13 luglio a Sennori: un modo nuovo e diverso di fare Cultura

 

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di Piero Murineddu

Una serata speciale quella di ieri sera trascorsa a Sennori, il paese della Romangia che sempre più si sta’ dimostrando ricca di eventi culturali. Dopo il divertentissimo spettacolo teatrale portato in scena qualche giorno fa presso il Centro Culturale ad opera della debuttante compagnia locale guidata dal partenopeo Germano Basile (e che sicuramente in seguito non mancherà di stupire la capacità di ben recitare – e la massiccia dose di autoironia – che possono avere persone che tutto avremmo immaginato, meno che “da grandi” potessero fare gli attori), ecco il seguito di un progetto voluto per onorare e far conoscere l’elevata ed elevante poetica di Antonio Pazzola, Giuliano Branca e Francesco Dedola.

Col Progetto, curato e portato avanti da un gruppo di volenterosi che alla persona di Giuseppe Murineddu fanno riferimento e trovano stimolo, ieri si è sperimentata una nuova forma di aggregare le persone in una fresca sera estiva. Anzi, non so se per chi legge è nuova.Per me lo è sicuramente, oltre che provocarmi una certa attrattiva.

L’insolito palcoscenico, compresa la rispettiva platea, è stato lo slargo poco prima d’immettersi nella stradetta che conduce alla storica fontana delle Conce.

La serata speciale per quanto mi riguarda è incominciata già prima dell’Evento di cui vi andrò a parlare tra poco. La mia amica Pina mi ha portato a magnà le susine  nella  campagnetta di sua proprietà, proprio davanti allo splendido lavatoio posizionato sotto una maestosa massa rocciosa. Con noi vi era la sua confinante, anche lei fortunatissima ad avere un pezzetto di terreno “terrazzato” con un panorama ed una tranquillità che ti verrebbe voglia di costruirti la tua casettina (naturalmente senza quella stramaledetta ed invadente tivù!), e di non spostarti mai più da lì. Il camminamento ci ha condotti verso una capanna naturale, ricoperta di roccia ed arredata con semplici manufatti di legno, posto che darebbe sicura e rinnovata ispirazione al più sterile e demotivato poeta.  In effetti le susine non mancavano, ma un assaggio simbolico è stato per me più che sufficiente, con l’impegno di ritornarci per cogliere meglio sia il gusto di questo squisito frutto, e sia sopratutto la bellezza del luogo.

Ma torniamo all’Evento. Problemi tecnici e probabilmente l’attesa di altro pubblico, ha fatto slittare leggermente l’orario d’inizio, ma tutto si è svolto poi in modo molto informale e quasi familiare. Qualcuno, avvicinato personalmente, con una punta di scetticismo mi dice che difficilmente l’iniziativa avrà un seguito, visto il mancato pubblico delle grandi occasioni. La cosa non mi trova per niente d’accordo, in quanto giudico le iniziative in base alla qualità  più che alla quantità e alla grandiosità, e quello a cui di lì a poco ho assistito, qualità ne aveva eccome. In teoria, più la cosa è di qualità e più le masse accorrono, ma non sempre è così. Non importa neanche il vedere sempre le stesse facce. Giustamente partecipano coloro che sono interessati, e in un gruppo ristretto, è più facile intessere relazioni, cosa più importante dell’essere affogati in una marea di gente fracassona e falsamente disinibita. Per me queste piccole iniziative locali, diciamo di quartiere, sono il futuro di uno stare insieme più vero e ravvicinato.

Giuseppe ha interpretato bene il ruolo di conduttore, presentando in modo sintetico le  tre figure che si voleva onorare. Antonio, Giuliano e Francesco.

Il primo, poeta improvvisatore la cui fama – come racconta lo stesso Giuseppe – è arrivata nella lontana Masua, quando tempo fa, entrato con la propria famigliola in un negozietto per un panino e fatto sapere di provenire da Sennori, la negoziante ha collegato per istinto il paese romangino con “Pischeganu”, nomignolo col quale era conosciuto il grande Pazzola. Dei tre è l’unico che ha messo su famiglia.

E poi Giuliano, portato in braccio dalla mamma fin quando non ha dovuto servirsi di una carrozzina per il resto dei suoi giorni, e Francesco, i cui numerosi versi hanno probabilmente tratto principale ispirazione dall’esperienza di emigrato in Germania. Le loro poesie, a differenza di Antoninu, le scrivevano, l’elaboravano  e sono state raccolte in alcuni volumi. Tutti e tre figli di mamma Poesia  – come si è sentito – ma ciascuno ha espresso questa figliolanza nel modo a lui più congeniale.

Oltre lo stesso coordinatore della serata, la voce per alcuni testi del Dedola sono state prestate da Gianfranca Dettori e Giannina Saba.

Maria Fenu e Adriana Pinna hanno recitato i versi del Pazzola, mentre una delle figlie, Pacicheddha, con particolare partecipazione emotiva ha voluto ripetere “A mama“, che sicuramente conosce a memoria.

La poesia “Camminende cun sa rughe” di  Giuliano (“Bilianu”) è stata interpretata con intensa immedesimazione, dovuta anche all’infermità con la quale è costretta a convivere, da Pina Fara, l’amica delle susine di cui dicevo prima, e da Giovanna Sechi. Ulteriore spazio è stato dedicato a chi tra i presenti ha creduto opportuno comunicare qualcosa riguardo al tema che ha riunito il manipolo di persone, andandosi man mano ad ingrossare con lo scorrere del tempo.

Nel mentre i problemi tecnici son stati risolti, scoprendo anche che le foto ed il filmato predisposti potevano essere proiettati benissimo anche direttamente sul largo muro. L’incerta laboriosità iniziale nel tentare di stendere un lenzuolo calato dalla finestra allo scopo, è servita tuttavia a far brontolare il giovane e simpatico Manuel, mentre in Salvatore Calvia, mia personale ed efficiente guida dell’Evento e fruttivendolo della zona, ha “provocato” ulteriore adrenalina (parole sue) dovuta all’importanza ed alla piacevolezza di ciò che si stava per avviare. Sotto la palma a cui ero appoggiato (e provvidenzialmente riparato dall’umidità della sera), mi son trovato piacevolmente accompagnato da Giovanni Delogu e Daniel Leal, quest’ultimo argentino e immigrato a Sennori un anno fa circa, entrambi componenti del gruppo teatrale che dicevo all’inizio e il cui divertimento provocatomi continua ad allietare l’ancor fresco ricordo. Di loro avrò in seguito occasione di parlare.

Per finire, riporto un testo che Michele Soggia, il “confratello” del vino, di tante altre cose e  da tutti conosciuto, ha scritto in occasione della perdita di tre persone care. Una riflessione sul  mistero della morte.

 

Un soffio di vento mescola d’improvviso le foglie del tuo mosaico

La calma della vita, la fretta della morte

Non puoi sapere, e chiedi

Le risposte ci sono

Ma non le puoi sentire

Un soffio di vento ti porta sollievo

una voce amica lenisce la pena

Lo sai che è un mistero ma in lingua straniera

un soffio di vento che porta risposte,

un arcobaleno,un volo d’uccello

Aspetti il tramonto su rocce salate

il viaggio continua un po’ calmo, un po’ mosso riscende,

risale un po’ giallo,un po’ rosso

Colori d’estate in un cielo poi nero

Mi faccio domande

Continua il mistero.

                                       

Miali, “ Li Caldani” 15 martu 2015

13 luglio a Sennori: un modo nuovo e diverso di fare Culturaultima modifica: 2015-07-14T05:01:58+02:00da piero-murineddu
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