Gavino Piras, un pacifico guerriero di Sorso (SS)

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 Piero Murineddu

Per voler scrivere di certe persone che non ci sono più, e di qualcuno in particolare, si è mossi a volte da una spinta che con la semplice curiosità non c’entra proprio nulla. In un certo senso, personalmente lo sento addirittura come un dovere, non fosse altro per un vago senso di gratitudine in quanto sicuramente hanno contribuito a rendere migliore e più vivibile questo mondo, e  nel caso specifico, la cittadina dove entrambi siamo nati e vissuti.

Vado a parlare di GAVINO PIRAS

Perchè Gavino tra tanti, potrebbe chiedersi qualcuno. Lo stimolo me l’ha dato la lettura di alcuni suoi scritti in cui mi sono imbattuto, per l’acume di pensiero che ho visto tra le righe ed anche per il riconoscermi in molte di esse. Questo almeno inizialmente. Man mano che ho sentito narrare di lui, ne scopro invece  numerose qualità e attività con le quali ha voluto riempire i suoi pensieri e i suoi giorni.

Mi  racconta Gianmario Urgeghe:   

Gavino era nato nel  il 12 ottobre 1939 da una famiglia agiata. Suo padre Francesco  (1906-1949) era un proprietario osilese che si era trasferito a Sorso. Entrato in politica, era diventato l’ultimo podestà del paese. rimanendone alla guida anche 5 mesi dopo l’abbattimento del Regime fascista, cioè dal luglio al dicembre del 1943. La madre, Ena Cirotto (1915-2006) apparteneva ad una famiglia sorsense di proprietari terrieri. Nel 1949, Francesco morì improvvisamente per le complicazioni di un’appendicite trascurata. Gavino, che aveva dieci anni ed era il primo di cinque figli (Giampiero, Caterina, Anna Maria e Lucia, deceduta nel ’50 ad appena dieci anni), venne mandato in collegio dalle suore vincenziane (gestivano fino a pochi anni a Sassari l’istituto di Via Muroni, nei pressi del liceo classico “Azuni”). In questo periodo maturò una certa insofferenza per la religione e le regole ferree”.

Ma guarda un po’ certe religiose! Invece di spingerti a conoscere meglio ed eventualmente invogliarti a seguire i principi ai quali s’ispirano, capita troppo spesso che te ne facciano passare letteralmente la voglia. Ma così è. Continuiamo ad ascoltare Gianmario.

Tornò a Sorso qualche anno dopo con l’animo in subbuglio, giusto in tempo per scorrazzare su e giù con il treno degli studenti. Frequentò con profitto l’Istituto Tecnico Agrario di Sassari, sognando di emigrare in Australia, da dove aveva ricevuto un’allettante proposta di lavoro. Ma il destino non gli fu favorevole e finì invece per accontentare sua madre, che lo voleva accanto nell’amministrazione dei terreni di famiglia”.

Anche Gavino, quindi, ha dovuto adeguarsi a quelle che erano le usanze di allora, specialmente nelle famiglie agiate che a Sorso non mancavano, molte delle quali proprietarie terriere. Ai figli maschi era affidato il compito di curare e non far disperdere la proprietà, per cui spesso, le attitudini ed eventuali diverse aspirazioni personali, venivano mortificate e messe in secondo piano. Cosa sarebbe stato di un Gavino ….australiano?

Riprende Gianmario:

Nella seconda metà degli anni 50 continua Gianmario – la patente, l’automobile, i “complessi” musicali, le belle ragazze e i concorsi di bellezza a Platamona, le sale da ballo del paese e le feste. Gavino è uno studente inquieto. Appassionato di cinema, fonda con un gruppo di amici un cineclub che per qualche tempo ha sede nell’oratorio di Santa Croce”

l’ “oratorio di Santa Croce”, quel saloncino, una stanzetta e un cortile (un tempo cimitero) che furono testimoni di diverse generazioni di ragazzi che animavano con le loro attività ricreative, musicali e culturali, una struttura privata nel tempo di adeguate cure, se si esclude di tanto in tanto qualche rattoppino. Luogo che ha aiutato a crescere in umanità molti giovani, desiderosi di portare avanti un qualche impegno coinvolgente, imparando a socializzare e a rispettarsi reciprocamente. Dopo la ristrutturazione e la riapertura al culto della Chiesa attigua, questi spazi furono abbattuti perché considerati pericolanti. Vi è oggi un luogo di culto pulito, ben tenuto e curato, ma “silenzioso” e probabilmente rattristato e nostalgico delle grida entusiaste provenienti sia dal salone, con quelle estenuanti e combattute partite di ping pong, sia dal cortile durante le partite di calcio, di pallavolo, di gimkane e giochi vari di tempi che difficilmente ritorneranno.

