Toponomastica della Romangia. Parte sesta: dalla M alla O

Due righe introduttive

di Piero Murineddu

Molto ricco d’informazioni e notizie il toponimo Monti Cau compreso in questa sesta parte.  A proposito di storpiamento dei termini  che dicevo nel precedente articolo, chissà poi come si è fatto a far diventare  il monte da Cau a “Caura“, come da molti ancora viene nominato.

Grazie a Gianmario Urgeghe e alla sua passione d’indagare sul tempo passato, vengo a sapere che quell’altura nella cui sommità sorge la croce in ferro costruita a suo tempo dall’esperte mani di Giuseppino Zappino, in realtà si tratta di Funtanazza,  nelle cui pendici sono ancora visibili i resti di “lu bacinu“, antichi contenitori d’acqua che rifornivano il paese. Per arrivare al Monte Cau vero e proprio, percorsa la strada che dall’antico lavatoio porta su, arrivati ad un bivio, bisogna proseguire a sinistra. In ogni caso, la capatina sino alla croce sarebbe bene farla, anche per aggiornarsi sulla continua estensione di Sossu. In questi tempi di chiusura e di spostamenti limitati, sarebbe un’ottima iniziativa, dopo aver letto con attenzione il frutto della ricerca storica di Nicola e non omettendo il dovuto saluto a chi in quella sommità ci abita, magari raccomandandogli di tenere a bada quei cagnoni il cui abbaio insistente indurrebbe a desistere. Tranquilli, ringhiano ma non mordono…almeno sin quando rimangono legati.

 

nnn

TOPONOMASTICA della ROMANGIA

di Nicola Manzoni

M

 

Macello (Sorso, cat.urb.; maccello) = “il mattatoio”. Trascrizione italiana, in sorsense, si pronuncia: mazzéddu.

Màccia cràbina (Sorso, cat.) = “cespugli, macchia caprina”. Con il vocabolo máccia, s’indica un insieme d’arbusti, deriva dal lat. MACULA. La forma accrescitiva è maccióni=macchione.

Màccia di làri (Sorso, IGM) = “macchia, cespuglio degli allori” (Laurus nobilis L.).

Màccia sàgrada (la) (Sorso, cat.) = “la macchia, i cespugli consacrati”.

Madonna di Noli Me Tollere (Sorso, cat.) = è una cappella dipendente, dal convento dei cappuccini, che si trova in località pedrugnanu.

Maglioni (Sorso, cat. f. n.62; maglione, magliona) = “[sito] appartenente a Maglione”. Cognome non più vitale, deriva dallo spagn. Malloni.

Maiòri (Sorso, IGM; anche maiore) = nella Sardegna alto-giudicale, era un titolo usato “a significare la preminenza assunta da una carica sui suoi dipendenti..”, troviamo quindi il maiore de scolca, il maiore de pardu. Può avere anche il significato di “capo, comandante” In Sorso, si pronuncia maggióri, con il significato di “grande, grosso”. Deriva dal logud. antiq. mayore, tramite il lat. MAJOR, –ORIS. È un toponimo di probabile origine alto-giudicale. Confr. [DES II, 57]

Màla fèdi (Sorso, IGM: malafede) = idem. Probabilmente sarà un soprannome.

Malcantoniu (Sorso, cat.) = è la variante, di marcantonio.

Maltin Bera (di) (Sorso, cat.; Maltin diPera, Martin e Pera, trascr. errate) = vedi Maltin di Ghera.

Maltin di Ghera (Sorso, cat.) = “[terreno di] Martino Ghera”, personale. Questo è un cognome originario della Liguria.

Màmma Sànna (Sorso, cat.urb.) = “[via, strada] di zia Sanna”, cognome, ancora in uso. È uno dei più antichi cognomi sardi, e deriva dalla voce femm. zanna. Vedi bàbbu Còssu.

Mandorleto (Sorso, cat.urb., 1835) = idem. Questo, appezzamento di terreno, era confinante con le nuove case d’agliola cudina. Vedi lu mendulariu.

