Ricordando Albino, mio coetaneo…quasi.

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di Piero Murineddu

Sempre fragiletto di salute Albino, figlio di Giovanni Luciani e Bortola Tancon. Da giovane parroco ricoverato per sbaglio in sanatorio, essendogli stata diagnosticata per errore un’incurabile tubercolosi rivelatasi poi una polmonite, ma intanto anche questa, considerando i tempi, non é che fosse uno scherzo. Ma non solo. La proposta in seguito di esser nominato vescovo per due volte fu respinta. Perché? Appunto, prima di tutto per la non perfetta salute, e poi – udite, udite…- a motivo della

– flebile voce

– bassa statura

– aspetto dimesso

Capito? Praticamente perfetto, altrimenti a cuccia a fare il prete semplice. Che poi, dillo “semplice” se fatto con impegno!

Apro una parentesi personale.

A dire che questa condizione di perfetta efficienza per svolgere certi ruoli mi ricorda quando, giovincello, alla prima visita di leva fui dichiarato “rivedibile” per insufficenza toracica. La cosa non mi dispiacque, in quanto, essendo da sempre d’indole ribelle (graziediquestagrazia, Padre o Madre che Tu sia!), di “servire” lo Stato in divisa e col fucilone pumpumpum in mano non ne avevo per niente voglia. Rivisto in seguito, il petto (maledetto traditore!) fu trovato sufficientemente ingrossato, per cui dovetti partire alla volta di Orvieto, con un mare talmente burrascoso che l’indomani mattina mi ritrovai in mano fegato, polmoni e frattaglie varie, non sapendo, in aggiunta, come rimettere a posto il tutto dentro il petto, che come detto, era diventato “sufficiente” ( maledetto traditore !!). É che allora non conoscevo ancora la possibilità di fare l’obiettore di coscienza, se no col cavolo sarei stato costretto a salutare contro voglia quei graduati che a Firenze, dove finii dopo il CAR, mi stavano sulle ballocce.

Chiusa parentesi e procedamus…

Qualche anno dopo, divenuto papa Angelo da Sotto il Monte che di certe convenzioni se ne strafotteva, Albino nel 1958 vescovo lo divenne e fu mandato a Vittorio Veneto, dove accettò mal volentieri di risiedere nel castello di San Martino destinata appunto ai vescovi, in posizione arroccata e distaccata rispetto all’abitato, ma intanto li rimase, il che mi fa pensare che un uomo proprio deciso deciso non é che lo fosse tanto.

Questo mi fa arrivare veloce veloce a quanto voglio dire di questo papa durato appena un mesetto e di cui proprio oggi, 28 settembre, ricorre l’anniversario di una morte di cui si continua a fantasticare come voluta da diaboliche manovre di palazzo. Mah, diciamo che non ho energie da sprecare in supposizioni e ci metto subito il punto.

Piuttosto volevo rilevare alcuni aspetti su quanto questa notte ho letto su di lui, che se da una parte me lo rendono simpatico – interessamento per i problemi africani giá da vescovo, mancanza d’ambizioni carrieristiche, l’avversione per lo IOR di Marcinkus e i suoi richiami per l’uso “evangelico” del denaro, l’aver chiesto al meccanico di riparargli la macchina durante il Conclave per far ritorno in fretta in fretta nel suo Veneto perché mai aveva avuto aspirazioni a diventare papa, l’aver abolito l’antipaticissimo pluralis maiestatis, l’apertura all’uso degli anticoncezionali, il parlare semplice che lo capivano anche i bambini…. – , dall’altro alcune posizioni mi creano perplessità, come la ferma opposizione alla legge sul divorzio ( come si fa ad imporre ai non credenti la propria visione della vita attraverso una legge?) oppure l’atteggiamento avuto da vescovo riguardo ad una vicenda accaduta nella parrocchia di Montaner, frazione del comune di Sarmede, sempre nella diocesi di sua competenza.

Morto il vecchio e buon voluto parroco, la gente voleva che ne prendesse il posto un giovane prete che lo accudiva, ma Luciani, Codice alla mano, reagì dicendo che la nomina non avveniva per elezione popolare, imponendo di fatto lui il nuovo reggente parrocchiale, non accettando neanche che il prete indicato facesse da vice.la reazione fu durissima e in verità esagerata. Si arrivò a murare porte e finestre della chiesa e della canonica per impedire al giovane prete designato dalla popolazione di andare via. Una delegazione andata a Roma da Paolo VI non servì a niente. Si crearono due schieramenti contrapposti e l’odio sviluppatosi sfoció anche in atti di violenza.  Intervento di carabinieri a gogó, anche per voci che si nascondessero delle armi.

Arrivato accompagnato da un massiccio schieramento di forze dell’ordine, anche se non esplicitamente da lui richieste, Luciani  prelevò le ostie consacrate dal tabernacolo della chiesa, e detto che da quel momento il parroco se l’avrebbero sognato, andò via. I parrocchiani dissidenti, allora, costituirono una comunità ortodossa, esistente ancora oggi.

Sin qui la vicenda.

Scene da guerriglia parrocchiale, insomma, probabilmente simile a molte altre che nella lunga storia del Cattolicesimo ma non solo, sono avvenute e firse continuano ad avvenire a tutte le altitudini, sopratutto quando le persone si vedono costrette a subìre decisioni che arrivano dall’alto.

Ora, se la gente se la vive “pacificamente” senza porsi tanti problemi di Partecipazione e di essere presa in considerazione, può andare anche bene e tutti a tirare a campare. Diversamente……

Fra i tanti incarichi ricoperti, oltre quelli risaputi, fu anche procancelliere vescovile e cameriere segreto soprannumerario durante un sonodo diocesano. Appunto, cariche talmente “segrete” che non so neanche di che si tratta.

Peró, morto relativamente giovane Albino. 65 anni, appena due più di me. Bisogna che mi decida a concludere quelle miliardi di cosettine che ho lasciato in sospeso….

 

Ricordando Albino, mio coetaneo…quasi.ultima modifica: 2020-09-28T06:45:59+02:00da piero-murineddu
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