Sulla chiusura del Centro per migranti di Porto Torres

Premessa

di Piero Murineddu

Quella che, a te piacendo, ti accingi a leggere, è tutt’altro che una storia allegra. È probabilmente una storia simile ad altre, in questi cupi tempi. Come hai letto nel titolo, è ambientata nella cittadina sarda di Porto Torres. Volendo, sul motore di ricerca che desideri puoi digitare Li Lioni Porto Torres o qualcosa di simile. A raccontarne qui l’aspetto emotivo è Alessandra, che ha  contribuito a far nascere quedts esperienza comunitaria ormai finita. Le sue parole sono intrise d’amarezza, evidentissima da subito, ma nel contempo mostrano l’impagabile ricchezza umana che ha riempita la sua vita. Ricchezza che chi ha persistito e continua a persistere nei suoi atteggiamenti di rifiuto – accentuati colpevolmente dal governo attuale che sta’ spargendo odio a piena bocca e, peggio, a fatti, contro qualsiasi diverso – dovuti maggiormente a paure infondate e sicura ignoranza delle potenzialità positive di questi giovani, si è privato. È chiarissimo, anche se non per tutti, chi si è impoverito UMANAMENTE in tutta questa vicenda, ed è ancor più chiaro chi piangerà le conseguenze, seppur inconsapevolmente….

Non è questo il luogo per conoscere le reali cause della chiusura del Centro di Li Lioni D’altronde, l’onestà intellettuale non ha difficoltà a riconoscere che per certuni che in questi anni si sono occupati di migranti, il dio danaro  è stato messo al primo posto. Altri, la maggior parte, e con tutto il bagaglio umano e professionale possibile, si son tirate su le maniche per dare una risposta a questo grido proveniente da un oltre che ancora continuiamo a non conoscere nelle sue infinite sfaccetature.

Diciamolo chiaramente però. il generalizzare non è da persone propriamente intelligenti, e se si aggiunge la malafede, la cosa si aggrava ulteriormente.

Appunto: l’attuale ministro dell’illegalità è in palese malafede e, dispiace dirlo,  parte del  suo seguito altrettanto. I motivi non è difficile immaginarli.

Ho chiesto a persone che a Porto Torres vivono il parere sulla vicenda. Tra questi, ne ho scelto uno che trovi dopo l’appassionato racconto fatto da Alessandra.

A seguire, interpellata da me in quanto tengo in molta considerazione il suo parere, ho chiesto anche all’artista Anna Demuro, originaria di Calangianus e residente a Sorso, paese dove vivo anch’io, di esprimersi in merito.  Potete conoscerne l’opinione al termine di questa pagina.

Come sempre, a ciascuno il suo giudizio.

 

RICORDI TRISTEMENTE ARRICCHENTI

di Alessandra Peloso 

 

Qualche giorno fa ha chiuso il Centro di Accoglienza di “Li Lioni”, a Porto Torres. A prescindere dai motivi, mi piace ripercorrerne la storia.

Era l’agosto del 2015, quando arrivarono i primi migranti.

Ricordo ancora quando andammo, un piccolo gruppetto di persone, a chiedere se c’era bisogno di qualcosa, e a portare vestiti e coperte.

Da allora sono passati in quel centro centinaia di giovani donne e uomini che adesso si sono costruiti una loro vita in Europa.

Qualcuno è rimasto in Sardegna, la maggior parte di loro adesso vive in Spagna, Francia e Germania.

Sono nati tanti bimbi in questi 4 anni, alcuni neri neri e altri un po’ più chiari perché hanno mamme o babbi italiani.

Una di quelle bimbe l’ho accompagnata nel travaglio e sono stata io a gridare alla mamma “Vedo la testa! Sta nascendo!”. Un altro non l’ho mai visto se non in foto ma so che porta il mio nome, al maschile.

Ricordo i primi assaggi di banku e il riso senegalese mangiato con le mani. Ricordo quando ho sentito per la prima volta l’afrobeat nigeriano, che all’inizio mi ha fatto schifo ma poi è finita che loro ascoltavano Alessandra Amoroso e io andavo matta per Wizkid.

Le mie prime parole in Nigerian Pidgin English, le risate pazzesche a scoprire che traduceva benissimo le esclamazioni sassaresi.

Ricordo quando ho provato a imparare qualcosa in arabo, lo stupore nel vedere i musulmani pregare in quella maniera così composta ed elegante, e scoprire che l’Islam non fa per niente paura.

Ricordo quando ho voluto provare il Ramadan, che dopo tre giorni pensavo di morire e il dispiacere quando invece un mese dopo è finito.