Màndra (la) (Sorso, cat.urb.) = “il recinto a muro o a siepe per rinchiudere il bestiame”. Deriva dal lat. MANDRA. Era utilizzato per rinchiudere gli animali catturati dai barracelli. Nel 1555, troviamo la mandria, che non era recintata e che si trovava vicino alla chiesa di San Pantaleo, e vicino all’antico cimitero. Per cui, molto spesso i buoi, che vi erano custoditi, andavano a pascolare dentro al camposanto, tra le tombe e il fetore insopportabile che ammorbava l’aria.

Mandrosa (la) (Sorso, cat.) = toponimo che potrebbe derivare dal logud. màndria.

Maninserra (Sorso, cat.) = è una trascrizione errata. Vedi mánnu e Sèrra.

Mánnu e Sèrra (Sorso, cat.) = probabilmente ha il significato di “[terreno] del grande dei Sèrra”, cognome ancora vitale.

Marcantonio (Sorso, IGM; cat.: mascantoniu) = si tratta di un toponimo bimembre, composto da Marco e Antonio, lettm. “[terreno appartenente] a Marco Antonio”, nome pr. Potrebbe avere anche il significato di “[sito] in cui si marchia il bestiame”. Deriva dal logud. markare “marcare, segnare”. Qui si trova, una probabile domus de janas, manomessa e riadattata ad altri usi.

Márighi(li) (Sennori-Sorso, IGM) = lettm. “[sito] in cui abbondano le brocche o le anfore di terracotta”. Deriva dalla voce femm. máriga, che il Wagner ritiene essere di possibile origine preromana. Questo toponimo deriva assai probabilmente dal rinvenimento fortuito di ceramiche. Confr. [DES II, 75-75]

Marina (la) (Sorso, IGM) = idem. E’ situata quasi al centro del litorale di Sorso, ed è anche la spiaggia più vicina al paese. Durante il periodo feudale, era un saltu, in cui gli allevatori dei paesi di Sorso e Sennori, facevano pascolare il loro bestiame.

Maritza (Sorso, IGM; cat.: marrizza, marritza, maritzu) = è un toponimo di probabile deriv. gr.-biz., lo ritroviamo anche nella Tracia greca. Potrebbe trattarsi della corruzione del termine tamaritzu=tamerice (Tamarix gallica l.), probabilmente ha il significato di “[sito] in cui abbondano le tamerici”. Anticamente i pescatori locali lo chiamavano maritzu, e ne davano una spiegazione piuttosto logica per loro, “mare in cui (abbondano) i ricci”, in quanto la località era molto ricca d’echinodermi, conosciuti in Sorso, come rizzu.

Mariottu (Sennori, cat.) = “[terreno] di Mariotto”, nome pr.

Martin di Vera (Sorso, cat.) = è una trascrizione errata di Maltin di Ghera.

Marzanesu (Sorso, cat.; Margianesu) = “[terreno] appartenente a Marginesu”, cognome ancora vitale, lo troviamo nelle forme Mazzanésu e Marginésu. Nel 1824, troviamo il reverendo Pantaleo Marginesu e nel 1835, come sindaco di Sorso, troviamo Salvatore Marginesu. Deriva dal logud. marghine, è un indicativo di origine dal Marghine. Confr.[DES II, 74]

Másthru Igliánu (Sorso, cat. f. 62; malthru Igliánu) = “[terreno] di mastro Giuliano”, nome pr. Il termine másthru, deriva dal toscano mastro ed è relativo alle professioni artigianali.

Mendulariu (lu) (Sorso, cat.) = “l’appezzamento dei mandorli o il mandorleto”.

Menta (la) (Sorso, IGM) = “[sito] in cui abbonda la menta” (Menta officinalis Hull). Indica un sito caratterizzato dalla presenza delle piantine aromatiche.

