Il Governo italiano appoggia i repressori. Un esempio….

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di Giorgio Bongiovanni

L’Italia, nel 2024, mostra un volto nuovo di sé.Il nostro paese, infatti, si sta trasformando nel Sudamerica degli anni ’40 e ’50 che dava rifugio a gerarchi nazisti in fuga dopo la sconfitta del Terzo Reich nella Guerra Mondiale.

Come ADOLF EICHMANNA, uno dei principali esecutori dell’Olocausto, poi rapito dal Mossad e giustiziato in Israele, ERICH PRIEBKE(ex comandante delle SS), KLAUS BARBIE (comandante della Gestapo) o l'”angelo della morte” JOSEF MENGELE.

Da almeno un decennio l’Italia ospita criminali di guerra fascisti sudamericani. Si tratta di repressori di diversa nazionalità, argentini, cileni, uruguaiani. Ovviamente non sono migliaia come i tedeschi del Reich scappati oltreoceano grazie all’aiuto del Vaticano ma hanno le mani macchiate di sangue tanto quanto le loro.

Sono ex ufficiali dell’esercito e della marina o addirittura ex cappellani a servizio della dittatura. In Italia sono arrivati grazie al loro doppio passaporto fuggendo dalla giustizia dei loro paesi d’origine che vorrebbero processarli per crimini di lesa umanità.

Al momento sono quattro i repressori sudamericani accusati, a vario titolo, di omicidi e torture: CARLOS LUIS MALATTO (ex tenente colonnello argentino e responsabile operativo del Reggimento di Fanteria di Montagna di San Juan), JORGE NESTOR TROCCOLI (ex ufficiale dell’intelligence del Corpo dei fucilieri navali della Marina uruguayana), DANIEL OSCAR CHERRUTI (agente operativo del SIDE, la Segreteria dell’intelligence di Stato argentina) e don FRANCO REVERBERI (ex cappellano del centro clandestino di tortura “Casa Departamental” di Mendoza).

Quest’ultimo, ha ricevuto un bel regalo dal ministro della Giustizia Carlo Nordio. Il Guardasigilli, infatti, ha bocciato il mandato di estradizione richiesta dalla Repubblica Argentina.

L’anziano sacerdote della diocesi di Parma è ricercato in Argentina dal 2011 con l’accusa di crimini contro l’umanità, tra i quali l’omicidio nel 1976 del 20enne peronista Josè Guillermo Beron, tuttora disperso, e di aver assistito alle sessioni di tortura cui erano sottoposti i prigionieri del centro clandestino di detenzione “Casa Departamental” dove svolgeva la funzione di cappellano negli anni della dittatura militare iniziata nel 1976.

Nel 2011, quando la procura federale emise una convocazione propedeutica all’arresto, Reverberi era già fuggito a Sorbolo (il suo paese d’origine vicino Parma). Da quel momento è iniziato l’estenuante lavoro delle autorità argentine per farsi consegnare il sacerdote.

La prima richiesta di estradizione – rafforzata anche da un mandato di rintraccio dell’Interpol – si impantanò prima in Corte d’Appello a Bologna nel 2013 e poi in Cassazione nel 2014. La seconda richiesta di estradizione del 2020, dopo una prima battuta d’arresto in Corte d’Appello nel marzo 2021, ebbe esito in Cassazione nel giugno 2022, quando i giudici ermellini annullarono la sentenza con rinvio. Di nuovo in Corte d’Appello, questa volta i giudici bolognesi hanno dato il via libera all’estradizione nel luglio dell’anno scorso. I legali di Reverberi hanno presentato ricorso che però hanno perso ad ottobre scorso in Cassazione.

A questo punto Carlo Nordio aveva 45 giorni per confermare, o meno, la decisione dei Supremi giudici e firmare l’estradizione. Ma ecco l’amara sorpresa: Nordio rigetta la richiesta. E così il sacerdote che assisteva alle torture di detenuti politici impugnando la Bibbia resta in Italia. Troppo rischioso per la sua salute, secondo il ministro, affrontare tutto l’iter di estradizione, a partire dal viaggio intercontinentale in Argentina. La valutazione del Guardasigilli, però, è superata dalla perizia stilata da un collegio medico-legale e depositata in Corte d’Appello nella quale si era accertato che “le attuali condizioni di salute di don Franco Reverberi sono compatibili con il trasferimento in Argentina”.

I giudici bolognesi che hanno disposto il via libera all’estradizione lo hanno fatto proprio sul presupposto di questa perizia e gli ermellini hanno avvalorato queste valutazioni. È chiara dunque la decisione politica del ministro dietro alla sua firma. La mossa del Guardasigilli è la cartina tornasole della natura di questo governo: avverso ai giudici e amico dei fascisti.

Il governo Meloni da oltre un anno conduce infatti una guerra contro la toga, demolendo gli strumenti in possesso all’autorità inquirente e giudicante. Demolizioni che si aggiungono alla delegittimazione di quegli addetti ai lavori che compiono il loro dovere seguendo il codice. Al contempo, l’esecutivo, non ha nascosto, a partire dal presidente del Senato Ignazio La Russa, simpatie e nostalgie per il Duce e per quanti provengono dalla galassia fascista e neofascista. In questo senso, la decisione di salvare Reverberi dall’estradizione potrebbe essere un gesto di cortesia del ministro, e quindi del governo, al neo insediato presidente argentino Javier Milei il quale, già da quando era in campagna elettorale, non ha nascosto inquietanti sentimenti di rappacificazione con i repressori fascisti della dittatura. Molti dei loro figli, infatti, oggi ricoprono cariche di punta nelle forze armate. È il caso, per citarne uno, del generale di brigata Carlos Presti, figlio del genocida Roque Carlos Albert Presti, che Milei ha messo a capo dell’esercito.

Ad ogni modo, il ministro Nordio dovrà rispondere della sua decisione a tutti quei familiari di ex detenuti politici torturati sotto lo sguardo dell’allora cappellano Franco Reverberi che ancora attendono giustizia. E dovrà dirci se la certezza della pena vale per gli aguzzini fascisti o solo per i ladri di polli.

* da antimafiaduemila.com

 

Intanto il il generalone “scrittore” che fa?

 

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…e quest’ altra notizia per farci stare tranquilli davanti ai cattivi, che sono naturalmente sempre gli altri…

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Il Governo italiano appoggia i repressori. Un esempio….ultima modifica: 2024-01-20T09:04:22+01:00da piero-murineddu
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