Ricordo gli infiniti problemi, i casini, la burocrazia, i muri di gomma, quelle c…. di file in questura dal mattino presto, la brutta protesta sulla 131, con la gente incazzata nera perché la strada era bloccata.

Non dimenticherò mai i volti e i nomi delle ragazze che abbiamo strappato alla tratta di esseri umani.

Ricordo gli incontri nelle scuole, la disponibilità degli insegnanti, la curiosità dei bambini.

Ricordo gli abbracci e la felicità negli occhi di chi riceveva il permesso di soggiorno, la disperazione di chi invece veniva diniegato e doveva iniziare l’iter infinito di quel purgatorio che sono i ricorsi nei tribunali.

La mia storia si è intrecciata con decine di altre storie in questi anni, e io sono diventata così tanto più ricca e ho fatto così tante cose che potrei scrivere un libro.

A Porto Torres non ci sono più i neri di Li Lioni. Anche molti portotorresi saranno più ricchi, perché evidentemente risparmieranno gli spiccioli dell’elemosina, i posti di lavoro saranno già triplicati, ci saranno case popolari per tutti, i mariti non andranno più a puttane, zero spaccio ai giardini, zero spazzatura in strada, sviluppo turistico a go-go e sicuramente entro brevissimo scenderà il prezzo della benzina e ci scommetto che spariranno anche le buche in strada davanti alla stazione marittima.

I miei amici oggi partono per una nuova destinazione, e a loro auguro buona vita.

I poveri str…. che invece ci dobbiamo tenere qui, i repressi e i frustrati, quelli che non hanno ancora capito che gli unici artefici dei fallimenti della loro vita sono loro stessi, quelli che dicevano che i negri andrebbero marchiati a fuoco come le bestie,
si saranno guardati allo specchio e….oh, quanto ho aspettato questo momento!

Avranno scoperto come per magia che anche se i negri sono andati via loro sono rimasti gli stessi miserabili, tali e quali come prima.

 

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Come muore la coscienza

di Franco Puliga

Il fatto  ha provocato in me diversi sentimenti. L’Incazzatura prevale nettamente sul resto. Mi chiedi il parere. Si rischia di essere banali e scrivere “il compitino” tutto bellino. No! Io sono profondamente amareggiato da queste vicende, amareggiato ed incazzatissimo per la stupidità e meschinità di tante persone, che trovano più comodo mettere il cervello all’ammasso e farsi guidare come pecoroni da questa classe politica becera ed ignorante. Un tempo ero ottimista e pensavo che il popolo italiano non meritasse certi politici. In precedenza, il militare direttamente in una forza politica abbastanza presente ed attiva nella società reale, mi faceva sentire parte di un fermento vitale. Ora invece penso che abbiamo i politici che meglio rappresentano la mediocrità generale.

Come si fa’ a non capire che la diversità è arricchimento, in tutti i sensi: sociale, culturale, biologico……Che avere paura di ciò che non si conosce è normale, ma che bisognerebbe avere l’intelligenza di cercare di sconfiggere le proprie paure con la conoscenza, in questo caso dell’altro, dello straniero? A non capire che l’essere umano è uguale a tutte le latitudini, con i suoi problemi, le sue aspirazioni, le sue necessità, i suoi desideri?

Ci siamo dimenticati troppo presto di quando i migranti eravamo noi, solo poco tempo fa, quelli disprezzati e odiati. Esattamente come adesso questa povera gente, che fugge da situazioni che l’occidente predatore ha creato a casa loro. Ho ritrovato nella mia libreria un volumetto acquistato qualcosa come 40-45 anni fa intitolato “Come muore l’altra metà del mondo”. Sembra scritto ieri…

Mongolfiere senza luce

 

di Anna Demuro

Condivido la perplessità, la rabbia, il disgusto e l’amarezza di Alessandra Peloso. Di mio aggiungo l’indifferenza, la cecità totale, l’assenza di umanità in quanti concordano nell’affermare che ciò che è stato fatto sia giusto.

Questo argomento, se doverosamente sviscerato, fa riemergere immediatamente quello che eravamo agli occhi degli altri noi migranti: tutti sporchi e puzzolenti, assassini e mafiosi.

Il rifiuto dell’altro è il cuore incancrenito di tutti coloro che, sbavando, propagandano fratellanza e accoglienza, con panciotti ben torniti e cravatte svolazzanti.

Sono otri vuoti di cuore e di cervello, colorate mongolfiere che vogliono volare senza luce.

Sulla chiusura del Centro per migranti di Porto Torresultima modifica: 2019-06-06T22:26:40+02:00da piero-murineddu
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