Miáli Carta (Sorso, cat.) = “[terreno] di Michele Carta”, personale. In Sorso, il nome Michele, si pronuncia anche Miári.

Mòli (li) (Sorso, cat.; str. vic.) = “[sito] delle macine”. Deriva dal lat. MOLA [REW 5641]. Si pronuncia mòra, al singolare.

Mòntegranatico (Sorso, cat.urb.)= oggi il toponimo è disusato. Vedi lu mònti.

Monte corvo (Sorso, IGM) = “altura del corvo o dei corvi”. Questa è la trascrizione italiana, quella originaria è mònti còibu. Il secondo termine, è uguale al lat. CORVUS [REW 2269].

Mònte pischin d’Elias (Sorso, IGM; trascr. errate, m. pischin d’Alias e m. pischin d’olias) = “altura della pozza d’acqua d’Elia”, nome pr.

Mònte sagràdu (Sorso, cat. e ESABS 1723) = “altura consacrata”. In Sorso, si ha cunsagràdu=consacrato. Nella tradiz. pop., non si ricorda alcuna motivazione di quest’intitolazione cultuale.

Mònti (lu) (Sorso, cat.urb.) = questa denominazione indicava il locale del monte frumentario o monte granatico, vale a dire quella struttura realizzata in ogni paese della Sardegna durante il Settecento, per razionalizzare l’uso delle sementi di frumento. Aveva lo scopo di fornire ai contadini il grano per la semina, da restituire dopo il raccolto. Oggi il toponimo è disusato.

Mònti (Sorso, IGM) = lettm. “il monte”. Il sito è chiamato mònti senza l’articolo, perché indica l’altura per eccellenza. In Sorso, è un cognome, ancora vitale.

Mònti di giòssu (Sorso, cat.) = “monte di giù”. Questa denominazione ha valore oppositivo rispetto alla seguente. Vedi Mònti di sòbra.

Mònti di sòbra (Sorso, cat.) = “monte di su”. Questa denominazione ha valore oppositivo rispetto al toponimo precedente. Vedi Mònti di giòssu.

Mònti álma (Sorso, IGM e ESABS 1723) = lettm. “altura dell’anima”. Deriva dallo spagn. alma = anima. La denominazione attuale potrebbe risalire al periodo spagnolo, perché il vocabolo alma, non appartiene al patrimonio lessicale logud., in quanto compare solo in poesia, specialmente in quella religiosa; in sors. e sass. abbiamo (ánima, amina).

Mònti Cáu (Sorso, IGM, trascr. italiana: monte cao) = “altura dei Cau”, cognome. Il vocab. káu, nel logud. sett. ha anche il significato di “midollo dell’albero”, “cavo del sarmento” ed anche “caverna”. Uguale al catal. cau, “caverna” [Coronimes II, 640-645]. Nel 1880, l’altipiano fu esplorato dal Pais, che ipotizzò si trattasse sia di un luogo di culto e allo stesso tempo fosse sede di un’officina fusoria di notevole importanza. Osservò, che le due torri (i due nuraghi), siti alle sue estremità erano congiunte tra loro da un gran muraglione difensivo, composto in prevalenza da pietre non lavorate e unite a secco. La cinta era ancora visibile e misurava dai cinque ai 6 metri d’altezza e poggiava sul basamento calcareo del pianoro. Di questo muro, oggi, non rimangono che labili tracce, che si possono individuare, soprattutto lungo il lato est. Sono due file parallele di pietre di medie e grandi dimensioni, perfettamente lavorate, sia di natura calcarea sia lavica. In varie epoche storiche, nella zona s’ installarono delle fornaci di calce, per questo presumibilmente molti massi appartenenti sia ai nuraghi sia alla cinta difensiva, finirono per essere distrutti. Un’altra buona parte, fu utilizzata sia per l’edificazione d’alcune case alle falde del colle, altri per la costruzione di muri a secco nei campi circostanti o anche per far parte integrante dei muretti di contenimento dei terrazzamenti che furono costruiti alle sue pendici, per impiantarvi sia delle vigne sia per uso agricolo in genere. Il pianoro è cosparso da un ammasso informe di pietre di varie dimensioni; molte delle quali presentano evidenti tracce di lavoro da parte della mano dell’uomo. Al centro, si può intuire un ambiente a pianta rettangolare, dalle dimensioni di m.7 x m.4, il cui uso è di difficile interpretazione. A nord, si hanno evidenti tracce di muratura che, a mala pena si distinguono attraverso le sterpaglie e che delineano sia ambienti sia circolari sia rettangolari, sicuramente probabili resto d’abitazioni. In direzione nord-est, si ha un incavo poco profondo scavato nella roccia calcarea, siamo di fronte ad una delle fornaci dell’officina fusoria, di cui parla il Pais.

