Quell’irritante e ripetitivo coretto ( fascistoide?)

di  Piero Murineddu

Devo dirlo: a me quel coretto obbligatoriamente di rito che si canta al neo laureato mi sta’ tremendamente sull…..alluce del piede sinistro. Lo sentii quando il mio figliolone Giuseppe conseguì la magistrale qualche annetto fa, in quel di Padova.

“Ahò, ma come vi permettete di mandare nonsodove mio figlio? Ma andateci voi andateci….”.

Naturalmente, nella veste di padre, non potevo manifestare il mio disappunto, col rischio di rovinare la festa e farmi vedere per quel che sono, un rompiballe, per cui mandai giu l’amaro rospo. Seguì poi tutta la scena del papiro, ma lì ancora ancora.

Vagando, o meglio, arrancando qualche giorno fa per le strade sempre di Padova, mi arriva l’eco ancora di questa coglionat….ehm, di questa “goliardata”, facendomi rivivere l’intima ira del giorno dell’incoronazione d’alloro del primo doc di casa:

Grrrrrrrrr…

 

Prima di esprimere la considerazione che mi preme dentro, invito a leggere il testo che segue, scritto da una docente di filosofia. Se ne volete conoscere il curriculum, andate su

Chi sono

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DITEMI: MA NON VI SENTITE UN PO’ SCIOCCHINI ?

di Giovanna Cosenza

È questa la canzoncina che, cantata in coro, sento ripetere – ossessivamente – all’incirca da vent’anni, ogni volta che un neolaureato o una neolaureata esce dalla discussione della tesi e si ricongiunge con amici, parenti, conoscenti, morosa o moroso di turno. Dico venti o venticinque anni (più o meno) perché ci fu un periodo, prima dei Novanta, in cui la pseudo goliardia (perché questa non è goliardia autentica) non andava di moda, anzi, era vista male, come fosse qualcosa “di destra” o semplicemente qualcosa di infantile o idiota. Ebbene, da molti anni, invece, il coretto è obbligatorio. Una condanna. Per tutti e tutte. Ma fosse solo questo. Mentre si intona «Dottore, dottore, dottore del buso del cul, vaffancul vaffancul», si lanciano anche uova, coriandoli, stelle filanti, piume, petardi, si attivano sirene da stadio, si grida nei megafoni, si spruzza spumante o vino a basso costo, si cosparge di colla il neolaureato o la neolaureata, in modo che tutto ciò che gli si lancia addosso possa restargli ben appiccicato, lo/a si costringe, a seconda dei casi, a spogliarelli degni del peggiore addio al celibato o nubilato, o a travestimenti e rituali degni del peggiore nonnismo da B movie italiano degli anni Settanta.

Sto peccando di esagerazione? Mavalà. Casomai sto offrendo una descrizione fin troppo sommaria di ciò che in realtà accade, semplicemente perche mi annoio a scrivere troppi dettagli. Fantasia al potere? Creatività a gogò? Mavalà. Le pratiche che circondano il «Dottore, dottore, dottore del buso del cul, vaffancul vaffancul» sono identiche a loro stesse da oltre venticinque anni, identiche da un corso di laurea all’altro, identiche in tutte le città italiane. Ripetitive. Martellanti. I-dèn-ti-che.

E allora? Allora innanzi tutto una precisazione, per tutti i laureandi e i loro parenti, amici, morosi che leggono: con la laurea triennale non si diventa dottori. Il nostro ordinamento (3+2+3) prevede tre livelli: la laurea triennale, la magistrale (che possono essere fusi nella laurea a ciclo unico) e il dottorato di ricerca. Nel resto d’Europa si è dottori solo con il dottorato di ricerca. Insomma, da qui a proclamare dottori («Dottore, dottore…») i laureati triennali ne passa. Se vogliamo stare in Europa cominciamo da qui: riserviamo i festeggiamenti alla laurea magistrale. Saranno passati almeno cinque anni dalle scuole superiori, i ragazzi e le ragazze avranno faticato di più, saranno più saggi e vorranno qualcosa di meglio che «Dottore, dottore, dottore del buso del cul, vaffancul vaffancul».

Per finire, una domanda: cari laureandi e care laureande, non vi sentite, non dico… ehm… un po’ sciocchini (hi hi hi), ma… ehm… poco originali e poco creativi, a ripetere, ripetere, ripetere sempre le stesse cose che tutti ripetono?

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Da un’altra parte, a firma di una certa Elisa, laurea conseguita a Padova, apprendo che:

“Nel XVI secolo il raggiungimento della laurea comportava una cerimonia collettiva, che vedeva la partecipazione dell’intera cittadinanza. A Padova si svolgeva all’interno del Duomo, alla presenza del Vescovo e dopo una messa solenne. Era pertanto una delle più solenni manifestazioni universitarie: nella cattedrale addobbata a festa per l’occasione, si imponeva la corona d’alloro al nuovo laureato, che indossava sontuose vesti di seta e portava uno scettro ed una corona. Erano inoltre presenti all’avvenimento il Rettore, in toga di velluto rosso ed ermellino, il Podestà, le Nationes, nei loro costumi, i Lettori, togati anch’essi, i bidelli, che reggevano le mazze, e gli scolari dello studio, che recavano, su cuscini di seta, statuti e sigilli dell’Università. Tutti questi elementi contribuivano a creare un’atmosfera altamente formale e solenne, in corrispondenza dell’importanza ed ufficialità attribuite all’evento. La laurea era resa pubblica, spesso anche se non sempre, con la pubblicazione di un bando, sotto forma di manifesto, in cui l’annuncio del lieto evento era seguito dalle congratulazioni di colleghi, amici e parenti.”

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Riprendendo il mio pensiero

(Piero)

Se avete avuto la forza di arrivare sin qui, ora leggete il “rospo” che ributto fuori. Ho finito di guardare il film “Cesare Mori, il prefetto di ferro” (qui per chi fosse interessato a vederlo).

Non voglio entrare nel merito di questa figura per certi versi controversa, anche se dal film traspare un uomo integerrimo e ligio scrupolosamente al dovere, specialmente nel combattere la mafia, ma – porcazza zozza – anche qui mi son ritrovato questo ritornello, sbraitato da un branco di fascisti. Non vorrei che questa attuale usanza abbia preso origine proprio nel vomitevole ventennio. Se così fosse, come dice Giovanna Cosenza, chiedo agli amici dei neo laureati se non è proprio il caso d’inventarsi un altro inno, più fantasioso oltre che più augurale, e a culo le inbecillotte goliardate. Chiedo scusa, ma sono permalosetto e ho un bruttissimo carattere….

https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=2124095947628152&id=100000833018586

Quell’irritante e ripetitivo coretto ( fascistoide?)ultima modifica: 2019-04-11T07:17:41+02:00da piero-murineddu
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