Capirlo è di Vitale importanza

 

di Paolo Scquizzato, prete

Vanità delle vanità: tutto è vanità. Tutto è, ma nulla rimane. Tutto è illusione, come fiato su un vetro.

Cosa rimane di ciò che siamo stati, ma soprattutto di ciò che abbiamo amato, se tutto è destinato a finire nel baratro della morte?

Ogni essere umano si porta dentro una doppia domanda, fondamentale:

esiste un modo di esistenza tale per cui il vivere non sia un consumare la vita, ma piuttosto un’ ‘edificarla’, un costruirla sino a farla diventare più forte della morte?

Esiste una possibilità di vivere, per cui non si abbia più la sensazione di stare dirigendosi verso il nulla, bensì verso un compimento, una edificazione di sé, una meta?

Gesù di Nazareth ha offerto la sua risposta. Egli ci ricorda che esistere non vuol dire ancora vivere.

L’esistenza si mantiene con il riposo, il mangiare, il bere, la riproduzione e il divertimento.

Per vivere occorre altro.

La sua stessa vita testimonia solo una cosa, che l’unico modo per non perdere la vita è donarla.

«La sua morte non è l’esaltazione del nulla, della vanità, ma è la negazione della vanità perché abbiamo capito, una volta per sempre, che si può anche morire non morendo. Chi muore perché c’è qualcosa di più grande della dialettica vita-morte , cioè l’amore, costui non muore»
(Ernesto Balducci).

Il verbo amare si declina solo in donare.
Il Vangelo racchiude in sé il segreto dell’umano vivere:

esiste un modo di consumare i giorni, tale da sperimentare già in vita una modalità risorta.

Esiste un modo di vivere tale da percepire la vita come una metamorfosi continua, per cui da una parte si sente il proprio corpo come un lento disfarsi, ma dall’altra si ha la forte consapevolezza che la vita vera si sta rinnovando in sé in ogni istante, come un crescendo verso una pienezza e un compimento.

È ciò che Paolo intuì scrivendo ai corinzi: «non ci scoraggiamo, ma, se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore invece si rinnova di giorno in giorno» (2Cor 4, 16).

Il Vangelo è lì a ricordarci, in ogni istante del quotidiano, che inizia a vivere solo chi ha intrapreso il lento morire nell’amore, e muore lentamente invece chi ricerca vita solo per sé.

«Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà. Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?» (Lc 9, 24s.).

Capirlo è di Vitale importanzaultima modifica: 2020-08-03T05:07:46+02:00da piero-murineddu
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