Sempre sull’altopiano, si notano i resti di tre cisterne rettangolari di cui due sono obliterate da pietre, scavate anch’esse nella roccia calcarea. Probabilmente furono costruite al momento stesso dell’edificazione del complesso, se non addirittura posteriori alla sua costruzione. Avevano la funzione di raccogliere l’acqua piovana, visto che nel sito non si hanno sorgenti. Dei due nuraghi mono torri che si trovano alle estremità del pianoro, con pianta circolare, non si possono individuare gli ingressi, in quanto versano in uno stato di pessima conservazione. Sono costruiti con la pietra tipica del luogo, il calcare. Il sito è da considerare molto importante, in quanto fu rinvenuto un ripostiglio di bronzi d’età nuragica. Si trattava quasi sicuramente di un ripostiglio di fonditori, caratterizzati dalla mancanza sia d’ornamenti personali sia di figure di bronzo. In genere, questi contengono essenzialmente lingotti, utensili, armi, forme di fusione intere o frammentarie, frammenti d’oggetti votivi destinati ad essere rifusi, strumenti appena usciti dallo stampo e con ancora le sbavature di fusione, prova incontestabile di una loro utilizzazione a carattere industriale. Il Pais trovò avanzi di matrici di fusione per armi di bronzo, e il proprietario del terreno ne trovò altre tre, una delle quali rinvenuta al centro del muraglione distrutto, assieme ad un’arma ed una navicella votiva. Queste matrici servivano per fondere non solo delle cuspidi e dei puntali di lance, ma anche degli scalpelli e dei trapani. La scoperta di quest’insieme di matrici, farebbero pensare all’esistenza nel sito di un’officina fusoria dell’età del bronzo, che aveva una certa importanza e con un elevato ritmo di produzione.

L’interesse per mònte Cao, è dovuto all’abbondante raccolta di documentazioni archeologiche, concernenti l’età nuragica e sia per l’età punico-romana. Resti d’anfore e giare per la conservazione delle vettovaglie, resti di macinini carenati, pestelli e fusaiole, dimostrano come il sito sia stato intensamente abitato in età nuragica. frammenti ceramici d’età punica, frammenti di una ceramica greca figurata su un fondo nero-lucido e soprattutto di monete bronzee. Per quanto riguarda l’età romana, si rinvennero monete bronzee, frammenti di lucerne fittili, frammenti di fondi di tazze sia aretine sia campane, recanti i più disparati bolli di fabbrica, fra cui primeggiavano quelli a palmette. Si rinvenne in passato anche una statua bronzea, di piccole dimensioni, raffigurante una figura femminile nuda (forse la dea Venere), coricata su di un fianco con le braccia distese fino all’ombelico e le mani incrociate, ma sfortunatamente è sparita subito dopo il suo rinvenimento. Questa serie di fattori ha offerto all’uomo sicurezza di vita, con qualche probabilità sin dalla fase prenuragica, più sicuramente dalla più arcaica fase del bronzo, sino addirittura ad arrivare all’alto medioevo. Molti autori, erroneamente riportano mònte Canu di Sorso e di Sennori. Vedi cleu.

