Francesco Dedola, poeta di grande sensibilità umana

 

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di Piero Murineddu

Francesco Dedola, venuto a mancare il 22 febbraio del 2013, era nato a Montresta (NU) il 25 ottobre 1932. Da giovanissimo era arrivato a Sorso per custodire gli animali da pascolo di una zia che da qualche tempo si era stabilita nel mio paese della Romangia. Col tempo aveva scoperto in sé il dono della composizione poetica.

Due anni prima della morte –  sopraggiunta tutt’altro che improvvisa dato che Cicitu, come veniva chiamato, da tanto tempo era costretto a fare la dialisi – avevo avuto l’onore e il grande piacere di recarmi nella sua casa per intervistarlo. Come detto, sapevo della sua passione per comporre versi poetici – in sardo principalmente dato che partecipava al concorso poetico che annualmente da noi si é svolto fin quando erano in vita i miei due illustri conterranei Tonino Rubattu e Nicola Tanda – ma nello scambio avuto prima di avviare la registrazione, con sorpresa ero venuto a conoscenza che aveva trascorsi di paroliere per alcuni gruppi musicali e, sopratutto, dei venti mesi da emigrato in Germania, di cui mi diceva di aver conservato un ricordo positivo.

Grande sensibilità d’ animo Cicitu. Ricordo con quanta commozione e con quanta difficoltà era riuscito a recitare la poesia dedicata alla vita del migranti, documentata nel video a lui dedicato che riporto a conclusione di questa pagina.

Frugando nella biblioteca-rifugio dove l’indimenticato e per me carissimo Petronio Pani trascorreva molte ore delle sue giornate, quando beninteso non era impegnato ad organizzare continui eventi culturali e sportivi e in generale a migliorare il mondo, ho ritrovato questa vecchia intervista fattagli nel 1997 da Pier Vanni Cossu, titolare dell’ edicola di Piazza Bonfigli a Sorso, per il giornale “ORIZZONTE“,  riuscitissimo frutto della passione di un gruppo di giovani sorsesi durato troppo poco tempo, come purtroppo succede per le belle cose…

A seguire, il video dedicato interamente all’ indimenticato Cicitu, nativo di Montresta ma da giovanissimo sussincu.

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Francesco Dedola, da paroliere a poeta

Intervista di Pier Vanni Cossu

Tra le tante forme d’arte, la Poesia ha sempre occupato un posto molto importante sul podio della cultura e tra le sue tante sfaccettature, quella dialettale in particolare, ha goduto di un forte apprezzamento e di una grande stima dagli addetti al settore.E proprio in questo contesto si colloca la Poesia di Francesco Dedola.

– Quando ha iniziato a muovere i primi passi nella Poesia?

È stato un passaggio. Negli anni 60 e 70 facevo il paroliere. Scrivevo testi di canzoni in italiano; poi ho iniziato ad interessarmi ai concorsi in lingua sarda, così ho incominciato a comporre in sardo.

– Come paroliere ha avuto dei riconoscimenti?

Si. sono arrivato in finale alla Fiera della Canzone Italiana, una manifestazione per dilettanti tenuta a Milano negli anni 70.

– E alla Poesia dialettale quando è arrivato?

Ho iniziato a comporre i primi versi in vernacolo sassarese nel ‘78, ma da subito mi sono reso conto che non rendeva, era un dialetto troppo “stretto”, poco musicale, difficile da proporre, perciò sono passato alla lingua materna, il dialetto di Montresta.

– Da dove trae ispirazione?

Nella vita vissuta, nella povertà, nella tragedia che la Sardegna si porta appresso da secoli, nonostante i critici letterari dicano che piangiamo troppo. Molle volte si cerca di evadere, di fuggire certi argomenti troppo lamentosi, finendo nella metafora e nella satira, ma millenni di storia non si cancellano facilmente; non è della polvere che ti scrolli di dosso con un colpetto di spazzola, e per forza di cose si ricade nello scrivere lamentoso.

– Quali sono gli autori, sardi o no, che gradisce leggere?

