Arturo, Carlo e la Fraternitá Universale, da loro realizzata e da noi ancora da costruire…

di Piero Murineddu

Un’amicizia, quella tra Arturo Paoli e Carlo Carretto, nata negli anni giovanili grazie all’impegno di entrambi nell’associazionismo cattolico, salvo allontanarsene per divergenze di vedute con l’allora presidenza nazionale dell’AC.

In seguito, a motivo dell’incontro in tempi diversi con la spiritualità di Charles De Foucauld, verranno accomunati dalla medesima esperienza nel deserto africano del Sahara, com’è richiesto a chi vuole intraprendere il cammino iniziato dal prete eremita francese.

Arturo e Carlo hanno in comune anche l’aver vissuto nella nostra amata terra sarda: il primo, insieme a due altri confratelli, vivendo a stretto contatto coi minatori e le loro famiglie nel territorio dell’iglesiente, a sud ovest dell’isola, il secondo come direttore didattico a Bono, paese interno della provincia di Sassari.

Ciascuno dei due, sempre a motivo dell’ assoluta fedeltà al Messaggio del Maestro e quindi per il “profetismo” che ciò comporta, ovvero lo sbugiardare apertamente e coraggiosamente l’ipocrisia dei Sepolcri imbiancati, sono stati sempre guardati con diffidenza dal potere, fascista per il periodo storico ma anche delle gerarchie ecclesiastiche del tempo, per cui sono stati costretti all’ allontanamento. Inutile dire che in entrambe le località hanno lasciato un Segno indelebile della loro opera.

Due modi apparentemente  diversi di vivere la fede Arturo e Carlo, anche dovuto alle vicissitudini che hanno accompagnato la loro vita. Per la permanenza in Paesi del sud America, sopratutto in periodi di dittatura essendo inevitabilmente molto vicino alle sofferenze patite dalla povera gente, Arturo, si è trovato addirittura ad essere minacciato di morte. Per Carlo questo reale rischio per la vita non c’ é stato, ma il suo “misticismo” era tutt’altro che disinteressato alle vicende concrete della vita, e questo aspetto lo vado a specificare di seguito.

Rovistando tra la montagnetta di video e audiocassette che testardamente mi ostino a conservare in casa e decidendo di dar loro l’attenzione che meritano, mi son ritrovate le registrazioni di alcune omelie tenute da Arturo negli anni in cui specialmente nel periodo estivo faceva rientro dal Brasile a Spello, accolto ben volentieri dai suoi amici Piccoli Fratelli da cui a ben ragione era considerato il fratellone maggiore saggio, da ascoltare con estrema attenzione e in un certo qual senso da coccolare data l’ età avanzata. Anche i frequentatori della Fraternità, io tra loro, hanno goduto di questa preziosa presenza.

La riflessione sotto riportata é riferita all’estate del ’94, fatta durante l’ Eucarestia che apriva la settimana oppure a quella del giovedì ad inizio del “deserto” della notte e del giorno successivo. Il tema dell’ anno é “Fratello Universale“, argomento evidentemente molto caro ai seguaci di De Foucauld, un uomo che ha voluto farsi fratello di chiunque decidesse di andare a trovarlo nel suo povero eremo del deserto.

Nel dicembre di quel 1994 a Spello, per iniziativa del Comune in stretta collaborazione con la Fraternità che ancora aveva sede nel convento di San Girolamo, si era svolta la terza edizione del convegno dedicato alla figura di Carlo Carretto, e anche in questa occasione il tema riprendeva quello sviluppato durante l’ estate. Tra i relatori vi era stato anche il vaticanista Giancarlo Zizola, che nella sua esposizione, riprendendolo dal volume autobiografico “Innamorato di Dio”, riportava un passaggio che indica bene l’ attenzione avuta da Carretto per il vivere concreto, politico e sociale.

Se lo si legge con attenzione, riusciamo a coglierne l’ estrema attualità di questi giorni, e non solo riferita al nostro Paese:

C’è una categoria di gente che non è capace di avere spirito democratico, che altro non significa se non spirito di un uomo che rispetta un altro uomo. Sono i prepotenti, i fascisti dell’anima, i paternalisti: i veri disastri dell’umanità. Lavorano come se tutto dipendesse da loro. si sentono direttamente investiti da Dio nel compito di salvare il mondo e pensano che tutto ruoti intorno a loro come perno della salvezza, ma in fondo sono dei violenti anche se non adoperano i pugni e non oserebbero sparare. Nella comunità diventano in poco tempo i padroni e liquidati tutti coloro che non la pensano come loro, costruiscono un sistema in cui diventano gli indispensabili. Ma appena scompaiono da quell’ambiente, da quella istituzione, tutto crolla. Essi non avevano educato gli uomini, avevano educato delle pecore: erano dei prepotenti e la prepotenza nel migliore dei casi lascia dietro di sé nulla“.

Personalmente, chissà perché, in queste parole trovo attinenza perfetta al testo zeppo di boriosa ipocrisia col quale l’ auto candidatosi alla Presidenza della Repubblica che conosciamo e di cui ancora l’Italia non riesce a liberarsi, coi metodi a lui sempre congeniali del ricatto e delle minacce, ha rinunciato.

Qui l’articolo

Temo, e lo dico provando dispiacere per lui, che l’ interessato, sino all’ ultimo istante della sua vita continuerá a perseverare nella sua illusoria… onnipotenza.

 

Arturo, Carlo e la Fraternitá Universale, da loro realizzata e da noi ancora da costruire…ultima modifica: 2022-01-24T07:05:28+01:00da piero-murineddu
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