L’insegnamento di Gesù? Tanti piccolissimi gesti per sconfiggere il nostro egoismo

di Piero Murineddu

Addirittura due Messe questo fine settimana. Una ieri, in occasione del funerale di uno zio acquisito. Nonostante una scrupolosità massima nei controlli medici, un improvviso infarto e via, verso l’estremo Viaggio. Messa in una “cattedrale nel deserto” della periferia sassarese, omelia incentrata nell’elencare prevalentemente le doti di quest’ottantenne molto attivo nella vita sociale ed ecclesiale della zona.

A fine Messa, non ho potuto fare a meno di avvicinarmi ad una signora poco distante, di cui avevo apprezzato la bella voce nel cantare: “Ma conosceva don Tonino Sanna?” – “Don Tonino chi?” – “Il parroco di Porto Torres…” – ” Don Sanna? Iiihhh, se lo conoscevo…” – ” Sa, l’ho capito perchè al Padre Nostro invece di dire  non ci indurre in tentazione ha detto non ci abbandonare nella tentazione..” E ancora qualche bla bla bla con spontaneo e caloroso abbraccio conclusivo.

Durante la fila per le dovute condoglianze, mi reco dal parroco celebrante, principalmente per congratularmi per l’umanissime parole usate e, dato che c’ero,per rilevare il freddino e l’acustica non perfetta di questo grande edificio: “ E che, per criticare sei venuto?” Ma no, santiddio, giusto un mio parere. E poi mi sono anche congratulato per l’apprezzabile “omelia”!

Ah, la suscettibilità di certi preti !!

Oggi usuale tappa a Porto Torres. Pensate, non avevo capito del cambiamento d’orario, per cui, chiestolo ad un passante, mi è venuto giusto giusto per partecipare alla Messa delle undici al “Cristo Risorto“, dove solitamente mi recavo per ascoltare il mio buon don Tonino che oggi, e in eterno, se la sta cantando e suonando nel Regno, quello che aveva contribuito a costruire già negli anni che ha percorso su questa terra.

Gente a non finire. Giusto, oggi è Domenica delle Palme. Venditori con le loro ceste all’entrata, “fedeli” all’interno con il mazzetto misto  ulivo e palmetto ben impugnato e pronto per prendersi almeno una goccina dell’acqua  “benedetta” che di lì a poco il giovane parroco barbuto avrebbe provveduto a spargere con un buon slancio del braccio.

Naturalmente, tutti col mazzetto ben in alto, per essere certi che la “benedizione” arrivasse garantita e non rischiare che, arrivati a casa, si venisse rimproverati dalla suocera inferma: “Eh….. gia è benedetta già !?”

Fortunatamente, arrivato per tempo, una sedia ancora libera son riuscito a trovarla. Persone appoggiate al muro per tutta la lunghezza del perimetro, fin dentro il presbiterio.

Come qualcuno saprà sicuramente, nel giorno di questa  “festività” – festività per dire, dal momento che, duemila anni fa circa, un Uomo completamente innocente e colpevole solo di aver avuto lo sfrontato coraggio di smascherare i tanti sepolcri imbiancati, da quest’accoglienza in poi, i nemici e sopratutto gli amici, gliene combinano di tutti i colori –oggi, dicevo, si legge il lungo racconto della Passione, quest’anno secondo il punto di vista di Marco o delle persone a lui vicine, finito il quale, il buon don Michele mette in risalto alcuni aspetti, sotto forma di domande poste all’assemblea: “Quante volte ciascuno di voi non si è sentito tradito e abbandonato…..” ecc ecc, e lasciando da parte tutto l’aspetto truculento delle atroci sofferenze subìte dal malcapitato Protagonista.

Come insegnato dal buon don Tonino, il Testo che tratta cose importanti bisogna ascoltarlo comodamente, ben seduti, altrimenti il corpo, strettamente collegato alla mente e quindi alla capacità di ascolto, se è stanco, giustamente si rifiuta di assimilare le grandi Verità proclamate. Per cui, durante la lunga lettura del Passio, giustamente seduti. E questo almeno se la sedia te la sei procurata arrivando per tempo. E gli altri? Che fanno? A patire il forzato dover stare in piedi per tutto il tempo del raduno liturgico?

Cioè, si è capita la “Condivisione” proposta da quell’Uomo massacrato e fatto fuori ingiustamente, oppure continuano a rimanere belle teorie e basta? Spesso, purtroppo, è la seconda. Per cui, egoisti si entra ed egoisti se ne esce da questi momenti, “ascetici” e spirituali si fa per dire.

Guardate, non mi prendete come esempio di niente, perchè sono miserabile quanto e più di molti, ma io, all’inizio della lunga lettura, ho rinunciato alla mia comodità ed ho offerto la mia sedia ad una persona che era in piedi vicino. Ho fatto una grande fatica (non è mai facile e spontaneo rinunciare alle proprie comodità), ma l’ho sentito come dovere, per cui non mi sento nè eroe nè meritevole di chissà che.

Ad un certo punto, finita l’omelia, son dovuto andar via perchè i polpaccini delle gambe mi facevano tremendamente male. Tuttavia, il mio “precetto” (!) son certo di avermelo fatto per intero.

E’ un pò la conclusione che l’omeliante ha fatto: la cosa che è rimasta più incisiva è quel piccolo gesto di attenzione che, nel cammino verso il Calvario, una donna ha avuto nei confronti del Condannato.

Alla fine la nostra vita è fatta di tanti piccoli gesti. Se a loro dessimo più attenzione, forse inizieremmo a guardarci meno in cagnesco e con più simpatia reciproca.

Buona Settimana Santa e buona vita a ciascuno.

 

Le tre foto si riferiscono allo scorso settembre, quando il carissimo don Alberto Maggi venne in questa chiesa di Porto Torres per presentare il suo libro sulla – pensate un po’ – “beatitudine” della morte

FB_IMG_1506052165179FB_IMG_1506052186710FB_IMG_1506052149156

 

E invece questa canzone di Claudio Chieffo tratta di un particolare Giuda, diverso da quel traditore avido di denaro che siamo abituati a vedere. Anche lui, come tantissimi del tempo, pensavano che Gesù fosse quel Messia forte e condottiero che li avrebbe guidati, armi in pugno, contro i romani occupanti ed oppressori. Grande fu la sua delusione quando capì che l’intenzione del Maestro che seguiva non era proprio quella, e tale fu il suo rimorso per quanto aveva fatto, che giunse a togliersi la vita.

MONOLOGO DI GIUDA

Non fu per i trenta denari ma per la speranza che

lui, quel giorno, aveva suscitato in me.

Io ero un uomo tranquillo, vivevo bene del mio, rendevo anche gli onori alla casa di Dio.

Ma un giorno venne quest’uomo, parlò di pace e d’amore, diceva ch’era il Messia,

il mio Salvatore.

Per terre arate dal sole, per strade d’ogni paese, ci soffocava la folla con le mani tese.

Ma poi passavano i giorni e il regno suo non veniva, gli avevo dato ormai tutto e lui mi tradiva.

Divenne il cuore di pietra e gli occhi scaltri a fuggire; m’aveva dato l’angoscia e doveva morire. Appeso all’albero un corpo che non è certo più il mio, ora lo vedo negli occhi: è il Figlio di Dio.

 

L’insegnamento di Gesù? Tanti piccolissimi gesti per sconfiggere il nostro egoismoultima modifica: 2018-03-25T13:59:40+02:00da piero-murineddu
Reposta per primo quest’articolo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato ma sarà visibile all'autore del blog.
I campi obbligatori sono contrassegnati *