Miriam Makeba e il dolore di non poter tornare nel luogo che si ama

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di Grazia Teresella Berva

“Canterò fino all’ultimo giorno della mia vita”, era solita ripetere Miriam Makeba, grandissima cantante sudafricana e attivista. Costretta a un esilio forzato per oltre trent’anni per via delle sue posizioni anti-apartheid, aveva imparato a fare del mondo la sua casa, ma ancora non poteva sapere quale palco l’avrebbe accolta per l’ultima volta.

Conosciuta da tutti come Mama Africa, morì a 76 anni proprio in Italia durante la notte del 9 novembre 2008, dopo essersi esibita a Castel Volturno in un concerto contro la camorra e il razzismo. Fu un infarto a stroncarla, mentre il pubblico le chiedeva a gran voce il bis di uno dei sui successi, come Pata Pat.

Il suo corpo era già indebolito dall’artrite reumatoide diagnosticata in gioventù, a cui non si era mia piegata. Durante una delle sue ultime interviste, rilasciata al Guardian, aveva raccontato di faticare a mettere fine alla sua carriera, nonostante l’annuncio del suo desiderio di lasciare la scena, tre anni prima.

Diventata famosa per il suo mix spiazzante di musica popolare e jazz, negli anni Sessanta si era vista rifiutare il permesso di tornare in Sudafrica per via delle posizioni espresse contro il governo di Pretoria.

“Non so ancora perché mi abbiamo impedito di tornare. Cosa avrei fatto? Non ho ucciso nessuno. Non sono mai stata arrestata per aver commesso fatti gravi, e allora perché non posso tornare a casa?”

Miriam Makeba fu trasformata in una delle voci contro l’apartheid, sebbene non fosse mai stata una sua scelta.

“Non sono una cantante che esprime idee politiche. Non so nemmeno cosa significhi. Le persone pensano che io abbia consapevolmente deciso di dire al mondo cosa sta succedendo in Sudafrica. No! Io cantavo della mia vita e in Sudafrica cantiamo sempre di quello che ci sta accadendo, soprattutto delle cose che ci fanno del male.”


Ricordando l’importanza di Miriam Makeba, dopo la sua scomparsa, Nelson Mandela disse che era giusto che fosse scomparsa così, cantando le canzoni che avevano dato conforto a molti sudafricani.

Le sue melodie hanno dato voce al dolore dell’esilio, durato trentuno lunghi anni. Allo stesso tempo, la sua musica ispirava un profondo senso di speranza.

 

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Attraverso il canto, una tra le più grandi interpreti dell’anima africana Miriam.

Dal suo fornitissimo repertorio, traggo la sua versione di “Malaika”,  qui cantata insieme a Harry Belafonte, oggi 93enne, celebre canzone d’amore dell’intero continente, per me particolare ricordo giovanile di quando mi venne insegnata dal mio amico kenyota Peter.

(Piero M.)

 

 

Malaika

Malaika, nakupenda Malaika
Malaika, nakupenda Malaika
Ningekuoa mali we, ningekuoa dada
Nashindwa na mali sina we, Ningekuoa Malaika Nashindwa na mali sina we, Ningekuoa Malaika
Pesa zasumbua roho yangu
Pesa zasumbua roho yangu
Nami nifanyeje, kijana mwenzio
Nashindwa na mali sina we Ningekuoa Malaika Nashindwa na mali sina we Ningekuoa Malaika
Kidege, hukuwaza kidege
Kidege, hukuwaza kidege
Ningekuoa mali we, ningekuoa dada
Nashindwa na mali sina, we Ningekuoa Malaika Nashindwa na mali sina, we Ningekuoa Malaika
Malaika, nakupenda Malaika
Malaika, nakupenda Malaika
Ningekuoa mali we, ngekuoa dada
Nashindwa na mali sina we, Ningekuoa Malaika Nashindwa na mali sina we, Ningekuoa Malaika

Angelo

Angelo, ti amo angelo mio,
cosa posso fare, amore mio,
non ho denaro
vorrei sposarti, angelo mio,
ma non ho denaro.
La povertá inquieta il mio cuore
cosa posso fare amore mio,
non posso prendermi cura di te
vorrei sposarti, angelo mio,
ma non ho denaro.
Uccellino, sogno di te,
cosa posso fare, angelo mio,
non ho denaro
vorrei sposarti, angelo mio,
ma non ho denaro.
Miriam Makeba e il dolore di non poter tornare nel luogo che si amaultima modifica: 2020-11-09T06:59:55+01:00da piero-murineddu
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