Innanzitutto, la Deledda per la sua genuinità: nelle sue opere ritornano i temi della pena, del lamento e della preghiera della gente; poi Sebastiano Satta che tutt’oggi è considerato il più grande poeta sardo. È forse meno conosciuto ma non meno bravo, Predu Mura, di cui ricordo la sua opera “Poesias de una vida”. Ultimamente si sta riscoprendo Sergio Atzeni, ma ci sono altri più conosciuti e più amati come Salvatore Satta autore de “Il giudizio universale”. Non dimentichiamo che in Sardegna esistono circa 40 premi letterari.

– Da quale poeta sente di essere stato ispirato maggiormente?

Ho letto quasi tutti i grandi, da Virgilio a Omero a Dante, ma quello che credo abbia influenzato più di tutti il mio modo di scrivere è Gozzano, che ha un genere molto vicino alla nostra Poesia.

– Ci sono dei progetti che non è mai riuscito a realizzare?

Non ho mai avuto grandi piani, sono cosciente del mio bagaglio culturale, perciò non tento i salti mortali.

– Comunque sia, avrà pur un sogno nel cassetto.

Beh, certo. Avrei voluto pubblicare qualche romanzo. Ho una raccolta di 15 racconti di cui 14 premiati. Ma in Sardegna è molto difficile riuscire a pubblicarli. Da noi si fa poca prosa, mentre ci si occupa molto di Poesia, alle volte scadente. Non ci sono concorsi per prosatori: ne esistevano due ma non si fanno più.

– Per quanto riguarda il sardo, è più difficile scrivere in prosa o in poesia?

Forse in prosa. Nella poesia ti esprimi in 50 o 40 versi, ma nella prosa hai bisogno di una conoscenza della lingua sarda più ampia e di un bagaglio di vocaboli consistente. C’è più da lavorare. Ci sono poi quelli che finiscono per storpiarla con l’uso di italianismi estranei al nostro vocabolario. Purtroppo il sardo non ha una grande varietà di neologismi e si finisce per attingere dalla lingua italiana.

– Cosa ne pensa del bilinguismo nelle scuole? Crede che sia sufficiente per riprenderci la “Limba”?

È utile, ma ci vogliono testi qualificati. Non bisogna rifilare agli studenti tutto quello che si scrive. Il materiale va vagliato e chi insegna deve far notare la differenza tra il sardo puro e ciò che sardo non è, ma che viene fatto passare come tale per comodità.

– C’è qualcosa tra tutto quello che ha scritto che avrebbe voluto non scrivere?

Non mi piacciono più le cose che ho scritto agli inizi. Sai, le rime baciate senza senso. Alcune di esse hanno pure avuto dei riconoscimenti, ma io non le ritengo più valide.

– Che peso ha la Poesia di Dedola nella letteratura sarda?

No, questo non spetta a me dirlo, non ho mai fatto classifiche. Sono solo uno di fanti.

– Quale è stata la più grande soddisfazione legata ad una sua opera?

Talvolta non sono i premi che ti appagano; ci sono state poesie meno premiate, come “Mammutones”, che mi hanno conferito più popolarità e più soddisfazione di alcuni primi posti.

– Quanto c’è di Sorso nelle sue opere?

Poco, o meglio, quello che riguarda la vita che ho vissuto quasi interamente in questo paese.

(…)

– Solitamente si dice che gli artisti siano un po’ eccentrici. Cosa c’è di stravagante in Francesco Dedola?

lo penso che l’artista debba essere soprattutto di animo nobile. Credo che tutti gli artisti lo siano.

– Che rapporto può avere un poeta con la tecnologia, ad esempio con il computer?

Possiedo un computer, ma non l’ho mai adoperato. È un oggetto freddo, non mi attira…

– Tra mille anni, come vorrebbe essere ricordato?

Con semplicità.

 

Nel video viene focalizzata l’attenzione su un fenomeno oggi drammaticamente attuale qual’ è quella dell’ emigrazione forzata, patita da miriadi di persone provenienti in prevalenza dal sud del mondo  e a suo tempo vissuta da tanti nostri connazionali ma che in troppi sembrano aver dimenticato, compresi i vari governanti di qualsiasi appartenenza partitica che si stanno succedendo negli ultimi decenni in questo smemorato Paese. Traggo la poesia inerente a questa tematica, vissuta in gioventù  in prima persona dall’ autore.  (Piero)

 

Francesco Dedola, poeta di grande sensibilità umanaultima modifica: 2024-02-22T05:11:09+01:00da piero-murineddu
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