Sorso. La Pinetina, un paradiso andato perduto

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di Giovanna Stella

Fino a qualche anno fa, piccolo spazio attrezzato nella vasta area pinetata, dato in gestione ad un privato che con la propria famiglia e con passione e professionalità, l’ha reso accogliente. Un vecchio sogno che Franco è riuscito a realizzare.

Spazio natura con costruzione in legno,spazio dove le famiglie, i bambini, anziani e giovani si ritrovavano insieme, chi per una pizza, chi per ascoltare musica, chi per respirare aria pulita. In una piccola striscia di pineta ci stava un po’ di tutto, compresa una passerella in legno che conduceva al nostro splendido mare. Ci si ritrovava insieme per trascorrere ore liete.

Scaduto il contratto, è stato abbandonato, incendiato, deturpato !
Ora le tende colorate sistemate da Lucia non sventolano più. All’interno del bar buio è desolazione. I topi scorrazzano tranquillamente.I fiori seppelliti per l’incuria lasciano spazio ad una moto carrozzella, cimelio dell’incoscienza di chi ha contribuito a distruggere. Pneumatici di varie grandezze, legni secchi dispersi qua e là. Sporcizia dappertutto. L’attuale stato offende la dignità di coloro che l’hanno costruita.

La visione della piscina è scioccante: acqua torbida giallastra, come la coscienza di chi ama distruggere il bello. Una vecchia poltrona galleggiante sembra presagire un futuro di disperazione. Il vento oggi soffia leggero e le mimose si dondolano maestose, e sembrano annunciare una nuova primavera. Ancora più in là il percorso – vita è quasi agonizzante. Nella parete della ormai struttura fantasma l’immagine di un vecchio saggio ed il volto di un disperato sembrano chiederci: “È possibile ancora sperare?” Un profondo silenzio misto a rabbia irrompe in me.

I resti dei servizi igienici sono paragonabili alla coscienza di chi distrugge. Rimangono muti i fiori tutt’intorno, ma vorrebbero urlare e ribellarsi. Davanti a me tubi secchi, ormai senza vita: quanti spruzzi e quanti schiamazzi mentre i bambini si toglievano il sale dalla pelle! Del ristorante rimangono imponenti pali di ferro arrugginito, simbolo dei principi basilari di una convivenza civile anch’essi arrugginiti dal tempo. Un tavolo apparecchiato di niente mi sorprende, una sedia rotta rossa, una caldaia di un ferro da stiro….

Tutto prende il posto della gente che proprio lì in quel tavolo ha consumato pranzi succulenti ferragostani e di calde giornate estive.Vicino un tavolo azzurro che sembra cerchi tristemente compagnia. Intanto la brezza continua a soffiare. Il rumore delle onde del mare è sempre vivo e fluttuante. La natura intorno, il cielo limpido, i raggi solari filtrano tra i rami, le farfalle tornano festanti e sembrano ricordarci un amore ed una passione antica, una fiducia sfuggente.

Per terra due materassi vecchi abbandonati,  il cartello “Algida” rimasto ricorda i gelati consumati nelle gioiose estati trascorse. Anche un lumacone si muove lento,la natura arriva prima di tutti,si muove lento e riscopre la primavera.

Quanto ancora vogliamo rimanere intorpiditi da un inverno troppo lungo?

Cambiare è e deve essere possibile!  Una strada maestra c’è: la partecipazione di ciascuno, la decisione di costruire per sé e per la comunità. L’idea che insieme possiamo farcela a catapultare questa dura realtà ci può ancora salvare.

Sembra ormai un ricordo di un passato remoto quando con un gruppo di anziane sedevamo a bordo piscina con i piedi immersi per rinfrescarci dalla calura di una giornata estiva; nostalgia dei canti,delle barzellette e aneddoti del loro passato vissuto con sacrificio.Tutto allietava la natura circostante. Natura ora delusa, derisa da chi ama distruggere il bello. Quest’ultima altalena rimasta deve necessariamente “ridondolare”per i nostri sogni, per i nostri figli.

Alziamo il capo e ripartiamo dalle cose semplici. Siamo tutti corresponsabili del “brutto” ma anche del “ bello “. Siamo responsabili dei numerosi gesti di vita ma anche di morte.

È tempo di ricostruire.Oggi più che mai è necessaria una nuova rivoluzione. Dobbiamo volere ed essere il cambiamento che vogliamo vedere!

Sorso. La Pinetina, un paradiso andato perdutoultima modifica: 2013-05-10T13:08:56+02:00da piero-murineddu
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