Mònti cáu di giòssu (Sorso, cat.) = “altura di Cau di giù”. Questa denominazione ha valore oppositivo rispetto al toponimo seguente. Vedi mònti cáu di sòbra.

Mònti cáu di sòbra (Sorso, cat.) = “altura di Cau di su”. Questa denominazione ha valore oppositivo rispetto al toponimo precedente. Vedi mònti cáu di giòssu.

Mònti curòmba (Sorso, IGM; m. columba) = “altura delle colombe, dei piccioni” oppure potrebbe derivare dal cognome lat. columbus [RNG 315], in relazione ad un’antica proprietà fondiaria.

Mònti di la gésgia (Sorso, cat.; m. digésa) = “altura della chiesa”. Di quale chiesa si tratta, questo non si sa, anche se nelle vicinanze si ha il toponimo Santa Maria.

Mònti pédra di fógu (Sorso, IGM) = lettm. “altura delle pietre di fuoco”. Vedi péddra di fóggu.

Mònti Pinna (Sorso, IGM) = “altura di [o dei] Pinna”, cognome ancora vitale. Deriva dal lat. PINNA [REW 6514], “penna”. È uno dei più antichi cognomi sardi [CDS 186]; nel 1700, in Sorso, era una famiglia nobile. Nel 1784, troviamo il reverendo Salvatore Pinna e nel 1823, un altro di nome Gio. Angelo Pinna.

Mònti Sóru (Sorso, IGM e ESABS 1723; trascr. italiana: monte Soro) = lettm. “altura di [o dei] Soro”, cognome. Può più probabilmente trattarsi della trascrizione errata di s’ oru, “altura dell’oro o dorata”, che stà ad indicare, un’altura in cui probabilmente vennero ritrovati degli oggetti in oro.

Mònti Tóla (Sorso, IGM) = “altura di [o dei] Tola”, cognome. Deriva dal logud. tólu, che il significato di “costola del coltello e della spada”.

Mònti Zappinu (Sorso, IGM) = “altura di [o dei] Zappino”, cognome. ancóra vitale, forse d’origine siciliana. Si ha anche la forma italiana Zappino. Nel 1688, si sa che il Priore di questo Oratorio (Santa Croce) era il reverendo Iulian Addis Zappino. Nel 1688, in Cuvvéntu o Vergine d’Itria, aveva sede la Confraternita della Vergine d’Itria, il cui priore era Iulian Zapino.

Monticlu dess’arenariu (Gennor, CSPS 206) = “poggio [o colle] del terreno arenoso”. Il secondo termine deriva dal lat. ARENARIUS [REW 51]. Attualmente si ha il vocabolo arenárzu, che ha lo stesso significato. Località che si trovava in Gennor.Il documento più antico in cui compare questo toponimo risale al XII° secolo.

Monticlu dessa kèrsa (Gennor, CSPS 206) = “poggio [o colle] dei lentischi” (Pistacia lentiscusL.), riferito alla pianta. Kersa, è un nome di persona frequente nel CSNT. Località che si trovava in Gennor.Il documento più antico in cui compare questo toponimo risale al XII° secolo.

Mòntizzeddu (Sorso, IGM) = “la collinetta”.

Mulinèddu (Sorso, cat.; lu murineddu) = “il [sito] del piccolo mulino”. Il toponimo ci segnala la presenza delle rovine di un piccolo mulino, oggi scomparse. Può anche essere una trascrizione errata del cognome sorsense Murinéddu, che è un dimin. della voce logud. murinu = nero, fosco, quindi “[terreno] appartenente a Murinéddu”. Oggi il toponimo è disusato.

Mùntigiu di Giuanni Múccu (Sorso, cat.) = “il poggio [o il colle] appartenente a Giovanni Muccu”, personale. Il primo termine deriva dal lat. MONTICLU. Vedi Giuanni Múccu.Oggi il toponimo è disusato.

Mùntigi di lúna (Sorso, IGM; trascr. errata: mòntiggi diluni) = “colli, o poggi della luna”. Il primo termine deriva dal lat. MONTICLU.