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Prosegue Gianmario:

A Sorso si discute di cinema d’autore per la prima volta, ma la cerchia degli interessati è assai ristretta, perché la maggior parte dei giovani preferisce affollare i molti bar del paese e dilettarsi con il biliardo o inseguire una palla di stracci per strada. A lui piace anche il calcio, e si butta anima e corpo nel Madau, in un periodo in cui a Sorso prolificano come funghi le squadre, soprattutto dopo l’esclusione dell’U.S. Nali da tutti i tornei”.

L’U.S. Nali era la squadra di Sorso. Nel 1956 fu radiata a vita dalla F.I.G.C. a seguito di gravi incidenti scoppiati nel campo sportivo nel corso di una partita”.

Avete letto bene? A vita! E che caspita avevano combinato li sussinchi, presumo specialmente quelli in mezzo al pubblico!? Certo che questo aspetto di “spaccamontagne” e di mania di la fozza” di molti sorsinchi sarebbe tutto da approfondire.E sopratutto quella gradassona “barra” dovuta specialmente alla “forza” di gruppo. In molti anche individualmente, per la verità, ma quando si è (o era?) in gruppo, la bullaggine si moltiplica (moltiplicava?) oltremodo, sopratutto contro chissi di fora. Mi racconta un amico: Alla fine degli anni 60 a Sorso si erano specializzati in bastonature di forestieri. So di molte  persone sottoposte a questa specie di cerimonia solo perché di passaggio in questa amena cittadina. Ma erano guai anche per chi, non sussincu, si permetteva di corteggiare una ragazza del posto: e via con intimidazioni e pure “susse” molto concrete. Per lo più in gruppo, naturalmente”.

Parlando di Gavino, un grosso capitolo riguarda lo sport, ed il calcio in modo particolare. Giocatore ma specialmente allenatore e scopritore di talenti. Mi dice Antonello Conti, ex portiere di livello e autore di un libro sull’argomento:

Gavino oltre che allenatore è stato anche educatore. Ha cresciuto 5,6 generazioni di giovani calciatori, prelevandoli dalla strada e portandoli con se al campo. A questo proposito ricordo che egli stesso faceva il giro dei campetti periferici di Sorso per visionare personalmente i ragazzini, e quelli che riteneva interessanti , li invitava poi a presentarsi al Madau, in quanto grande intenditore di calcio giovanile. Sotto la sua direzione nel campionato di Promozione del 1977-78 avemmo una storica rimonta che ci portò dal penultimo al secondo posto, ad un punto dal Sennori. Dopo quel derby, che fu perso per 1-0, lasciò molto amareggiata e rattristata la “panchina” bianco-celeste tra lo stupore generale, in quanto minacciato e criticato aspramente da un gruppo di pseudo tifosi, ma rimanendo sempre all’interno della società dell’US Sorso come dirigente e responsabile del settore giovanile”.

La passione per lo sport e quella di parlarne, Gavino la manifestò anche attraverso la breve esperienza di un giornale ciclostilato locale creato con altri amici nel ’74, “Forza e Coraggio”, dove non mancavano anche forti polemiche, caratteristica immancabile di questo sport di massa.

Il “giornalino” probabilmente era nato anche per il desiderio di combattere le decisioni di un “boss” del calcio di allora, con cui inizialmente era collaboratore (evito di fare nomi per non provocare inutili polemiche ormai inghiottite dal tempo).

È Mario Vacca  che mi fa conoscere questo passeggero tentativo editoriale, nel quale erano presenti diverse firme, molte delle quali  inventate in quanto spesso ne era lo stesso Gavino l’autore.

Colgo l’occasione per chiedere a Mario altre notizie di lui.Mi parla di quando gestiva il bar “La Gabbietta” e l’aveva tappezzato di locandine di film, che come già detto, era una delle passioni della sua eclettica personalità.

A questo proposito, mi dice Luciano Piredda:

” Quando vi avevo lavorato durante il primo anno di scuola alberghiera, il proprietario mi raccomandava continuamente di essere attento e gentile con tutti al di là della cultura e del ceto sociale dei clienti”

Luciano aggiunge che il mercoledì sera, giorno di chiusura settimanale, Gavino portava lui e Alessandro Lizzeri al “cinema” a Sassari, non mancando al termine di analizzare e discutere sul film appena visto.

