terres brûlées
donnant plus de blé qu’un meilleur avril,
et quand vient le soir pour qu’un ciel flamboie le rouge et le noir
ne s’épousent-ils pas
Ne me quitte pas je n’vais plus pleurer
Je n’vais plus parler je me cacherai là
a te regarder danser et sourire
et t’écouter chanter et puis rire
laisse-moi devenir l’ombre de ton ombre
l’ombre de ta main l’ombre de ton chien
Mais
Ne me quitte pas ne me quitte pas
Ne me quitte pas ne me quitte pas

NON MI LASCIARE

Non mi lasciare. Bisogna dimenticare
Tutto si può dimenticare chi già fugge
Dimenticare i momenti dei malintesi
ed il tempo perduto saper come
Dimenticare queste ore che a volte uccidevano il cuore della felicità a colpi di perché
Non mi lasciare non mi lasciare
Non mi lasciare non mi lasciare
Ti offrirò perle di pioggia
che vengono da paesi dove non piove
Scaverò la terra fin dopo la mia morte
per coprire il tuo corpo d’oro e di luce
Costituirò un regno dove l’amore sarà re, dove l’amore sarà legge, dove tu sarai regina
Non mi lasciare non mi lasciare
non mi lasciare non mi lasciare
Non mi lasciare, t’inventerò
delle parole senza senso che tu capirai
Ti parlerò di quegli amanti
che hanno visto i loro due cuori infiammarsi
Ti narrerò la storia di questo re
morto per non averti potuto incontrare
Non mi lasciare non mi lasciare
Non mi lasciare non mi lasciare
Si è visto spesso sprizzare il fuoco
del vulcano antico che si credeva troppo vecchio
Si dice che le terre bruciate
diano più grano di quello di un ottimo aprile
e quando giunge la sera
affinché un cielo fiammeggi
il rosso ed il nero non è bene che si sposino?
Non mi lasciare, non piangerò più
non parlerò più, mi nasconderò là
a guardarti ballare e sorridere
e ascoltarti cantare e poi ridere
Lasciami diventare l’ombra della tua ombra, l’ombra della tua mano, l’ombra del tuo cane
Ma
Non mi lasciare, non mi lasciare
non mi lasciare, non mi lasciare
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Jacques Brel, chansonnier di grosso spessore artisticoultima modifica: 2021-04-08T06:18:37+02:00da piero-murineddu
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