Mùntigi di lúna di sòbra (Sorso, cat.) = “colli, o poggi della luna di su”. Questa denominazione ha valore oppositivo rispetto ad un eventuale toponimo, mùntigi di lúna di sóttu. Il primo termine deriva dal lat. MONTICLU. Vedi mùntigi di lúna.

Mùntigiu del fu Pantaleo (su) (Sorso, ESABS 1723) = “il poggio [o il colle] appartenente al defunto Pantaleo”, nome pr. Il primo termine deriva dal lat. MONTICLU. Oggi il toponimo è disusato.

Mùri Addis (Sorso, cat. f. 55; mùru Addis) = “il muro degli Addis” o “di Addis”, cognome. Corrisponde al plur. di (b)adde.

Muriddini (li) (Sorso, cat.) = “i mucchi di pietre” o “i murici”, che è un doppio muro a secco”. È un vocabolo che deriva dal logud. moredina, muredina. Questi sono conosciuti anche come murighina.

Múros de Maria (Sorso, IGM) = “i muri di Maria”. Il primo termine deriva dal lat. MURUS [REW 5764]. Il toponimo, indica probabilmente la presenza di muri d’antiche costruzioni romane, sicuramente riferibili ad una villa rustica, di cui si possono ancora vedere le pietre ben lavorate, accatastate in un muro a secco.

Mùrtha niédda (Castelsardo-Sorso, IGM) = “[sito dei] mirti neri”. Da mùrtha, deriva il termine immursthiddu=tordo (si chiama così, perché si alimenta di bacche di mirto).

N

Nuèddu (Sorso, IGM) = toponimo, da intendere come attributo della “terra nuova” o “della vigna piantata da poco”. Ha anche il significato di “novello, avventizio” (detto di un animale), deriva dal lat. NOVELLUS.

Nurághe bacchiléddi (li) (Sorso, IGM) = “nurághe dei recinti piccoli per le vacche”. Vedi li bacchiléddi.

Nurághe bádde ipólta (Sennori-Sorso, IGM) = probabilmente “nuraghe della valle storta, sinuosa”. Vedi bàdde ipòlta.

Nuraghe buddúleddu (Sorso) = “nuraghe della cicuta”. Ora scomparso. Vedi buddúleddu.

Nurághe chèrcos (Sennori, IGM) = “nuraghe delle querce”. Vedi chèrcos.

Nuraghe curòna rúia (Sorso, IGM) = “nuraghe del ciglio roccioso rosso”. Vedi curòna rúja.

Nuraghe crabbiòni (lu) (Sorso, IGM) = “il nuraghe del caprifico”. Vedi lu crabbiòni.

Nuraghe Farrosa (Sorso, IGM) = “il nuraghe del [sito] in cui abbonda o si coltiva il farro”. Costruzione a più torri, provviste di pozzo. Fu riutilizzato in età romana come luogo di culto, come dimostrato dai resti di una divinità rinvenuta e le offerte votive, che sembrano indicare la pratica di riti misterici legati a culti propiziatori della fertilità.

Nuraghe lu buttangaru (Sorso) = “nuraghe delle pozzanghere”.

Nuraghe Maglioni (Sorso) = “nuraghe di Magliona”, ora distrutto. Vedi maglioni.

Nuraghe mònti cóibbu (Sorso, IGM) = “nuraghe del monte del corvo”. Vedi mònti còivu.

Nuraghe piddráia(la) (Sorso, IGM) = “il nuraghe della cava di pietre”. Vedi la piddráia.

Nuraghe Sànt’Andria (Sorso) = “nuraghe di Sant’Andrea”. Distrutto. La denominazione deriva dalla sua vicinanza all’antica chiesa di Sant’Andrea. Vedi sànt’Andria.

Nuraghe siivvosu (Sorso, IGM) = “nuraghe del [luogo] selvoso”. Vedi silvosu.

