Ricordo di frere Roger

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di Giacomo Alessandroni   (peacelink.it)

Roger Schutz, per tutti frere Roger, una delle grandi figure della nonviolenza del XX secolo, nato nel 1915, fondatore della Comunita’ di Taizè, infaticabile animatore dell’incontro ecumenico e della solidarietà con gli oppressi.

La sera del sedici agosto durante la preghiera vespertina una persona squilibrata si è fatta breccia tra le migliaia di fedeli che vi assistevano ed ha ucciso il novantenne fratello Roger.

Tutto ebbe inizio in quel lontano 1940 quando Roger, a 25 anni, lasciò la Svizzera, suo paese natale, per trasferirsi in Francia. Per diversi anni aveva sofferto di tubercolosi polmonare, durante i quali aveva maturato in sè il richiamo a creare una comunità in cui la semplicità e e la benevolenza del cuore potessero essere vissute come realtà essenziali del Vangelo.

Quando cominciò la seconda guerra mondiale comprese che – come aveva fatto sua nonna durante il precedente conflitto – doveva senza indugio aiutare le persone che attraversavano la difficoltà maggiori.

Il piccolo villaggio di Taizè dove si stabilì era prossimo alla linea di demarcazione che divideva in due la Francia: ben collocato per accogliere i rifugiati che fuggivano dalla guerra.

A Taizè, grazie a un modico prestito, frere Roger acquistò una casa abbandonata con degli edifici adiacenti. Propose ad una sorella, Genevieve, di venire ad aiutarlo nell’accoglienza.
Le disponibilità economiche erano povere. I genitori di frere Roger, sapendo il figlio con sua sorella in pericolo, chiesero aiuto ad un amico di famiglia, un ufficiale francese in pensione, il quale vegliò su loro.

Nell’autunno 1942, li avvertì che erano stati scoperti e che tutti dovevano andarsene immediatamente.

Frere Roger poté tornare nel 1944. Nel frattempo era stato raggiunto da alcuni fratelli, iniziando così insieme una vita comune.

Poco alla volta qualche altro giovane si unì ai primi fratelli, di diverse confessioni cristiane, provenienti da oltre venticinque nazioni.

La comunità, per il semplice fatto di esistere, è da sempre stata un segno concreto di riconciliazione tra cristiani divisi e popoli separati. Inoltre i fratelli vivono unicamente del loro lavoro. Non accettano nessun regalo. Non accettano per se stessi nemmeno le proprie eredità personali: la comunitá ne fa dono ai più poveri. Questo punto non è di secondaria importanza.

La novità introdotta da frere Roger è l’aver riscoperto quella che San Francesco d’Assisi chiamava “sorella”. Naturalmente San Francesco, come ci ricorda Oscar Arnulfo Romero, non avrebbe mai chiamato sorella la miseria. Ma questa è un’altra storia.

Dagli anni ’50, dei fratelli andarono a vivere nei luoghi più svantaggiati del mondo per essere testimoni di pace stando accanto a quanti soffrono.

Oggi, piccole fraternità sono presenti nei quartieri poveri dell’Asia, Africa, America Latina. Cercano di condividere le condizioni d’esistenza di coloro che li circondano, sforzandosi d’essere presenza d’amore accanto ai piuú poveri, ai bambini di strada, ai carcerati, ai moribondi, a chi è ferito nel piú profondo per le lacerazioni affettive, gli abbandoni umani.

A partire dal 1962, fratelli e giovani, mandati da Taizè, hanno iniziato un “pellegrinaggio” verso i paesi dell’Europa dell’Est, per incontrare chi, rinchiuso all’interno dei propri confini, non poteva recarsi presso la comunità.

A Taizè i giovani vengono accolti da una comunità di fratelli che si sono impegnati per tutta la vita alla sequela di Cristo. Ogni giorno, dei fratelli della comunità propongono catechesi bibliche seguite da momenti di riflessione, scambio e partecipazione delle persone a lavori pratici di comune utilità.

Perseguendo un “pellegrinaggio di fiducia sulla terra”, Taizè non organizza un movimento intorno alla comunitá. Ciascuno è invitato, dopo il suo soggiorno, a vivere ciò che ha scoperto nel suo quotidiano, con una maggiore coscienza della vita interiore che lo abita e dei suoi legami con tante altre persone, anche loro impegnate nella stessa ricerca dell’essenziale.

Frere Roger lascia una grande eredità, me lo immagino col suo sorriso che lo ha accompagnato in tutti i suoi giorni. Forse in questi anni avrà spesso pensato alle parole del salmo 89 “Gli anni della nostra vita sono settanta, ottanta per i piú robusti, ma quasi tutti sono fatica, dolore; passano presto e noi ci dileguiamo”, e ringraziato per la sua lunga vita.

Ricordo di frere Rogerultima modifica: 2022-08-16T05:46:09+02:00da piero-murineddu
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