Anche Gianfranco Mulas, oltre rimarcarne l’impegno e la professionalità quando era stato suo allievo nel calcio, ricorda che negli anni ’70 a Sorso e altrove iniziava il problema”droga”. Il “signor Gavino” aveva portato lui ed altri giovanissimi al cinema per vedere lo sconvolgente Io Cristiana F. noi e i ragazzi dello zoo di Berlino”. All’uscita, visto il forte turbamento provocato in loro, ebbe la delicatezza di non commentare, lasciando a ciascuno la riflessione personale.

Gianmario Urgeghe mi dice che Gavino il bar l’aveva avuto in eredità dallo zio Ado Cirotto, il quale probabilmente fu proprio lui a portare la testa del nipote “nel pallone”. Per quanto riguarda l’attività di barista, secondo Mario Vacca veniva portata avanti senza particolare entusiasmo – specialmente quando l’aveva dovuta riprendere dopo un periodo data in gestione ad altri – da parte di un uomo incapace di fossilizzare il proprio pensiero, ansioso com’era di spaziare  oltre le piccole cosette di un paese di provincia.

Ancora Gianmario:

Gavino inizia a scrivere. Si occupava di cronaca, ma prediligeva i pezzi di costume, nei quali talvolta non mancava di lanciare sferzate contro i suoi compaesani. Dai fogli locali, arrivò a scrivere anche per qualche testata prestigiosa, ottenendo il patentino di pubblicista. Lo ricordo ancora dietro la sua inseparabile macchina da scrivere: mentre tutti noi eravamo andati avanti ed avevamo scoperto il computer, lui era rimasto orgogliosamente fermo a battere con forza sui tasti rumorosi di quell’arnese. Aveva anche iniziato a fare politica attiva e divenne per qualche anno consigliere e assessore comunale. Dopo tanti anni di soddisfazioni e di lavoro con i giovani, amareggiato e deluso dal malaffare e dai troppi compromessi, lasciò anche il calcio. Nella politica e nello sport, ambito sopratutto quest’ultimo nel quale operò per tantissimo tempo,non gli era rimasta molta fiducia. Ormai li viveva con sempre maggiore distacco.”

Mario Vacca, che proprio nel calcio lo aveva conosciuto e iniziato a frequentare per una decina d’anni circa, mi fa sapere che da giovane, in collaborazione coi fratelli Cuccaru ed altri, Gavino aveva fondato La Riscossa”, allenata da Franco Pilo, confluita in seguito ne La Romangia”. Il ruolo di allenatore giovanile l’ha avuto con la “Kennedy” e col Sorso. Aggiunge che con lui si vedevano anche fuori dallo stretto ambito dello sport. Ricorda con piacere le due giornate di ferragosto trascorse ad Orgosolo dove si recavano con la sua “Bianchina”. Una sera tardi,  percorrendo una scorciatoia, erano finiti nella stradetta dove era stato arrestato Mesina, l’ex ergastolano graziato e ricaduto negli ultimi tempi nelle maglie della Giustizia per la solita brama del guadagno facile, molto diffusa ai giorni d’oggi. Mensilmente ci si recava in compagnia a Padria per mangiare con “dui citi” i piatti prelibati preparati da zia Giuanna nella sua trattoria ricavata da un sottoscala. Gavino vi ci aveva portato mezzu Sossu. Non mancavano le serate trascorse nella sua campagna dove attualmente sorge La Piramide”: si portava “la bagna” pronta da casa e lì in compagnia, a mangiare e trallallerare, con l’allegra e insostituibile animazione da parte di Angelino Fiori.

Avevano collaborato insieme nei programmi di Radio Alice”, fondata da Angelo Enas. Musica sopratutto, ma anche notiziari ed interviste. Gavino non mancava di una forte dose di vis polemica, e tutte le occasioni erano buone per esternarla. Lo si vedeva giornalmente uscire dall’edicola coi giornali sottobraccio, comprese le immancabili riviste di cinema, e nel suo bar erano presenti quotidiani di diversa tendenza, cosa che da una parte faceva aggrottare le sopracciglia di certi clienti, ma che nello stesso momento fungevano da stimolo per animati scambi di vedute. È capitato che mettesse sù una raccolta di firme per una possibile petizione con nomi più o meno inventati da lui, cosa che disorientava il politico destinatario.

Kennedy 1972-73 contro la Wilier (2-1). Piras, Fenu, Ladinetti, Stoccoro, Cabras, Meloni, Dessole II, Dessole I. Secchi, Cau, Cagnoni, Mulas, Pinna, Fois. 10 giu. 1973.

