“Chiediamo che chi sa qualcosa trovi i modi per comunicare tutto ciò che può aiutare la veritá. La memoria ci fa provare anche l’acuta e insopportabile ingiustizia della mancanza di verità, amara, perché memoria anche di delusioni, di ritardi, di opacità spesso senza volto e senza nome, di promesse non mantenute, di mandanti, che ci sono, protetti dall’ombra di quelle che sono vere e proprie complicità.”
Matteo Zuppi, vescovo di Bologna
https://www.stragi.it/vittim
Il giorno che il cielo cadde su Bologna
La sorella di Franco
partiva per il mare
lo zaino il sacco a pelo
e centomila lire
e fu all’angolo di Via Irnerio
che sentì l’esplosione
poi nel sole del mattino
vide il volo cieco di un piccione
Passò un momento sospeso
e polvere e spettri fuggenti
prima di un po’ di luce
per Bologna e i suoi lamenti
Lele era un bambino
e rimase fermo ad ascoltare
le frasi in dialetto
che il postino diceva al padre
era solo un bambino
ma ricorda ancora bene
la faccia di quell’uomo
e il grido delle sirene
Passò un giorno per capire
poi i giornalisti e il presidente
prima di un po’ di luce
per Bologna e la sua gente
Salì sul taxi coi feriti accanto
guidò fino all’alba
poi si arrese al pianto
dal sedile di dietro
il sangue era preso
gli parlava di morte
dell’orrore all’improvviso
Passarono mesi e stagioni
omissioni e servizi deviati
prima di un po’ di luce per Bologna e i suoi Magistrati
Maria di vent’anni aveva il mondo davanti e lo sguardo più dolce di chi non può aver rimpianti
Maria se n’è andata come un angelo in volo
inghiottita nel nulla in un attimo il sole
Passarono più di dieci anni
quante promesse infinite
prima di un po’ di luce per Bologna e le sue ferite
Il giorno che il cielo cadde su Bologna
piovvero pietre fiamme e vergogna
una breccia nel muro
e un’altra nel cuore
quando il ricordo è radice
custodisce il dolore
quando il ricordo è radice
il futuro avrà un fiore
Passò secolo e millennio
menzogne e governi e sentenze
prima di un po’ di luce
per bologna e le sue coscienze
Passò una generazione
l’oratore e il testimone
resta il profumo di un fiore
per Bologna e la sua stazione
e il fiore della memoria
che sboccia in ogni stagione
Angela, la vittima più piccola
Nel collegamento di seguito, una breve biografia dei deceduti a seguito dell’esplosione
https://www.assemblea.emr.it/cantiere-due-agosto/biografia-delle-vittime
Io avevo vent’anni ed ero in vacanza, pochi chilometri più in là, su una spiaggia di quella Romagna… avevo vent’anni ed ero in vacanza con mamma e papà, che a quei tempi a casa mia per andare in vacanza senza di loro dovevi essere minimiminimo sposatissima… ero in campeggio, mamma preparava il pranzo, mio papà al solito ascoltava le notizie al tiggì all’immancabile tv portatile troneggiava sul frigo da campeggio… ricordo la voce del giornalista e il silenzio intorno, un silenzio… innaturale, assordante, in un posto come quello… sai, quei momenti che non scorderai mai… ecco, è uno di quelle… la TV in bianco e nero, il sole di un mezzogiorno d’agosto in Romagna, il silenzo, le lacrime….
I tuoi vent’anni e i miei ventitre. Tempi di sogni,certo,ma per molti, me compreso, di altra cosa di quella spensieratezza giovanile di cui si favoleggia. Pensieri concentrati su quel presente sociale tutt’altro che idilliaco,e l’incredibile deflagrazione causata dalla Bomba scombussolò ancor di più la diffusa fragilitá emotiva che contribuì a credere ancora di meno che un mondo di pace e concordia fosse mai possibile vedere. Siamo ancora in attesa di questi tempi che sembrano allontanarsi sempre più. Ciao Luciana. Oggi non mi hai trovato molto ottimista “nella ragione”, diversamente che nella volontá..