Nuraghe tre mònti (Sorso, IGM) = “nuraghe dei tre monti”. Vedi tre mònti .

Nuraghe Sàntu Fiasu (Sennori-Sorso, IGM) = “nuraghe di San Biagio”. La denominazione deriva dalla sua vicinanza all’antica chiesa di San Biagio, ora scomparsa. Vedi sàntu Fiasu.

O

Ogliastreddu (Sorso, cat.) = trascrizione errata. Vedi agliastréddu.

Oliéddu (Sorso, IGM) = “[luogo] in cui abbondano i frutti dell’olivastro”.

Orúspe (Sennori-Sorso) = il documento più antico in cui compare questo toponimo risale al secolo XII, e si presenta con diverse varianti di scrittura: Uruspa,Uruspae, Uruspe, Urspe, Oruspi. Il Paulis, lo inserisce, nelle serie onomastiche di probabile origine preromana e d’etimologia oscura. Mentre il Maxia, parlando della località ruspina (NLA, Nulvi, p.374), la mette in relazione con Oruspe, toponimo che si riscontra anche nell’Africa Settentrionale, citandolo come villaggio alto-medievale da situarsi nella curatoria di Montes. In Sennori, troviamo i toponimi ròcca rùpia “rupe dei rospi” o “rupe d’Uruspe” e coròna è rùpiu “balza, ciglio roccioso dei rospi”, ma potrebbe anche questo trattarsi di un aggettivo derivante da Urùspe, villaggio altomedievale.

Secondo l’Angius, era situato a 5 Km circa a sud-est di territorio di Sorso. I primi cenni si hanno nel XII-XII secolo nel CSNB, quando fu donato nel 1131 ad Ithoccor Gambella, da Gonnario I. Nel 1330, fu concesso in feudo a Pietro Montpaó, con il censo annuo di 30 fiorini d’oro di Firenze, da versare il giorno dei Santi Pietro e Paolo e 30 giorni di fatica l’anno. Nel 1324, aveva 37 abitanti. E’ ricordato nel componimento del 1335, e sempre nello stesso anno, apparteneva a Ferrer Lull. Nel 1338, fu concesso in feudo a Donna Leonora de Çervellon. Nel 1341, troviamo come rettore Mariano Pinna, ma non si sa di quale chiesa. Nel 1358, è già abbandonato, nel 1364 era passibile di essere tassato con Gennor, anche se privo d’abitanti. Nel 1434, fu venduto a Pietro di Ferrera ma era già da tempo spopolato.

Abbreviazioni e simboli

 

= significa…..hailsignificatodi.
agg. aggettivo
AN atto notarile
antiq. antico\antiquato
avverb. avverbio
campid. campidanese
cat. catasto
cat.urb. catasto urbano
catal. catalano
cogn. cognome
confr. confronta
corrisp. corrispondente
CSPS Condaghe San Pietro di Silki
deriv. deriva, derivato
deverb. deverbale
dial. dialetto
dim. diminutivo
doc. documento
err. errata
ESABS 1723 elenco dei salti aratori della baronia di Sorso
foglio
femm. femminile
genov. genovese
gallur. gallurese
gr.- biz. greco-bizantina
IGM istituto geografico militare
indic. indicato
lat. latino/latinizzato
lettm. letteralmente
loc. locale/località
logud. logudorese
mapp. mappale
masch. maschile
mediev. medievale
merid. meridionale
mod. moderno
NBSA nuovo bollettino archeologico sardo
pr. proprio
omon. omonimo/a
orig. origine/originario
prob. probabile
probm. probabilmente
sf. sostantivo femminile
sass. sassarese
sec. secolo
sing. singolare
soprann. soprannome
sors. sorsense
sost. sostantivo
spagn. spagnolo
trad.pop. tradizione popolare
trascr. trascrizione
var. variante
vocab. vocabolo
Toponomastica della Romangia. Parte sesta: dalla M alla Oultima modifica: 2022-01-27T05:37:49+01:00da piero-murineddu
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