Festa della Liberazione, ma anche…

 

Rita Clemente ba nome del Comitato Pace e Cooperazione Internazionale del Comune di Chieri

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Ogni anno il 25 aprile noi cerchiamo di dare alla parola Liberazione un significato nuovo e attuale, tenendo ben presente il grande valore della Liberazione dell’Italia dalla dittatura nazifascista, compiuta in gran parte dalla Resistenza partigiana e dalla collaborazione attiva della popolazione civile, con una grande partecipazione delle donne.

Non possiamo dimenticare però che quella sciagurata guerra mondiale non si concluse con la liberazione del 25 aprile, ma conobbe un’altra pagina funesta: quella dello sganciamento delle due bombe nucleari su Hiroshima e Nagasaki da parte degli USA. Questo evento ha aperto una altra pericolosa ipoteca sulle sorti del mondo.

Oggi sono troppe le nazioni di grande e di media potenza che si fronteggiano con le armi nucleari. La chiamano “deterrenza”. Ma se l’éscalation bellica dovesse arrivare a livelli imprevedibili, non si può escludere l’uso dell’arma nucleare. E allora le conseguenze sarebbero catastrofiche sia a livello di costi in vite umane sia come distruzione degli ecosistemi naturali e durerebbero decenni.

Siamo davvero sicuri di voler correre questo rischio? Guardate in viso i vostri figli, i vostri nipoti. Siamo davvero sicuri di volerli lasciare vivere con questa spada di Damocle sul capo? Allora, oggi Liberazione significa anche, e soprattutto, LIBERAZIONE DAL RISCHIO NUCLEARE.

La campagna ICAN promossa da diversi gruppi pacifisti cui hanno aderito diversi Stati dell’ONU, per la messa al bando delle armi nucleari, ha visto la vergognosa assenza dello Stato italiano alle conferenze in cui gli Stati hanno dibattuto sul problema del disarmo globale.

L’altra parola chiave che vogliamo ricordare oggi è violazione. Le guerre contemporanee sono una chiara VIOLAZIONE DEL DIRITTO INTERNAZIONALE, secondo il quale l conflitto dovrebbe essere limitato ai combattenti, si dovrebbero attaccare solo obiettivi militari, non strutture abitate da civili e non si dovrebbero usare armi particolarmente insidiose e micidiali. Invece vengono colpiti ospedali, mercati, persino scuole e università senza alcuno scrupolo. Le vittime civili sono il 90%.

Si usano armi pericolose come bombe all’uranio impoverito i cui effetti micidiali sulla salute umana durano per anni. Pertanto è inesatto dire che vi sono “crimini di guerra”, è la guerra stessa, di per sé, a essere un crimine contro l’umanità!

Infine, l’altra parola – chiave che oggi vogliamo ricordare è la parola OBIEZIONE DI COSCIENZA, intesa come rifiuto deciso e consapevole di aderire a operazioni militari o di collaborare con esse. Da testimonianza individuale dovrebbe diventare prassi collettiva! E già lo stanno dimostrando diversi obiettori che, pagando di persona, si rifiutano di prendere le armi in Ucraina, Russia, Bielorussia, Israele. Oggi i veri eroi sono gli obiettori e i disertori!

Concludiamo con una frase del compianto Gino Strada:

Io non sono pacifista. Io sono contro la guerra perché la guerra non si può umanizzare, si può solo abolire. E non mi piace la parola “utopia”; preferisco parlare di “progetto non ancora realizzato”. Credo che la guerra sia una cosa che rappresenta la più grande vergogna dell’umanità.

Se il 25 aprile rappresenta la liberazione dell’Italia (avvenuta anche in altri Paesi d’Europa, compresa la Russia) dalla barbarie nazifascista, oggi la liberazione deve andare nel senso di una liberazione totale dell’umanità dall’incubo della guerra.

È un’utopia? Noi preferiamo definirlo “progetto non ancora realizzato!”

Festa della Liberazione, ma anche…ultima modifica: 2024-04-25T23:43:07+02:00da piero-murineddu
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