La strada del Servizio

di Michele Meschi

Non so quale fine farà la politica di questo paese.

Non so chi farà parte di un prossimo, possibile governo; se ci sarà la necessità di proporne uno.

Vorrei, però, un esecutivo che facesse politica nel senso più ampio ed alto del termine.

Ma va?

Che parlasse di difesa degli ultimi, indipendentemente dal fatto che questi siano italiani o stranieri.

Che parlasse di sanità pubblica, di scuola, di pensioni, di riduzione delle imposte. Meglio ancora: di giusta distribuzione delle imposte e di sincera, definitiva lotta all’evasione fiscale.

Che spiegasse che ci troviamo in una situazione difficile, che non mi dicesse che gli anni a venire saranno meravigliosi.

Che, con sincerità, proponesse un piano serio di correzione dei conti pubblici efficace, efficiente e soprattutto equo: semplicemente, chi ha di più deve contribuire di più.

Che suggerisse un taglio di tutte le spese inutili, però garantendo che tra queste voci non compaiano mai minori garanzie a famiglie, pensionati e ammalati.

Che facesse una proposta come nei paesi scandinavi: imposte anche alte, ma a coprire un fondo per servizi universali e gratuiti di altissimo livello in campo sanitario, sociale, relativo a tutte le attività pubbliche.

Che si ricordasse che gli italiani sono nel mondo campioni di cultura, sport, scienza, tecnologia, arte a livelli straordinari e imbattibili.

Che tuonasse severamente contro chi sostiene che “uno vale uno”; che ribadisse l’importanza dello studio, della preparazione, del sacrificio, della competenza. Perché tutti abbiamo gli stessi diritti, ma non tutti siamo uguali.

Che si mostrasse impopolare, fino a ripetere ogni giorno che la nostra è una Repubblica parlamentare, non un movimento di umori o, peggio, di pancia.

Che non abbiamo bisogno di uomini forti, narcisisti, esperti di programmazione neurolinguistica, figli delle televisioni commerciali o propinatori di slogan studiati a tavolino da ghost writers.

Che ci servono professionisti umili, realmente patriottici; magari anche grigi e incapaci di sostenere un dibattito televisivo, ma con in tasca un titolo di studio e nella testa la voglia di costruire qualcosa di buono per la società in cui viviamo.

Un esecutivo che rispettasse tutti i credo religiosi, morali, etici, di parte, ma pronto a garantire l’assoluta laicità dello Stato: sulla fine e sull’inizio della vita, sul tema della famiglia e delle coppie, sulla differenza tra pubblico e privato.

Che non venisse a chiedere a me che cosa voglio, ma che si impegnasse a costruire un sistema in cui io abbia già garantito ciò che è materialmente possibile.

Che mi proponesse sicurezza, ma solo con una giustizia rapida, efficiente e garantista e con la certezza della pena e la regolare repressione dei crimini: non con la distribuzione delle armi casa per casa, non con l’equazione demoniaca straniero = colpevole, non con atteggiamenti folcloristici di qualche hidalgo eretto a caudillo delle genti.

Che risolvesse il problema dell’immigrazione incontrollata, comprendendone realmente l’ambito di dolorosa marginalità e dunque proponendo ricette vere, non populiste: che all’accoglienza deve seguire una reale integrazione, ma che non si può prescindere da salvare la vita di chi si mette in mare perché è disperato; che i migranti possono essere una risorsa per la nostra società, e non solo un problema.

Che fare dei migranti “il” problema significa, voglio sperare inconsapevolmente o per sottovalutazione del rischio, ricalcare i passi della società tedesca, in cui l’ebreo era il capro espiatorio di ogni male.

E dimenticare che al termine di quella società sorse Auschwitz.

Non mi interessa chi avrà la maggioranza. Mi interessa che cosa farà la prossima maggioranza, prima o dopo eventuali nuove elezioni.

(…….)

Se si seguirà la strada della propaganda, ricordiamoci che il massimo maestro di essa fu Goebbels.

 

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La strada del Servizioultima modifica: 2019-08-10T19:56:47+02:00da piero-murineddu
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