Il “suo atteggiamento “provocatorio” lo rendeva vivo – racconta Gianmario – e contribuiva a ravvivare i sorsensi, forse un po’ troppo anestetizzati dalla Juve, dal Milan e dalle partite di calcio. Una sera      s’ inginocchiò, fingendo di pregare, davanti al gazebo dell’attuale Piazza Bonfigli. Subito gli si avvicinò un’anziana signora che, vedendolo genuflesso e orante gliene chiese stupita il motivo. Lui sussurrò di fare silenzio, perché stava pregando per le anime di tutti i personaggi illustri di Sorso, che il Comune aveva fatto seppellire sotto il gazebo”.

Le lucette accese all’interno di questa strana gabbia metallica che aveva preso il posto della “Gabbietta”, facevano in effetti pensare ad una sorta di altare, e Gavino nell’occasione aveva manifestato così il suo disappunto nei confronti dell’Amministrazione civica che aveva fatta demolire lo storico ritrovo della sorsinca intellighenzia.

GABBIA

A Gavino prosegue Gianmario piaceva osservare e descrivere un mondo, quello di Sorso, fatto di contadini, divenuti operai per necessità e disoccupati per sventura; un piccolo mondo, a volte malinconico e a volte allegro e spensierato. Ulteriore occasione la colse nella primavera del 1997, accettando la direzione del giornale “L’0rizzonte”. Era molto contento e ci confidò che aspettava una proposta del genere da anni, ma visto l’arido panorama sorsense, aveva ormai perduto le speranze. Durante la breve vita di questo periodico non si comportò mai come un direttore,preferendo lavorare con noi sul medesimo piano. Nello scrivere era un continuo vulcano in eruzione. Quando calò il sipario su questa esperienza editoriale, Gavino rimase molto male, pensando che la decisione fosse conseguenza della macchinazione di qualche politico infastidito. Dopo quell’esperienza, avvicinai spesso Gavino. Era sinceramente preoccupato per Sorso, le sue coste, i giovani, la cultura. Scriveva febbrilmente altri pezzi nelle notti insonni di via Jelithon, dove abitava, e poi li inviava alla Nuova Sardegna e al Quotidiano. La sua macchina da scrivere, insieme alla sua vita, si fermò per sempre  il 10 aprile del 2006, a 66 anni”.

Vengo a sapere che Gavino fu ricoverato per problemi cardiaci, e la sua morte sopravvenne improvvisa proprio il giorno delle sue dimissioni, un triste  lunedì.

Si chiude così il racconto, molto parziale, di un uomo che ha lasciato tracce significative. Nel tentativo di ricostruire il puzzle della sua vita (come quella di ciascuno, sempre ricca di esperienze e di insegnamenti) più che l’impegno di ricerca – molti altri, interpellandoli, avrebbero potuto parlare di lui –  ho cercato di usare molta discrezione nel delicato compito. Con Gavino, pur essendo vissuti più o meno contemporaneamente nello stesso luogo, e avendo quindi percorso le stesse strade, respirato la stessa aria, avuto sicuramente conoscenze e amicizie comuni, ci si era incontrati se non in sporadici e frettolosi momenti, per cui non ho potuto conoscerne direttamente il pensiero, come non sono stato testimone dei suoi momenti gioiosi e degli inevitabili abbassamenti d’umore che tutti sperimentiamo e che vedono solamente le persone più prossime affettivamente.

Voglio chiarire che l’intento non aveva la pretesa di ricostruirne la biografia nel vero senso del termine, eventuale lavoro che lascio volentieri ad altri più qualificati e più capaci, ma semplicemente cercare in parte di recuperare – come dicevo su –  la mancata conoscenza, mia principalmente, ma pure di tanti altri meno vecchi di me che non hanno avuto l’opportunità (e la fortuna) di avvicinarlo.  In questo sono stati di fondamentale aiuto alcuni che lo hanno frequentato e che hanno risposto positivamente al mio invito.

Ringrazio particolarmente  Gianmario Urgeghe, per l’attenta e appassionata partecipazione con la quale ha dato il suo prezioso contributo. Ringrazio inoltre Mario Vacca, Antonello Conti, Luciano Piredda e Gianfranco Mulas.

Sono certo che molti altri avrebbero potuto e voluto onorare coi loro particolari ricordi la memoria di

Gavino, un pacifico guerriero sussincu.

 

Gavino Piras. Il riposo del leone

Gavino Piras, un pacifico guerriero di Sorso (SS)ultima modifica: 2014-04-10T05:49:47+02:00da piero-murineddu
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