Che pena il “popolo” cocciutamente smascherinato !

In “margine” (ma non troppo) all’articolo che segue

 

di Piero Murineddu

 

Condivisibile e interessantissima l’analisi fatta nell’articolo che propongo di seguito circa il diffuso rifiuto d’indossare la mascherina, oltre gli altri accorgimenti, protettiva principalmente per gli altri, in questi tempi che, e ce ne stiamo sempre più rendendo conto per i numeri quotidianamente in rialzo, col coronavirus bisogna imparare a conviverci, altro che negarne l’esistenza per chissá quali misteriose strategie complottistiche.

In margine all’argomento, come faccio normalmente quando incappo in qualche testo che attrae la mia attenzione, vado a cercare qualche notizia sull’autore dello stesso. In questo caso, Donatella Di Cesare, si tratta di una filosofa che tra le altre cose ha affrontato studi approfonditi sull’Olocausto, e come capita quando la circolazione d’odio non solo mediatico é molto aggressiva, dal 2015, a causa di ripetute minacce di impronta antisemita, dagli organi competenti le fu affidata un’auto non blindata e uno o due agenti come scorta di quarto livello.

Per l’assegnazione c’é un criterio ben preciso. É il Prefetto locale, dietro segnalazione delle forze di polizia, a prendere la decisione sulla scorta.

Nel luglio del 2018, cioé un mese dopo la nascita di un Governo in cui Chisappiamo si ritrovò incredibilmnte a ricoprire la delicatissima carica di Ministro dell’Interno, la scorta alla signora fu revocata, e questo in coincidenza con la “minaccia”, ad opera dell’Esperto in Odio Vendicativo, di revocarla anche a Roberto Saviano, che come sappiamo, con Costui non é stato mai tenerino. E a ragione, santiddio!

Tornando alla mascherina si mascherina no, che stringi stringi corrisponde all’uso o meno dell’intelligente Buon Senso, l’ex ministro, che persiste in ciò che gli é più congeniale, cioé distribuire odio a piene mani e a piena lingua, é manco a dirlo uno dei profeti che con la mascherina (pretettiva principalmente per gli altri!) vorrebbe fare la stessa cosa che un dì voleva e sicuramente ha fatto col Tricolore.

Coincidenze? Ma si, dai…. Vogliamo dare i pieni poteri, sfacciatamente richiesti, ad un simile individuo? Ma si, dai…..

 

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Fenomenologia triste del popolo no-mask

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di Donatella Di Cesare

(L’Espresso del 25 agosto 2020)

 

La realtà non mi piace, quindi fingo che non esista. Un’Apoteosi di inconscio e di ottusità. “Qui non c’è virus!”. Un sorriso sfacciato e uno sguardo spavaldo accompagnano le parole del no-mask. “Qui non c’è virus! Dov’è? Dov’è? Tu l’hai visto?”. Infatti, no – nessuno l’ha visto. Perciò si è detto che il coronavirus, così invisibile, impalpabile, quasi astratto, avrebbe rappresentato un pericolo ulteriore, potenziato. Perché sarebbe stato la fonte inesauribile di fantasie complottistiche.

Ma chi avrebbe potuto immaginare una rimozione così massiccia dopo più di trentacinquemila morti e un drammatico problema sanitario? Una rimozione esibita senza nessun pudore, ostentata fino a diventare la bandiera del nuovo partito trasversale No-Mask?

La parola d’ordine “post-covid”, che ha chiuso il lockdown, è stata interpretata non come l’inizio della coabitazione con il virus, bensì come il ritorno alla normalità. Faciloneria, frenesia vacanziera, semplice voglia di lasciarsi alle spalle quel che è accaduto. Certo, capita a tutti, ormai, di vivere una schizofrenia quotidiana: si dimentica il virus, come se non esistesse, per rammentarsene d’un tratto, in una sorta di ripetuto, amaro risveglio. Ecco la difficoltà. Ma non si può far nulla, se non indossare la mascherina e compiere quei gesti necessari per gli altri prima ancora che per sé stessi.

Chi rimuove – ce lo insegna la psicanalisi – semplicemente rifiuta una realtà divenuta inaccettabile. Qui non c’è risveglio, non c’è coscienza; è l’apoteosi dell’inconscio, il trionfo degli istinti. “Il virus non c’è”. Perché mi fa comodo così, perché “l’estate viene solo una volta”. Ma la fenomenologia del no-mask, che ha molte facce, è molto complessa. Accanto a chi rimuove inconsciamente c’è chi si crogiola nella diffidenza, ma anche chi nega armato di certezze. I confini sono labili. Per non parlare poi di quei politici meschini, sovranisti incalliti, negazionisti del coronavirus che, un po’ ovunque nel mondo (e da noi in modo eclatante), seguitando a fomentare l’odio per gli stranieri, tentano di far leva sull’insofferenza alle regole anti-covid. “Il problema non sono i ragazzi che ballano, ma quelli che sbarcano”, così S******.    Il fine non troppo recondito è la chiusura immunitaria di una comunità passiva e sempre più depoliticizzata.

Qualcuno ha scritto che la responsabilità sarebbe delle istituzioni incapaci di comunicare con gli irriducibili della movida. Eppure tutte le più alte cariche, a cominciare dal presidente Mattarella, hanno parlato con chiarezza. Semmai si dovrebbe puntare l’indice su quei media che si fermano alle porte degli ospedali, che non raccontano il dolore, che non fanno vedere l’angoscia e il tormento di chi non riesce a respirare. Troppa fatica emotiva. E così si asseconda l’equivoco della morte anonima: si muore, ma è come se nessuno morisse. Tocca agli altri, non a me. E che dire poi dei talk show dominati da personaggi pagliacceschi, magari considerati intellettuali, che disprezzando pubblicamente la mascherina si fanno beffe di ogni senso civico?

Per una volta, però, diamo la responsabilità a chi ce l’ha. A quei cittadini che si sentono vittime, della casta, del governo, del complotto, che cercano smaniosi un colpevole, che urlano a chi porta la mascherina “siete un popolo di schiavi”. Pseudopaladini di una fraintesa libertà che non guarda in faccia a nessuno, schiavi – loro sì – dei propri fantasmi elevati a dogmi. Triste menefreghismo, ottusità cialtrona, minorità civica. Ecco perché la rimozione è spia del grande problema culturale.

Che pena il “popolo” cocciutamente smascherinato !ultima modifica: 2020-08-30T07:02:23+02:00da piero-murineddu
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